Laparoscopia ginecologica e addominale: procedura, rischi e altro

Cos’è la laparoscopia?

La laparoscopia è una procedura chirurgica minimamente invasiva che consente lo studio dell’interno della cavità addominale e pelvica. Può essere effettuata con due diversi scopi:

  • fare diagnosi (laparoscopia esplorativa o diagnostica)
  • fare terapia (laparoscopia operativa o terapeutica)

Nel primo caso ha una funzione esplorativa, perché consente al chirurgo di valutare lo stato di benessere delle strutture anatomiche contenute in addome o nel basso ventre, quando le informazioni ottenute con esami radiologici quali ecografia, TAC o risonanza magnetica, si rilevano incomplete.

Nel caso venga riscontrato qualcosa di anomalo è possibile che il chirurgo decida di intervenire a scopo terapeutico con grandi vantaggi per il paziente. Rispetto alla chirurgia tradizionale, infatti, la chirurgia laparoscopica:

  • richiede incisioni chirurgiche più piccole, quindi lascia cicatrici più piccole
  • causa meno dolore post-operatorio ed un ridotto rischio di complicanze (in particolare di infezioni ed emorragie)
  • richiede meno giorni di ospedalizzazione
  • consente un più facile recupero fisico ed un rapido ritorno alle comuni attività quotidiane da parte del paziente (circa una settimana dopo una laparoscopia esplorativa, variabile in caso di laparoscopia terapeutica da poche settimane a qualche mese in base alla gravità del caso clinico)

Indicazioni

Laparoscopia oncologica

Permette di completare le indagini diagnostiche, fornendo informazioni precise e dettagliate su vari tipi di tumore d’origine addominale o pelvica (come carcinomi dello stomaco, intestino, utero, ovaie, …).

Con la tecnica laparoscopica è possibile effettuare biopsie, ossia piccoli prelievi di una formazione sospetta da far analizzare al microscopio in un laboratorio di anatomia patologica, per conoscerne con esattezza la reale natura (si tratta di un tumore? è una formazione benigna?) e di descriverne le caratteristiche (come dimensioni o infiltrazione degli organi vicini, …).

Queste informazioni si vanno ad aggiungere a quelle ottenute dal medico con gli esami strumentali (quali ecografia, TAC, RMN, PET, …) e di laboratorio, che devono sempre essere effettuati per primi e solo in alcuni casi richiedono integrazioni.

Se la formazione che si vuole indagare è piccola e ben circoscritta, il chirurgo può decidere di asportarla completamente, risparmiando al paziente un successivo intervento chirurgico vero e proprio, beneficiando peraltro di minori effetti collaterali.

Laparoscopia ginecologica

Viene spesso preferita alla chirurgia tradizionale per l’asportazione di cisti ovariche, fibromi uterini, prolasso dell’utero, endometriosi, in caso di gravidanza ectopica, o per lo studio diagnostico di tumori dell’utero, delle salpingi o delle ovaie.

Laparoscopia addominale

È sovente preferita alla chirurgia tradizionale per la rimozione dei calcoli della colecisti, appendicite, ernie addominali o inguinali, varicocele, malattie infiammatorie (come morbo di Crohn o diverticolite), dolore addominale o pelvico a causa sconosciuta, o per lo studio diagnostico di tumori del colon o altri organi dell’apparato gastro-intestinale.

Laparoscopia urologica

Viene spesso preferita alla chirurgia tradizionale per la rimozione di calcoli renali o vescicali, resezioni parziali di vescica (TURV) o prostata (TURP) per presenza di formazioni benigne o maligne od ingrossamento della prostata (ipertrofia prostatica), criptorchidismo, o per lo studio diagnostico degli organi dell’apparato urinario.

Preparazione

Il chirurgo visita il paziente prima di sottoporlo alla procedura, richiedendo poi una serie di esami pre-intervento che comprendono:

  • esami del sangue completi,
  • elettrocardiogramma,
  • visita anestesiologica.

Ne raccoglie inoltre la storia clinica, per conoscere eventuali interventi chirurgici pregressi, malattie note, farmaci assunti ed allergie note e fornisce utili raccomandazioni per il paziente.

Se ci si deve sottoporre ad un intervento di laparoscopia, infatti, è necessario evitare il consumo di cibi ricchi di scorie (fibra) ed in grado di rallentare il transito gastrointestinale nei giorni precedenti alla procedura (come fagioli, legumi, verdure crude, panna, burro, pasta o riso integrali, formaggi stagionati, noci, succhi di frutta, …) al fine di mettere a riposo l’intestino.

Non si può mangiare o bere nelle 8 ore prima della procedura e deve essere effettuato un clistere evacuativo per ripulire l’intestino poche ore prima dell’intervento.

L’assunzione di alcuni farmaci, come medicine anti-aggreganti, anti-coagulanti o anti-infiammatori, possono essere sospesi temporaneamente a giudizio del medico a partire da uno o due giorni prima dell’intervento, per prevenire il rischio di emorragie (eventualmente passando alla somministrazione di eparina, quando necessario).

La procedura

La laparoscopia è una tecnica chirurgica mini invasiva che si effettua con uno strumento specifico, il laparoscopio, che si presenta come un tubo sottile di diametro inferiore al centimetro che viene introdotto dal chirurgo nella zona dell’addome o della pelvi da esplorare, attraverso una piccola incisione.

Prima del laparoscopio il chirurgo introduce dalla stessa breccia chirurgica, solitamente prodotta all’altezza dell’ombelico, un tubicino contenente anidride carbonica per ben distendere la pancia e consentirne una migliore visualizzazione.

Quindi introduce il laparoscopio, uno strumento dotato di una luce e di una telecamera a fibre ottiche, che proietta ed ingrandisce in un monitor cui è collegato le immagini interne del nostro corpo, consentendo al chirurgo di vedere come attraverso una lente d’ingrandimento eventuali anomalie anatomiche di organi, vasi sanguigni e tessuti muscolari.

Semplificazione di un intervento in laparoscopia

iStock.com/VectorMine

Se dopo aver esplorato l’addome il chirurgo decide che c’è un indicazione ad operare, inciderà nella pancia del paziente altre brecce chirurgiche sempre di piccolo diametro e solitamente in numero di 2 o massimo 4, che verranno utilizzati per far passare gli strumenti chirurgici (come bisturi, pinze, aspiratori, ecc ..) ed i drenaggi post-operatori.

La laparoscopia viene effettuata in sala operatoria ed in anestesia generale.

Laparoscopia robotica

La laparoscopia è una nuova frontiera della chirurgia mini invasiva, che utilizza un robot dotato di più bracci e visione tridimensionale, e collegato ad una consolle chirurgica che ne controlla i movimenti. Il chirurgo muove il robot stando seduto alla consolle, mentre alcuni assistenti al tavolo operatorio coadiuvano le varie fasi dell’intervento.

Questa procedura, praticata solo in centri altamente specializzati, consente di intervenire con maggiore agevolezza entro spazi anatomici più profondi o ristretti, in particolare nella cura di patologie ginecologiche o in caso di pazienti obesi.

Quando dura?

Solitamente la laparoscopia a scopo esplorativo/diagnostico dura circa 30-60 minuti.

Se lo scopo è quello terapeutico, la durata può essere maggiore e variare da caso a caso.

Cosa fare dopo la procedura?

Dopo la procedura laparoscopia il paziente resta ricoverato in ospedale per almeno 24 ore; durante tale periodo si monitorizzano i suoi parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria) e si osserva l’eventuale comparsa di disturbi o complicanze post-intervento.

Alla dimissione il paziente viene istruito sull’importanza di mantenere la cicatrice chirurgica ben asciutta e pulita fino alla sua completa guarigione per evitare possibili infezioni. Il chirurgo programma a tale scopo delle visite successive per controllare la ferita ed infine togliere i punti di sutura.

È infine importante che il paziente stia a riposo e non compia sforzi fisici nei giorni che seguono l’intervento, come chinarsi o sollevare sacchi della spesa od oggetti pesanti.

Rischi e complicanze

La laparoscopia è generalmente una tecnica chirurgica sicura ed indolore per il paziente, anche se come tutti gli interventi sono conosciuti alcuni possibili effetti indesiderati e complicanze (in parte legate all’anestesia totale).

Dopo l’intervento è possibile che compaiano disturbi, solitamente lievi e passeggeri; il gas insufflato in addome all’inizio della procedura per consentire la dilatazione della pancia ed una migliore visione degli organi e tessuti interni, può causare qualche disagio al paziente al suo risveglio, come ad esempio:

  • gonfiore addominale che, generalmente scompare da solo nel giro di pochi giorni per interventi brevi o una/due settimane se la procedura ha richiesto un tempo di esecuzione più lungo,
  • crampi addominali,
  • dolore alla spalla, alla schiena o all’addome (in particolare il dolore alla spalla compare per irritazione del diaframma e del nervo frenico) per cui il medico somministrerà farmaci antidolorifici,
  • bisogno impellente di urinare.

Nausea, vomito, mal di testa o ritenzione urinaria possono comparire come effetti collaterali legati ai farmaci utilizzati dall’anestesista.

Rarissimi sono la comparsa di complicanze più gravi, come

Alla luce di questi possibili rischi, se già a casa si raccomanda di rivolgersi al medico/Pronto Soccorso in caso di:

  • nausea e vomito,
  • difficoltà ad urinare con dolore, bruciore o ritenzione urinaria,
  • difficoltà alla respirazione,
  • febbre alta con brividi,
  • forte dolore post-operatorio al petto, all’addome, al basso ventre o alle gambe,
  • arrossamento, gonfiore, secrezioni purulente o sanguinamento della ferita.

In presenza di uno o più di tali eventi prima della dimissione si rende in genere necessario un periodo di degenza ospedaliera più lungo e quasi sempre un nuovo intervento chirurgico con tecnica tradizionale.

Chi può sottoporsi alla laparoscopia?

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che va pratica con cautela nelle donne in gravidanza avanzata, nelle persone obese, in chi soffre di BPCO (bronco-pneumopatia ostruttiva) o in chi ha già subito più di un intervento chirurgico in addome per via tradizionale per altri motivi (per cui è facile che presenti molte aderenze post-chirurgiche).

La laparoscopia, invece, non è praticabile nelle persone con alterazioni severe della coagulazione del sangue o con malattie infettive note, dal momento che queste due condizioni ne aumentano il rischio di complicanze.

Bibliografia

  • Compendio di radiologia . R. Passariello – G. Simonetti. Idelson-Gnocchi Editore.

 

A cura della Dr.ssa Tiziana Bruno, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.