Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS): cause, sintomi, cura

Introduzione

Con la sigla “ARDS” (acronimo inglese che possiamo tradurre come sindrome da distress respiratorio acuto) si fa riferimento, in ambito medico, ad una tipologia di insufficienza respiratoria, di natura polmonare, caratterizzata da una riduzione del livello di ossigeno presente nel sangue, attribuibile a malattie che causano un eccessivo accumulo di fluidi a livello dei polmoni.

L’ARDS può essere causata da qualsiasi lesione grave, diretta o indiretta, al polmone. Le cause comuni includono:

  • Aspirazione del vomito nelle vie respiratorie
  • Inalazione di sostanze chimiche
  • Trapianto di polmone
  • Polmonite
  • Shock settico (infezione diffusa a tutto il corpo)
  • Trauma

Più recentemente si sono osservati quadri di ARDS nei pazienti colpiti da forme gravi di COVID-19.

Questa condizione clinica determina nel paziente affetto:

Per stabilire la gravità del quadro clinico si ricorrere alla misurazione dei livelli di ossigenazione ematica mediante l’utilizzo di un pulsossimetro, un dispositivo fornito di un sensore che, applicato su un dito, consente di rilevare la percentuale di emoglobina legata all’ossigeno; in ospedale è invece possibile optare per un esame più preciso ed informativo, ma anche più invasivo, attraverso un’emogasanalisi arteriosa.

Successivamente, per completare la diagnosi e valutare lo stato dei polmoni, è necessario eseguire una radiografia del torace.

La terapia, a seconda dei casi, prevede la somministrazione di ossigeno e il trattamento della causa alla base dell’insufficienza respiratoria; questi pazienti, inoltre, sono generalmente ricoverati in un’unità di terapia intensiva, in quanto spesso necessitano del supporto fornito da presidi di ventilazione meccanica.

Cause

La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS dall’inglese Acute Respiratory Distress Syndrome) è una condizione caratterizzata dalla perdita della funzionalità polmonare; si tratta di un’emergenza medica che richiede un immediato intervento medico, perché potenzialmente fatale per il paziente che ne è interesato.

Nella maggior parte dei casi l’ARDS è riconducibile ad una fuoriuscita di liquidi dalle pareti dei capillari sanguigni, come conseguenza di lesioni, malattie o contusioni, che determinano un danneggiamento della parete di questi piccoli vasi; questo processo determina un successivo accumulo di fluidi a livello polmonare ed un collasso delle sacche di aria normalmente deputate ad effettuare gli scambi gassosi tra ossigeno e anidride carbonica, fondamentali durante la normale respirazione.

È possibile suddividere le cause di sindrome da distress respiratorio acuto in due grandi gruppi, a seconda della modalità con cui si verifica l’evento lesivo alla base del fenomeno:

  • Cause dirette: includono patologie che colpiscono primariamente il polmone, come:
    • Polmoniti (nei pazienti affetti da COVID-19 è purtroppo possibile osservare in alcuni casi quadri gravi di polmonite che degenerano in ARDS e successivamente sepsi e shock settico)
    • Traumi polmonari
    • Inalazione di fumo o gas tossici
    • Aspirazione di contenuto gastrico (passaggio di materiale proveniente dallo stomaco all’interno dei polmoni)
    • Annegamento
    • Embolia polmonare
  • Cause indirette: sono così classificati i processi morbosi che, pur non avendo un’origine esclusivamente polmonare, successivamente si complicano o si aggravano coinvolgendo anche i polmoni, come:
    • Traumi che coinvolgono altri organi
    • Trasfusioni di sangue multiple (oltre 15 unità di sangue in un breve periodo di tempo)
    • Pancreatiti (infiammazioni del pancreas)
    • Ipotensione prolungata o grave (shock)
    • Sepsi (infezione disseminata molto grave)
    • Assunzione di eccessive dosi di sostanze d’abuso (eroina, metadone).

Sintomi

Il paziente sviluppa i sintomi riconducibili all’ARDS generalmente entro 1 o 2 giorni dall’insorgenza del trauma o della malattia che ne è alla base o, più raramente, nell’arco di 4 o 5 giorni.

I sintomi che suggeriscono la presenza di sindrome da distress respiratorio acuto, sono:

  • Respiro rapido, affannoso e superficiale
  • Ipotensione (riduzione della pressione sanguigna)
  • Stato confusionale
  • Colorazione bluastra o violacea di cute e mucose
  • Marcata sonnolenza
  • Tendenza allo svenimento

Generalmente questi sintomi insorgono in pazienti già ospedalizzati in seguito a gravi traumi, come incidenti stradali o patologie per cui si sia reso necessario il ricovero, sovrapponendosi al quadro clinico di base.

Complicazioni

Quando trattati tempestivamente presso un’unità di terapia intensiva, circa il 70% dei pazienti affetti da ARDS sopravvive e guarisce in maniera completa, senza sviluppare gravi esiti polmonari a lungo termine.

Nei pazienti in cui sia stato necessario ricorrere ad un processo di ventilazione meccanica, invece, potrebbero svilupparsi esiti cicatriziali a livello del tessuto polmonare, con alterazione della funzionalità respiratoria, particolarmente evidente nel corso dello svolgimento di alcune attività quotidiane, come durante l’attività fisica.

In alcuni casi, inoltre, l’ARDS può determinare una riduzione marcata del peso corporeo e della massa muscolare, per cui il periodo di riabilitazione ospedaliera può essere particolarmente prolungato.

Il decesso conseguente allo sviluppo di sindrome da distress respiratorio acuto è generalmente attribuibile ad una condizione di insufficienza d’organo multipla e può risultare fatale, in particolar modo, nei pazienti anziani o in coloro che risultano affetti da altre patologie.

I pazienti più giovani, in cui l’ARDS si sia sviluppata come conseguenza di un trauma, invece, presentano un tasso maggiore di guarigione, con risoluzione del quadro clinico in un lasso temporale di circa 6-12 mesi.

Diagnosi

La diagnosi di ARDS si avvale generalmente di:

  • Misurazione dei livelli di ossigeno presenti nel sangue: una prima valutazione può essere attuata mediante l’utilizzo di un pulsossimetro (uno strumento dotato di un sensore che, applicato sul dito, consente una stima indiretta dei livelli di ossigenazione del sangue capillare e della frequenza cardiaca) o effettuando un’emogasanalisi arteriosa ( consiste nel prelievo di un campione di sangue tramite la puntura di un’arteria e nella sua successiva analisi di laboratorio, in modo da ottenere una misurazione dei livelli di ossigeno circolante, di anidride carbonica, del pH ematico e di altri parametri).
  • Radiografia del torace: consente di valutare il grado di compromissione polmonare, osservando l’eventuale presenza di fluidi nelle cavità del polmone che dovrebbero contenere normalmente aria.

Cura

In caso di ARDS è importante intervenire molto rapidamente mediante:

  • Trattamento della causa che è alla base del quadro clinico;
  • Ossigenoterapia (per correggere l’ipossia si ricorre alla somministrazione di ossigeno tramite maschere o cannule nasali);
  • Ventilazione meccanica (nei pazienti più gravi, può essere necessario ricorrere all’utilizzo di un macchinario che consenta l’immissione e l’emissione di aria nei polmoni, generalmente attraverso un tubo che, tramite la bocca, raggiunge la trachea);
  • Misure di supporto: può essere utile distendere il paziente in posizione prona (disteso sullo stomaco) o impostare un sistema di nutrizione artificiale qualora non riesca ad alimentarsi spontaneamente; l’apporto dei fluidi, invece, è variabile a seconda delle esigenze richieste dal paziente.

Ad oggi, tuttavia, non è ancora disponibile un trattamento farmacologico specifico che sia efficace o risolutivo nella cura della sindrome da distress respiratorio acuto.

 

A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo

 

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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