Attacchi di panico e di ansia: sintomi, cosa fare e rimedi

Introduzione

Nell’immaginario collettivo il termine panico viene riferito a molte situazioni diverse: talvolta ci si può trovare a vivere dei momenti molto stressanti in cui si prova una grande forma di ansia o di angoscia, ma non necessariamente si tratta di un attacco di panico.

Le caratteristiche salienti di un attacco di panico sono:

  • una sensazione di paura ed ansia che si manifesta in maniera improvvisa e molto intensa,
  • la presenza di sintomi somatici di accompagnamento come
    • palpitazioni,
    • battito cardiaco accelerato,
    • dolore al petto,
    • difficoltà a respirare,
    • sensazione di svenimento,
  • l’apice dell’intensità dei sintomi viene raggiunto in breve tempo (in genere in 10 minuti o meno) in modo apparentemente incontrollabile.

Da un punto di vista psichiatrico questa manifestazione, che rientra all’interno della categoria dei disturbi d’ansia, possiede connotati  e caratteristiche estremamente specifiche:

  • un singolo attacco di panico si può manifestare all’interno di vari quadri dei disturbi d’ansia,
  • ma se gli episodi assumono delle manifestazioni particolari per frequenza, intensità e ripercussioni sulla vita della persona, allora possono andare a costituire un disturbo strutturato e specifico che prende il nome di disturbo da attacco di panico (DAP).

Il disturbo da attacchi di panico è strettamente correlato all’agorafobia, un’altra condizione facente parte dei disturbi d’ansia: un terzo delle persone che soffre di attacchi di panico sperimenta infatti anche l’agorafobia.

Donna in preda ad ansia e panico

iStock.com/PeopleImages

Cause

Le cause dell’insorgenza degli attacchi di panico non sono del tutto note ma, come per altre malattie psichiatriche, sembrano essere coinvolti fattori genetici, organici, ambientali e psicologici, probabilmente una combinazione variabile di

  • famigliarità
  • esperienze traumatiche o fortemente stressanti, come un lutto
  • alterazioni dell’equilibrio dei neurotrasmettitori (messaggeri chimici) nel cervello.

Gli attacchi di panico, come i disturbi d’ansia in generale, sono considerati dal punto di vista psicologico una risposta ad eventi stressanti; esistono un’ansia e una paura fisiologiche e del tutto normali, ma se queste si manifestano in maniera

  • esagerata,
  • continua
  • o senza un reale motivo di fondo

si rischia di andare oltre la normalità ed entrare nell’ambito della patologia.

Qualora la condizione persista, infatti, è possibile che compaiano degli schemi di pensiero disfunzionali che provocano il mantenersi della sintomatologia fino ad arrivare all’insorgenza del disturbo conclamato.

Il DAP compare per la prima volta generalmente in adolescenza o nella prima età adulta e risultano essere colpite maggiormente le donne rispetto agli uomini con un rapporto maschi-femmine di 2 a 1; i familiari di primo grado di chi ne soffre hanno una probabilità maggiore rispetto alla popolazione generale di soffrirne a loro volta.

Sintomi

Generalmente il primo attacco di panico si sviluppa improvvisamente, talvolta in un momento in cui la persona risulta essere apparentemente rilassata.

Viene avvertita una sensazione di paura intensa, che raggiunge l’apice in pochi minuti e dura di solito all’incirca un’ora.

Durante l’episodio di attacco di panico, oltre all’ansia, possono venire sperimentati dei sintomi somatici anche molto intensi come

I sintomi fisici che accompagnano l’attacco di panico possono essere così intensi da mimare condizioni organiche, ad esempio il dolore al petto rispetto all’infarto al miocardio. Capita infatti che durante l’attacco il soggetto si rechi in pronto soccorso per paura di soffrire di una grave patologia che viene avvertita come potenzialmente letale: a seguito della diagnosi, che prevede l’esclusione di disturbi cardiaci, è importante rassicurare chi soffre di questi disturbi riguardo l’assenza di una patologia medica sottostante.

Una volta terminato l’evento acuto possono permanere dei postumi come

  • senso di fiacchezza,
  • incapacità di comprendere ciò che è appena accaduto,
  • senso di vulnerabilità e fragilità.

Spesso chi ha un attacco di panico può sperimentare il desiderio di allontanarsi dal luogo in cui è avvenuto l’attacco, ma non sempre riuscirà a farlo; può manifestarsi infatti il fenomeno del “freezing” o “congelamento” in cui la persona non riesce più a muoversi.

Chi soffre del disturbo da attacchi di panico presenta degli episodi ricorrenti che tendono a verificarsi nei periodi della vita di maggiore stress e tensione; negli intervalli tra un episodio e l’altro la persona in genere non sta bene, al contrario presenta uno stato di tensione emotiva frequente che si manifesta con la cosiddetta ansia anticipatoria. Si ha cioè il timore del verificarsi di un nuovo attacco e si instaura una paura crescente che non permette di vivere serenamente; la paura del manifestarsi di un nuovo episodio genera un’ansia crescente che esita infine in un nuovo attacco di panico.

La paura della paura si autoalimenta in un circolo vizioso patologico.

Durante questi periodi intercritici si può avere la messa in atto di comportamenti di difesa o di evitamento: vengono ad esempio evitate situazioni particolarmente stressanti, che si pensa potrebbero provocare un nuovo attacco, o si chiede ad una persona fidata di essere accompagnati quando si esce di casa. Questo disturbo può crescere al punto da compromettere la conduzione di una vita normale con il rischio di alterare le relazioni familiari, sociali, e l’attività lavorativa.

Talvolta l’ansia anticipatoria può diventare così presente da organizzarsi in un disturbo d’ansia generalizzato.

Diagnosi

Un attacco di panico può indurre la viva sensazione di collasso o addirittura di morte imminente, difficile da comprendere nella sua drammaticità per chi non l’avesse mai provato e purtuttavia innocua; si raccomanda tuttavia di contattare il medico se:

  • l’attacco di panico continua dopo aver provato a rilassarsi e respirare lentamente per 20 minuti,
  • persiste la sensazione di malessere anche se la respirazione è tornata nella norma,
  • persiste un battito cardiaco irregolare o compaiono dolori al petto,
  • si manifestano regolarmente e sistematicamente attacchi.

Ai fini della diagnosi di disturbo da attacco di panico non è sufficiente che si verifichi un solo episodio, ma devono presentarsi attacchi inaspettati e ripetuti seguiti da almeno un mese o più in cui la persona soffre di preoccupazioni correlate all’attacco (ansia anticipatoria) e di conseguenti alterazioni comportamentali significative.

Inoltre è necessario escludere che i sintomi siano dovuti a droghe, farmaci o altre condizioni mediche concomitanti come disturbi cardiovascolari o crisi ipoglicemiche.

Decorso

Quando viene diagnosticato il disturbo da attacchi di panico, e non quindi un solo attacco isolato, il decorso è usualmente cronico e presenta dei periodi di remissione alternati a riacutizzazioni che si verificano soprattutto nei momenti della vita in cui la persona è sottoposta a maggiori tensioni.

Come in altri ambiti medici, più precoce è la diagnosi e migliore sarà la prognosi; una diagnosi precoce permette infatti di iniziare tempestivamente il trattamento adeguato ad avere maggiori possibilità di guarigione.

Cosa fare durante un attacco di panico?

È importante rassicurare chi soffre di attacchi di panico riguardo l’assenza di malattie fisiche in grado di provocare i sintomi somatici che vengono sperimentati durante l’episodio acuto.

L’NHS inglese consiglia, quando si avverte la sensazione di un imminente attacco, di

  • non combatterlo
  • se possibile restare dove ci trova
  • iniziare a respirare lentamente e profondamente
  • sforzarsi di ricordare che l’attacco, così com’è arrivato, passerà
  • concentrarsi su immagini positive, pacifiche e rilassanti
  • ricordare che non si è in pericolo di vita.

Per contrastare l’iperventilazione che si manifesta durante l’attacco acuto, e che contribuisce ad alimentare la sensazione di svenimento, è possibile provare a

  • trattenere il respiro per una decina di secondi,
  • respirare all’interno di un sacchetto di carta,
  • cercare di mantenere una respirazione lenta e superficiale.

Se il paziente si presenta in pronto soccorso durante o subito dopo l’attacco vengono solitamente somministrate delle benzodiazepine per abbreviare la durata dei sintomi.

Rimedi e prevenzione

Al fine di prevenire la comparsa di attacchi si consiglia di:

  • praticare esercizi di respirazione/meditazione quotidianamente,
  • praticare regolarmente esercizio fisico (utile soprattutto l’attività aerobica),
  • mantenere la regolarità dei pasti, per favorire la stabilità della glicemia,
  • evitare caffeina, alcool, fumo.

Il trattamento a lungo termine che ha dato i migliori risultati consiste nell’associazione di psicoterapia e terapia farmacologica; i farmaci maggiormente utilizzati in questi casi sono gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), ma esistono altre categorie di farmaci disponibili che possono essere preferite nelle diverse situazioni particolari. Anche gli approcci psicoterapeutici esistenti sono molteplici e possono essere eseguite delle sedute individuali, familiari o di gruppo.

 

A cura della Dott.ssa Giulia Grotto, medico chirurgo

 

Fonti e bibliografia

  • Gilberti, Rossi. Manuale di psichiatria. VI ed., Piccin, 2007.
  • American Psychiatric Association. Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali. V ed., Cortina Raffaello Editore, 2014.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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