Artrite settica: cause, sintomi cura

Introduzione

L’artrite settica è una grave forma d’infezione articolare che richiede attenzione medica urgente; è caratterizzata dallo sviluppo di dolore e gonfiore nell’articolazione colpita (ad esempio ginocchio, anca, spalla, gomito, …) ed eventualmente sintomi sistemici (febbre, malessere, …).

Di solito è monoarticolare, riguardando cioè un’unica articolazione, tuttavia può verificarsi anche artrite settica poliarticolare in grado di interessare più articolazioni contemporaneamente.

La causa dev’essere cercata nell’infezione di un’articolazione, che può essere conseguente alla penetrazione di microrganismi a seguito di

  • infortuni, traumi e incidenti di vario genere,
  • diffusione dei patogeni tramite il sangue, a partire da una diversa sede,
  • complicazione di chirurgia articolare.

In caso di intervento mirato e tempestivo il recupero può essere completo, ma non è purtroppo una patologia gravata da un significativo tasso di mortalità; la terapia è tipicamente ospedaliera e basata su

  • antibiotici somministrati per via endovenosa in ospedale (e proseguiti per via orale a seguito della dimissione),
  • eventuale drenaggio dei fluidi articolari accumulati,
  • fisioterapia.

Cause

L’artrite settica è una patologia che consiste nell’infezione di un’articolazione, che può essere innescata direttamente a seguito di traumi o a causa dell’arrivo di microrganismi patogeni attraverso il sangue, provenienti da una diversa sede dell’organismo.

Tra le cause più comuni sono comprese

  • fratture esposte (in cui l’osso lacera la pelle, consentendo la penetrazione di microrganismi)
  • un’infezione che si diffonde da un altro punto del corpo, come la pelle o i genitali ed apparato urinario
  • una ferita infetta, ad esempio ma non solo causata da corpi estranei che penetrano nella cute (od anche da morsi animali),
  • complicazioni di chirurgia.

Diversi tipi di batteri, virus e funghi possono infettare un’articolazione, ma il tipo più comune è lo Staphylococcus aureus.

Fattori di rischio

Si verifica più spesso nei bambini (l’incidenza dell’artrite settica raggiunge il picco tra i 2 e i 3 anni, con una spiccata predominanza maschile, in rapporto 2:1) che negli adulti e, sebbene chiunque possa sviluppare artrite settica, tra le categorie considerate a maggior rischio si annoverano pazienti

  • affetti da
  • con un sistema immunitario indebolito, ad esempio da
  • che abbiano recentemente subito un intervento chirurgico alle articolazioni
  • con un’articolazione artificiale (ad esempio una protesi al ginocchio o all’anca)
  • che facciano uso di droghe iniettive (ad esempio eroina)

Sintomi

I sintomi dell’artrite settica di solito si sviluppano rapidamente, in pochi giorni e riguardano un unico distretto; le articolazioni più comunemente colpite sono il ginocchio, l’anca, la spalla, il gomito, il polso e le dita.

I sintomi possono manifestarsi in modo leggermente diverso da un paziente all’altro, ma tra i più comuni e caratteristici sono

In casi estremi, nei pazienti con protesi artificiale infetta l’articolazione può lussarsi (spostarsi dalla normale sede).

Quando chiamare il medico

Si raccomanda di rivolgersi al medico in caso di:

  • dolori articolari particolarmente severi e di recente insorgenza (spesso è limitato ad un’unica articolazione),
  • spiccato gonfiore articolare e/o alterazione del colore della pelle.

A questi sintomi caratteristici sono spesso associati disturbi sistemici, come malessere, febbre e brividi.

Diagnosi

L’iter diagnostico inizia con la raccolta della storia clinica (anamnesi) ed una valutazione fisica (esame obiettivo); è possibile ricorrere ad esami strumentali e di laboratorio a conferma dell’ipotesi diagnostica:

  • Analisi del sangue, alla ricerca di marcatori dell’infezione ed eventualmente del batterio responsabile:
  • Esami di fluidi biologici (catarro, liquido spinale, urine, … ) per individuare la causa dell’infezione.
  • Aspirazione del liquido articolare, alla ricerca di globuli bianchi (in particolare neutrofili) e batteri.
  • Esami di imaging (che tuttavia di per sé non possono distinguere condizioni sterili da infezioni):
    • Radiografia.
    • Ecografia (utile soprattutto in fase di drenaggio).
    • La risonanza magnetica può rivelare anomalie nei tessuti molli e nelle ossa circostanti, oltre a delineare l’entità del coinvolgimento cartilagineo.

La diagnosi di artrite settica in pazienti affetti da artrite reumatoide può essere particolarmente ostica, a causa dei sintomi parzialmente sovrapponibili.

Mortalità

Nei bambini la mortalità è fortunatamente quasi trascurabile, mentre nella popolazione generale nonostante l’uso di antibiotici, in letteratura si stima un tasso di mortalità compreso tra il 7% e il 15% per l’artrite settica ospedaliera.

Più in generale il tasso dipende principalmente dall’organismo responsabile:

  • N. gonorrhoeae ha un tasso di mortalità estremamente basso,
  • S. aureus può avvicinarsi ad un paziente su due.

Rappresentano un fattore di rischio

  • età avanzata,
  • presenza di malattie come l’artrite reumatoide.

Si guarisce?

La diagnosi precoce dell’artrite settica è importante e, in questi casi, in assenza di fattori di rischio specifici la maggior parte dei pazienti inizia a sentirsi meglio rapidamente, entro poco tempo dall’inizio della terapia antibiotica (2 giorni circa). In assenza di un tempestivo intervento il rischio è di sviluppare danni articolari permanenti ed eventualmente esito fatale, ma diversamente la prognosi è in genere buona con un recupero che può essere completo.

Tra le possibili complicazioni si annoverano

  • Osteomielite (infiammazione dell’osso)
  • Dolore cronico
  • Osteonecrosi (morte di una porzione del tessuto osseo dovuta a mancato o insufficiente afflusso di sangue)
  • Sviluppo di alterazione nella lunghezza delle gambe
  • Sepsi
  • Morte.

Cura

La terapia dell’artrite settica è tipicamente ospedaliera, richiedendo mediamente una degenza di un paio di settimane.

La terapia si fonda su un approccio antibiotico aggressivo (della durata complessiva di circa 4-6 settimane), che è in grado di garantire nella maggior parte dei casi una risposta rapida (entro 48 ore); nel caso di infezioni fungine si ricorre a principi attivi antimicotici, mentre purtroppo in caso di infezioni virali non sono ad oggi disponibili farmaci specifici.

È spesso utile drenare il pus dall’articolazione, per ridurre il rischio di complicazioni e favorire un più rapido recupero; l’aspirazione avviene con un ago, artroscopia o mediante intervento chirurgico, eventualmente da ripetere più volte al bisogno.

In caso di necessità possono essere associati farmaci sintomatici (per il dolore e/o la febbre).

Alla terapia farmacologica è spesso necessario associare un approccio fisioterapico volto al recupero funzionale dell’articolazione; qualora l’infezione abbia riguardato una protesi, ad esempio del ginocchio o dell’anca, potrebbe essere necessaria la sua rimozione e successiva sostituzione a seguito della guarigione.

Nei casi di interessamento di una protesi potrebbe essere necessario la rimozione temporanea della stessa, e la sostituzione con un distanziatore articolare costituito da materiale antibiotico.

Fonti e bibliografia

Articoli ed approfondimenti

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.