Insulina alta, bassa e valori normali

Valori Normali

Valori di insulina a seguito di somministrazione di 75 g di glucosio:

  • digiuno 5 – 25 micr.UI/ml
  • dopo 30 min. 41 – 125 micr.UI/ml
  • dopo 60 min. 20 – 120 micr.UI/ml
  • dopo 90 min. 20 – 90 micr.UI/ml
  • dopo 120 min. 18 – 56 micr.UI/ml

Fonte: Medicitalia

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

Durante la digestione nell’intestino le lunghe catene di carboidrati assunte con la dieta (per esempio attraverso pane e pasta) vengono frammentate in in glucosio, una piccola molecola di zucchero in grado di essere assorbita e passare così nel sangue.

Quando i livelli di glucosio nel sangue aumentano dopo un pasto, il pancreas rilascia insulina nel sangue: insulina e glucosio raggiungono così tutte le cellule dell’organismo. L’insulina aiuta le cellule muscolari, adipose e quelle del fegato ad assorbire il glucosio dal sangue, abbassandone quindi i livelli circolanti.

In altre parole l’insulina è un ormone che permette a tutte le cellule dell’organismo di prelevare il glucosio del sangue per trasformarlo in energia da utilizzare per le proprie necessità, svolgendo di fatto un ruolo insostituibile nel metabolismo (che è l’insieme delle reazioni chimiche che trasformano il cibo digerito in energia); man mano che il glucosio raggiunge le cellule, diminuisce la glicemia (concentrazione di zucchero nel sangue) e il pancreas riduce il rilascio di insulina in circolo.

In una persona sana quello che si ottiene è un dinamico equilibrio in cui i livelli sanguigni di glucosio e di insulina rimangono costantemente all’interno del range di normalità, sia nei momenti di digiuno che durante e a seguito dei pasti, attraverso continui aggiustamenti nel rilascio di insulina nel sangue.

L’ormone permette inoltre di:

  • immagazzinare nelle cellule del fegato e dei muscoli il glucosio in eccesso, sotto forma di energia da utilizzare al bisogno (glicogeno);
  • abbassare i livelli di glucosio nel sangue, riducendo la produzione di glucosio nel fegato.

Quando le cellule non rispondono più adeguatamente all’insulina e non riescono quindi ad estrarre il glucosio dal flusso sanguigno, l’organismo prova a risolvere la situazione aumentando la produzione dell’ormone.

Le cellule beta del pancreas, il distretto dove avviene la produzione di insulina, cercano di tenere il passo con questo aumento della domanda producendone sempre di più; finché sono in grado di produrne abbastanza da compensare l’insulino-resistenza i livelli di glucosio nel sangue rimangono nella norma.

Il livello di insulina raggiunge gradualmente quantità maggiori del normale (iperinsulinemia) e si crea così un’iperstimolazione dei tessuti; nel corso del tempo questa eccessiva produzione non basta più, perché i tessuti non riescono più a rispondere nemmeno a questa forte stimolazione, che può portare allo sviluppo di pre-diabete e in seguito diabete di tipo 2.

Questa condizione può causare squilibri nei normali processi metabolici, che provocano diversi disturbi e complicazioni, come

Il diabete, una malattia connessa alla glicemia alta e alla resistenza all’insulina, può arrivare a mettere in pericolo la vita del paziente.

  • Chi è affetto dal diabete di tipo 1 produce pochissima insulina, e quindi si ritrova a dover ricorrere necessariamente all’insulinoterapia.
  • Il diabete di tipo 2 di norma è invece connesso all’insulinoresistenza, che va peggiorando con l’andare del tempo.

Oltre che nel caso del diabete di tipo 2, si può riscontrare l’insulinoresistenza nei pazienti che soffrono di:

  • sindrome dell’ovaio policistico (PCOS),
  • prediabete (oggi più correttamente chiamato intolleranza glucidica),
  • sindrome metabolica,
  • disturbi a carico dell’ipofisi e delle ghiandole surrenali.
Ricostruzione grafica in tre dimensioni dell'insulina

iStock.com/Dr_Microbe

Interpretazione

I livelli dell’insulina da soli non bastano per valutare le condizioni del paziente, ma è necessario valutare contestualmente anche la glicemia.

  • In un soggetto sano sia i livelli di insulina a digiuno che i livelli di glucosio a digiuno sono normali.
  • Nei soggetti con diabete di tipo II, che mostrano l’insulino-resistenza, vi è un aumento del livello di insulina e glucosio a digiuno.
  • Nel diabete di tipo I, in cui vi è una produzione di insulina diminuita, il livello di insulina a digiuno è basso e il glucosio alto.
  • Nel caso di tumori che producono insulina, come l’insulinoma, il livello di insulina a digiuno è aumentato e la glicemia a digiuno molto bassa.
  • L’aumento dei livelli di insulina si osserva anche nei tumori ipofisari che causano un aumento della produzione di ormone della crescita.
  • Può essere talvolta rilevato un aumento di insulina in caso di uso di contraccettivi orali e, più spesso, in caso di eccessivo peso corporeo, nonché in soggetti con sindrome di Cushing o sindrome metabolica.
  • Una diminuzione dei livelli di insulina può verificarsi nel caso di una riduzione della funzione della ghiandola pituitaria (ipopituitarismo) e nelle condizioni di malattia del pancreas, come ad esempio una pancreatite cronica e nei tumori pancreatici.

La tabella riassume i contesti tipici.

Disturbo

Insulina a digiuno

Glicemia a digiuno

Paziente sano Normale Normale
Insulinoresistenza Alta Normale o leggermente elevata
Le cellule beta del pancreas non producono abbastanza insulina (ad esempio a causa del diabete o della pancreatite) Bassa Alta
Ipoglicemia causata da un eccesso di insulina (provocato ad esempio da un insulinoma, dalla sindrome di Cushing, dalla somministrazione di una quantità eccessiva di insulina, ecc.) Normale o alta Bassa

Valori Bassi
(Ipoinsulinemia)

  • Diabete di tipo 1
  • Iperglicemia
  • Ipopituitarismo

Valori Alti
(Iperinsulinemia)

  • Acromegalia
  • Diabete di tipo 2
  • Insulinoma
  • Intolleranza al fruttosio
  • Intolleranza al galattosio
  • Iperinsulinemia
  • Ipoglicemia
  • Lesione alle cellule pancreatiche
  • Malattie epatiche
  • Obesità
  • Sindrome di Cushing

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l'esame

  • Gli esami dell’insulina misurano l’insulina endogena, cioè quella prodotta dall’organismo, se quindi il paziente è in terapia con l’insulina l’esame è in grado di differenziare tra quella esogena (farmaco) e quella endogena (prodotta dal corpo). L’insulina per le iniezioni un tempo era ricavata esclusivamente da fonti animali (cellule pancreatiche bovine e suine), mentre oggi è perlopiù di origine sintetica, ricavata tramite sintesi biochimica per imitare esattamente l’attività biologica dell’insulina prodotta dalle cellule umane. Esistono diverse formulazioni farmaceutiche dell’insulina, ciascuna con proprietà diverse. Alcune sono a rilascio rapido e agiscono in fretta, mentre altre sono a rilascio lento, cioè agiscono per un periodo più lungo. Chi soffre di diabete assume un misto di farmaci oppure diversi tipi di insulina a seconda del momento della giornata.
  • È opportuno eseguire gli esami ripetuti o periodici sempre nello stesso laboratorio, così da ottenere la massima coerenza nei risultati.
  • Se il paziente sviluppa degli anticorpi anti-insulina, soprattutto in seguito all’assunzione di insulina di origine animale o sintetica, questi possono interferire con l’esame dell’insulina. In questo caso l’esame del peptide C può essere eseguito in alternativa per valutare la produzione di insulina. Ricordiamo inoltre che la maggior parte dei pazienti affetti da diabete di tipo 1 sviluppa gli autoanticorpi contro l’insulina.

Quando viene richiesto l'esame

Sono numerose le condizioni mediche in grado d’interferire con la sua capacità dell’insulina di svolgere correttamente le proprie funzioni di regolazione dei livelli ematici di glucosio.

  • Se viene prodotta troppo poca insulina, o se il corpo è resistente ai suoi effetti, le cellule non riusciranno a prelevare sufficienti quantità di glucosio dal sangue.
  • Se viene prodotta un’eccessiva quantità di insulina, al contrario, i livelli ematici saranno insufficienti.

La verifica dei livelli circolanti può quindi essere richiesta in diverse condizioni, per esempio in caso di sospetto di:

  • tumori pancreatici che producono insulina (insulinomi),
  • insulino-resistenza (le cellule non usano il glucosio in modo efficiente), che si verifica per esempio in caso di
    • diabete di tipo 2,
    • sindrome dell’ovaio policistico (PCOS),
    • prediabete,
    • sindrome metabolica;
  • peggioramento del diabete di tipo II,
  • a seguito di un trapianto delle cellule pancreatiche in grado di sintetizzare l’ormone.

Più in generale può essere richiesto in tutte le situazioni in cui il paziente ha la glicemia bassa. Tra i sintomi dell’ipoglicemia si possono avere:

Questi sintomi possono indicare che la glicemia è bassa, anche se la diagnosi va differenziata anche rispetto ad altre ipotesi.

L’esame dell’insulina può essere prescritto, insieme a quello del peptide C, dopo la rimozione chirurgica di un insulinoma, per verificare se l’intervento è stato efficace, e poi prescritto a intervalli regolari per escludere le recidive del tumore.

L’esame della tolleranza all’insulina non è molto usato, ma è uno dei metodi per misurare la sensibilità (o la resistenza) all’insulina, soprattutto nei pazienti obesi e nelle donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico. In quest’esame viene iniettata una quantità predefinita di insulina, e poi vengono effettuate diverse misurazioni della glicemia e dell’insulina.

In conclusione, l’esame ha diversi usi possibili e può essere quindi prescritto per:

  • diagnosticare l’insulinoma, verificare che il tumore sia stato rimosso correttamente e/o monitorare le recidive;
  • diagnosticare la causa dell’ipoglicemia nei pazienti sintomatici;
  • identificare l’insulinoresistenza;
  • controllare la quantità di insulina endogena, cioè prodotta dalle cellule beta del pancreas; in questo caso può anche essere eseguito l’esame del peptide C. L’insulina e il peptide C sono prodotti in modo direttamente proporzionale dall’organismo, durante il processo di conversione della proinsulina in insulina all’interno del pancreas. Entrambi gli esami possono essere prescritti quando il medico vuole valutare quanta dell’insulina circolante è prodotta dall’organismo (endogena) e quanta invece è esogena, cioè derivante dalle iniezioni. L’esame dell’insulina misura entrambi i tipi di insulina, mentre quello del peptide C misura solo quella prodotta dal pancreas;
  • capire se il paziente affetto da diabete di tipo 2 deve iniziare a fare le iniezioni di insulina per integrare i farmaci orali;
  • capire e tenere sotto controllo l’esito del trapianto delle cellule beta, mirato a ripristinare la capacità dell’organismo di produrre l’insulina, misurando la capacità di produrre insulina delle cellule trapiantate.

Preparazione richiesta

Il campione di sangue viene ottenuto tramite prelievo da una vena del braccio.

Di solito viene richiesto il digiuno nelle 8 ore precedenti il prelievo, ma in alcuni casi il medico può effettuare l’esame anche quando il digiuno non è possibile, ad esempio quando viene eseguito il test di tolleranza al glucosio. In alcuni casi i medici possono richiedere un digiuno più lungo di 8 ore.

Altre informazioni

Perché non esiste l’insulina in compresse?

L’insulina deve essere iniettata attraverso siringhe/penne o somministrata tramite pompa per l’insulina. Non può essere somministrata per via orale perché è una proteina e lo stomaco la “demolirebbe”, impedendole di esplicare l’effetto previsto.

Come si cura l’insulinoma?

Gli insulinomi sono tumori, di norma benigni, che producono insulina. Di solito, per curarli, li si localizza e poi li si rimuove chirurgicamente. Una volta rimossi, di solito non hanno recidive.

Che cos’è l’insulinoresistenza?

L’insulinoresistenza è un segnale d’allarme che l’organismo ha dei problemi a gestire il glucosio, ed è caratteristica del prediabete (più correttamente chiamato intolleranza glucidica). Chi soffre di insulinoresistenza da lieve a moderata di solito non manifesta alcun sintomo, ma se il disturbo viene ignorato, aumenta il rischio di soffrire di

L’obesità addominale, l’insulinoresistenza, la dislipidemia e l’ipertensione formano un insieme di fattori di rischio che, nel loro complesso, viene definito sindrome metabolica.

Tra i fattori di rischio per l’insulinoresistenza ricordiamo:

  • obesità, soprattutto addominale,
  • precedenti famigliari di diabete o insulinoresistenza,
  • diabete gestazionale (gravidanza),
  • sindrome dell’ovaio policistico.

Per curare l’insulinoresistenza è opportuno modificare la dieta e lo stile di vita. L’American Diabetes Association consiglia di

  • perdere gli eventuali chili di troppo,
  • praticare regolarmente esercizio fisico di intensità moderata,
  • aumentare il consumo di fibra nella dieta, per abbassare i livelli circolanti di insulina e aumentarne la sensibilità dell’organismo.

Articoli ed approfondimenti

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.


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  1. Anonimo -

    Gentile Dottore Guido Cimurro ,ho fatto analisi del sangue per vedere il valore della PRO-VASOPRESSINA , perchè in OTTOBRE 2015 avevo i valori della ;
    – ADIURITINA ( ADH ) urinaria 3,5 pg/ml
    -ADIURITINA ( ADH ) 24 h 10,5 ng/24h inferiore rispetto valore riferimento 28,5 – 75
    – Diurisi 24 h 3 litri
    (oggi sono 4 litri di cui 2 litri di giorno e 2 litri di notte , mi sveglio ogni 2 ore per fare mezzo litro di urina e quindi dormo poco e male ) e assumo intorno ai 4 litri di liquidi al giorno .
    avevo anche i valori della ;
    – OSMOLALITA’ 286 mos/mol/kg basso rispetto valore riferimento da 285 a 295
    – OSMOLALITA’ urinaria 235 mos/mol/kg inferiore rispetto valore riferimento 400 -1100

    Dottore le dicevo ho fatto oggi la PRO-VASOPRESSINA con questo valore sotto ;
    – PRO-VASOPRESSINA 3,19 pmo/l con valori di riferimento le scrivo sotto;
    – Diabete insipido centrale da 0 a 2,6
    -Diabete insipido nefrogenico > di 20
    Dottore per gentilezza mi potrebbe interpretare il risultato , mi sembra a me molto vicino al Diabete insipido centrale ,forse il valore normale dovrebbe essere intorno a 10
    ( assumo Acido Valproico 500 mattina e 500 sera e Carbamazepina 200 sera , per controllare epilessia )
    Dottore grazie per il suo aiuto

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