Bronchiolite nel neonato: sintomi, cause e conseguenze

Introduzione

La bronchiolite è la patologia respiratoria più importante per diffusione e gravità nel primo anno di vita; si tratta di un’infezione che ha generalmente cause virali e che comporta l’infiammazione dei bronchioli (la ramificazione più piccola dell’albero bronchiale), con conseguente loro restringimento e ostruzione del flusso di aria da e verso gli alveoli (le cavità polmonari che seguono ai bronchioli).

Anatmia semplificata di bronchi e polmoni

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Ciò determina, nei casi più gravi, un’importante riduzione del livello di ossigeno nel polmone e, conseguentemente, nel sangue prima (ipossiemia) e nell’intero organismo poi (ipossia).

La condizione interessa prevalentemente i bambini, soprattutto al di sotto dei due anni, ed è più comune in inverno; esordisce con sintomi simili a quelli di un comune raffreddore, ma poi progredisce manifestandosi con la comparsa di

  • tosse,
  • respiro sibilante
  • e talvolta una vera e propria difficoltà a respirare.

La maggior parte dei casi è lieve e tende a risolversi spontaneamente in circa 2 o 3 settimane, ma alcuni pazienti vanno incontro a sintomi più severi, tanto da richiedere ricovero ospedaliero.

Cause

La bronchiolite colpisce prevalentemente bambini sotto i 24 mesi di vita ed è particolarmente frequente nei lattanti con meno di 6 mesi.

Nel primo anno di vita la malattia può interessare 11 bambini su 100, ma la proporzione può divenire più alta in occasione di epidemie. Il periodo di incidenza più elevato corrisponde alla stagione fredda, indicativamente tra novembre e aprile.

La malattia riconosce una causa virale e gli agenti più comunemente responsabili di bronchiolite sono:

  • virus respiratorio sinciziale (RSV), in oltre la metà dei casi,
  • virus parainfluenzali,
  • virus influenzale di tipo A,
  • coronavirus,
  • rinovirus,
  • adenovirus,
  • virus del morbillo (raramente).

Trasmissione e contagio

Le cause più comuni di bronchiolite, virus respiratorio sinciziale (RSV) e rinovirus (RV), si trasmettono attraverso piccole goccioline contenenti particelle virali; queste vengono espirate nell’aria respirando, tossendo o starnutendo e possono sopravvivere nell’ambiente diffondendo l’infezione per diverse ore.

Se vengono a contatto con le mucose (occhi, bocca, naso), direttamente o indirettamente (in genere per mezzo delle mani), è possibile contrarre l’infezione.

Un bambino con bronchiolite dovrà essere tenuto lontano da altri neonati e da individui suscettibili a gravi infezioni respiratorie fino alla scomparsa dei sintomi più severi (respiro sibilante e febbre).

I genitori e i fratelli che condividono l’abitazione con il neonato colpito da bronchiolite possono a loro volta contrarre il virus ma, nel caso di soggetti di età superiore, la malattia si manifesta come un comune raffreddore; questi pazienti possono poi a loro volta diventare fonte di contagio per altri.

Fattori di rischio

Tra i più comuni fattori di rischio ricordiamo:

  • madre fumatrice, specie se ha fumato in gravidanza; ciò, oltre a rendere la bronchiolite più frequente, predispone allo sviluppo di forme più gravi,
  • età inferiore ai 6 mesi,
  • abitare in condizioni affollate,
  • non essere mai stati allattati al seno,
  • familiarità per asma,
  • nascita prematura (prima della 37esima settimana di gestazione),
  • bambini con cardiopatia congenita,
  • pneumopatia,
  • bambini con sistema immunitario compromesso.

La bronchiolite nell’adulto

Bronchite e bronchiolite non solo hanno nomi molti simili, ma si tratta di condizioni di salute che condividono anche numerosi aspetti clinici; entrambe possono essere causate da un virus, entrambe ma

  • la bronchite interessa le vie aeree più grandi (i bronchi),
  • la bronchiolite le vie aeree più in profondità (bronchioli).

La bronchite di solito colpisce i bambini più grandi e gli adulti, mentre la bronchiolite è più comune nei bambini più piccoli, sebbene possa raramente interessare anche il paziente adulto.

Sintomi

L’incubazione della bronchiolite è variabile da 6 a 10 giorni e la comparsa dei sintomi più importanti è di solito preceduta di 24-48 ore da:

  • naso che cola (rinorrea),
  • starnuti,
  • febbricola,
  • infiammazione della mucosa del naso e della gola (rinofaringite),
  • tosse,
  • inappetenza.

I sintomi della bronchiolite peggiorano nei giorni successivi, prima di migliorare gradualmente, e tra i più comuni ricordiamo:

Possono manifestarsi in concomitanza otite, faringite o congiuntivite.

La maggior parte dei casi di bronchiolite non è grave, ma i sintomi possono essere particolarmente preoccupanti; raggiungono in genere l’apice tra il giorno tre e il giorno cinque, ma la tosse può richiedere fino a tre settimane per migliorare; di norma il paziente rimane vigile, sereno e continua ad alimentarsi regolarmente. I bambini più colpiti dalla malattia in forma severa respirano invece rapidamente e superficialmente,  diventano irritabili e rischiano di disidratarsi a causa della difficoltà ad assumere liquidi.

Quando preoccuparsi

Chiamate un medico o recatevi immediatamente al pronto soccorso se il vostro bambino presenta uno o più dei seguenti sintomi:

  • eccessiva sonnolenza (letargia) e mancanza di reazione agli stimoli esterni,
  • cianosi, ovvero un colorito bluastro della cute, che si può manifestare soprattutto a livello delle unghie e delle labbra,
  • respirazione debole e accelerata,
  • difficoltà respiratoria,
  • improvvisa freddolosità.

Prognosi e complicazioni

Il decorso è drammatico, ma di breve durata (2-3 giorni).

La guarigione è rapida e la maggior parte dei bambini viene curata a casa, salvo alcuni casi che richiedono l’ospedalizzazione. In ogni caso, con il trattamento adeguato il rischio di incorrere in complicanze è basso, anche in un bambino ricoverato.

Il tasso di mortalità è inferiore all’1%.

Una volta guariti i bambini possono manifestare ancora alcuni episodi di respiro sibilante che, insieme alla tosse, può persistere per 2-4 settimane.

Sono possibili alcune complicanze, come:

  • insufficienza respiratoria,
  • infezione secondaria, come una polmonite,
  • comparsa di asma, che può insorgere anche dopo anni dall’episodio di bronchiolite.

Diagnosi

La diagnosi si basa su:

  • anamnesi (raccolta di informazioni),
  • esame obiettivo (visita medica),
  • pulsossimetria (misurazione dei livelli di ossigeno nel sangue che si esegue posizionando un sensore su un dito del paziente),
  • raramente una radiografia del torace.

Più di rado, possono venire richiesti l’esame colturale sul tampone faringeo per individuare il virus responsabile della sintomatologia e ulteriori esami del sangue.

Cura

La terapia, che è puramente di supporto, dovrà essere tempestiva e si fonda su:

  • idratazione per via orale a domicilio,
  • idratazione per via endovenosa e ossigenoterapia (ossigeno umidificato), se il bambino è ricoverato,
  • lavaggi nasali con acqua fisiologica,
  • umidificazione degli ambienti.

Gli antibiotici non trovano indicazione, in quanto inefficaci nelle forme virali.

Per la maggioranza dei casi, è sufficiente il trattamento con liquidi per bocca e altre misure di supporto presso il proprio domicilio. Il bambino deve assumere frequentemente piccole quantità di liquidi.

Si raccomanda di portare il neonato in ospedale qualora comparissero:

  • peggioramento della difficoltà respiratoria,
  • colorito bluastro della pelle,
  • stanchezza,
  • disidratazione.

o anche in presenza di:

  • cardiopatia congenita,
  • pneumopatia,
  • sistema immunitario compromesso.

Il bambino sarà inoltre posto in posizione semi-seduta e col capo lievemente iperesteso per facilitarne la respirazione.

In ospedale, verrà somministrato ossigeno in tenda o in maschera. I liquidi sono somministrati per vena, se il bambino non riesce ad alimentarsi.

A volte, possono venire impiegati farmaci broncodilatatori e corticosteroidi, anche se la loro efficacia in corso di bronchiolite non è stata dimostrata.

Se il bambino dovesse avere un sistema immunitario particolarmente debole, possono trovare indicazione alcuni farmaci antivirali, come la ribavirina. Gli antibiotici vanno impiegati, qualora venga riconosciuta un’origine batterica dell’infezione.

Raramente si rende necessario un supporto ventilatorio per assistere la respirazione.

Ai bambini a rischio di forme gravi, come i nati prematuri e i soggetti affetti da cardiopatia congenita, possono essere somministrati come prevenzione anticorpi contro il virus respiratorio sinciziale, come il palivizumab.

Prevenzione

La bronchiolite non è una malattia facilmente prevenibile, poiché la maggioranza dei virus che la provocano sono ubiquitari nell’ambiente.

L’unica raccomandazione che si può vivamente consigliare è quella di lavarsi le mani accuratamente, soprattutto in luoghi dove ci sono bambini. Quindi anche i famigliari di un bambino affetto da bronchiolite devono porre particolare attenzione all’igiene delle mani.

 

A cura della Dottoressa Giovanna Celia, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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