- Cos’è l’elettromiografia?
- Quanto dura?
- Quanto costa?
- Quando viene prescritto?
- A cosa serve?
- Preparazione
- Come avviene?
- Fa male?
- Rischi
- Controindicazioni
- Risultato
Cos’è l’elettromiografia?
L’elettromiografia (EMG) è un esame strumentale che si effettua ogniqualvolta si sospettino disfunzioni di nervi (a livello del sistema nervoso periferico) o muscoli, perché in grado di valutarne lo stato di salute. Esamina la conduzione nervosa, motoria e sensitiva e consente di verificare l’attività dei muscoli durante l’attivazione volontaria e a riposo.
Lo specialista di riferimento per l’esecuzione/lettura del test è il neurologo o anche il fisiatra.
Quanto dura?
L’esame ha una durata complessiva di 20-40 minuti in dipendenza del numero di muscoli e di motoneuroni da sottoporre all’esame.
Quanto costa?
Il costo è ampiamente variabile a seconda che l’elettromiografia sia prescritta in regime di Sistema Sanitario Nazionale (sarebbe dovuto solo eventualmente il pagamento del ticket regionale) o meno; nel caso di regime privato esiste grande variabilità tra i diversi laboratori/professionisti che conducono l’esame, anche in correlazione al numero di muscoli e motoneuroni da verificare, ma indicativamente in un intervallo compreso tra € 100 e € 300 per singolo distretto (ad esempio per arti superiori o inferiori).
Quando viene prescritto?
I sintomi che portano a consigliare l’effettuazione di questo test sono principalmente:
- Astenia muscolare
- Deficit di sensibilità in alcune zone corporee, soprattutto gli arti superiori/inferiori
- Dolori muscolari a braccia, gambe, colonna vertebrale
- Formicolio o intorpidimento
- Crampi, spasmi o paralisi muscolare
A cosa serve?
L’elettromiografia è un esame strumentale indicato per sospetto di:
- Artrosi cervicale e lombo-sacrale
- Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)
- Sciatalgia
- Ernia del disco
- Distrofia muscolare
- Miotonia
- Miastenia gravis
- Spasmofilia
- Polinevriti virali, tossiche, diabetiche, da dialisi
- Lesioni traumatiche dei tronchi nervosi
- Compressioni di tronchi nervosi, come ad esempio la sindrome del tunnel carpale
- Disfunzioni masticatorie
- Disfunzioni urogenitali
L’EMG è indicata per effettuare diagnosi differenziali del danno neurogeno da quello miogeno o di placca neuromuscolare, ovvero per comprendere se il problema risieda a livello muscolare o nervoso; se attraverso questo esame non invasivo si pone il sospetto di patologia, questo richiede di essere confermato con esami strumentali più specifici e sensibili, quali ecografia, TAC e RMN, a seconda dei casi sospettati.
Tra gli esami di laboratorio che si possono eseguire per ottenere una diagnosi più precisa troviamo invece:
- Rachicentesi (puntura lombare)
- Esami ematochimici
- Biopsie (esame istologico)
Preparazione
In genere viene richiesto esclusivamente di presentarsi per l’esame avendo avuto cura di lavare bene la zona da esaminare, per rimuovere l’eventuale sebo presente (sostanza oleosa con funzione di difesa che viene prodotta dalla cute); è inoltre necessario evitare l’applicazione di creme od unguenti.
Non viene richiesto il digiuno, ma alcuni laboratori richiedono di evitare sigarette e sostanze a base di caffeina nelle tre ore precedenti l’esame.
Si raccomanda di valutare PREVENTIVAMENTE con il medico l’eventuale assunzione di farmaci in uso.
Come avviene?
Il paziente, a seconda del distretto esaminato, è in posizione seduta o distesa.
Durante l’EMG uno o più piccoli aghi (elettrodi) vengono inseriti nel muscolo; l’attività elettrica rilevata dagli elettrodi viene quindi visualizzata su un monitor sotto forma di onde.
Fa male?
L’EMG è complessivamente un esame ben sopportato, a cui possono sottoporsi anche bambini e anziani, seppur porti con sé qualche fastidio al momento dell’inserimento degli aghi (se si avverte dolore durante l’esame va comunicato, perché in grado di interferire con la lettura del risultato).
Potrebbe persistere un leggero fastidio al muscolo per 1-2 giorni successivi all’esame e qualche piccolo livido per qualche giorno in più.
Rischi
L’EMG è una procedura a basso rischio, con un rischio di complicanze molto basso; tra quelle segnalate in letteratura si annovera la possibilità che a causa dell’inserimento dell’ago si verifichino
- sanguinamento,
- infezione
- lesioni ai nervi.
Quando ad essere osservati sono i muscoli della parete toracica esiste un remoto rischio di pneuomotorace (collasso di un polmone a causa della fuoriuscita di aria).
Controindicazioni
In specifiche situazioni è richiesta una maggior attenzione da parte dell’operatore, come nel caso di pazienti portatori di:
- pacemaker
- defibrillatori
- stimolatori cerebrali
Seppure ad oggi il rischio di interferenza elettromagnetica sia molto basso, occorre comunque considerare attentamente il rapporto rischio/beneficio per l’esecuzione di questo test.
Si raccomanda inoltre prudenza in caso di
- Alterazioni della coagulazione, o in corso di terapia anticoagulante o antiaggregante
- Presenza di edema nella zona da esaminare (perché in grado di falsare i risultati causando falsi positivi).
I risultati sono inoltre poco attendibili in presenza di:
- Obesità
- Ulcere trofiche
- Vasculopatie periferiche
- Edema diffuso
Risultato
L’elettromiografia è un esame che si compone di due parti:
- Elettroneurografia, attraverso cui si misura la velocità di conduzione di uno stimolo elettrico lungo il nervo. Tale esame dà informazioni sia sulla componente motoria che su quella sensitiva del nervo.
- Ampiezza del potenziale evocato
- Latenza del segnale mediante stimolo diretto elettrico del nervo attraverso uno stimolatore superficiale posto sul nervo
- Potenziale elettrico evocato tramite elettrodi superficiali posti sul muscolo.
- Elettromiografia: si effettua utilizzando un ago-elettrodo (un sottile ago sterile e monouso) che si inserisce nei muscoli in tre tempi:
- Muscolo a riposo
- Muscolo in contrazione minima
- Muscolo alla massima contrazione
Si valuta:
- Presenza di attività elettrica spontanea: segno di denervazione
- Ampiezza dei potenziali elettrici muscolari
- Durata dei potenziali elettrici muscolari
- Numero di unità motorie attivate al minimo sforzo, a questo proposito:
- Se si attivano poche unità potrebbe esserci sofferenza nervosa
- Se si attivano precocemente potrebbe esserci sofferenza muscolare.
Lo studio combinato della conduzione nervosa e della valutazione dell’attività elettrica dei muscoli permette di capire se il quadro sintomatologico sia ascrivibile ad una patologia inerente il sistema nervoso oppure una patologia primariamente muscolare.
Lo strumento utilizzato per la elettromiografia consente di produrre un tracciato composto da segnali elettrici chiamati potenziali spontanei e potenziali di attività.
I potenziali spontanei sono classificati in:
- Potenziali di fibrillazione: sono degli spike che si ripetono con frequenza da 1 a 5-6 al secondo. Sono causati da una lesione di una o tutte le fibre del nervo che comanda il muscolo esaminato.
- Potenziali di fascicolazione: sono provocati da lesioni o comunque da una sofferenza del midollo spinale.
I potenziali di attività motoria sono invece dovuti ad attivazione volontaria o stimolata elettricamente tramite il nervo che innerva il muscolo.
A seconda dell’entità della contrazione il tracciato evidenzierà dei potenziali molto avvicinati o allontanati tra di loro.
I parametri che si vanno a valutare sono:
- Velocità di conduzione: si calcola applicando uno stimolo elettrico ad un nervo periferico in due punti e registrando la risposta che si ha a livello del muscolo. Si ottiene misurando il tempo che passa tra l’erogazione dello stimolo e la contrazione del muscolo innervato, per ogni punto di stimolazione, e in rapporto alla distanza tra questi.
La velocità di conduzione dei nervi è di circa 50 m/s, il tempo di conduzione può aumentare (quindi la velocità di conduzione si riduce) nelle polineuropatie e neuropatie infiammatorie, diabetica o in quelle da compressione meccanica, come accade nella sindrome del tunnel carpale. - Latenza distale e latenza prossimale: è utile per rilevare la presenza di possibili blocchi di conduzione, come può accadere nelle neuropatie da compressione nervosa. Rappresentano la misura del tempo che passa tra lo stimolo elettrico e il potenziale d’azione a livello del muscolo.
- Risposta F: misura il tempo che impiega un nervo motore a condurre un segnale nervoso dalla periferia al midollo spinale e viceversa. Normalmente i nervi motori trasportano il segnale nervoso esclusivamente dal midollo spinale alla periferia. Questa risposta dà informazioni sullo stato di salute dei motoneuroni esaminati.
- Ampiezza: rappresenta l’altezza dell’onda che si vede nel tracciato; fornisce informazioni sulla funzionalità e sul numero di fibre nervose attivate durante uno stimolo. Tale parametro aiuta nelle diagnosi di patologie nervose degenerative, neuropatie da compressione e lesioni traumatiche dei nervi.
A cura del dr Mirko Fortuna, medico chirurgo.
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