Ascesso cerebrale: cause, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

Il pus è un fluido più o meno denso che si forma nella sede di un’infezione; di colore e soprattutto odore molto sgradevole, è costituito dai residui dell’attività del sistema immunitario verso la minaccia, ovvero siero/sangue, globuli bianchi ormai morti, batteri vivi e morti, frammenti di tessuto morto ed altri residui del processo di difesa.

Un ascesso cerebrale è una sacca piena di pus che si sviluppa nel cervello; si tratta di un meccanismo difensivo operato dall’organismo quando le difese schierate non sembrino in grado di avere la meglio ed ha l’obiettivo di limitare la diffusione dell’infezione utilizzando tessuti sani adiacenti per contenere (racchiudere) il processo infettivo.

Oltre ai pericoli legati all’infezione di per sé, l’ascesso cerebrale rappresenta una grave minaccia per la vita perché a causa dei limiti imposti dalle ossa del cranio lo spazio per accogliere la presenza di materiale è estremamente limitato, con la conseguenza che il progressivo accumulo esercita una pericolosa azione di pressione sui tessuti del cervello.

Cause

L’ascesso cerebrale è una condizione rara, ma particolarmente grave; il paziente più rappresentativo è l’adulto di età inferiore ai 30 anni, ma si può sviluppare anche nell’infanzia (l’età più a rischio è compresa tra 4-7 anni). Le stime suggeriscono che gli uomini sono più colpiti delle donne, mentre non si riscontrano differenze significative in termini di geografia e stagionalità.

Un ascesso cerebrale origina in genere da processi infettivi di testa e collo, come ad esempio:

Sono tuttavia anche noti casi di ascesso conseguenti a traumi facciali, procedure neurochirurgiche (operazioni al cervello) e penetrazione di corpi estranei (ad esempio in caso di esposizione ad armi da fuoco e schegge).

In alternativa l’infezione può derivare da una setticemia generalizzata (infezione del sangue), con origine variabile, ad esempio da:

I patogeni più frequenti isolati dagli ascessi cerebrali sono lo stafilococco e lo streptococco, mentre è comune il coinvolgimento di funghi (infezioni micotiche).

Pazienti immunodepressi, ad esempio affetti da AIDS od in terapia cortisonica aggressiva, sono esposti ad un maggior rischio di sviluppo di ascesso cerebrale.

Sintomi

In circa due pazienti su 3 perdurano per 2 settimane o meno, con la diagnosi che viene posta in media a circa una settimana di distanza dall’insorgenza dei primi disturbi; il decorso è ampiamente variabile, lento e progressivo in alcuni pazienti, drammatico e rapido in altri (fulminante).

La maggior parte dei sintomi di un ascesso cerebrale sono il risultato diretto delle dimensioni e della posizione della lesione e non esistono disturbi realmente caratteristici (la classica triade febbre, mal di testa e deficit neurologico si osserva in meno della metà dei pazienti); nel complesso i sintomi (in ordine di frequenza, NON di comparsa) annoverano:

  • mal di testa
  • letargia (difficoltà a rimanere sveglio), che progredisce fino al coma
  • deficit neurologici focali
  • dolore, tipicamente localizzato sul lato dell’ascesso, con esordio graduale o improvviso, che non risponde ai comuni antidolorifici
  • febbre
  • convulsioni (possono essere la prima manifestazione di ascesso cerebrale)
  • nausea e vomito (a getto, perché di origine centrale)
  • rigidità nucale
  • deficit del terzo e sesto nervo cranico.

 

Un mal di testa che peggiori improvvisamente, accompagnato da sintomi di meningismo (rigidità della nuca, mal di testa e vomito), può suggerire la rottura dell’ascesso.

Complicazioni

Le complicazioni che possono verificarsi in seguito a un ascesso cerebrale sono:

  • Infiammazione di strutture vicine (meningite e ventricolite)
  • Aumento della pressione intracranica
  • Ernia cerebrale
  • Convulsioni
  • Setticemia
  • Deficit neurologici
  • Trombosi dei vasi sanguigni intracranici

Nei casi più gravi, o comunque quando non trattata tempestivamente, può avere esito fatale, o comunque causare lesioni permanenti al cervello.

In pazienti immunocompromessi sono relativamente comuni le recidive (ricomparsa dell’ascesso dopo la cura).

Diagnosi

Purtroppo la maggior parte dei sintomi di un ascesso cerebrale sono poco specifici e questo è causa di ritardo nella diagnosi; a seguito di anamnesi (raccolta di informazioni) e visita medica con valutazione neurologica, possono risultare dirimenti i risultati ottenibili da esami di laboratorio e strumentali complementari tra loro. Possono venire prescritti:

Ascesso cerebrale

Shutterstock/Suttha Burawonk

Cura

Un ascesso cerebrale può causare un’elevata pressione sul cervello, condizione potenzialmente fatale; una gestione esclusivamente medica (farmaci) può essere presa in considerazione solo nel caso degli ascessi minori, eventualmente secondari a meningite, oppure quando un approccio chirurgico non sia praticabile, come nel caso di:

  • presenza di numerosi ascessi
  • localizzazione molto profonda e quindi difficilmente raggiungibile
  • idrocefalo (un accumulo di liquido nel cervello).

Molto più spesso l’approccio consiste in una combinazione di farmaci e chirurgia, che tipicamente non può prescindere da un’accurata localizzazione e caratterizzazione ottenuta mediante esami di imaging (TC e risonanza); possono essere presi in considerazione interventi di

  • aspirazione (drenaggio del pus mediante un foro praticato sul cranio)
  • escissione (rimozione dell’ascesso a seguito di craniotomia, ovvero apertura della scatola cranica)

del contenuto, per ridurre la pressione esercitato dal fluido accumulato. L’approccio chirurgico scelto dipende dalle capacità e preferenze dell’operatore, oltre che dalle caratteristiche dell’ascesso, ma può beneficiare della guida ottenibile mediante vari approcci di imaging.

A questi possono essere associati lungi ed aggressivi cicli antibiotici volti a risolvere l’infezione scatenante, pianificata anche questa sulla base delle informazioni raccolte (ad esempio dall’emocoltura o dal liquido cerebrospinale, con relativi antibiogrammi); purtroppo la barriera ematoencefalica, una sorta di membrana che agisce come un filtro nel sangue in entrata e diretto al sistema nervoso centrale, limita la possibilità di scelta tra gli antibiotici.

La somministrazione di cortisone può essere presa in considerazione solo in casi selezionati, con l’obiettivo di ridurre l’infiammazione (edema cerebrale) e con essa la massa occupata, favorendo peraltro la penetrazione degli antibiotici.

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.