Esame delle feci o coprocoltura: come interpretarlo?

Valori Normali

Assenza di batteri patogeni.

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

La normale flora batterica intestinale è composta da numerosi microrganismi, tra batteri e funghi, che giocano un ruolo fondamentale nel processo digestivo e sono indispensabili come prima forma di difesa verso le aggressioni di microrganismi patogeni (cioè in grado di causare malattie e infezioni).

La composizione delle feci riflette molto da vicino quella della flora batterica intestinale, se pensiamo che tipicamente il 30% del peso deriva proprio da batteri, in gran parte saprofiti.

La coprocoltura è un esame che individua e identifica nelle feci

  • batteri,
  • virus
  • e funghi,

con particolare attenzione verso quelli in grado di creare possibili problemi all’organismo (patogeni).

La composizione della flora batterica buona dell’intestino può andare incontro ad alterazioni in caso di:

  • assunzione di farmaci (in particolare antibiotici),
  • pazienti con sistema immunitario indebolito,
  • infezioni (per esempio gastroenteriti virali e batteriche).

I batteri patogeni possono penetrare nell’apparato digerente e infettarlo se si assumono alimenti o bevande contaminati, tra gli esempi di possibili fonti a rischio ricordiamo:

  • uova,
  • pollame non cotto adeguatamente,
  • carne cruda o poco cotta,
  • latte non pastorizzato,
  • acqua contaminata dei corsi d’acqua o degli acquedotti.

Chi viaggia nei Paesi in via di sviluppo può correre un rischio maggiore di esposizione ai batteri che provocano malattie; alcuni di essi possono essere patogeni, mentre altri sono ceppi di batteri gastrointestinali che fanno parte della flora normale della popolazione locale, ma causano problemi intestinali al turista. In questo caso è possibile infettarsi consumando cibi e bevande contaminati da batteri, ad esempio l’acqua del rubinetto, i cubetti di ghiaccio, l’insalata o le verdure fresche o il cibo delle bancarelle.

I sintomi più frequenti delle infezioni batteriche patologiche sono

Il caso più comune di diarrea nei Paesi occidentali è invece la gastroenterite virale, chiamata anche influenza intestinale, che può colpire adulti e bambini; tra i diversi virus che possono causare questo disturbo ricordiamo:

  • norovirus,
  • adenovirus
  • rotavirus,

responsabili dei casi così comuni nei mesi freddi; l’esame delle feci in questi contesti può diventare utile per escludere cause batteriche, quando i sintomi si protraggono oltre i pochi giorni caratteristici di queste forme.

A prescindere dalla causa, se la diarrea dura a lungo può causare complicazioni come disidratazione o squilibri elettrolitici, condizioni potenzialmente pericolose soprattutto nei bambini e negli anziani.

I principali segni di disidratazione negli adulti sono:

I segni di disidratazione in neonati e bambini piccoli sono:

  • secchezza della bocca e lingua,
  • mancanza di lacrime durante il pianto,
  • pannolini asciutti dopo diverse ore,
  • febbre alta,
  • comportamento insolitamente irritabile o eccessiva sonnolenza,
  • occhi infossati.

Nei casi più gravi può essere necessario il ricovero in ospedale per reintegrare i liquidi e gli elettroliti andati persi.

L’esame delle feci può essere utile a evidenziare infezioni batteriche:

  • Salmonella. Si trova nelle uova crude (anche in quelle intere e disinfettate), nel pollame crudo, nelle verdure crude e nei rettili. Gli animali domestici, come le iguane e le tartarughe, possono essere portatrici della salmonella (nell’intestino), senza essere malati. Alcune persone sono portatrici della salmonella, che si può trasmettere anche da persona a persona per via oro-fecale.
  • Shigella. Si trova negli alimenti e nell’acqua contaminata dalle feci e si trasmette da una persona all’altra nel caso d’inosservanza delle norme igieniche elementari; ad esempio può essere difficile prevenire la diffusione della Shigella in una famiglia o in un asilo nido, perché anche una minima quantità di microrganismi può essere patogena.
  • Campylobacter. Si trova nel pollame crudo o poco cotto; è una delle cause più frequenti della diarrea di origine batterica. Può diventare molto pericoloso se entra in circolo, e in alcuni casi causa complicazioni di lungo periodo, come l’artrite settica e la sindrome di Guillain-Barré.
  • Escherichia coli 0157:H7 e altri ceppi di E. coli che producono tossine (la maggior parte dei ceppi di E. coli è considerata normale flora batterica non patogena). Si trova nella carne di vitello cruda o poco cotta, negli spinaci o nel sidro non pastorizzato. Causa la presenza di sangue nella diarrea, e può provocare la sindrome emolitico-uremica.
  • Clostridium difficile. Può essere presente nella normale flora batterica, ma l’uso di antibiotici ad ampio spettro può innescarne la proliferazione. I ceppi che producono tossine possono causare la diarrea ed altre complicazioni gravi.

In caso di lunghe terapie antibiotiche alcuni batteri potenzialmente nocivi e resistenti ai farmaci possono sopravvivere e prendere il sopravvento sui batteri buoni presenti dell’intestino, come per esempio il Clostridium Difficile, che è causa di un’infezione particolarmente ostica da risolvere.

Un nuovo e interessante trattamento che si sta diffondendo per la sua grande efficacia per questo tipo di infezione è il trapianto di feci: in questa procedura un campione di feci da una persona sana viene impiantato nel colon nel paziente affetto dall’infezione. I batteri buoni presenti nelle feci del donatore sono quindi in grado di ricolonizzare il colon, permettendo un completo recupero.

Contenitore per l'esame della coprocoltura

iStock.com/DmitriyKazitsyn

Interpretazione

Molti fattori possono influenzare i risultati del test di laboratorio e, anche se i risultati sono positivi, la presenza batterica evidenziata non è necessariamente quella responsabile dei sintomi, quindi il risultato andrà discusso con il medico e valutato nel contesto dei sintomi e dei fattori di rischio associati.

In alcuni casi è invece possibile ottenere un risultato falso negativo, questo significa che pur essendo presenti microrganismi patogeni, questi non sono stati rilevati dall’esame. Se il medico sospetta un falso negativo, e i sintomi continuano, può prescrivere un secondo esame delle feci, oppure un approfondimento con altri esami.

I risultati spesso contengono il nome del batterio patogeno individuato dall’esame, fra i più comuni:

  • varie specie di Campylobacter,
  • varie specie di Salmonella,
  • varie specie di Shigella.

Alcuni ceppi di Clostridium difficile possono causare disturbi intestinali e diarrea. Se si sospetta che questi ceppi siano la causa dei disturbi, saranno eseguiti esami appositi per individuare il C. difficile produttore di tossine.

Se la coltura è negativa per i patogeni più diffusi è probabile che la diarrea abbia una causa diversa o sia causata da un patogeno meno diffuso.

La maggior parte dei casi di diarrea è causata da un solo batterio patogeno, ma non si possono escludere infezioni miste.

Fattori che influenzano l'esame

Possono alterare l’esito del test:

  • uso recente di antibiotici, clisteri o farmaci lassativi,
  • recenti radiografie con il bario come mezzo di contrasto (pasto baritatoclisma opaco),
  • campione di feci contaminato da urina,
  • campione da analizzare insufficiente per quantità,
  • ritardo nella consegna del campione in laboratorio; se il campione di feci non è fresco, o non è conservato con un conservante, la proporzione dei diversi ceppi di batteri può cambiare e non rappresentare più quella presente nell’apparato digerente. La proliferazione dei batteri normali in alcuni casi può impedire di individuare i batteri patogeni. Lo stesso effetto si può avere con l’esposizione del campione a temperature molto alte o molto basse.

Quando viene richiesto l'esame

L’esame delle feci viene prescritto se il medico sospetta la presenza di un’infezione del tratto digestivo. I sintomi possono includere:

  • febbre alta,
  • feci con sangue e/o muco,
  • forte dolore addominale e/o crampi,
  • diarrea grave e/o che dura da più di un paio di giorni,
  • nausea o vomito.

Questi sintomi sono spesso causati da un’intossicazione alimentare, causata per esempio dall’ingestione di cibo o acqua contaminata da batteri, parassiti, virus.

Potrebbe venire prescritto anche nel caso in cui la conta leucocitaria del sangue (parametro relativo al sistema immunitario) sia inspiegabilmente elevata.

Utile in caso di diarrea comparsa al ritorno da viaggi in Paesi con un livello di igiene insufficiente.

Non tutti coloro che soffrono di questi sintomi dovranno necessariamente sottoporsi alla coprocoltura o essere curati con gli antibiotici, in quanto spesso si assiste a una risoluzione spontanea. L’esame diventa invece indispensabile in caso di peggioramento dei sintomi.

L’esame può infine essere eseguito per verificare che i batteri patogeni siano scomparsi, perché in alcuni casi il paziente potrebbe diventare portatore sano del batterio. I portatori sani non sono malati, ma possono infettare altre persone.

Preparazione richiesta

Per l’esame delle feci non è richiesta nessuna preparazione particolare.

  • Il campione di feci è raccolto in un contenitore sterile.
  • Non deve essere contaminato dall’urina né dall’acqua.
  • Una volta raccolto, il campione deve essere inviato in laboratorio entro un’ora circa, oppure può essere trasferito in una fiala con un conservante e portato in laboratorio il prima possibile.
  • Per i neonati, il campione di norma è raccolto con un tampone direttamente dal retto.

Come raccogliere le feci?

È importante che l’evacuazione sia spontanea, ossia non indotta da lassativi e soprattutto clisteri; si procede defecando in un recipiente pulito (non nel WC, mentre è possibile ad esempio usare una padella per feci asciutta), da cui verrà prelevato un campione (secondo le istruzioni fornite dal laboratorio) attraverso la spatola presente nel contenitore sterile.

Altre informazioni

È possibile prevenire le infezioni batteriche dell’apparato digerente?

Per prevenire la diffusione di infezioni che causano la diarrea, si dovrebbe sempre mantenere elevati standard di igiene.

Si consiglia di:

  • lavarsi accuratamente le mani con acqua calda e sapone dopo essere andati in bagno e prima di mangiare o preparare il cibo;
  • pulire il water, compresa la seduta, con disinfettante dopo ogni attacco di diarrea;
  • evitare di condividere asciugamani, biancheria, posate o utensili con gli altre persone;
  • lavare gli indumenti e le lenzuola eventualmente venute a contatto con feci (per esempio nel caso di neonati e bambini) separatamente dagli altri vestiti e alla temperatura più alta possibile;
  • evitare di tornare al lavoro o a scuola almeno fino a 48 ore dopo l’ultimo episodio di diarrea;
  • evitare la piscina per almeno due settimane dopo l’ultimo episodio di diarrea.

Per quanto riguarda l’igiene alimentare:

  • lavare regolarmente le mani, le superfici e gli utensili con acqua calda e sapone;
  • non conservare alimenti crudi e cotti insieme;
  • non consumare cibo oltre la data di scadenza;
  • conservare correttamente gli alimenti.

Non esiste purtroppo alcuna vaccinazione che possa proteggere da tutte le possibili cause di diarrea del viaggiatore, il modo migliore per evitarla è quello di praticare una buona igiene alimentare mentre ci si trova all’estero.

Se viaggiate in un paese in cui gli standard di igiene pubblica sono bassi, si dovrebbe evitare di:

  • bere l’acqua del rubinetto, l’acqua deve essere bollita per almeno un minuto se non è certa la provenienza;
  • evitare il consumo di cubetti di ghiaccio e gelato artigianale;
  • evitare il consumo di
    • frutti di mare crudi o poco cotti,
    • carne e pollo non ben cotti,
    • alimenti che potrebbero contenere uova crude, come la maionese
    • latte e latticini non pastorizzati,
    • frutta e verdura con la buccia danneggiata
    • insalate.

Perché è meglio non farsi dare un antidiarroico in farmacia in caso di diarera infettiva?

La diarrea è uno dei modi in cui l’organismo cerca di difendersi e reagire all’infezione.

Attraverso l’assunzione di un farmaco antidiarrea si impedisce/rallenta questo processo, rischiando di prolungare i tempi dell’infezione.

  • La maggior parte dei casi di diarrea tende a risolversi spontaneamente dopo un paio di giorni senza trattamento e senza richiedere quindi l’intervento del medico curante.
  • Quando particolarmente severa o prolungata la diarrea può tuttavia portare a disidratazione, è quindi indispensabile mantenersi idratati bevendo abbondante acqua e sali minerali.
  • È consigliabile mangiare cibi solidi, non appena ci si sente in grado di farlo.
  • Se si sta allattamento al seno e il bambino ha la diarrea, si dovrebbe cercare di dargli da mangiare normalmente.

In caso di infezione batterica si può avere una ricaduta?

In generale sì. Si può sviluppare un’immunità di breve periodo mirata al ceppo di batteri patogeni che causano l’infezione, ma ci sono molti altri tipi e ceppi di batteri patogeni che possono causare problemi se ci si espone ad essi.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.