- Cos’è l’esofago?
- Cos’è la manometria esofagea?
- Quando viene richiesta?
- Preparazione
- Viene praticato in anestesia?
- Come avviene l’esame?
- Quanto dura?
- Fa male?
- Quando si potrà mangiare?
- Interpretazione dei risultati
- Rischi ed effetti collaterali
- Fonti e bibliografia
Cos’è l’esofago?
L’esofago è il canale che collega la gola allo stomaco. È dotato di una spiccata componente muscolare, tanto che ad ogni deglutizione si contrae spingendo il cibo verso lo stomaco, se necessario anche contro la forza di gravità, mediante una complessa combinazione di movimenti volontari e riflessi.
All’estremità inferiore dell’esofago si trova una valvola (sfintere) che si apre solo in caso di:
- deglutizione di liquido o cibo,
- eruttazione,
- vomito.
Cos’è la manometria esofagea?
La manometria esofageo è un esame in grado di valutare la funzionalità dell’esofago, con particolare attenzione a
- pressione,
- contrazioni muscolari.
Si tratta di una procedura vecchia di circa 70 anni, anche se nella sua evoluzione più recente la manometria esofagea convenzionale è stata progressivamente sostituita dalla manometria esofagea ad alta risoluzione (HRM) come gold standard diagnostico.
Quando viene richiesta?
Poiché la presenza di anomalie nelle contrazioni (sia in termini di controllo che di forza muscolare) e nella funzionalità della valvola che separa l’esofago dallo stomaco possono causare
- dolore allo stomaco e al petto (una volta escluse cause cardiache),
- bruciore di stomaco,
- difficoltà a deglutire,
la manometria esofagea viene utilizzata per indagare e diagnosticare tutte le condizioni capaci di causare questi disturbi, nella maggior parte dei casi ascrivibili tuttavia alla malattia da reflusso gastroesofageo (GERD): l’esame non consente una diagnosi di GERD, ma viene usato per escludere le altre possibili cause dei sintomi lamentati dal paziente (in particolare disturbi della motilità esofagea), come ad esempio
- spasmo esofageo
- acalasia
- sclerodermia.
È inoltre utile a determinare le posizioni ideali della sonda per la rilevazione del pH esofageo.
Preparazione
L’aspetto più importante nella preparazione all’esame è probabilmente rappresentato dalla necessità di presentarsi a digiuno dal almeno 6 ore, liquidi compresi.
Poiché molti farmaci possono influenzare la pressione esofagea e le contrazioni muscolari naturali necessarie alla deglutizione, è poi importante segnalare al medico prescrittore tutti i farmaci assunti per valutare se sia necessaria una temporanea sospensione.
Più nel dettaglio la Cleveland Clinic consiglia di sospendere, sempre previo giudizio medico!, i seguenti farmaci:
- 24 ore prima i medicinali
- bloccanti dei canali del calcio come verapamil (Isoptin®, …), nifedipina (Adalat®, …) e diltiazem (Dilzene®, …)
- nitrati e nitroglicerina (Nitrodur®, Venitrin®, …)
- 12 ore prima tranquillanti ed ansiolitici come diazepam (Valium®) e alprazolam (Xanax®)
- 48 ore prima gli oppioidi, generalmente usati come antidolorifici.
Viene praticato in anestesia?
La manometria esofagea non richiede alcuna forma di sedazione né di anestesia generale, si ricorre esclusivamente ad una leggera forma di anestesia locale a livello del naso e della gola.
Come avviene l’esame?
Una volta applicato un anestetico in crema od in forma di spray all’interno delle narici e della gola, viene delicatamente introdotto nel naso un tubicino sottile, flessibile e lubrificato che verrà sospinto fino allo stomaco, in genere aiutato dalla deglutizione di piccoli sorsi di acqua a stimolare la muscolatura esofagea (tipicamente pochi millilitri ogni 30 secondi circa).
Una volta che il tubicino sarà in posizione il paziente viene quindi fatto stendere in posizione supina (a pancia in su); a questo punto è importante respirare lentamente ed in modo regolare, senza parlare ed evitando di deglutire a meno che non venga espressamente richiesto di farlo.
A giudizio del medico è possibile condurre analisi aggiuntive, ad esempio bevendo quantità superiori di acqua, deglutendo solidi e/o con frequenza più rapida, tutte condizioni atte a mimare i normali processi di deglutizione.
Mentre il tubo viene lentamente estratto dall’esofago il computer a cui è collegato misura e registra le pressioni nelle diverse sezioni dell’organo.
Il seguente video mostra l’esecuzione dell’esame (pur essendo in inglese è possibile apprezzare le modalità di esecuzione):
Quanto dura?
L’intera procedura più richiedere circa 30-60 minuti, ma in genere la fase più fastidiosa viene condotta in circa 10-15 minuti.
Fa male?
In genere l’esame non viene descritto come doloroso, ma come fastidioso; durante l’introduzione dello strumento è possibile manifestare lievi e brevi conati di vomito. Si possono avvertire sensazioni sgradevoli a naso e gola, oltre ad una leggera lacrimazione riflessa
Quando si potrà mangiare?
A meno di ricevere indicazioni diverse è normalmente possibile riprendere a mangiare normalmente fino dopo l’esame.
Allo stesso modo è possibile riprendere immediatamente le proprie attività al termine dell’esame, senza necessità di attesa.
Interpretazione dei risultati
Sulla base dei dati raccolti il paziente viene classificato in una delle 4 categorie individuate in base alla Classificazione di Chicago:
- Rilassamento incompleto della valvola che separa stomaco ed esofago (acalasia od ostruzione al deflusso)
- Principali disturbi della motilità
- Disturbi della motilità minori
- Motilità esofagea normale
Rischi ed effetti collaterali
Una volta terminato l’esame è possibile che persista un leggero mal di gola, naso chiuso od anche una lieve epistassi (sangue dal naso), tutti sintomi che in genere migliorano entro poche ore.
Sebbene i possibili effetti collaterali gravi siano molto rari, in letteratura sono riportati casi di:
- aritmie (battiti cardiaci irregolari),
- aspirazione di materiale nei polmoni (con rischio di sviluppo di polmonite ab ingestis),
- perforazione dell’esofago in caso di grave acalasia.
Fonti e bibliografia
- ASGE, American Society for Gastrointestinal Endoscopy
- Esophageal Manometry – Dustin Baldwin; Yana Puckett.
Articoli ed approfondimenti
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