Flebite superficiale: sintomi, immagini, cause e terapia

Introduzione

Il sistema venoso si distingue in

  • profondo, non visibile sulla cute,
  • superficiale, se i vasi scorrono nel sottocutaneo.

I due sistemi sono messi in comunicazione tra loro attraverso le vene perforanti.

La flebite acuta, o più correttamente chiamata tromboflebite superficiale o trombosi venosa superficiale, è un’infiammazione di una vena, evento di norma innescato dalla formazione di un trombo.

Si definisce trombo un coagulo di sangue che si produce in condizioni inappropriate, ovvero quando la parete del vaso sanguigno è integra.

Può essere colpita qualsiasi vena superficiale, ma risultano essere più frequentemente interessate le vene degli arti inferiori (gambe); anche le vene delle braccia, del collo, del seno e del pene possono comunque andare incontro a tromboflebite.

I sintomi caratteristici della flebite sono in genere localizzati e consistono in:

  • gonfiore,
  • dolore,
  • calore,
  • indolenzimento,
  • arrossamenti della cute.

Le complicazioni da tromboflebite superficiale sono rare e in genere la prognosi è quindi positiva.

Immagini

Fotografia di una flebite su una gamba

iStock.com/Suze777

Flebite

Shutterstock/Rojchana Loonrasri

 

Cause

Si suppone che la trombizzazione di una vena superficiale sia causata da un’infiammazione della parete venosa, in oltre il 90% dei casi insorge infatti in seguito alla presenza di vene varicose; il rallentamento del circolo che si instaura in queste vene inefficienti favorisce infatti la formazione di trombi.

Tra gli altri fattori di rischio che facilitano la formazione di trombi ricordiamo:

  • fumo,
  • peso corporeo eccessivo,
  • assunzione di pillola contraccettiva o di terapia ormonale sostitutiva (gli ormoni femminili favoriscono i fenomeni trombotici),
  • gravidanza, sia per l’aumento in circolo degli ormoni femminili, sia perché l’utero gravido comprime le vene del bacino, causando stasi venosa,
  • inattività protratta, per esempio durante viaggi aerei o in automobile, convalescenza prolungata a letto dopo un intervento chirurgico (l’inattività determina un rallentamento della circolazione sanguigna),
  • fratture ossee alla gamba,
  • disturbi della coagulazione (ereditari come la trombofilia, o acquisiti),
  • malattie del connettivo, come il lupus,
  • alcuni tumori.

Più fattori di rischio sono presenti contemporaneamente (ad esempio fumare e usare la pillola contraccettiva insieme) più aumenta la possibilità di sviluppare tromboflebite; si noti che gli stessi fattori di rischio espongono al rischio di sviluppo di trombosi venosa profonda, una condizione ben più pericolosa.

Altra causa rilevante sono i numerosi fattori in grado di danneggiare localmente le vene, come i traumi causati da un prelievo venoso o dall’inserimento di un catetere endovenoso.

Sintomi

I sintomi della flebite sono quelli tipici dell’infiammazione, ovvero

  • dolore,
  • arrossamento,
  • gonfiore
  • e calore nella sede coinvolta, in questo caso al di sopra di un cordone venoso palpabile.

L’esordio è brusco ed è caratterizzato da:

  • dolore di tipo pulsante o bruciante nel territorio interessato,
  • rossore cutaneo a lenta insorgenza, risultato del propagarsi dell’infiammazione dalla vena alla cute sovrastante,
  • tumefazione attorno alla vena colpita,
  • prurito,
  • cute calda al tatto, talora può anche presentare secchezza,
  • vena gonfia, che spesso si indurisce.

I sintomi possono acuirsi quando la gamba viene abbassata, nel caso di tromboflebite riguardante una vena dell’arto inferiore.

A volte può essere presente anche febbre.

Prognosi e complicazioni

La tromboflebite superficiale, specie quella sotto il ginocchio è, in genere, un processo in grado di autolimitarsi entro 2-6 settimane. Al tatto può persistere un cordone fibroso non dolente, come esito di una vena ormai permanentemente trombizzata.

L’embolia polmonare, una temibile complicanza dovuta al fatto che frammenti di trombo possono distaccarsi dalla vena e andare a ostruire un vaso arterioso polmonare, è fortunatamente un evento raro in corso di tromboflebite superficiale, ma da tenere sempre presente.

Una vena infiammata, infine, è suscettibile d’infezione; se il gonfiore aumenta e sopraggiunge febbre, potrebbe trattarsi di un’infezione, che va riconosciuta e curata con rapidità.

Diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica e viene posta in base a

  • anamnesi (storia pregressa di vene varicose o di traumi sulle vene, presenza di fattori di rischio),
  • esame obiettivo, che consiste nell’esame visivo della cute circostante alla flebite e nella palpazione della vena.

In genere, non sono necessari ulteriori esami.

Potranno essere richieste analisi del sangue, se si suppongono condizioni genetiche che predispongono alla trombosi, come ad esempio:

Qualora si ipotizzi la presenta di una trombosi venosa profonda (condizione di solito più grave), possono venire eseguiti:

  • un ecodoppler dei vasi venosi profondi,
  • il dosaggio plasmatico del D-dimero.

Nel sospetto di un’embolia polmonare, il paziente può venire sottoposto a angio-TC del torace.

Terapia

Il trattamento della tromboflebite dev’essere immediato, soprattutto quando siano presenti i seguenti sintomi:

  • febbre elevata,
  • trombi apprezzabili alla palpazione della vena,
  • dolore intenso,
  • considerevole gonfiore dell’arto,
  • dolore al torace e difficoltà a respirare, sintomi suggestivi di embolia polmonare.

Il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori orali che aiutano ad alleviare il dolore e a placare l’infiammazione. Soprattutto ha senso assumere aspirina che, avendo anche un potere antiaggregante piastrinico, ostacola lo sviluppo di ulteriori trombi.

Se la tromboflebite interessa la regione inferiore della coscia, si valuterà la somministrazione di eparina, un farmaco anticoagulante, fino a quando siano presenti segni di infiammazione.

Nel caso in cui una tromboflebite si sia instaurata su una vena varicosa, quest’ultima deve venire sottoposta a trattamento onde evitare recidive.

Le cure non farmacologiche comprendono:

  1. muovere l’arto colpito il più possibile per stimolare la circolazione;
  2. mantenere l’arto coinvolto (gamba o braccio) in sopraelevazione per qualche tempo. Ciò contribuisce a ridurre il gonfiore;
  3. indossare una calza elastica o un bendaggio compressivo per diminuire il dolore e prevenire la formazione di trombi all’interno della vena infiammata e l’insorgere di una trombosi venosa profonda;
  4. applicare impacchi tiepidi o fare bagni in acqua tiepida per attenuare il dolore e il gonfiore.

Sono sconsigliati i massaggi, che potrebbero causare il distaccamento di frammenti di trombi in grado di ostruire altri vasi a distanza (causando per esempio embolia polmonare); in questo senso si raccomanda quindi di applicare eventuale pomate/creme solo se espressamente prescritte dal medico.

Flebite: si può camminare?

Di norma non solo è possibile camminare, ma il paziente viene invitato a rimanere attivo per favorire la normale circolazione.

Prevenzione

Per prevenire l’insorgenza di vene varicose e, di conseguenza, la tromboflebite superficiale, è opportuno mantenersi il più possibile attivi, svolgendo esercizi fisici, quali fare lunghe camminate, nuotare, andare in bicicletta, praticare danza.

Bisogna, invece, evitare il più possibile di stare a lungo seduti o sdraiati.

In particolare, durante un viaggio aereo o un macchina è opportuno:

  1. Sgranchire le gambe o fare una breve passeggiata almeno ogni ora. Qualora non fosse possibile alzarsi, muovere le gambe, flettendo ad esempio le caviglie o estendendo le ginocchia.
  2. Evitare di indossare indumenti e cinture troppo strette.
  3. Bere molto per evitare la disidratazione.

Fonte principale

A cura della Dr.ssa Celia Giovanna, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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