Introduzione
L’alterata glicemia a digiuno (IGF Impaired Fasting Glucose) è una condizione definita da una glicemia (quantità di zucchero nel sangue) a digiuno compresa tra 100 e 125 mg/dl; rappresenta una sorta di zona grigia di glicemia, in quanto
- sotto 100 mg/dl sarebbe considerata normale,
- mentre valori pari o superiori a 126 mg/dl delineano un quadro di diabete.
Rappresenta quindi una condizione di alterato metabolismo glucidico (disglicemia) ed è spesso definita pre-diabete, perché associata ad un rischio 5 volte maggiore rispetto ad una persona sana di sviluppare diabete mellito di tipo 2, oltre 25 volte quando accompagnato anche da altri fattori di rischio. È quindi un importante campanello d’allarme che non deve essere trascurato, anche perché adottando tempestivamente comportamenti virtuosi in termini di stile di vita, ed in certi casi associando una terapia farmacologica, è possibile tenere sotto controllo la condizione ed in alcuni pazienti anche osservare una completa regressione.

iStock.com/ratmaner
Cause
La glicemia, ovvero la quantità di zucchero presente nel sangue, viene normalmente mantenuta entro uno stringente intervallo di normalità che garantisca:
- il puntuale soddisfacimento delle necessità energetiche delle cellule dell’organismo,
- evitando concentrazioni eccessive che diventerebbero causa di pericolose complicazioni (tipiche del diabete).
A favorire l’ingresso di glucosio (zucchero) nelle cellule interviene l’insulina, un ormone che agisce come una chiave in grado di aprire le porte cellulari dedicate.
Nel caso di alterata glicemia a digiuno si osserva una condizione di insulino-resistenza, in cui le cellule dell’organismo mostrano una risposta all’ormone minore di quella normale; la conseguenza è che le cellule perdono parte della loro capacità di prelievo dello zucchero dal sangue, che si accumula pericolosamente in circolo (aumento della glicemia).
Tipicamente l’insulino-resistenza è associata a
- iperinsulinemia compensatoria (aumento della produzione d’insulina, per far fronte ad una ridotta risposta delle cellule),
- dislipidemie (aumento dei valori di colesterolo e/o trigliceridi)
- e ipertensione arteriosa (pressione alta).
Ciò che accomuna tutti questi fattori di rischio è l’eccesso di tessuto adiposo (che si traduce nella maggior parte dei casi in sovrappeso/obesità), in particolar modo nel caso di grasso viscerale (quello accumulato a livello addominale, tra gli organi).
Fattori di rischio
I principali fattori di rischio in grado di favorire l’insorgenza di alterata glicemia a digiuno sono:
- Pazienti sovrappeso o obesi (BMI, indice di massa corporea, superiore a 25 kg/m2)
- Familiarità per il diabete mellito di tipo 2 (parenti di primo grado, ossia genitori e/o fratelli)
- Sindrome metabolica
- Scarso esercizio fisico e vita sedentaria
- Dislipidemie (Colesterolo HDL inferiore a 35 mg/dL o trigliceridi superiori a 250 mg/dL)
- Ipertensione arteriosa
- Età superiore ai 45 anni
- Donne con passati episodi di diabete gestazionale
Sintomi
Purtroppo la condizione di alterata glicemia a digiuno è assolutamente asintomatica, ovvero non esiste alcun sintomo che possa indurre il sospetto della sua presenza; per questa ragione è spesso scoperta casualmente nel caso di esami prescritti per altre ragioni o durante screening di controllo, utili in particolar modo in soggetti che presentino fattori di rischio per lo sviluppo di diabete (e per la popolazione generale sopra i 45 anni).
Diagnosi: valori e criteri
Per la diagnosi di alterata glicemia a digiuno è sufficiente un semplice prelievo ematico, dopo un digiuno di almeno 8 ore, per il dosaggio della glicemia; è quindi un test che in genere si effettua al mattino dopo aver passato la notte a digiuno.
È diagnostico un livello glicemico maggiore di 100 mg/dL e minore di 126 mg/dl.
Si noti che è poi necessario escludere mediante un’attenta anamnesi possibili situazioni temporanee di aumento glicemico, ad esempio legate a:
- farmaci, come nel caso dei cortisonici,
- stati temporanei di malattia, come condizioni infettive.
Nei soggetti con alterata glicemia a digiuno è utile eseguire anche il test del carico orale di glucosio, che consiste in 2 prelievi del sangue:
- a digiuno,
- a due ore dall’assunzione di una soluzione contenente 75 g di glucosio
Il secondo prelievo viene così interpretato:
- glicemia inferiore a 140 mg/dL, esito normale,
- glicemia compresa tra 140 e 199 mg/dL, diagnosi di intolleranza glicemica (IGT)
- glicemia superiore a 200 mg/dL sospetto diabete mellito di tipo 2, che richiede la ripetizione dell’esame in un secondo momento, oppure la conferma con altro test diagnostico.
Gravidanza
L’alterata glicemia a digiuno in corso di gravidanza rappresenta una situazione sicuramente meno grave del diabete gestazionale, che tuttavia non deve essere sottovalutata né trascurata perché:
- aumenta il rischio di sviluppare un vero diabete gestazionale, con importanti conseguenze sulla salute del feto e della donna,
- rappresenta di per sé un fattore di rischio cardiovascolare, con possibili complicazioni in grado di manifestarsi anche dopo la gestazione; anche una lieve intolleranza al glucosio in corso di gravidanza è associata infatti ad un maggior rischio dopo il parto di sviluppare sindrome metabolica.
Per queste ragioni è consigliato in tutte le donne gravide una nutrizione personalizzata sulla base delle esigenze proprie della paziente, improntata a raggiungere un adeguato apporto calorico, di nutrienti, di vitamine per garantire un’ottimale nutrizione materna e fetale e al contempo un corretto controllo glicemico. Importante anche avviare un programma di attività fisica compatibile allo stato gravidico.
L’auto-monitoraggio glicemico, misurare regolarmente e da soli la propria glicemia, è molto utile anche per valutare la possibilità di instaurare una terapia farmacologica al fine di raggiungere il target glicemico.
Cura e rimedi
L’alterata glicemia a digiuno non è necessariamente legata allo sviluppo di diabete, a patto di adottare le necessarie contromisure (proprio per questa ragione alcuni Autori preferiscono evitare l’uso del termine “pre-diabete”, usato più disinvoltamente in passato); si tratta in altre parole di valori glicemici fuori norma, ma che non sono ancora considerati patologici, associati ad una situazione potenzialmente reversibile. Correggendo il proprio stile di vita circa il 60% dei casi di pre-diabete ritornano alla condizione normale.
Il controllo dei valori glicemici, se iniziato in questa fase, sarà molto più semplice da raggiungere e mantenere rispetto ad una situazione di diabete conclamato, è infatti oramai dimostrato che con queste accortezze comportamentali si possa, se non sempre prevenire, quantomeno ritardare l’insorgenza del diabete e soprattutto delle sue complicazioni a lungo termine, in grado di insorgere a maturare senza sintomi già in questa fase.
L’approccio richiesto prevede quindi:
- la pratica regolare di esercizio fisico (almeno 3 ore a settimana),
- l’adozione di una dieta sana, equilibrata e corretta,
- un adeguato controllo del peso corporeo.
L’esercizio fisico rappresenta un elemento di notevole importanza, perché in grado di aumentare l’utilizzo muscolare del glucosio e ridurre la produzione di insulina. Questi due effetti combinati portano alla riduzione della glicemia.
Le modifiche alla dieta richiedono di
- eliminare dolci, alcolici, bevande zuccherate,
- consumare frutta e verdura di stagione,
- privilegiare il consumo di grassi mono e polinsaturi (omega 3 e omega 6) rispetto ai saturi,
- consumare pane, pasta e cereali integrali,
- usare metodi di cottura semplici come vapore, forno, bollitura rispetto alle fritture,
- bere almeno 1,5 L d’acqua al giorno.
Alcuni pazienti richiedono poi una terapia farmacologica, soprattutto quando si associno un’alterata glicemia a digiuno e altri fattori di rischio per lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2; i farmaci più utilizzati sono la metformina ed in minor misura l’acarbosio che, seppure non specifici per questa condizione, possono essere prescritti in queste classi di pazienti a rischio di evoluzione medio-alto in quanto molto sicuri e ben tollerati, ma soprattutto in grado di
- ridurre del 25-30% il rischio di sviluppare diabete,
- esibire effetti positivi anche sul rischio cardiovascolare (principale complicanza a lungo termine del diabete).
Prevenzione
Soprattutto nei soggetti in sovrappeso e con più di 45 anni è consigliabile effettuare uno screening di glicemia a digiuno almeno una volta l’anno in quanto test rapido ed economico che consente di ottenere informazioni potenzialmente molto importanti e benefici considerevoli per la salute del paziente; può essere efficacemente prescritto anche in soggetti più giovani, in presenza di specifici fattori di rischio.
Dal punto di vista dello stile di vita valgono infine le stesse considerazioni fatte nel paragrafo dedicato alla cura.
A cura del Dr. Mirko Fortuna, medico chirurgo