Angina pectoris: sintomi, cause, pericoli e cura

Cos’è l’angina?

Il termine “angina pectoris” identifica il dolore toracico causato da una temporanea riduzione del flusso sanguigno, e quindi di ossigeno, al cuore, tale però da non comportare la morte dei tessuti cardiaci come avviene nel caso di infarto.

Il dolore anginoso viene spesso descritto dai pazienti come una sensazione di pressione o di vero e proprio dolore da compressione e morsa nel petto; viene talvolta scambiato per un’indigestione e può essere avvertito in forma riflessa anche a livello di spalle, braccia, collo, mascella o schiena.

L’angina è nella maggior parte dei casi un sintomo di malattia coronarica, la più comune patologia cardiaca, che si verifica quando placche aterosclerotiche si accumulano pericolosamente nelle arterie che riforniscono di sangue il cuore (coronarie), riducendone il flusso.

Non tutti i dolori avvertiti al petto sono causati da angina, ma in caso di dubbi è sempre opportuno rivolgersi al medico (o al Pronto Soccorso in caso di sospetto d’infarto). In genere l’angina di per sé non espone al rischio di vita il paziente, ma è da interpretarsi come un segnale di avvertimento di possibile sviluppo futuro di infarto o ictus.

Evoluzione dell'aterosclerosi e genesi di angina pectoris e infarto

Evoluzione dell’aterosclerosi e genesi di angina pectoris e infarto (iStock.com/go-un lee)

Il significato del termine angina

Parlando di angina in genere si fa riferimento alla riduzione dell’afflusso di sangue alle coronarie, oggetto di questo articolo, ma non è raro che il termine venga usato per indicare alcune patologie infiammatorie della gola, come ad esempio l’angina faringea o l’angina tonsillare; questa sovrapposizione di termini può essere in alcuni casi foriera di confusione. A titolo di curiosità si segnala ad esempio che, nei cruciverba, in genere la definizione “duole per l’angina” si riferisce proprio alla gola.

Cause

Le coronarie sono le arterie responsabili dell’afflusso di sangue al cuore; se il passaggio al loro interno viene ostacolato non è più possibile aumentare l’apporto di sangue laddove ci sia una richiesta maggiore di ossigeno da parte dei tessuti cardiaci, per esempio per far fronte a uno sforzo, all’attività fisica o ad uno stress, creando le condizioni per un’ischemia e quindi un’angina.

Le cause di riduzione dell’afflusso di sangue al cuore, e quindi dell’angina, sono principalmente due:

  • Restringimento delle arterie coronarie:  La stenosi delle coronarie è causata dallo sviluppo di placche aterosclerotiche a livello delle pareti dei vasi sanguigni. Le placche di aterosclerosi sono formate dal progressivo accumulo di lipidi (grassi) e materiale fibroso, hanno tendenza a crescere nel tempo fino a occludere completamente le arterie stesse; in determinate condizioni inoltre, come per esempio picchi di pressione alta, le placche possono rompersi, formando coaguli che concorrono all’ostruzione acuta del vaso, possono staccarsi dalla placca e venire trasportati in circolo dal flusso sanguigno (embolo), configurando un possibile quadro di embolia con ischemia a distanza dal punto di formazione dell’embolo stesso.
  • Spasmo delle coronarie: Uno spasmo della muscolatura presente nelle loro pareti porta ad un restringimento temporaneo dello spazio disponibile al passaggio di sangue; si produce quindi una riduzione del calibro del vaso con conseguente minor apporto di sangue, in assenza di un’ostruzione fisica come la presenza di una placca aterosclerotica.

Classificazione

Esistono diverse tipologie di angina, ciascuna caratterizzata da particolari caratteristiche:

  • Angina stabile o da sforzo: è la forma più diffusa e anche meglio controllabile, perché generalmente il paziente sa quale sforzo riesce a tollerare e quale invece scatena l’episodio anginoso. Si tratta di un dolore toracico che non è presente a riposo, ma compare stabilmente in seguito a uno sforzo fisico di una certa entità, un’emozione forte o dopo un pasto abbondante; il dolore è transitorio e sempre uguale nei vari attacchi, dovuto a una condizione di riduzione del flusso coronarico che non riesce ad aumentare quando serve, come appunto nello sforzo, non potendo dunque far fronte alla maggiore richiesta di ossigeno da parte dei tessuti cardiaci.
  • Angina instabile: il dolore toracico compare in modo imprevedibile, non è sempre legato allo sforzo fisico e si presenta in seguito a sforzi minimi, o anche a riposo. È dovuto generalmente a una sottostante patologia aterosclerotica instabile, caratterizzata da placche ateromasiche evolutive che vanno incontro a ulcerazione con formazione di un trombo che occlude l’arteria improvvisamente. Questo tipo di angina è la più pericolosa, imprevedibile e difficile da trattare, potendo evolvere verso un infarto vero e proprio.
  • Angina variabile o di Prinzmetal: è un tipo di angina instabile, dove il dolore toracico è causato da uno spasmo protratto delle coronarie tale da ridurre in modo significativo il flusso sanguigno e causare ischemia. Non è generalmente associata ad aterosclerosi delle arterie coronarie ed è una forma piuttosto rara.
  • Angina secondaria: rientrano in questa categoria tutte le forme di angina che non sono causate da problemi alle arterie coronarie, ma da altre patologie cardiache quali alterazioni delle valvole cardiache (stenosi o insufficienza della valvola aortica, stenosi della valvola mitralica) o patologie non cardiologiche, come l’anemia e l’ipertiroidismo.
  • Angina da decubito: è una forma che si verifica quando il soggetto è disteso e a riposo, senza una causa apparente. Si pensa che l’angina da decubito sia causata della forza di gravità, che ridistribuisce i liquidi all’interno dell’organismo, come avviene appunto in posizione distesa, aumentando il carico di lavoro del cuore.
  • Ischemia silente: non tutti gli individui con ischemia presentano angina. L’ischemia in assenza di angina viene definita ischemia silente. Non è ancora certo il motivo per cui l’ischemia sia talvolta silente e alcuni specialisti ne mettono in dubbio la significatività, seppure sia generalmente considerata come un quadro clinico da non sottovalutare.

Sintomi

L’angina si manifesta improvvisamente, con la comparsa di un dolore al petto acuto e transitorio della durata di pochi minuti, accompagnato da una sensazione di oppressione retrosternale, che generalmente si allevia a riposo.

Tra i sintomi che possono essere associati all’angina ricordiamo:

  • dolore acuto irradiato a distanza dal petto, a livello del dorso, degli arti superiori, delle spalle, al collo, alla mandibola, alla regione anteriore dell’addome (epigastralgia), con possibile comparsa di formicolio,
  • sensazione di difficoltà respiratoria (dispnea),
  • aumento della sudorazione,
  • svenimento,
  • nausea e vomito,
  • stato di angoscia e irrequietezza.

Nei soggetti anziani la diagnosi non è sempre agevole, per la presenza di patologie associate che possono determinare variazioni dal punto di vista sintomatologico:

  • la localizzazione del dolore è meno tipica, si presenta più spesso a livello degli arti e del dorso, con la possibilità di grossolani errori diagnostici,
  • il dolore addominale che insorge dopo i pasti può essere scambiato per un disturbo allo stomaco, attribuibile per esempio a una digestione difficoltosa,
  • i pazienti diabetici, a causa dei danni che il diabete causa alle strutture nervose, sono meno sensibili alla sintomatologia dolorosa,
  • i soggetti affetti da demenza o patologie neurologiche hanno difficoltà sia nella percezione che nella comunicazione dei sintomi.

Quando preoccuparsi?

In assenza di precedente diagnosi di angina:

  • se il dolore al petto dura più di qualche minuto e non scompare a riposo potrebbe essere indicativo d’infarto, si raccomanda quindi di allertare i soccorsi;
  • se il dolore scompare dopo pochi minuti, ma il sintomo non fosse mai comparso in precedenza, si raccomanda di prendere un appuntamento urgente dal medico.

In caso di precedente diagnosi di angina:

  • se il dolore al petto dura più di qualche minuto e non scompare a riposo e dopo aver assunto i farmaci prescritti per questi casi potrebbe esserci un infarto in corso, si raccomanda quindi di allertare i soccorsi;
  • se un’angina stabile tende a cambiare/peggiorare nel tempo si raccomanda di fare il punto con il proprio cardiologo.

Più in generale qualsiasi dolore al petto dovrebbe essere valutato da un medico, a meno che non sia presente una chiara spiegazione come un trauma lieve, un’ustione, …).

È importante ricordare che un un infarto esordisce spesso in modo subdolo, con sintomi aspecifici che possono facilmente essere confusi con una più banale indisposizione digestiva.

Il dolore toracico persistente o in peggioramento, che aumenta di intensità o frequenza o associato ad altri sintomi anomali deve quindi essere sempre valutato con urgenza.

Diagnosi

La diagnosi di angina si basa su alcuni punti essenziali:

  • Anamnesi, con una precisa raccolta delle patologie preesistenti e delle caratteristiche del dolore (modalità di insorgenza, localizzazione, eventuali modificazioni con l’attività fisica o col decubito, durata);
  • Visita cardiologica, con esecuzione di test diagnostici di primo livello quali ECG (elettrocardiogramma) basale e sotto sforzo;
  • Ecocardiogramma: si tratta di un’ecografia del cuore, che permette di studiarne la forma e la qualità della contrazione, la morfologia e la funzionalità delle valvole cardiache.
  • Coronarografia: è un esame di secondo livello, una radiografia delle arterie coronariche previa somministrazione di mezzo di contrasto liquido che permette l’esplorazione delle arterie coronariche e l’identificazione di eventuali restringimenti (placche aterosclerotiche);
  • ECG Holter: si tratta di un elettrocardiogramma continuo, generalmente della durata di 24 ore, che identifica eventuali anomalie dell’attività elettrica del cuore in un periodo prolungato. È particolarmente utile nella diagnosi dell’ischemia silente;
  • Dosaggio degli indici di necrosi cardiaca (CK-massa, Troponina I, Mioglobina) che risultano alterati nell’infarto, ma nei limiti della norma in caso di angina.

La TC e la risonanza magnetica nucleare sono sempre più diffuse nello studio di patologie cardiologiche, risultando utili come esami di secondo livello nella diagnosi di angina.

Prognosi

La prognosi dipende dalla tipologia dell’angina e dal quadro clinico generale; fattori prognostici negativi sono rappresentati da:

  • presenza di patologia aterosclerotica delle coronarie (coronaropatia diffusa),
  • presenza di patologie quali diabete, ipertensione, patologie cardiache preesistenti (infarto pregresso, disturbi del ritmo cardiaco),
  • altri fattori di rischio cardiovascolari (fumo, obesità).

Cura

Il trattamento dell’angina prevede il miglioramento della perfusione cardiaca, evitando l’evoluzione verso l’ischemia e l’infarto.

Il trattamento farmacologico viene utilizzato per:

  • ridurre la frequenza degli episodi di angina,
  • diminuire gli aumenti improvvisi della frequenza cardiaca e pressione arteriosa sotto sforzo.

A questo scopo possono venire prescritti:

  • nitrati: farmaci in grado di indurre una vasodilatazione e quindi incrementare il flusso di sangue al cuore,
  • beta-bloccanti: riducono la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, diminuendo la richiesta di ossigeno,
  • calcio-antagonisti: agiscono sulla struttura muscolare della parete delle arterie coronariche, inducendone un rilassamento e quindi la dilatazione, migliorando il flusso.

Il trattamento interventistico può avvalersi del ricorso a:

  • PTCA: in corso di angiografia è possibile seguire un’angioplastica coronarica percutanea (PTCA), che prevede l’inserimento all’interno della coronaria ostruita di una struttura metallica a maglie (stent) che viene posizionata in corrispondenza del restringimento dell’arteria. Questa procedura migliora il flusso di sangue a valle, riducendo o eliminando l’angina.
  • By-pass coronarico:si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico che viene effettuato a torace aperto, prevede l’anestesia generale e quasi sempre con il supporto della circolazione extra-corporea. Si confezionano di condotti vascolari (di origine venosa o arteriosa) in grado di “bypassare” il punto di restringimento delle coronarie, permettendo la diretta comunicazione della porzione a monte con quella a valle della stenosi.

Prevenzione

La prevenzione dell’angina pectoris si attua in primo luogo attraverso la prevenzione dell’aterosclerosi coronarica, mettendo in atto tutte le misure volte a controllare i principali fattori di rischio cardiovascolare:

  • è necessario evitare la sedentarietà, praticando un’attività fisica moderata e regolare,
  • se si soffre di angina è bene evitare sforzi eccessivi e fonti di stress psicofisico,
  • combattere sovrappeso e obesità, seguendo una dieta sana ed equilibrata, evitare pasti abbondanti e l’assunzione di alcolici,
  • abolizione del fumo,
  • controllo regolare della pressione arteriosa,
  • adeguata gestione della glicemia nei soggetti diabetici.

 

A cura della Dr.ssa Elisabetta Fabiani, medico chirurgo

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Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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