- Introduzione
- Come prepararsi ad un’ablazione cardiaca
- Anestesia
- Fa male?
- La procedura
- Durata
- Convalescenza ed effetti indesiderati
- Rischi e pericoli
- Quando contattare il medico
- Fonti e bibliografia
Introduzione
L’ablazione cardiaca è una procedura endoscopica moderatamente invasiva che viene utilizzata nel trattamento di lunga durata di alcuni tipi di aritmie, ovvero alterazioni del ritmo cardiaco come fibrillazione atriale, tachicardia parossistica sopra ventricolare, sindrome di Wolff Parkinson White. Si rende necessaria quando i sintomi dell’aritmia diventino invalidanti e la terapia farmacologica non più sufficiente. Per le forme minori di tachicardia è talora considerata come prima scelta terapeutica, in quanto il trattamento farmacologico è utile solo per ridurre il numero degli episodi ma non per curare l’anomalia del battito.
La procedura individua e neutralizza le cellule del muscolo cardiaco responsabili dell’aritmia, ovvero l’anomalia del sistema elettrico del cuore, e questo consente di ripristinare il normale battito cardiaco. Generalmente la procedura viene eseguita da un cardiologo specializzato in elettrofisiologia.
La procedura può essere eseguita con diverse modalità:
- L’ablazione viene solitamente eseguita utilizzando un catetere transvenoso alimentato con energia elettrica a radiofrequenza, a bassa tensione e ad alta frequenza (da 300 a 500 MHz). Questa energia riscalda e provoca necrosi in un’area inferiore ad 1 cm di diametro e fino ad 1 cm di profondità.
- La crioablazione utilizza invece il congelamento dei tessuti (fino a -70 gradi centigradi) per causarne la distruzione.
- Altri sistemi di somministrazione sono stati sviluppati per l’uso intraoperatorio, mentre la laserablazione rappresenta l’attuale stato dell’arte e per questa ragione non è ancora disponibile in tutti i centri.
Durante tutta la procedura vengono continuamente monitorati i parametri vitali del paziente e in certi casi, se le condizioni non dovessero più consentire la prosecuzione dell’intervento, il medico specialista può decidere in qualsiasi momento di sospendere la procedura per riprovare in seguito, oppure valutare differenti opzioni terapeutiche.
In buona parte dei casi si ottiene un miglioramento della qualità di vita del paziente ed un’eliminazione, o quanto meno una sensibile riduzione, dei sintomi aritmici (come debolezza, affaticamento, difficoltà nel respiro). Esiste purtroppo la possibilità di recidive, casi in cui la procedura può essere ripetuta, oppure possono essere valutati trattamenti alternativi. A seconda del tipo di aritmia potrebbe essere comunque necessario assumere farmaci anche dopo l’intervento.
Come prepararsi ad un’ablazione cardiaca
In quanto procedura moderatamente invasiva nei giorni che precedono l’intervento è necessario informare il medico circa i farmaci che si stanno assumendo, eventuali allergie od uno stato di gravidanza, e segnalare eventuali episodi di febbre, influenza, raffreddore, oppure se sono presenti focolai di herpes o altre patologie, che indurrebbero al rinvio della procedura.
A giudizio del medico potrebbero essere richieste a supporto ulteriori indagini diagnostiche, quali analisi del sangue, radiografia, elettrocardiogramma.
Il giorno previsto per la procedura è necessario un digiuno completo a partire dalla mezzanotte della sera precedente, assumendo eventuali farmaci avallati dal medico con un piccolo sorso d’acqua.
Anestesia
L’ablazione cardiaca viene praticata in sedazione cosciente mediante la somministrazione di un farmaco attraverso un accesso venoso pratico nel braccio, in associazione ad un’anestesia locale ; questa forma di anestesia prevede che il paziente venga sedato in forma lieve, per indurre uno stato di rilassamento ma non addormentato (a differenza dell’anestesia generale, riducendo così i rischi di effetti indesiderati): si rimane consapevoli di ciò che accade intorno e si è in grado di parlare col personale sanitario.
Fa male?
No, il controllo del dolore è efficacemente garantito dalla forma di anestesia praticata.
Potrebbe essere avvertito un un lieve senso di disagio quando il catetere viene spostato all’interno del cuore ed al momento dell’erogazione dell’energia, ma in caso di dolore forte questo dovrà essere immediatamente segnalato al chirurgo.
La procedura
Obiettivo dell’ablazione cardiaca è il raggiungimento del cuore con uno o più cateteri sottili tubicini che fungono da vettori dei necessari strumenti; questi vengono introdotto attraverso vasi sanguini da uno o entrambi i lati dell’inguine, più raramente dal collo, e guidati fino al cuore attraverso un costante supporto radiografico in tempo reale, eventualmente coadiuvato dalla somministrazione di un mezzo di contrasto.
Prima di eseguire l’ablazione è indispensabile individuare con certezza e precisione la zona del cuore in cui si verifica l’aritmia creando allo scopo una “mappa” elettrica del cuore; questo studio elettrofisiologico viene effettuato registrando l’attività elettrica del muscolo cardiaco in corso di un’aritmia, mediante sensori posti sulla punta del catetere.
Una volta circoscritta l’origine si potrà procedere con l’ablazione vera e propria.
Durante il processo il cuore è tenuto sotto stretto monitoraggio ed il paziente invitato a segnalare in qualsiasi momenti eventuali sintomi, quali capogiro, bruciore nel sito d’ingresso, alterazioni del battio.
Durata
Generalmente l’ablazione cardiaca ha durata compresa tra 1-2 ore, superiore nei casi più complessi (anche oltre le 6 ore, casi in cui è possibile optare per un’anestesia totale a beneficio del paziente).
Generalmente viene eseguita in regime di day hospital o con ricovero di una notte.
Convalescenza ed effetti indesiderati
Il recupero dopo un intervento di ablazione cardiaca è di solito piuttosto rapido, 24 ore per la maggior parte dei pazienti.
In corrispondenza del sito di inserimento del catetere può comparire un ematoma, destinato a risolversi in pochi giorni.
Visite di controllo, tempi e modalità di rientro alla vita quotidiana vengono riportate sulla lettera di dimissione rilasciata al paziente, e secondo la Heart Foundation Americana, è opportuno:
- non guidare per 24 ore dal momento della dimissione
- non bere alcolici per 24 ore.
- evitare l’attività fisica intensa per almeno 3 giorni.
Rischi e pericoli
L’ablazione transcatetere viene considerata un’operazione moderatamente invasiva, visto l’utilizzo di cateteri e la distruzione della zona cardiaca interessata.
Tra le possibili complicazioni da considerare si annoverano:
- danni ai vasi in corrispondenza del punto di accesso dei cateteri, in generale i più frequenti e i più facili da risolvere;
- lesioni cardiache con una scala di gravità che può arrivare alla necessità di impiantare un pacemaker, condizione peraltro molto rara;
- formazione di coaguli o trombi, che si cerca di prevenire con la somministrazione di anticoagulanti prima o durante l’intervento;
- effetti diretti su alcune parti del cuore, come ad esempio una cicatrice che restringe le vene polmonari;
- ictus o arresto cardiaco, complicazioni possibili, sebbene estremamente rare.
La presenza di altri stati morbosi come il diabete e malattie renali, precedenti ictus o infarti costituiscono un fattore di rischio per quanto descritto e che potrebbero richiedere ulteriori esami in fase preoperatoria.
Quando contattare il medico
Si raccomanda di contattare il medico in caso di:
- sanguinamento nel punto di inserimento del catetere,
- aumento del dolore,
- difficoltà di respirazione,
- febbre oltre i 38 gradi,
- sensazione di freddo,
- gonfiore o intorpidimento sul sito di iniezione,
- ripresa dei sintomi dell’aritmia.
Si raccomanda di rivolgersi in pronto soccorso in caso di:
- improvviso ed importante gonfiore al sito di accesso,
- comparsa di formicolio e/o perdita di sensibilità a gamba/piede,
- percezione di dolori al petto, collo, mascella o braccio,
- emorragia che non si arresta nonostante un’adeguata pressione,
- aumento della sudorazione,
- grave alterazione del battito,
- fame d’aria,
- capogiri.
Fonti e bibliografia
A cura della Dott.ssa Emma Sorrentino, medico chirurgo