- Introduzione
- Dispepsia organica o funzionale?
- Sintomi
- Quando rivolgersi al medico?
- Diagnosi
- Cura
- Cosa mangiare in caso di dispepsia?
- Fonti e bibliografia
Introduzione
Con il termine “dispepsia” si fa riferimento alla percezione di un dolore o di un fastidio in corrispondenza della regione addominale superiore, solitamente descritto come la percezione di “cattiva digestione”; questa sensazione si accompagna ad altri tipi di disturbi, in genere descritti dal paziente come:
- Bruciore addominale
- Senso di pienezza dopo i pasti
- Senso precoce di sazietà (anche dopo piccoli pasti)
- Gonfiore
È importante differenziare due forme con cui può presentarsi la condizione:
- dispepsia funzionale, che rende conto della maggior parte dei casi e che si presenta in forma lieve e riconducibile a fattori di natura benigna, per quanto magari persistente nel tempo;
- dispepsia organica, che è invece correlata ad altre malattie del tratto digestivo o addirittura a patologie extra digestive.
In altre parole il termine funzionale indica che non sono presenti anomalie strutturali osservabili o misurabili per spiegare i sintomi lamentati e persistenti, anche se ovviamente questo non significa che non siano reali.
Per elaborare la diagnosi è quindi necessaria un’attenta valutazione dei sintomi riferiti dal paziente e, dopo uno scrupoloso esame obiettivo, considerare la possibilità di ricorrere ad ulteriori indagini laboratoristiche e\o strumentali (analisi del sangue, ecografia addominale, esofagogastroduodenoscopia), per escludere patologie sottostanti, riconducibili all’eventuale dispepsia organica.
Dispepsia organica o funzionale?
A seconda delle cause la dispepsia può essere classificata in:
- Dispepsia organica: è riconducibile a patologie del tratto digestivo superiore (come esofagite, gastrite, duodenite, pancreatite, malattie del fegato, neoplasie a livello dell’apparato digerente) o a patologie della via biliare (come calcolosi della colecisti o calcoli delle vie biliari); in altri casi può essere secondaria all’assunzione di farmaci (soprattutto FANS o farmaci antinfiammatori non steroidei), abuso di sostanze (per esempio, eroina) intossicazioni alimentari.
- Dispepsia funzionale: è così definita la condizione clinica caratterizzata da disturbi riferiti nella porzione addominale superiore (per esempio: nausea, gonfiore, flatulenza, bruciore) non associati a patologie sottostanti, ma conseguenti a fattori psicologici e comportamentali (come un consumo eccessivamente rapido dei pasti, magari distratti da altre attività) o, più in generale, ad un cattivo stile di vita protratto nel tempo (dieta non equilibrata, scarsa attività fisica, stress, fumo, eccessivo consumo di alcolici e superalcolici, abuso di farmaci); in questo caso, non è possibile identificare chiaramente la causa di dispepsia mediante approfondimenti laboratoristici e\o strumentali e si procederà ad una diagnosi di esclusione (procedendo dapprima all’esclusione di eventuali cause organiche di dispepsia).
In alcuni pazienti è possibile sospettare una causa organica di dispepsia, attraverso l’analisi di specifici fattori di rischio, come:
- Età maggiore di 45 anni
- Presenza di sintomi d’allarme (vedi paragrafo “Quando rivolgersi al medico”)
- Uso protratto di antinfiammatori
- Familiarità per tumore gastrico
- Storia di malattia peptica (include patologie che possono riguardare esofago, stomaco e duodeno, tra cui, principalmente, l’ulcera peptica)
- Mancata remissione della patologia dopo assunzione di farmaci antisecretivi e\o procinetici (o recidiva dopo sospensione)
Sintomi
La dispepsia può manifestarsi attraverso una combinazione variabile dei seguenti sintomi:
- Alito cattivo (alitosi)
- Bruciore addominale
- Aumentata dolorabilità in corrispondenza dei quadranti addominali superiori (principalmente nella regione compresa tra l’estremità inferiore dello sterno, l’ombelico e la linea mediana della clavicola)
- Eruttazioni
- Flatulenza
- Sensazione di ripienezza post-prandiale (sensazione spiacevole di prolungata persistenza di cibo nello stomaco)
- Sensazione di precoce sazietà (sensazione soggettiva e/o rilevazione oggettiva di sovradistensione dello stomaco, subito dopo l’inizio del pasto, non in rapporto con la quantità di cibo ingerito, tale da rendere difficile la prosecuzione del pasto stesso)
- Rigurgito acido
- Difficoltà digestive (specialmente dopo assunzione di carne, uova, fritti, alimenti grassi o particolarmente elaborati)
- Nausea\Vomito.
La condizione spesso tende a presentarsi con un andamento variabile nel corso del tempo, alternando a periodi di apparente benessere, esacerbazioni della malattia, soprattutto in concomitanza di periodi di stress fisico e\o psichico.
Quando rivolgersi al medico?
La dispepsia è una patologia che affligge fino al il 20-40% della popolazione generale e, nella maggior parte dei casi, si configura come un disturbo lieve, di natura funzionale, che non spinge chi ne soffre a richiedere l’immediata valutazione da parte di un medico.
Si raccomanda di rivolgersi immediatamente al medico nel caso di comparsa di
- Dispepsia che si accompagna a respiro affannoso, aumentata sudorazione o tachicardia (frequenza cardiaca accelerata)
- Inappetenza
- Nausea e\o vomito persistente
- Comparsa di sangue nelle feci o nel vomito
- Perdita inspiegabile di peso
- Difficoltà nella deglutizione (disfagia) o comparsa di dolore durante la deglutizione (odinofagia)
Diagnosi
La natura della dispepsia può essere sospettata già sulla base dell’anamnesi (la raccolta delle notizie che riguardano il paziente e il disturbo da lui riferito) e dell’esame obiettivo condotti dal medico.
Successivamente, quando sussista l’ipotesi di una condizione di dispepsia organica, è possibile ricorrere a
- Esami del sangue
- Esami diagnostici strumentali:
- ecografia addominale,
- endoscopia del tratto digestivo superiore (gastroscopia),
- manometria esofagea,
- …
La diagnosi di dispepsia funzionale è invece una diagnosi di esclusione, basata cioè sull’assenza di chiare patologie organiche in grado di spiegare i sintomi.
In genere la diagnosi viene posta in presenza, da almeno tre mesi, di uno o più dei seguenti sintomi (con insorgenza almeno sei mesi prima):
- fastidioso senso di pienezza dopo il pasto
- sazietà precoce
- dolore e/o bruciore epigastrico.
Cura
Il trattamento della dispepsia organica dipende dalla patologia di base, per cui di solito è richiesta una terapia mirata e specifica per il paziente.
Nella dispepsia funzionale, invece, qualora la qualità di vita del paziente risulti fortemente condizionata dall’entità del disturbo, in base al sintomo prevalente, potranno essere prescritti:
- Farmaci procinetici (come metoclopramide, sulpride, domperidone): agiscono aumentando la motilità gastrica e favorendo un più rapido svuotamento dello stomaco;
- Farmaci antisecretori (H2 inibitori come la cimetidina o inibitori di pompa protonica come pantoprazolo e lansoprazolo): agiscono riducendo la secrezione acida dello stomaco;
- Farmaci antiacidi (come idrossido di alluminio e di magnesio): agiscono riducendo momentaneamente l’acidità e diminuendo il reflusso;
- Farmaci protettori di mucosa (come sucralfato): agiscono proteggendo la mucosa da eventuali danni prodotti dal contatto con l’acido cloridico (secrezione acida prodotta dallo stomaco);
- Farmaci ansiolitici (come benzodiazepine) o antidepressivi (come l’amitriptilina) possono essere prescritti per ridurre l’intensità di disturbi correlati a fattori psicologici.
Cosa mangiare in caso di dispepsia?
Sebbene non ci siano evidenze di legami tra specifici alimenti ed insorgenza di dispepsia funzionale, appare ragionevole limitare o evitare cibi che scatenino il disturbo anche se solo su base individuale; tra quelli considerati maggiormente a rischio si annoverano
- latte,
- alcool,
- caffeina,
- cibi grassi o fritti,
- menta,
- pomodori,
- agrumi
- e alcune spezie.
Si noti che tuttavia non esiste una regola universale, perché la risposta può essere soggettiva e variare nel tempo.
Si raccomanda inoltre di
- Evitare il consumo di porzioni eccessive e preferire invece pasti più piccoli e più frequenti (è importante per normalizzare la motilità dell’intestino);
- Dopo i pasti è raccomandabile evitare di sdraiarsi per almeno due ore;
- Preferire alimenti leggeri come frutta, verdura, carne bianca, pesce, legumi, pasta condita con condimenti facilmente digeribili;
- Perdere peso se necessario;
- Evitare di mangiare troppo, troppo in fretta o mangiare in situazioni stressanti;
- Ridurre la frequenza di assunzione di farmaci gastrolesivi (antinfiammatori, antidolorifici);
- Limitare il fumo di sigaretta;
- Non mettersi seduti o coricati subito dopo il pasto, ma facilitare la digestione effettuando una piccola passeggiata;
- Sollevare il letto dalla parte della testa (agendo sulla base o sul materasso, non aggiungendo semplicemente cuscini)
- Evitare le fonti di stress e, se necessario, consultare uno psicologo.
A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
- MSD
- FIMMG
- AAFP
- Manuale di Gastroenterologia, Unigastro, Il Pensiero Scientifico, 2013.
- Harrison, Principi di medicina interna, 19°ed., Casa Editrice Ambrosiana.
Articoli ed approfondimenti
- Malattie
- Scheda presente nelle categorie: Apparato digerente