Appendicite: sintomi, dolore, dieta e operazione

Introduzione

L’appendicite è una condizione in cui l’appendice, una formazione a forma di piccolo tubo facente parte dell’intestino crasso, si infiamma e si riempie di pus. Questa piccola struttura non è (almeno apparentemente) legata a funzioni essenziali per l’organismo, ma può al contrario causare problemi e complicazioni in caso di infezione.

L’infiammazione dell’appendice provoca un dolore che inizia di solito intorno all’ombelico, ma che in seguito si sposta al basso ventre a destra nelle ore successive, diventando più intenso e costante. Una pressione esercitata sulla zona interessata può far peggiorare il dolore, così come tossire e camminare. È molto comune la diminuzione di appetito e, occasionalmente, la comparsa di diarrea.

La rimozione chirurgica dell’appendice è ad oggi utilizzata solo nei casi in cui non ci sia regressione spontanea, magari supportata da dieta e terapia antibiotica, ma è di fatto l’unica cura risolutiva della patologia.

Un’appendice infiammata è spesso difficile da diagnosticare, soprattutto nelle giovani donne in età fertile per la necessità di procedere a una diagnosi differenziale con altre condizioni che si presentano con sintomi simili:

  • malattia infiammatoria pelvica (in genere associata a perdite vaginali con cattivo odore)
  • dolore da ovulazione (“mittelschmerz”, è in genere meno intenso di quello da appendicite e può essere d’aiuto la valutazione del giorno del ciclo mestruale),
  • infezioni del tratto urinario (UTI).
Anatomia semplificata dell'appendicite

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Cause

La causa alla base di un attacco di appendicite spesso non è chiara, ma potrebbe verificarsi come conseguenza di:

  • un ostacolo: i rifiuti alimentari o delle feci particolarmente ostinate possono bloccare il transito intestinale,
  • un’infezione, causata da virus, batteri od altre forme di infiammazione.

In entrambi i casi i batteri all’interno della appendice si moltiplicano in modo incontrollato causando rapidamente infiammazione, gonfiore e stimolando una grande produzione di pus.

A differenza di quanto si pensa popolarmente non è conseguenza di alimenti specifici.

Proprio perché le cause esatte non sono note, allo stesso modo non esiste ad oggi modo certo di prevenirne l’insorgenza.

Fattori di rischio

Entrambi i sessi sono colpiti in egual misura (anche se prima dei 25 anni i ragazzi sono più a rischio), ma si verifica più spesso nelle persone di età compresa tra i 10 e i 30 anni.

Sintomi

I sintomi tipici dell’appendicite sono:

I sintomi possono regredire entro 48 ore, in caso contrario è in genere necessario l’intervento.

La sequenza caratteristica di evoluzione dei sintomi dell’appendicite prevede

  1. la comparsa di fastidio o dolore addominale,
  2. seguito dalla riduzione o totale scomparsa di appetito.

Il dolore inizia nella zona dell’ombelico, per poi estendersi a livello addominale verso destra, poco più in basso.

All’ombelico il fastidio non è particolarmente intenso, tanto che spesso in soggetti che tollerano il dolore può passare inosservato; a distanza di 4-6 ore l’infiammazione si diffonde verso destra ed il paziente inizia a lamentare un dolore più intenso, fisso e che si accentua con i movimenti e la tosse.

L’inappetenza (calo appetito) è molto frequente: guardando da un punto di vista diverso, un paziente affamato è poco probabile che abbia un’appendice infiammata.

Nella metà circa dei pazienti si presentano nausea e vomito, ma spesso questi sintomi si risolvono spontaneamente.

Occasionalmente possono manifestarsi stitichezza o più frequentemente diarrea, ma non sintomi caratteristici e, al contrario, possono causare difficoltà nella diagnosi.

In alcuni soggetti si verifica un aumento di frequenza ed urgenza della minzione, accompagnata da difficoltà ad urinare e dolore.

Una regola importante riportata su numerosi testi di medicina interna prevede che non si possa porre diagnosi di appendicite se non c’è dolore alla palpazione; è tuttavia bene precisare che nelle prime fasi è possibile non rilevare questo sintomo e, altrettanto importante, essendoci una certa variabilità anatomica di posizione dell’appendice, non è sempre semplice verificare autonomamente. Il medico dispone inoltre di diverse manovre ad ulteriore verifica della diagnosi.

La febbre è talvolta presente in forma lieve, mentre se più elevata (sopra i 38°) è suggestiva di una una possibile perforazione, una possibile complicazione dell’appendicite che consiste nella rottura del tessuto intestinale con fuoriuscita del contenuto in addome ed elevato rischio di infezione (peritonite).

Si rileva molto spesso un aumento dei leucociti nel sangue ma, non essendo sempre presente, un valore normale non esclude a priori la diagnosi di appendice infiammata (mentre valori molto alti sono indicativi di perforazione).

In età estreme (bambini ed anziani) i sintomi possono variare leggermente e spesso causano un ritardo nella diagnosi.

Gravidanza

La frequenza dell’appendicite in gravidanza è di circa un caso ogni 500-2000 e la diagnosi può venire ritardata in quanto i sintomi si confondono spesso con quelli tipici della gestazione, nonché per lo spostamento anatomico dell’appendice.

È più comune nel secondo trimestre.

È fondamentale un intervento precoce per scongiurare il rischio di aborto (di norma 1.5%, ma fino a 35% dei casi se perforata).

Prognosi e complicazioni

Prognosi

Il tasso di mortalità negli Stati Uniti è di circa un caso ogni 100.000, probabilmente simile ai dati italiani, leggermente superiore negli anziani per le difficoltà di diagnosi; di fatto non rappresenta più un reale pericolo di vita per il paziente, a meno che non venga trascurata.

A oggi rimangono a rischio i casi di appendicite che riguardano:

  • la primissima infanzia, a causa della difficoltà di diagnosi;
  • la vecchiaia, perché essendo l’appendicite poco frequente, viene spesso confusa con patologie più comuni a questa età oltre al fatto che le ridotte difese immunitarie riducono il tempo utile per intervenire;
  • la gravidanza, per la difficoltà di diagnosi legate allo spostamento dell’appendice e per la condivisione di sintomi comuni come nausea, vomito o leucocitosi;
  • i casi in cui viene ritardato l’intervento.

Complicazioni

Un attacco di appendicite può causare gravi complicazioni, come ad esempio:

  • Perforazione: se l’appendice infiammata va incontro a rottura il contenuto di pus e più in generale dell’intestino può raggiungere la cavità addominale causando una grave infezione (peritonite) che si presenta con i seguenti sintomi:
  • Se l’appendice è scoppiata, l’infezione e la fuoriuscita del contenuto intestinale possono formare un ascesso, ossia un accumulo di materiale attorno l’appendice.

Quando chiamare il medico?

Il medico deve essere contattato immediatamente nel caso di sintomi compatibili con l’appendicite.

In caso di sintomi gravi è opportuno recarsi direttamente in Pronto Soccorso.

Nei bambini e nei lattanti la presenza di diarrea, vomito e dolore addominale potrebbe essere causata da appendicite, a maggior ragione in caso di febbre.

Diagnosi

La diagnosi di appendicite può in molti casi essere complicata da un quadro di sintomi ampiamente variabile, in cui quelli più caratteristici si presentano solo nel 50% dei casi circa.

A complicare la situazione è l’osservazione che l’appendice può trovarsi in posizioni nell’addome leggermente differenti da un paziente all’altro.

La diagnosi di fatto si basa quindi su:

  • anamnesi (raccolta di informazioni dal paziente, come caratteristiche e modalità di comparsa del dolore),
  • esame obiettivo, in cui una grande importanza è rivestita dall’esecuzione di manovre in grado di evidenziare l’eventuale infiammazione dell’appendice,
  • esami del sangue:
  • esami delle urine e urinocoltura,
  • eventuali esami di imaging:

Solo raramente si rende necessaria una laparoscopia per la diagnosi.

Diagnosi differenziale

Condizioni che comunemente possono presentarsi con sintomi sovrapponibili sono numerose, come ad esempio:

Cura

L’approccio terapeutico di prima scelta per il trattamento dei casi di appendicite era fino a poco tempo rappresentato dall’intervento chirurgico per rimuovere l’appendice, ma la tendenza più recente è quella di tentare preventivamente con una cura antibiotica, in quanto potenzialmente risolutrice in numerosi pazienti.

L’intervento di appendicectomia viene eseguito in ospedale in anestesia generale e l’obiettivo è la prevenzione delle  complicazioni gravi descritte in precedenza.

L’operazione può avvenire secondo due modalità:

  • Laparoscopia, in cui il chirurgo ricorre a piccole incisioni addominali attraverso cui introduce specifici strumenti chirurgici per rimuovere l’appendice.
  • Laparotomia, che è il classico intervento attraverso un unica incisione.

La chirurgia laparoscopica è associata a un minor rischio di complicazioni, come le infezioni ospedaliere, e consente un tempo di convalescenza inferiore (verrà consigliato di limitare l’esercizio fisico per i primi 10-14 giorni dopo una laparotomia e per i primi 3-5 giorni dopo la chirurgia laparoscopica).

Cicatrice da appendicectomia

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A seguito dell’intervento chirurgico il recupero è in genere completo e non richiede modifiche allo stile di vita, dieta e attività fisica compresa.

Può capitare che durante un intervento di appendicectomia il chirurgo si trovi di fronte a un’appendice perfettamente sana, in questi casi in genere si procede comunque alla rimozione per prevenire futuri episodi di appendicite; nel caso in cui sia possibile diagnosticare la reale causa del malessere durante l’operazione il chirurgo può infine decidere di intervenire anche sotto questo punto di vista.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.