- Cntroduzione
- Preparazione
- Modalità di esecuzione dell’esame
- Dopo l’esame
- Quando si esegue un’ecocardiografia
- A cosa serve? Cosa si può diagnosticare?
- Cenni generali sull’ecografia
- Diversi tipi di ecocardiografia
- Ecocardiografia color-doppler
- Fonti e bibliografia
Introduzione
L’ecocardiografia (o ecocardio o ecocardiogramma) è un esame di imaging radiologico ecografico incentrato sullo studio anatomico e funzionale del cuore.
Usata per lo studio di molti altri organi e distretti anatomici, l’ecografia, anche detta ultrasonografia, è un esame diagnostico che utilizza gli ultrasuoni per ottenere immagini degli organi interni del corpo.
Ad oggi è uno strumento che viene adoperato con sempre più frequenza nei più svariati ambiti clinici, spesso come esame di primo livello, ovvero il primo a cui viene sottoposto un soggetto nel sospetto di una patologia.
A differenza della TC o delle normali radiografie, l’ecografia non utilizza radiazioni ionizzanti, per cui non necessita di alcuna precauzione e può essere utilizzata su qualsiasi soggetto anche più volte a distanza ravvicinata; proprio questa caratteristica le ha permesso di diventare lo strumento diagnostico principale anche in gravidanza o in età pediatrica (persino sui neonati).
L’ecografia in genere e quindi anche l’ecografia del cuore non è un esame invasivo, non è doloroso né pericoloso per la salute di qualunque individuo e permette di ottenere importanti informazioni anatomiche e funzionali riguardo:
- contrattilità del cuore
- morfologia anatomica del cuore, delle sue valvole e dell’aorta prossimale
- flusso di sangue in entrata e in uscita dalle camere cardiache.
Queste caratteristiche possono essere studiate con attività cardiaca a riposo o dopo esercizio fisico o, in alternativa, dopo l’assunzione di specifici farmaci volti ad innescare fenomeni che si desidera studiare.
Preparazione
Non è necessaria alcuna preparazione particolare per chi debba sottoporsi ad un’ecocardiografia; non è richiesto il digiuno né la sospensione dall’assunzione di alcun farmaco assunto dal paziente. Solo nel caso della ecocardiografia trans-esofagea è richiesto un digiuno di circa 6-8 ore prima dell’esame.
Modalità di esecuzione dell’esame
Come per una normale ecografia, il paziente viene invitato a sdraiarsi su un lettino in posizione supina. Di solito l’operatore (se destrimane) si posiziona alla sua destra. Si invita il paziente a scoprire il torace e si applica uno specifico gel da ecografia sul suo petto e sulla sonda.
A questo punto può iniziare l’esame vero e proprio, che ha una durata indicativa di 10-15 minuti. Il paziente dovrà cercare di restare immobile e, se richiesto, inspirare e trattenere il fiato.
Tale procedura può essere seguita anche in 2 tempi qualora si voglia studiare ecograficamente il soggetto con attività cardiaca a riposo o dopo esercizio fisico, o ancora dopo la somministrazione di un particolare farmaco. In questi due ultimi casi il razionale di studio consiste nel valutare la cinetica e la capacità contrattile del cuore dopo l’aumento della frequenza cardiaca (che viene provocata per l’appunto dall’esecuzione di un esercizio fisico o dalla somministrazione farmacologica).
Dopo l’esame
Essendo un esame per nulla invasivo e doloroso il paziente potrà tornare immediatamente alle proprie attività giornaliere, nel caso si tratti di una visita ambulatoriale. Solo nel caso della modalità trans-esofagea è richiesta un’attesa di circa 15 minuti subito dopo l’esame, restando in osservazione presso l’ambulatorio in cui si è fatto l’esame. Nel caso sia stato necessario somministrare un sedativo viene richiesta qualche ora di riposo e di evitare di guidare per il rientro a casa (sarà utile in questo caso la presenza di un accompagnatore).
Quando si esegue un’ecocardiografia
In caso di criticità legate all’attività cardiaca il paziente può rivolgersi ad un Cardiologo il quale, a seconda del sospetto diagnostico, potrà provvedere nel corso della stessa visita ad eseguire una ecocardiografia per approfondire alcuni aspetti riscontrati durante l’esame clinico del paziente.
È opportuno ricordare l’importanza di eseguire controlli cardiologici periodici sia in pazienti con un passato anamnestico di patologie di pertinenza cardiaca, sia in pazienti in buono stato di salute generale a scopo preventivo.
Tra i sintomi di allarme che dovrebbero indurre un paziente a rivolgersi allo specialista si annoverano:
- Mancanza di fiato, blocco del respiro e dispnea
- Affaticamento dopo brevi camminate o dopo aver salito pochi scalini
- Sensazione di “cuore in gola”
- Sensazione di aritmie cardiache con polso irregolare
- Gonfiore delle gambe o edemi in altre zone del corpo (suggestivi di un possibile scompenso cardiaco)
- Dolore toracico con eventuale irradiazione al braccio (in questo caso, vista la possibilità che si possa trattare di un infarto cardiaco, sarebbe opportuno allertare il 112 o recarsi quanto prima al più vicino Pronto Soccorso, per un percorso diagnostico – terapeutico rapido ed efficace)
A cosa serve? Cosa si può diagnosticare?
Insufficienza cardiaca di vario grado
L’insufficienza cardiaca è una condizione che si verifica quando il sangue non riesce ad essere pompato adeguatamente. Mediante l’ecografia, il medico (radiologo, cardiologo, cardiochirurgo, …) riesce a visualizzare eventuali aree del muscolo cardiaco che non si contraggono in maniera normale.
Frazione di eiezione cardiaca
Con l’ecografia cardiaca è possibile valutare e misurare la frazione di eiezione cardiaca, ovvero la frazione del volume di sangue che viene pompata dal cuore (nello specifico dal ventricolo sinistro) durante ogni battito cardiaco. La frazione di eiezione è una importantissima misura utile a valutare l’efficacia del cuore nella sua azione di pompa. Proprio grazie alla frazione di eiezione il medico può classificare l’insufficienza cardiaca secondo diverse gravità.
Nei soggetti in buono stato di salute e nessun problema a livello cardiaco la frazione di eiezione deve essere superiore al 55% circa. Tale percentuale indica che di tutto il sangue che arriva al ventricolo sinistra poco più della metà viene pompato nell’aorta e da qui raggiunge il resto dell’organismo. Si parla di insufficienza cardiaca o di scompenso cardiaco quando la frazione di eiezione si abbassa con percentuali inferiori al 40%.
Stenosi o insufficienza delle valvole cardiache
Si tratta di patologie a carico della valvola mitrale o tricuspide, e di quella aortica o polmonare.
- Per stenosi si intende un restringimento dell’apertura valvolare che provoca una ostruzione parziale o totale del flusso sanguigno.
- Per insufficienza valvolare, invece, si intende l’incapacità della valvola di essere continente ed evitare il rigurgito e il reflusso di sangue a ritroso nella cavità cardiaca.
Sempre di pertinenza delle valvole cardiache, può riscontrarsi un quadro di endocardite, ovvero una condizione di infezione e infiammazione a livello dell’apparato valvolare del cuore.
Dimensioni del cuore e dell’aorta prossimale
Un cuore ingrandito è riscontrabile per diverse cardiomegalie congenite o acquisite. Ad esempio, in caso di scompenso cardiaco il cuore tende ad ingrandirsi e a dilatarsi (cardiomiopatia dilatativa) non riuscendo ad avere la forza contrattile necessaria a pompare in circolo una adeguata quantità di sangue.
Un aumento delle dimensioni delle camere cardiache ma soprattutto dello spessore del muscolo cardiaco (cardiomiopatia ipertrofica) è riscontrabile in caso di cardiopatia ipertensiva, ovvero quella serie di modificazioni anatomiche del cuore che si verificano in seguito a una presenza persistente di pressione arteriosa sanguigna più alta del range normale (in gergo “soffrire di pressione alta”).
L’utilità dell’ecocardiografia risulta fondamentale nei neonati per escludere o confermare la presenza di una cardiopatia congenita, ovvero una malformazione del cuore presente sin dalla nascita.
Presenza di masse cardiache
È possibile individuare masse anomale a livello cardiaco, come nel caso di
- tumori benigni (mixoma atriale),
- tumori maligni (molto rari),
- vegetazioni endoluminali
- o trombi a livello atriale.
I trombi a livello atriale possono formarsi nei soggetti cardiopatici che ad esempio soffrono di fibrillazione atriale. Tale aritmia non permette agli atri di contrarsi correttamente con il sangue che, per via della stasi, o per altri fattori di rischio procoagulanti, va incontro ad un processo di coagulazione con formazione di trombi.
La pericolosità di questi trombi è quella di poter lasciare le cavità atriale e di essere pompati dal cuore sotto forma di emboli a distanza. Dal cuore, tali emboli, potranno raggiungere tutti i distretti vascolari e provocare gravissimi danni ischemici (ad esempio se raggiungono il cervello si parlerà di ictus ischemico).
Versamento pericardico
Il versamento pericardico consiste nella presenza di liquido (di tipo trasudato o essudato) che si accumula all’interno della cavità pericardica che circonda il cuore. Può essere spesso associato un quadro infettivo e infiammatorio del pericardio, che prende il nome di pericardite, che richiede un immediato intervento terapeutico.
Soffi cardiaci
Già riscontrabili durante l’auscultazione del cuore con il fonendoscopio, i soffi cardiaci possono essere confermati “visivamente” durante un’ecocardiografia. I soffi cardiaci sono quindi dei rumori anomali del cuore che nella maggior parte dei casi non sono indicativi di una patologia cardiaca (in tali casi si parla di “soffi innocenti”), ma a volte possono essere un segnale di una qualche cardiopatia che andrà attentamente indagata ed eventualmente curata.
Cenni generali sull’ecografia
L’ecografia si basa su un processo fisico che possiamo didatticamente suddividere in due momenti:
- emissione,
- ricezione di un fascio di ultrasuoni, che avviene mediante un trasduttore.
Quando il fascio di ultrasuoni colpisce i tessuti, questi oppongono resistenze diverse al passaggio delle onde in base alla loro composizione (densità). Misurando le differenti risposte è possibile ricostruire l’immagine ecografica mediante il ricorso a diverse intensità, che nello specifico vengono indicate come:
- Iperecogena: nelle strutture molto dense come l’osso le onde non si trasmettono, sono invece rinviate totalmente e captate di nuovo dal trasduttore, generando un eco intenso di colore bianco.
- Ipoecogena: le onde si trasmettono in minore misura essendo i tessuti attraversati meno densi. Si generano diverse tonalità di grigio in base alla proporzione di acqua, tessuto fibroso e grasso della struttura colpita dagli ultrasuoni.
- Anecogena: per strutture particolari come quelle molto ricche di acqua, tutti gli ultrasuoni vengono trasmessi attraverso il tessuto e lo trapassano senza essere riflesse verso il trasduttore. Il questo caso non si registrerà nessun ritorno di ultrasuoni e verrà generata un’immagine di colore nero.
Vantaggi
I principali vantaggi dell’ecografia rispetto alle altre metodiche sono:
- Innocuità: è senz’altro l’aspetto più rilevante. Gli ultrasuoni non sono dannosi per i tessuti biologici a differenza delle radiazioni ionizzanti.
- Ripetibilità: concetto legato all’innocuità. Un esame ecografico può essere ripetuto diverse volte, valutando anche come un determinato quadro patologico cambi rispetto alla clinica, e ad un eventuale trattamento.
- Ben tollerata e non invasiva: a differenza della TC o della risonanza magnetica non crea nessun fastidio al paziente e non necessita neanche di un accesso venoso preventivo.
- Rapidità di esecuzione: possono bastare pochi minuti al medico per un esame di base.
- Basso costo: a parte il prezzo iniziale dell’apparecchio, il suo utilizzo e la sua manutenzione sono molto economici rispetto ad altri strumenti (come TC o RM).
- Applicazione terapeutiche: gli ultrasuoni vengono utilizzati anche per scopo terapeutico in diversi campi, come per la cura di tendiniti o per la frammentazione di calcoli permettendo la loro dissoluzione e successiva espulsione.
Svantaggi
Per quanto riguarda gli svantaggi:
- Operatore-dipendente: eseguire un’ecografia richiede un’adeguata preparazione ed una notevole esperienza, quindi il risultato che si ottiene può variare da un operatore all’altro.
- Risoluzione inferiore rispetto a TC ed RM: questo implica il fatto che l’ecografia sia spesso un esame di primo livello che richiederà, in casi specifici, l’esecuzione di indagini di II livello quali la TC o la RM.
Diversi tipi di ecocardiografia
Lo studio ecografico del cuore può avvenire secondo diversi approcci, ognuno caratterizzato da vantaggi e limitazioni. Nello specifico esistono 4 modalità di ecocardiografia:
- Ecocardiografia transtoracica: rappresenta la modalità classica, con la sonda che viene poggiata direttamente sul torace del soggetto da esaminare
- Ecocardiografia 3D: modalità di ecografia che permette una ricostruzione tridimensionale del cuore e dei vasi principali
- Ecocardiografia trans-esofagea: modalità che prevede l’utilizzo di una sonda endoscopica. Un endoscopio viene introdotto in bocca e poi fatto scendere in esofago, in maniera similare a ciò che avviene per una normale gastroscopia (EGDS), con la differenza che sulla punta dello strumento anziché essere presente una videocamera è presente una piccola sonda che permette di studiare il cuore (l’esofago è anatomicamente confinante con il cuore).
- Ecocardiografia fetale: si tratta di una applicazione particolare di una ecocardiografia, dove oggetto di studio è il cuore di un feto attraverso l’addome di una donna in gravidanza. Di solito tale esame viene eseguito tra le 17 e le 23 settimane di gestazione per riscontrare il più precocemente possibili eventuali cardiopatie congenite del feto.
Ecocardiografia color-doppler
L’ecografia “doppler” è un esame più avanzato che viene utilizzato per lo studio anatomico e funzionale del cuore e dei vasi sanguigni. Si parla anche di eco-color-doppler, poiché oltre alla tipica tonalità di grigi dell’ecografia classica, il dispositivo è in grado di produrre un’immagine che che sfrutti anche il colore rosso per evidenziare un flusso di tipo arterioso ed il colore blu per il flusso di tipo venoso.
Questa nuova metodica ha rivoluzionato nell’ultimo periodo la diagnostica delle malattie cardiache e vascolari, permettendo di rilevare e soprattutto monitorare nel tempo diverse patologie.
A cura del Dr. Dimonte Ruggiero, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
- Manuale di Malattie Cardiovascolari – Società Italiana di Cardiologia
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