- Valori di riferimento
- Descrizione
- Interpretazione
- Valori bassi
- Valori alti
- Fattori che influenzano
- Quando viene richiesto
- Preparazione
- Altro
Valori Normali
Un paziente sano presenta un esito negativo.
(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)
Descrizione
Il Clostridium difficile è un batterio che vive nell’intestino umano e che fa normalmente parte della flora batterica intestinale della popolazione sana, in una percentuale variabile ma più elevata nei bambini (fino al 65%) rispetto agli adulti (3%); è altresì rilevabile nell’ambiente, ad esempio nel suolo, nell’acqua e nelle feci animali.
La maggior parte delle persone non ha alcun problema di convivenza con il Clostridium difficile e tuttavia, in alcuni casi, quando qualcosa sconvolge il normale equilibrio intestinale il batterio può proliferare in modo incontrollato e rilasciare tossine che attaccano la mucosa dell’organo: si manifestano così i sintomi dell’infezione da Clostridium difficile.
Tra i fattori di rischio principali in grado di favorire l’insorgenza dell’infezione ricordiamo:
- uso e abuso di antibiotici, soprattutto quelli ad ampio spettro (in grado di eliminare diversi tipi di batteri), soprattutto quando protratto nel tempo,
- interventi chirurgici (a carico dell’apparato digerente e/o all’addome, se coinvolgono l’intestino),
- ricovero in ospedale,
- permanenza in asili o case di riposo,
- disturbi al colon, ad esempio sindrome del colon irritabile o tumore del colon-retto,
- immunodeficienza (da HIV, chemioterapia, trapianti, …),
- precedenti infezioni da Clostridium difficile,
- età superiore ai 65 anni.
Quando si verificano contemporaneamente
- la riduzione della flora batterica normale,
- la proliferazione del Clostridium difficile
- e la produzione di tossine
è possibile sviluppare danni alla mucosa che riveste l’interno del colon, con la conseguente comparsa di una grave infiammazione caratterizzata da
- diarrea intensa e protratta,
- dissenteria (diarrea con sangue),
- dolore addominale,
- febbre,
- riduzione dell’appetito.
Tra le possibili complicazioni derivanti da un’infezione non riconosciuta o non curata troviamo:
- colite pseudomembranosa
- megacolon tossico
- perforazioni del colon
- sepsi
- morte (fortunatamente rara).
La produzione di tossine da parte del batterio è la causa più frequente di diarrea nelle persone ricoverate in ospedale, tanto da poter essere isolate nelle feci del 20-30% di coloro che soffrono di diarrea connessa agli antibiotici. Il batterio si trova spesso anche nelle feci dei neonati, ma in questi piccoli pazienti è fortunatamente raro che causi fastidi.
Per curare l’infezione di norma il paziente deve interrompere l’antibiotico che sta assumendo ed eventuali farmaci antidiarroici acquistati in farmacia senza ricetta: gli antidiarroici, infatti, rallentano il transito intestinale, cosicché il colon rimane esposto alla tossina per un tempo maggiore, con un peggioramento dell’infiammazione e lo sviluppo di lesioni più gravi.
La maggior parte dei pazienti migliora non appena la flora batterica viene ripristinata, ma una percentuale variabile tra il 12 e il 24% può andare incontro ad una ricaduta entro due mesi. Le recidive in genere sono provocate dallo stesso ceppo che ricomincia a proliferare e a produrre tossine, e non da un batterio di un ceppo diverso. In chi ha sofferto in passato di diarrea causata dal Clostridium aumenta il rischio di reinfezione durante le terapie antibiotiche.
Per individuare l’infezione e caratterizzare il ceppo di batteri coinvolto esistono diversi approcci possibili, il più comune è l’esame colturale delle feci, che tuttavia non risulta essere la scelta ideale in quando poco specifico (anche perché il Clostridium può essere presente ma, se non produce le tossine, non è di per sé causa di sintomi) e particolarmente lungo nella sua esecuzione (diversi giorni prima di ottenere il risultato).
Quando sintomi e anamnesi del paziente siano altamente suggestivi d’infezione è possibile invece ricorrere alla ricerca diretta della tossina o dei microrganismi che la stanno producendo; si tratta di un test particolarmente rapido (poche ore per avere la risposta), utilissimo quando le condizioni (diarrea post cura antibiotica) e i fattori di rischio (per esempio età, ambiente ospedaliero, …) indirizzano verso questa diagnosi.
Esistono poi ulteriori test, utilizzati in ambito specialistico, per confermare la diagnosi:
- Test immuno-enzimatico (EIA): È più veloce di altri test (un’ora), economico, ma non è abbastanza sensibile per rilevare molte infezioni e ha un più alto tasso di test falsamente normali.
- PCR: Si tratta di un particolarmente sensibile in grado di rilevare la tossina B nelle feci;
- GDH/EIA: Alcuni ospedali usano un test din grado di rilevare la presenza dell’enzima glutammato deidrogenasi prodotto dal Clostridium; è molto sensibile e permette di escludere la presenza di C. difficile nel campioni di feci raccolto.
Se il paziente non manifesta diarrea non è invece mai necessario alcun esame alla ricerca del Clostridium.
Interpretazione
- La presenza del batterio nelle feci, riscontrata attraverso l’esame colturale, di per sé non permette di porre la diagnosi, perchè se le colonie non producono tossine probabilmente non sono la causa dei sintomi del paziente.
- Se invece l’esito dell’esame relativo alla ricerca della tossina del Clostridium difficile è positivo è probabile che la diarrea e gli altri sintomi siano causati dalla proliferazione del batterio. L’esito negativo può invece significare che la diarrea e gli altri sintomi hanno una causa diversa.
Valori Bassi
Valori Alti
- Infezione da Clostridium Difficile
(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)
Fattori che influenzano l'esame
Le tossine si degradano entro 2 ore se conservate a temperatura ambiente, quindi un esito negativo può anche indicare che il campione non è stato trasportato, conservato o esaminato correttamente: in questo caso il medico può consigliare di ripetere l’esame.
Quando viene richiesto l'esame
Gli esami per il Clostridium difficile possono essere richiesti se un paziente ricoverato in ospedale
- soffre di episodi frequenti di diarrea acquosa,
- lamenta mal di pancia,
- sviluppa febbre e/o nausea durante o dopo la terapia antibiotica o dopo un intervento chirurgico all’apparato digerente.
L’esame può essere richiesto in caso di comparsa di diarrea fino a 2 mesi dopo la fine della terapia antibiotica, perché tale è la distanza temporale che può separare la terapia dai primi sintomi dell’infezione.
Gli esami per la ricerca della tossina possono essere prescritti per capire la causa della diarrea, se non vengono individuate altre cause come i parassiti e i batteri.
Quest’esame non dovrebbe essere richiesto per controllare l’efficacia della terapia o per i pazienti asintomatici. La remissione dei sintomi (la scomparsa della diarrea e la corretta formazione delle feci) indica che l’infezione è guarita.
Preparazione richiesta
Per effettuare l’esame non è necessaria alcuna preparazione particolare.
Il campione di diarrea o di feci non adeguatamente formate deve essere raccolto in un contenitore sterile. Per un corretto svolgimento dell’esame, questo non deve essere contaminato né da urina né da acqua, si consiglia quindi che il prelievo avvenga da una padella da letto o superficie analoga, mediante la piccola paletta presente all’interno dello specifico barattolino. Una volta raccolto deve essere portato immediatamente in laboratorio, oppure tenuto in frigorifero e portato in laboratorio il prima possibile, per evitare un risultato falso negativo dell’esame causato dalla rapida degradazione della tossina (la tossina si degrada entro un’ora o due dal prelievo).
Altre informazioni
È possibile prevenire la comparsa dei sintomi associati al Clostridium?
- Assicurarsi che tutti i medici, infermieri e altri operatori sanitari si lavino le mani con acqua e sapone o detergente a base alcolica prima di prendersi cura del paziente.
- Assumere antibiotici solo se e quando prescritti dal medico, nei modi e nei tempi indicati.
- Lavarsi spesso le mani, soprattutto dopo aver usato il bagno e prima di mangiare.
Il contagio avviene anche tra famigliari e amici?
L’infezione non viene in genere trasmessa a soggetti che non stiano assumendo antibiotici, ma si consiglia comunque di:
- Lavarsi le mani prima e dopo la visita di una persona cara ricoverata in ospedale,
- Chiedere all’infermiera se esiste la necessità di indossare abiti protettivi e guanti.
Cosa devo fare quando vado a casa dall’ospedale?
Una volta tornato a casa è possibile tornare alla normale routine.
Spesso la diarrea sarà migliorata o addirittura risulta prima della dimissione e questo rende la possibilità di contagio ai famigliari molto meno probabile.
Si consiglia comunque di:
- Assumere con scrupolo i farmaci prescritti, senza modificare le dosi e/o i tempi di assunzione.
- Lavarsi spesso le mani, soprattutto dopo essere andato al bagno e prima di preparare il cibo.
- In caso di peggioramento della diarrea avvisare il medico.
Articoli ed approfondimenti
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- Scheda presente nelle categorie:
Ottimo lavoro in questa biblioteca di esami di laboratorio.
Chiarissima e perfetta esposizione che rende piacevole la lettura anche a persone non interessate e che successivamente genera curiosità per altre consultazioni su dubbi diagnostici dove neanche i signori medici soddisfano nel colloquio medico paziente. Complimenti! Buon lavoro.
Grazie di cuore!
Buone spiegazioni, chiare. Vorrei sapere io ho avuto un episodio molto forte con febbre diarrea nausea e disidratazione e sono stata in ospedale due gg poi tornata a casa è regredito, nn sapevo fosse il Clostrdium ed ho così fatto l’analisi delle feci che è risultato positivo, ora sto facendo terapia antibiotica anche se nn ho più sintomi da quando sono uscita dall’ospedale! Come mai?
Probabilmente il suo corpo riesce a tamponare l’infezione limitando la gravità dei sintomi.
HO MIA MADRE CON IL CLOSTRIDIUM DIFFICILE DA UN MESE PRESO IN OSPEDALE…RICOVERATA PER TRE VOLTE ORA RIMANDATA A CASA dimessa con esito negativo CON CURA ANTIBIOTICA …non fa diarrea ma continua ad andare anche 5 volte al bagno cosa vuol dire?…non sappiamo più come uscirne fuori…può aiutarci? Sono disperata
È la prima volta che si tenta la cura antibiotica?
No la seconda
Proceda regolarmente, ho la speranza che possa essere risolutiva.
Raccomando di mantenerla idratata con liquidi e sali minerali.
A mia mamma è stato diagnosticato il clostridium ora le scariche sono meno però hanno notato del sangue persistente durante le scariche cosa significa? Grazie per le spiegazioni
Purtroppo a seguito di scariche ripetute è normale che compaia del sangue ed in genere non preoccupa, ma raccomando comunque di segnalarlo al medico.
Mia mamma è in ospedale per un intervento cardiochirurgo. Andato tutto bene . Ora è stata trasferita in un altro ospedale per la riabilitazione. La sua vicina anziana si sospetti abbia contratto clistrudium difficile. Messa in isolamento dopo però giorni che sono state insieme. Premetto che l’anziana non deambula e quindi i servizi igienici non li usa. Mi devo preoccupare per mia mamma??? In ospedale ci hanno tranquillizzato dicendo che non è facilissimo contrarlo in quanto è un batterio e non un virus. Tra due giorni mia mamma verrà dimessa e lei vive con la mia famiglia dove ci sono due bambini di nove e dieci anni. Posso stare tranquilla??? Grazie.
Confermo che il rischio non è elevato.
Mi è stato diagnosticato clostridium difficile da tre giorni: Sto assumendo ‘antibioico metronidazolo. volevo sapere se i tempi di guarigione sono molto lunghi. Grazie
Nella migliore delle ipotesi no, purtroppo in alcuni casi il problema si trascina un po’ più a lungo.
La ringrazio per la gentilissima risposta le chiedo altresì quali possono esser i tempi entro i quali si manifesta il malessere dopo l’avvenuto contaggio. Preciso di aver assunto antibiotici e trattamento chemioterapico. Grazie
Il periodo di incubazione non è conosciuto con precisione, in genere da qualche ora a 7 giorni (massimo 10-20 giorni).
buongiorno ho fatto l’esame delle feci RICERCA Clostridium difficile (ag).
POSITIVA per antigene. Vorrei sapere cosa significa. Grazie
L’esame è positivo e quindi verrà diagnosticata l’infezione (e curata).
E la terza volta che mi torna il c difficile,in due anni e mezzo,questa volta pero dopo una terapia con cortisone e antidolorifici.ho avuto molte scariche e forti dolori addominali,anche il cortisone come gli antibiotici puo provocare questo tipo di problem e cosa si puo fare per prev?
Non è sicuramente tra gli effetti collaterali più comuni e viene da pensare che la causa sia invece l’infezione.
Salve ho fatto l’esame delle feci RICERCA CLOSTRIDIUM DIFFICILE (ag) POSITIVA PER ANTIGENE. HO PRESO VANCOMICINA 1 CAPSULA DA 250 2 VOLTE DIE PER 10 DIE HO RIFATTO L’ESAME DOPO 10 GIORNI DALLA FINE DELL’ANTIBIOTICO PER IL CLOSTRIDIUM DIFFICILE :TOSSINA POSITIVA.VORREI SAPERE COSA SIGNIFICA. GRAZIE
Salve, significa che la ricerca della tossina, prodotto dal batterio, è positiva, cioè ancora presente nelle feci; bisogna valutare il quadro clinico, ha ancora sintomi? Senta comunque il medico che la tiene in cura. Saluti.
Buongiorno mio figlio di 20anni ,ha iniziato con scariche diarrea con muco e sangue 4,5 .ma stava bene .dopo la colonscopia riscontrata lieve infiammazione alla inizio colon con piccole ulcere e muco.la dottoressa inizia la cura con pentasa clisma,in concomitanza inizia l antibiotico per ascesso dentale.dopo una settimana dalla colonscopia il ragazzo lamenta dolore alla bocca dello stomaco e dopo due giorni febbre ,vomito con sangue .cosa ne pensa ,potrebbe essere colpa della non curanza della dottoressa?
Mi dispiace, ma temo che non ci siano gli elementi per poter esprimere giudizi.