- Introduzione
- Cause
- Si guarisce?
- Sintomi
- Complicazioni
- Test e prove allergiche
- Cura
- Prevenzione
- Fonti e bibliografia
Introduzione
Un’allergia alimentare è una reazione immunitaria alle proteine nel cibo; in questa semplice definizione troviamo già due concetti molto importanti:
- “reazione immunitaria”: per definizione una reazione allergica è un processo che coinvolge il sistema immunitario, questo tipo di meccanismo è alla base della differenza con le intolleranze;
- “proteine nel cibo”: nella maggior parte delle forme allergiche, non solo quelle alimentari, la reazione si attiva nei confronti di specifiche proteine che, per effetto del loro spiacevole ruolo, prendono il nome di antigeni.
Le allergie alimentari costituiscono un problema sanitario che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, mediante lo sviluppo di sintomi di gravità variabile che che coinvolgono la pelle, il tratto gastrointestinale ed il tratto respiratorio, con alcuni casi potenzialmente fatali; non si conosce con esattezza la percentuale di persone interessante, ma la diffusione sembra essere aumentata negli ultimi tre decenni, principalmente nei Paesi con uno stile di vita occidentale.
Qualsiasi alimento può causare allergie, ma nel complesso è possibile individuarne un gruppo ristretto che rende conto della maggioranza delle allergie nei bambini:
- latte,
- uova,
- arachidi,
- grano (che non va tuttavia confusa con la celiachia);
in adolescenza ed età adulta è invece più comune sviluppare allergie verso
- pesce e crostacei,
- soia
- e noci.
Cause
La reazione allergica non si manifesta quasi mai al primo contatto con il cibo responsabile, ma sempre a partire dalla seconda occasione di consumo (o più avanti); al primo contatto avviene infatti la cosiddetta sensibilizzazione, ovvero il riconoscimento di una potenziale minaccia per l’organismo (chiaramente per errore) che conduce alla preparazione di strumenti di difesa da parte del sistema immunitario.
Dal secondo contatto non c’è bisogno di attendere e, non appena l’allergene (la proteina del cibo riconosciuta come minaccia) viene individuato si osserva una reazione con lo sviluppo dei tradizionali sintomi. In ragione di questo meccanismo alcuni autori definiscono l’allergia alimentare come una risposta immunitaria specifica e riproducibile a determinati alimenti.
In alcuni pazienti l’allergia potrebbe svilupparsi anche a distanza di anni, dopo aver regolarmente consumato il cibo da sempre, per cause ancora sconosciute.
Allergie crociate
Quando il fenomeno di sensibilizzazione avviene a causa della somiglianza chimica con proteine presenti in forme diverse da quella alimentare si parla di allergie crociate; l’esempio più comune è rappresentato dalla manifestazione di disturbi verso specifici alimenti, ma indotta da allergie ai pollini (le proteine in alcuni frutti, verdure, noci e spezie sono simili alle proteine allergeniche di alcuni pollini), ad esempio (fonte Mayo):
- Betulla:
- Mandorla
- Mela
- Albicocca
- Carota
- Sedano
- Ciliegia
- Nocciola
- Pesca
- Arachidi
- Pera
- Prugna
- Patate crude
- Soia
- Alcune erbe e spezie (anice, semi di cumino, coriandolo, finocchio, prezzemolo)
- Ambrosia
- Banane
- Cetriolo
- Melone
- Anguria
- Zucchine
- Graminacee
- Kiwi
- Melone
- Anguria
- Arancia
- Arachidi
- Pomodori
- Patata bianca
- Zucchine
- Artemisia
- Mela
- Peperone
- Broccoli
- Cavolo
- Carota
- Cavolfiore
- Sedano
- Aglio
- Cipolla
- Pesca
- Alcune erbe e spezie (anice, pepe nero, semi di cumino, coriandolo, finocchio, senape, prezzemolo).
Questo genere di reazione prende il nome di sindrome orale allergica e si sviluppa con sintomi limitati in genere al cavo orale, come prurito alla bocca o alla lingua, gonfiore delle labbra o della lingua. I disturbi sono generalmente di breve durata perché gli allergeni che reagiscono in modo crociato vengono digeriti rapidamente e non coinvolgono nessun’altra parte del corpo. Questo decorso caratteristico può contribuire alla distinzione tra allergia orale ed una vera allergia alimentare.
Le allergie possono svilupparsi anche in età adulta?
Sebbene la maggior parte delle allergie alimentari si sviluppi nell’infanzia, raramente si osserva la comparsa di nuove allergia anche nell’adulto (in genere relative a crostacei, noci, arachidi e pesce).
Fattori di rischio
Chiunque può sviluppare una reazione allergica al cibo, ma tra i fattori di rischio che ne rendono più probabile la comparsa si annoverano:
- Familiarità
- Presenza di altre allergie già diagnosticate
- Asma
Si guarisce?
Circa il 6% dei bambini (almeno negli USA) sperimenta reazioni allergiche alimentari nei primi tre anni di vita, di cui circa
- il 2,5% verso il latte vaccino,
- l’1,5% alle uova
- e l’1% alle arachidi.
La maggior parte dei bambini tende a guarire definitivamente dalle allergie al latte e alle uova entro l’età scolare, mentre nel caso di allergia alle arachidi, alle noci o ai frutti di mare si tratta in genere di condizioni permanenti.
Sintomi
L’infiammazione scatenata a seguito del contatto con gli allergeni è in grado di coinvolgere numerosi organi e apparati:
- pelle:
- vampate di calore, angioedema o orticaria,
- vie respiratorie:
- naso che cola,
- naso chiuso,
- prurito nasale,
- starnuti,
- difficoltà a respirare,
- gonfiore delle vie aeree,
- respiro sibilante,
- tratto gastrointestinale:
- nausea/vomito,
- prurito orale,
- angioedema ,
- dolore addominale,
- diarrea,
- sistema cardiovascolare:
Nei neonati tipicamente si osserva una reazione in forma di dermatite atopica (rossore ed irritazione cutanea), eventualmente associata a sintomi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea.
La gravità della reazione è variabile da un individuo all’altro, quindi non si osserveranno necessariamente tutti i sintomi; è tuttavia importante ricordare che non necessariamente una reazione allergica sarà come le precedenti, non è quindi possibile escludere di manifestare sintomi anche molto gravi per la prima volta a distanza di anni dalla prima manifestazione.
A differenza di eventuali intolleranze, nel caso delle allergie si verifica una risposta dose indipendente, ovvero la reazione può essere anche molto grave pur in presenza di ridotte quantità di allergene; i disturbi compaiono in genere entro pochi minuti o comunque entro 2 ore dal contatto, solo raramente la reazione è ritardata (alcune ore).
Allergia scatenata dall’esercizio fisico
Alcuni soggetti sviluppano i sintomi solo quando il pasto è seguito (entro due ore) dall’attività fisica, per cause ancora poco chiare.
Complicazioni
Il più importante rischio di salute legato allo sviluppo di allergie alimentari è certamente lo shock anafilattico, una gravissima reazione allergica che, se non trattata tempestivamente, può rivelarsi fatale.
Meno gravi, ma certamente in grado di impattare comunque sulla qualità di vita del paziente, sono le limitazioni sociali cui si viene costretti dall’allergia, dovendo necessariamente evitare il contatto con l’alimento responsabile.
Test e prove allergiche

Prick test, usato anche per la diagnosi di allergie alimentari (Shutterstock/Microgen)
La diagnosi è in genere clinica, in grado cioè di emergere fin dalla visita medica a seguito del racconto dei paziente (o ricostruendo l’episodio in Pronto Soccorso, in caso di reazioni più gravi); nei casi dubbi è possibile ricorrere a test allergici; per i disturbi IgE-mediati il prick test cutaneo è un approccio semplice ed efficace per evidenziare l’allergia ad uno specifico cibo. Consiste nell’applicazione sotto cute di una piccola quantità di allergene con un piccolissimo ago, per osservarne in seguito la reazione. È tuttavia importante notare che una reazione positiva a questo test non si traduce necessariamente nello sviluppo dei sintomi classici di allergia (mentre l’assenza di positività consente di escludere con certezza un’allergia IgE mediata, seppure non altre forme di allergia).
Qualora sussistessero ulteriori perplessità è possibile ricorrere ad esami del sangue (IgE specifiche, che tuttavia soffrono dello stesso limite di fornire risultati falsi positivi) ed eventualmente challenge test, che consiste nella somministrazione del cibo ritenuto responsabile della reazione; se si tratta del modo più certo per la diagnosi, non è possibile escludere il rischio di reazioni gravi, si tratta quindi di un approccio considerato un po’ come extrema ratio e da condurre esclusivamente in presenza di uno specialista allergologo che possa intervenire con la somministrazione di adrenalina.
Un approccio derivato consiste nella dieta ad eliminazione e viene spesso usato nelle allergie infantili quando si sia in presenza di sintomi dubbi, come ad esempio diarrea ed eruzione cutanea:
- Si elimina il consumo degli alimenti sospettati di essere causa di reazione allergica per 1-2 settimane;
- Si sospende l’uso di farmaci antistaminici.
Se i sintomi rimangono invariati nonostante l’eliminazione è improbabile che l’allergia alimentare sia responsabile del disturbo del bambino.
Diagnosi differenziale
Le allergie alimentari entrano in diagnosi differenziale con numerose altri condizioni fortemente correlate, come ad esempio:
- intolleranza alimentare causa dall’assenza degli enzimi necessari alla digestione del cibo (l’esempio più comune è l’intolleranza al lattosio)
- intossicazioni alimentari, causate da virus e batteri presenti nel cibo consumato, o nel caso della sindrome sgombroide dall’istamina contenuta nel pesce mal conservato e prodotta dalla proliferazione batterica
- ipersensibilità verso specifici additivi, ad esempio i solfiti usati per conservare la frutta secca, i prodotti in scatola ed il vino possono scatenare attacchi di asma nelle persone con sensibilità agli additivi alimentari
- celiachia.
Cura
Una volta stabilita la diagnosi di ipersensibilità alimentare, l’unica terapia sicura rimane l’eliminazione dell’allergene incriminato dalla propria dieta, in ogni sua forma (è quindi necessario abituarsi a leggere con attenzione le etichette degli alimenti industriali).
Nel caso di reazioni minori queste sono destinate a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche ora, ma è possibile trovare sollievo dai sintomi mediante l’assunzione di antistaminici od eventualmente cortisonici.
I pazienti a rischio di anafilassi devono essere addestrati a riconoscere tempestivamente i sintomi iniziali, per poter intervenire anche solo in caso di dubbio con un autoiniettore di adrenalina che dev’essere sempre portato con sé.

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È importante ricordare che anche nel caso di autosomministrazione di adrenalina, il soggetto va comunque portato in Pronto Soccorso perché a rischio di sviluppo di ulteriori attacchi.
Prevenzione
Le attuali linee guida prevedono di introdurre cibi solidi a rischio come uova, prodotti a base di arachidi, pesce, grano ed altri alimenti allergenici uno alla volta dopo i sei mesi di età durante l’allattamento; a differenza del passato non si ritiene cioè che sia necessario (né tanto meno utile) evitare o ritardare il loro introduzione.
Le più recenti evidenze di ricerca supportano infatti l’ipotesi che la ritardata introduzione degli alimenti solidi dopo i 6 mesi di età possa aumentare, anziché diminuire, il rischio di allergia.
Anche un consumo regolare e frequente del cibo in questione sembra proteggere dallo sviluppo successivo di allergia.
Fonti e bibliografia
- Food Allergies – Claudia M. Lopez; Siva Naga S. Yarrarapu; Magda D. Mendez
- Mayo Clinic
- Food Allergy, AAAAI