Pap-test positivo e HPV: tutto quello che devi sapere

Valori Normali

In assenza di lesioni, infiammazioni ed infezioni l’esito risulta negativo.

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

Quasi tutti i casi di tumore al collo dell’utero sono causati da un’infezione sostenuta dal papilloma virus (HPV); esistono molti ceppi di questo virus, ma i principali responsabili di un’evoluzione maligna sono i 12 considerati ad alto rischio. Questi virus sono inoltre responsabili, seppure più raramente, di tumori all’ano, vaginali, al pene, oltre che di alcuni tipi di cancro dell’orofaringe (gola).

L’infezione da HPV è molto comune, ma la maggior parte dei casi viene contrastata e risolta efficacemente dal sistema immunitario della paziente in un tempo variabile che può arrivare a 1-2 anni, senza causare alcuna complicazione. Queste infezioni transitorie possono in alcuni casi provocare la comparsa di cambiamenti temporanei nelle cellule cervicali e, quando un’infezione cervicale con un HPV ad alto rischio persiste, i cambiamenti possono evolvere gradualmente in lesioni precancerose che potrebbero trasformarsi a loro volta in un tumore.

Possono passare 10-20 anni o più, prima che una lesione evolva a tumore.

Alla luce di questo pericolo, viene da anni consigliato alle donne sessualmente attive di sottoporsi a regolari test di screening per evidenziare precocemente eventuali situazioni a rischio e ridurre così sia il numero di nuovi casi di tumore della cervice uterina diagnosticati ogni anno, sia le morti causate dalla malattia.

Lo screening prevede essenzialmente due tipi di approcci,

  • PAP test,
  • HPV test,

Il pap test è un esame usato per individuare cellule anomale o potenzialmente anomale nella vagina e nel collo dell’utero. Con quest’esame è possibile individuare anche diverse infezioni, di natura

  • batterica,
  • micotica (come la candida)
  • o virale.

Il test HPV è usato per cercare la presenza di ceppi di HPV ad alto rischio nelle cellule cervicali; si tratta di un esame molto più recente che si basa sulla ricerca del DNA virale.

Il test HPV

  • mostra una sensibilità superiore al PAP test, è quindi più efficace nel predire la possibilità di sviluppo di lesioni in grado di trasformarsi in tumore,
  • ma è meno specifico, identifica cioè più spesso infezioni che potrebbero regredire spontaneamente;

Nelle donne più giovani le infezioni sono certamente più frequenti, ma solo raramente evolvono in forme tumorali, per questa ragione ad oggi il test HPV viene in genere riservato a donne di età superiore ai 30 anni, evitando così l’inutile rilevazione di lesioni destinate nella maggior parte dei casi ad una risoluzione spontanea.

Da un punto di vista pratico il PAP test viene in genere eseguito in ambulatorio o in ospedale; mentre la donna si trova sul lettino il ginecologo (o altro operatore sanitario, come l’ostetrica) dilata leggermente le pareti vaginali attraverso l’uso di uno specifico strumento (speculum) al fine di poter prelevare un piccolo campione di cellule cervicali dal collo dell’utero.

Il campione così prelevato viene quindi inviato in un laboratorio d’analisi per poter essere verificato.

L’esame non è particolarmente invasivo e non è necessario essere accompagnati, in quanto al termine della visita la paziente può tornare a casa da sola (a differenza di altri esami che possono richiedere, per esempio, una blanda sedazione).

La durata dell’esame (prelievo) è in genere limitata a pochi minuti, non è causa di dolore e non comporta alcun rischio, anche se alcune donne possono accusare un leggero fastidio ed eventualmente piccole perdite di sangue nei giorni successivi.

Medico che richiude il contenitore dopo aver prelevato il campione di cellule per eseguire il PAP test.

iStock.com/t.light

Interpretazione

Se il pap test è negativo significa che il campione di cellule è normale o che non ci sono segni di infezione.

In alcuni casi il pap test può avere un risultato “insoddisfacente” per la valutazione. Ciò significa che la raccolta del campione non è stata eseguita correttamente o che, più probabilmente, le cellule non possono essere identificate con precisione; in ogni caso l’esame andrà quindi ripetuto.

Attraverso questo esame possono emergere stati infiammatori o piccole infezioni, come la candida o alcune malattie sessualmente trasmesse (trichomonas vaginalis, microorganismi fungini compatibili con il genere Candida, flora batterica suggestiva per vaginosi batterica, batteri morfologicamente compatibili con Actynomices, modificazioni cellulari suggestive per Herpes simplex virus).

La classificazione dei risultati ha subito nel corso degli anni diverse modifiche e si consiglia di fare SEMPRE riferimento al ginecologo per una piena comprensione del risultato; da un punto di vista molto generale l’esito può essere:

  • Negativo: nessuna lesione
  • LSIL: lesione squamosa intraepiteliale di basso grado, comprendente HPV/displasia lieve, CIN1
  • HSIL: lesione squamosa intraepiteliale di alto grado, comprendente displasia moderata e grave, carcinoma in situ / CIN2, CIN3
  • AIS: cellule ghiandolari sospette per adenocarcinoma in-situ del collo dell’utero
  • Carcinoma: cellule di carcinoma squamoso
  • ASC-US: cellule squamose atipiche, non ulteriormente classificabili
  • ASC-H: cellule squamose atipiche, non si esclude una HSIL
  • AGC: cellule ghiandolari atipiche, specificando se endometriali, endocervicali, ghiandolari o non altrimenti specificate
  • Adenocarcinoma: endocervicale, endometriale, extrauterino o non altrimenti specificato
  • CTM: Cellule tumorali maligne non altrimenti specificabili

I diversi risultati corrispondono alla probabilità di sviluppare (quando non già presente) un tumore del collo dell’utero.

Nel caso in cui il test sia “non negativo” per lesioni di qualunque genere, il ginecologo consiglierà i necessari approfondimenti:

  • Periodica ripetizione dell’esame (vigile attesa),
  • HPV test e/o tipizzazione del ceppo presente,
  • colposcopia,
  • biopsia,

Fattori che influenzano l'esame

Il risultato del pap test può risultare insoddisfacente in caso di somministrazione/applicazione di lavande o creme vaginali nelle 48-72 ore precedenti l’esame.

Tra gli altri fattori in grado di alterare i risultati ricordiamo:

  • ciclo mestruale,
  • infezioni in corso,
  • uso di determinati farmaci (come la digitale e le tetracicline),
  • rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti l’esame.

Quando viene richiesto l'esame

La frequenza corretta con cui effettuare il pap test dipende dall’età, dall’uso dell’esame del DNA per l’HPV e dai fattori di rischio. L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), la U.S.

Preventive Service Task Force (USPSTF) e l’American Cancer Society forniscono queste raccomandazioni:

  • I controlli periodici con il pap test non dovrebbero iniziare prima dei 21 anni (o comunque dopo l’inizio dell’attività sessuale secondo l’AIRC)
  • Le donne di età compresa tra i 21 e i 30 anni dovrebbero fare il pap test ogni tre anni.
  • Tra i 30 e i 65 anni bisognerebbe fare il pap test e l’esame dell’HPV una volta ogni 5 anni; anche solo il pap test una volta ogni 3 anni è accettabile.
  • Dopo i 65 anni, non è necessario lo screening se è già stato fatto in precedenza e se non si hanno precedenti di tumore al collo dell’utero. Lo screening precedente è considerato adeguato se composto da 3 pap test negativi consecutivi o da 2 esami del DNA dell’HPV negativi negli ultimi 10 anni, con l’ultimo negli ultimi 5 anni.

Di fatto però non esiste ancora un orientamento comune tra le diverse società scientifiche; in Italia la Fondazione Veronesi consiglia di:

  • Sottoporsi al PAP-test ogni 1-3 anni per le ragazze più giovani, in quanto la diffusione delle infezioni da HPV è particolarmente estesa e tuttavia tende di norma a regredire spontaneamente
  • Dai 30 anni in poi è invece consigliabile passare all’HPV test, che si è dimostrato molto più sensibile e in specifici contesti può essere fatto anche solo una volta ogni 5 anni.

Un ruolo decisivo nella lotta al tumore del collo dell’utero è infine giocato dal vaccino contro l’HPV, che permette di offrire una più larga protezione e, se sarà possibile raggiungere una buona copertura della popolazione, garantire un domani l’effetto gregge.

Il medico, inoltre, può prescrivere il pap test se se la paziente ha diversi partner, aspetta un figlio, o soffre di sanguinamento vaginale anomalo, ha dolore, perdite o prurito.

Preparazione richiesta

  • Nelle 24 ore precedenti l’esame vi può essere chiesto di non fare docce e bagni.
  • Vi può inoltre essere richiesto di astenervi dai rapporti sessuali nelle 24-48 ore precedenti il test.
  • Nelle 48 ore prima dell’esame non si devono usare lavande, creme od ovuli vaginali.
  • Il pap test non va eseguito durante il ciclo mestruale.

Altre informazioni

Quali sono i fattori di rischio per il tumore al collo dell’utero?

Il fattore di rischio principale per il tumore al collo dell’utero è l’infezione da papillomavirus umano (HPV). Proprio per questo attualmente i medici consigliano l’esame del DNA oltre al pap test per le donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni.

Secondo il National Cancer Institute, esistono anche altri fattori che possono far aumentare il rischio di soffrire di tumore al collo dell’utero in seguito a infezioni da HPV. Tra di essi ricordiamo:

  • aver avuto diversi figli,
  • uso sul lungo periodo dei contraccettivi orali (pillola),
  • infiammazione cronica.

L’aumento del rischio è inoltre connesso a questi fattori:

  • inizio della vita sessuale attiva in giovane età;
  • diversi partner sessuali;
  • pap test eseguito troppo raramente;
  • fumo di sigaretta;
  • esposizione al DES;
  • diagnosi di tumore al collo dell’utero;
  • compromissione del sistema immunitario (causata da un trapianto o dall’HIV),
  • presenza di altre malattie sessualmente trasmesse come l’herpes.

Fonte: WomensHealth

Devo fare il pap test anche se ho fatto il vaccino per l’HPV?

Il vaccino per il papillomavirus non protegge da tutti i tipi di tumori del collo dell’utero, quindi anche chi ha fatto il vaccino deve effettuare tutti i controlli di routine.

La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato due vaccini contro il tumore al collo dell’utero per le donne di età compresa tra i 9 e i 26 anni. Entrambi proteggono dai tipi 16 e 18 dell’HPV, che da soli causano il 70% dei tumori al collo dell’utero, e dai tipi 6 e 11, che causano il 90% circa dei casi di verruche genitali. Il vaccino è somministrato in 3 dosi nell’arco di 6 mesi. I vaccini sono efficaci solo se ricevuti prima dell’esposizione al virus: le ragazze e le donne devono riceverli prima di diventare sessualmente attive.

Il risultato anomalo del pap test significa che ho un tumore?

Un singolo risultato anomalo del pap test non indica necessariamente la presenza di un tumore. Le membrane che coprono il collo dell’utero cambiano e si riparano continuamente. Potrebbe non essere necessaria una terapia, ma controlli regolari, ad esempio con un pap test ogni tre, sei mesi.

Il tumore al collo dell’utero è una malattia lenta e progressiva, che può impiegare anni per progredire in altre zone dell’organismo. Proprio per questo è necessario fare controlli ginecologici regolari per individuare eventuali cellule precancerose ed eventualmente rimuovere i tessuti colpiti. Gli esami regolari possono individuare il tumore al collo dell’utero già nei primi stadi. Con la diagnosi precoce, il tumore al collo dell’utero è facile da curare. Se non viene diagnosticato in tempo, invece, è quasi sempre letale.

Come posso proteggermi dal tumore al collo dell’utero?

  • Sottoporsi regolarmente al PAP test e/o all’HPV test, questo permette al medico di formulare una diagnosi precoce e aumentare così le possibilità di trattamento e di risoluzione.
  • Sottoporsi alla vaccinazione contro l’HPV.
  • Essere monogami. Avere rapporti con un unico partner ed essere fedeli l’un l’altro può ridurre il rischio, perchè diminuisce la possibilità di contrarre l’HPV.
  • Usare il preservativo, che è il modo migliore per prevenire eventuali infezioni trasmesse sessualmente (STI), compreso l’HPV, la causa della maggior parte dei casi di cancro cervicale

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.