Cos’è il tampone uretrale?
Il tampone uretrale è un test di laboratorio che può essere condotto sia nell’uomo che nella donna, con l’obiettivo di evidenziare la presenza di microrganismi patogeni nell’uretra, il canale che collega la vescica con l’esterno per l’escrezione dell’urina (e anche dello sperma nell’uomo).
Benché sia possibile praticarlo anche nella donna, è sicuramente molto più comune che venga prescritto al paziente maschio.
A cosa serve?
Urologo, ginecologo e dermatologo (quest’ultimo in quanto medico che si occupa di malattie a trasmissione sessuale) sono tra gli specialisti che tipicamente ordinano l’esame, quando i sintomi lamentati dal paziente suggeriscano la presenza di infezione (tipicamente malattie a trasmissione sessuale come gonorrea e clamidia, oltre che possibili uretriti di a trasmissione non sessuale); tra i sintomi più rilevanti spicca senza dubbio la presenza di perdite dal pene/vagina.
Tra gli altri sintomi spesso associati ad infezione delle vie urinarie vale la pena di ricordare:
- minzione/eiaculazione dolorosa
- aumento della frequenza di minzione
- arrossamento e gonfiore
- gonfiore dei testicoli (nell’uomo).
Nella donna è utile a evidenziare anche l’infezione da
- Herpes simplex virus
- Escherichia coli
- Micoplasmi
- Trichomonas vaginalis
- Ureaplasma.
Come avviene l’esame?
L’operatore sanitario (medico o infermiere/a) provvede innanzi tutti a un’accurata pulizia dell’apertura dell’uretra sulla punta del pene, ad esempio mediante una garzina sterile.
Nel paziente maschio si procede quindi a una leggera spremitura del pene, al fine di migliorare la sensibilità del test favorendo l’accumulo di materiale infetto verso la parte terminale dell’uretra (in rari casi può rendersi necessaria anche la stimolazione prostatica praticata per via rettale).
Viene quindi inserito molto delicatamente un sottile bastoncino dotato di punta cotonata (come un cotton-fioc o, più correttamente, come un tampone nasale/faringeo) attraverso il meato uretrale (l’apertura dell’uretra verso l’esterno, sopra la vagina o sulla punta del pene); appena introdotto per circa 1-2 centimetri verrà applicata una leggera rotazione a favorire la raccolta del materiale biologico.
L’idea è di raccogliere cellule e microrganismi presenti nell’organo per evidenziare in seguito (in laboratorio) la presenza di infezione.
Fa male?
La procedura di prelievo non fa male, ma è spesso descritta come fastidiosa. Richiede non più di qualche secondo.
In linea generale nella donna risulta meglio tollerato.
Preparazione
Per ottenere un campione affidabile è necessario che il prelievo venga eseguito ad almeno 2-3 ore dall’ultima minzione (l’urina tende a rimuovere l’eventuale presenza di materiale). Viene in genere consigliata anche una preventiva e accurata igiene intima la mattina che precede l’esame e l’astensione da rapporti sessuali, oltre che dall’applicazione di terapie locali in corso (creme).
Eventuali terapie antibiotiche vengono in genere sospese nei giorni precedenti per evitare falsi negativi.
Interpretazione del risultato
In assenza d’infezione l’esame si dice negativo.
Il tampone risulta invece positivo quando venga rilevata la presenza di microrganismi patogeni, che vengono successivamente caratterizzati per consentire la prescrizione di una terapia mirata; oltre al riconoscimento del microrganismo, in caso di batterio il campione viene sottoposto alla verifica di suscettibilità verso gli antibiotici più comuni (antibiogramma).
Rischi ed effetti collaterali
In rari casi nell’uomo è possibile che il paziente vada incontro a uno svenimento, a causa della stimolazione del nervo vago (NON a causa del dolore).
Tra gli altri rischi/effetti indesiderati figurano infezioni e/o sanguinamento.
Controindicazioni
Non esistono particolari controindicazioni all’esecuzione dell’esame (che può essere praticato anche in gravidanza).
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