Capillaroscopia: a cosa serve e come funziona

Cos’è e a cosa serve la capillaroscopia?

La capillaroscopia è una tecnica diagnostica non invasiva, utilizzata soprattutto in reumatologia, per valutare i piccoli vasi del microcircolo.

In una malattia sistemica in cui il danno vascolare rappresenta uno dei meccanismi chiave, si possono osservare anomalie nella morfologia capillare molto prima dell’inizio dei sintomi clinici consentendo una diagnosi precoce; nei pazienti a cui sia già stata diagnosticata una malattia sistemica, invece, i danni ai capillari possono aiutare a determinare il grado di coinvolgimento dell’organo colpito e lo stadio della malattia.

Tutta la pelle è ricca di capillari, ma generalmente decorrono perpendicolarmente alla superficie della pelle e solo la loro punta è visibile. L’esame valuta il microcircolo dei capillari venendo condotto a livello della pelle delle unghie, perché in questa sede le porzioni terminali dei capillari decorrono paralleli alla superficie della pelle e, pertanto, è possibile esaminarne i dettagli morfologici e la natura del flusso sanguigno.

Cenni di anatomia

La circolazione nell’organismo può essere grossolanamente e superficialmente suddivisa in due fasi:

  • flusso di sangue ossigenato dal cuore a tutti i tessuti/organi, che prelevano ossigeno in cambio di anidride carbonica, attraverso le arterie
  • flusso di sangue carico di anidride carbonica che torna al cuore attraverso le vene.

Si definisce microcircolo la porzione di circolazione che avviene nei vasi più piccoli, interposti tra la sezione arteriosa e quella venosa.

La vascolarizzazione del microcircolo è costituita dai più piccoli vasi sanguigni del corpo umano:

  • le arteriole,
  • i capillari
  • e le venule.
Semplificazione del microcircolo

Semplificazione del microcircolo (By OpenStax College – Anatomy & Physiology, Connexions Web site. http://cnx.org/content/col11496/1.6/, Jun 19, 2013., CC BY 3.0, Link)

I capillari, a loro volta, sono suddivisi in

  • un ramo arterioso,
  • un’ansa capillare
  • e un ramo venoso.

È possibile ritrovare questa struttura in tutti i tessuti ad eccezione del fegato, della milza e del midollo osseo, dove i capillari sono sostituiti da sinusoidi. La funzione principale del microcircolo è lo scambio capillare, ovvero la consegna di ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti e la rimozione di anidride carbonica e prodotti di scarto dai tessuti.

Come avviene l’esame?

Per eseguire un esame capillaroscopico possono essere usati un’ampia gamma di dispositivi ottici, come ad esempio

  • un dermatoscopio,
  • un oftalmoscopio
  • o un tradizionale microscopio.

I risultati migliori si ottengono tuttavia con apparecchiatura dedicata alla capillaroscopia, come con uno stereomicroscopio o un videocapillaroscopio digitale.

L’esame è apparentemente simile a un’ecografia, ma il sistema è puramente ottico, quindi senza il ricorso agli ultrasuoni. La sonda è illuminata e si appoggia sul dito, consentendo al medico di vedere su uno schermo l’immagine in alta definizione. Al fine di migliorare la trasparenza della pelle viene applicata sull’unghia una goccia di olio prima dell’inizio dell’esame.

In un esame di routine vengono valutate tutte le dita di entrambe le mani, ad eccezione dei pollici. Ogni dito viene esaminato in due ingrandimenti: un minor ingrandimento (x50), che mostra l’architettura generale delle porzioni terminali dei capillari, e un maggior ingrandimento (× 200–300), con cui possono essere analizzati i dettagli morfologici di ogni singolo capillare. Le apparecchiature digitali consentono inoltre di archiviare le immagini ottenute per un eventuale confronto se il paziente dovesse necessitare di esami successivi.

Fa male?

No, l’esame è assolutamente indolore.

Preparazione

I fattori ambientali, in particolar modo la temperatura, possono causare costrizioni fisiologiche dei capillari, influenzando così notevolmente l’immagine ottenuta alla capillaroscopia.

Prima dell’esame i pazienti dovrebbero quindi

  • stare ad una temperatura di 20–22 ºC per circa 15-20 minuti
  • astenersi dal fumare e bere caffeina per almeno quattro ore (anche queste sostanze possono indurre una costrizione dei capillari).

La capillaroscopia non deve inoltre essere eseguita se il paziente ha subito nelle ultime tre settimane traumi o microtraumi alle unghie, così come può banalmente succedere in seguito ad una manicure, in quanto l’esame potrebbe risultare falsamente positivo.

È inoltre fondamentale non aver applicato smalto o acetone sule unghie da almeno 5-7 giorni.

Parametri capillaroscopici

Esistono diversi parametri che devono essere valutati durante la capillaroscopia; un esito nella norma in genere è caratterizzato da:

  • Pelle trasparente e capillari ben visibili
  • Assenza di edema pericapillare
  • Capillari diritti, perpendicolari all’unghia
  • Morfologia capillare a forma di U
  • Diametro dell’ansa capillare inferiore a 20 μm
  • Tortuosità capillare solitamente assente
  • Assenza di capillari ramificati
  • Assenza di neo-angiogenesi
  • Emorragie e depositi di emosiderina solitamente assenti, anche se possono essere presenti in seguito ad un trauma locale
  • Densità capillare uguale a 9–13 capillari in 1 millimetro lineare
  • Assenza di aree prive di vascolarizzazione
  • Flusso sanguigno capillare dinamico, con assenza di stasi o trombosi

Quando viene richiesta

La capillaroscopia è un esame utilizzato soprattutto in ambito reumatologico, sebbene esistano anche diverse altre condizioni patologiche extra-reumatologiche in cui l’esito può risultare alterato.

Le condizioni tipiche in cui viene richiesta sono:

  • Fenomeno di Raynaud – rappresenta l’indicazione più importante e frequente per la capillaroscopia. È una condizione clinica che si manifesta di solito alle dita delle mani o dei piedi, più raramente a naso e orecchie. Comporta un sequenziale cambiamento di colore della pelle, causato dal vasospasmo e dalla successiva dilatazione dei piccoli vasi. Inizialmente la pelle diventa bianca (fase della vasocostrizione), poi blu (fase dell’ipossia) e infine rossa (fase della riperfusione). Il fenomeno di Raynaud può essere primario (idiopatico o senza causa nota) o secondario a numerose condizioni mediche. La capillaroscopia ha un ruolo fondamentale nel differenziare queste due forme e, di conseguenza, nella gestione terapeutica del fenomeno di Raynaud.
  • Disturbi dello spettro sclerodermico – I disturbi dello spettro sclerodermico sono un gruppo eterogeneo di malattie del tessuto connettivo legate alla sclerosi sistemica (SSc). Alla capillaroscopia presentano caratteristiche anomalie, quali capillari giganti, perdita di capillari con aree di avascolarizzazione, capillari ramificati con neoangiogenesi patologica e un grave disordine dell’architettura capillare
  • Sclerosi sistemica (SSc) – raro disturbo del tessuto connettivo che presenta fibrosi diffusa e disfunzione di organi interni a causa di patologie dei piccoli vasi sanguigni (microangiopatia). In oltre il 95% dei pazienti con SSc, le alterazioni dei piccoli vasi, visibili alla capillaroscopia, seguono un tipico schema, costituito da un fase “precoce”, “attiva” e “ritardata”. Differenziare le diverse fasi ha un grande significato clinico, in quanto la fase “precoce” può essere rilevata molti anni prima della manifestazione clinica completa della SSc, mentre la fase “attiva” e quella “ritardata” corrispondono strettamente già a un coinvolgimento degli organi interni.
  • Malattia mista del tessuto connettivo (MCTD) – entità clinica che combina i sintomi di sclerosi sistemica, dermatomiosite, artrite reumatoide (RA) e lupus eritematoso sistemico (LES). L’incidenza e l’estensione del coinvolgimento capillare nella MCTD variano notevolmente, da una capillaroscopia normale, a lievi anomalie non specifiche, alla microangiopatia grave.
  • Scleromiosite (ScM) – sindrome che associa le caratteristiche della sclerosi sistemica a quelle della dermatomiosite/polimiosite. Solitamente questa patologia si presenta con un’immagine capillare normale. Tuttavia, nei casi più gravi, può presentarsi un’alterazione della capillaroscopia con un modello simile a quello che si vede nella sclerosi sistemica.
  • Colangite biliare primitiva (PBC) – malattia autoimmune cronica del fegato, caratterizzata da distruzione progressiva dei dotti biliari, colestasi e presenza di anticorpi anti-mitocondriali (AMA). La cirrosi biliare primitiva e la sclerosi sistemica sono due entità cliniche spesso associate. La capillaroscopia in questi casi è quindi un potenziale metodo di screening per una diagnosi precoce nei pazienti con cirrosi biliare primitiva che presentano sintomi della sclerosi sistemica.
  • Lupus eritematoso sistemico (LES) – malattia cronica di natura autoimmune, che può colpire diversi organi e tessuti del corpo. Si possono notare alterazioni alla capillaroscopia in fino il 30% dei pazienti che presentano questa patologia. Le modifiche più frequenti includono aumento della tortuosità e anse allungate dei capillari.
  • Artrite reumatoide (AR) – malattia infiammatoria cronica e sistemica ad eziologia non chiaramente definita, ma verosimilmente di origine autoimmune. Colpisce prevalentemente le articolazioni in modo simmetrico, ma può coinvolgere anche altri organi del corpo, come cuore, polmone e reni. Alla capillaroscopia può essere evidenziato un aumento della tortuosità dei capillari e un plesso venoso sub-papillare chiaramente visibile e prominente.
  • Sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi – malattia autoimmune acquisita, che si manifesta principalmente con trombosi venose e arteriose. In questo caso alla capillaroscopia possono essere presenti multiple micro-emorragie e depositi di emosiderina, con cambiamenti morfologici nei capillari. Tuttavia, è importante sottolineare che tale immagine può essere vista anche in seguito a piccoli traumi delle unghie, quindi bisogna prestare attenzione all’interpretazione di questo risultato
  • Vasculite – patologie infiammatorie a carico dei vasi sanguigni. Alla capillaroscopia si presentano in modo simile alla sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, con micro-emorragie e depositi di emosiderina.

Interpretazione dei risultati

È importante sottolineare che oltre alle patologie reumatologiche, anche molte condizioni mediche più comuni possono essere una causa di microangiopatia periferica e quindi di alterazioni della capillaroscopia.

Ad esempio, sia il diabete che l’ipertensione arteriosa (pressione alta) possono provocare gravi alterazioni dei capillari. Un’immagine patologica alla capillaroscopia può inoltre derivare da un’esposizione prolungata a vibrazioni, agenti chimici, radiazioni ionizzanti e altri fattori lavorativi. Risulta quindi necessario effettuare un’attenta interpretazione dei risultati ottenuti dalla capillaroscopia, analizzandoli in relazione alla storia clinica e ai fattori occupazionali del paziente.

Fonti e bibliografia

A cura del Dr. Alberto Carturan

Articoli ed approfondimenti

Link sponsorizzati

Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.