- Introduzione
- A cosa serve?
- Controindicazioni
- Preparazione
- Sedazione
- Come avviene la gastroscopia
- Dopo l’esame
- Gastroscopia trans-nasale
- Rischi
- Cosa mangiare dopo la gastroscopia?
- Fonti e bibliografia
Introduzione
La gastroscopia, o più correttamente esofagogastroduodenoscopia (EGDS), è una procedura endoscopica che permette la visualizzazione diretta del tratto digestivo superiore, ossia
- esofago
- stomaco
- duodeno prossimale
attraverso l’utilizzo di un tubicino flessibile che viene inserito dalla bocca e guidato poi lentamente lungo la via digestiva.
È una delle procedure più comuni eseguite da un gastroenterologo e, sebbene sia in qualche modo invasiva (non dolorosa, ma sicuramente nemmeno piacevole per il paziente), rappresenta uno strumento di insostituibile importanza per la diagnosi ed in alcuni casi il trattamento di patologie digestive.

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A cosa serve?
La gastroscopia è un esame che può avere una duplice valenza:
- Diagnostica, in presenza di:
- Dolore persistente nella parte superiore dell’addome o dolore associato a sintomi allarmanti come perdita di peso o anoressia (assenza di appetito)
- Disfagia (difficoltà alla deglutizione) e/o odinofagia (deglutizione difficoltosa al transito del cibo) o problemi di alimentazione
- Sintomi intrattabili o cronici come la malattia da reflusso gastroesofageo
- Irritabilità inspiegabile nel bambino
- Vomito persistente di origine sconosciuta
- Anemia sideropenica (da carenza di ferro) con presunta perdita di sangue cronica quando si sospetta clinicamente una fonte gastrointestinale superiore o quando la colonscopia risulta normale
- Diarrea cronica o altre forme di malassorbimento
- Valutazione delle lesioni causate da un’ingestione di sostanze corrosive
- Sorveglianza per pazienti con lesioni precancerose che possono evolvere a tumore come in pazienti con condizioni pre-maligne come le sindromi da polipi multipli, l’esofago di Barrett o la gastrite da Helicobacter pylori
- Terapeutica
- Rimozione di corpi estranei
- Dilatazione di una stenosi esofagea (restringimento patologico di una zona anatomica)
- Legatura di varici esofagee
- Controllo di sanguinamenti lungo il tratto gastrointestinale superiore
- Posizionamento di tubi di alimentazione o drenaggi
- Gestione dell’acalasia esofagea (malattia caratterizzata da un’alterazione nella peristalsi esofagea che riduce il transito del cibo dall’esofago allo stomaco) con tossina botulinica o dilatazione con palloncino
Controindicazioni
Alcune patologie e condizioni controindicano all’esecuzione dell’esame, perché potenzialmente in grado di causare ulteriori possibili complicazioni:
- Controindicazioni assolute
- intestino perforato
- peritonite (infiammazione del peritoneo, una membrana che avvolge gli organi addominali)
- megacolon tossico in un paziente instabile (abnorme dilatazione dell’intestino, con pericolo di perforazione)
- Controindicazioni relative
- neutropenia grave (abbassamento patologico di alcune forme di globuli bianchi)
- coagulopatie (malattie conseguenti a difetti della coagulazione)
- trombocitopenia grave o compromissione della funzionalità piastrinica (riduzione del numero di piastrine)
- aumento del rischio di perforazione incluse malattie del tessuto connettivo, recente intervento chirurgico all’intestino o ostruzione intestinale
- aneurisma dell’aorta addominale
- mancata collaborazione del paziente (potrebbe essere possibile procedere in sedazione)
Preparazione
La gastroscopia nei bambini e negli adulti viene solitamente eseguita in regime ambulatoriale utilizzando una leggera sedazione, affinché si possa ridurre al minimo il disagio legato all’esame; non si tratta cioè di una vera anestesia generale, ma il paziente viene portato attraverso la somministrazione di tranquillanti ad uno stato soporoso a cavallo tra sonno e veglia.
Pazienti (o genitori/tutori legali nel caso di minori) devono fornire il consenso informato prima dell’esecuzione dell’esame. Il medico fornirà tutte le indicazioni circa la modalità di esecuzione della procedura diagnostica/terapeutica, compresa la sedazione.
Durante il colloquio, è fondamentale che il paziente informi il medico su eventuali malattie in corso, allergie e gli eventuali farmaci assunti.
Dieta
La preparazione comporta un periodo di digiuno di almeno 6 ore, in modo tale da consentire la visualizzazione di tutto il tratto digestivo superiore senza ostacoli. È comunque possibile bere piccole quantità di acqua.
Si consiglia infine che l’ultimo pasto prima dell’esame sia comunque leggero, come minestrina in brodo vegetale, carne magra, pesce, …
Si raccomanda di evitare di fumare nelle ore precedenti l’esame.
Farmaci
La maggior parte dei farmaci può essere continuata senza alcun tipo di interazione, fanno eccezione i medicinali utilizzati per il diabete, a causa del periodo di digiuno prima della procedura e i farmaci per la coagulazione sanguigna, che potrebbero subire delle piccole variazioni di dosaggio, dato il rischio, seppur minimo, di sanguinamenti.
In caso di assunzione di medicinali per lo stomaco, come ad esempio gli inibitori di pompa, il medico suggerirà di sospenderli almeno 7-10 giorni per garantire una diagnosi accurata e non influenzata dai farmaci.
Si raccomanda in ogni caso di non modificare alcuna terapia in corso se non espressamente suggerito dal medico.
Sedazione
Nella maggior parte dei pazienti si procede ad una leggera sedazione volta a ridurre al minimo il disagio, oltre a ridurre l’ansia che può comprensibilmente accompagnare la procedura.
Le opzioni terapeutiche in questo caso spaziano da
- un approccio leggero (sedazione cosciente) volto a spegnere l’ansia, ma mantenendo il paziente vigile e cosciente,
- ad una sedazione profonda (tecnica anestesiologica comunque più leggera rispetto all’anestesia totale).
Tutti i pazienti sottoposti a esofagogastroduodenoscopia richiedono una valutazione pre-procedurale per valutare il rischio della sedazione e gestire potenziali problemi relativi a condizioni di salute preesistenti.
Viene in genere applicata a prescindere un’anestesia locale a livello della gola, per ridurre il fastidio legato all’introduzione dell’endoscopio.
Come avviene la gastroscopia
Durante il test i pazienti vengono tenuti sotto stretta osservazione mediante il monitoraggio dei parametri vitali:
Prima di tutto il paziente viene fatto sdraiare lateralmente somministrando uno spray in gola che riduca il disagio dovuto alla presenza del tubicino (endoscopio) che verrà inserito successivamente dalla bocca. Una volta che l’endoscopio è passato oltre la gola, il paziente non potrà parlare, ma comunque potrà emettere suoni. Lo strumento non interferisce con la respirazione.

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L’endoscopio è dotato di una minuscola fotocamera sulla punta, che trasmette le immagini a un monitor che permette di cercare eventuali anomalie nel tratto digestivo superiore.
In aggiunta, sempre attraverso lo strumento, possono essere inseriti speciali dispositivi chirurgici che permettono il prelievo di un campione di tessuto oppure la rimozione di un polipo. Terminato l’esame, il tubicino verrà lentamente rimosso.
Durata
La gastroscopia richiede in genere dai 15 ai 30 minuti, a seconda della situazione clinica del paziente.
Dopo l’esame
Terminato l’esame al paziente viene consigliato di rimanere in struttura per circa 1 ora, per monitorarne la situazione clinica generale e valutare la sintomatologia durante lo smaltimento dell’anestesia.
È indispensabile farsi accompagnare a casa dopo l’esame, vista la controindicazione assoluta di mettersi alla guida a causa dell’anestesia
Gastroscopia trans-nasale

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L’endoscopia transnasale (TNE) è una metodologia che viene condotta per via nasale, grazie ad un endoscopio particolarmente sottile (con diametro inferiore a 6 mm); il vantaggio principale di questo approccio è migliorare la tolleranza del paziente ad una procedura che purtroppo risulta piuttosto invasiva.
La gastroscopia transnasale può essere eseguita senza sedazione, abbattendone quindi i rischi collegati; si riducono anche i costi e la durata dell’esame, pur mantenendo la qualità dell’immagine degli endoscopi di calibro normale
Lo svantaggio principale, oltre a richiede personale addestrato all’utilizzo di questa tecnica, è che il piccolo canale operativo dell’endoscopio ultrasottile utilizzato rende più complicata l’esecuzione di procedure terapeutiche (la biopsia è comunque possibile con una pinza speciale di diametro inferiore a 2 mm).
Rischi
L’esofagogastroduodenoscopia è una procedura generalmente molto sicura, solo raramente possono verificarsi complicanze che annoverano
- sanguinamento: il rischio può aumentare se la procedura richiede la rimozione di un porzione di tessuto per la biopsia o nel caso in cui sia necessario un trattamento locale
- infezione: sono rare e in genere di lieve entità
- lacerazione: nel caso in cui vengono eseguite multiple procedure
- reazione allergica al farmaco somministrato durante la sedazione
Una volta a casa si raccomanda di contattare immediatamente il medico o il più vicino Pronto Soccorso nel caso di comparsa di
- febbre
- dolore al petto
- dispnea
- vomito con tracce di sangue
- difficoltà a deglutire
- dolore addominale grave o persistente
Cosa mangiare dopo la gastroscopia?
Al termine dell’esame lo specialista suggerirà di attendere qualche ora prima di alimentarsi, in modo da aver smaltito l’effetto della sedazione (la gola rimane anestetizzata per circa un’ora a seguito dell’esame).
Nel caso di gastroscopia con biopsia verrà suggerita maggior cautela nella scelta del cibo per qualche tempo, in modo da consentire una completa guarigione della parete gastrica.
A cura del Dr. Francesco Netto, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
- EGD Test (Esophagogastroduodenoscopy) – Healthline
- Esophagogastroduodenoscopy
- Upper endoscopy – Mayo Clinic
- Transnasal endoscopy: Technical considerations, advantages and limitations
Articoli ed approfondimenti
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