Introduzione
La brucellosi è una malattia infettiva provocata da batteri gram-negativi appartenenti al genere Brucella (B. melitensis, B. abortus, B.suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae).
Viene anche definita febbre maltese, febbre mediterranea o febbre ondulante, ad indicare aree di diffusione e caratteristiche sintomatiche.
Ha un’origine animale e viene considerata una zoonosi (infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra gli animali e l’uomo), colpendo prevalentemente mucche, capre, pecore, maiali e cani; a seguito del contatto con queste specie, o in conseguenza del consumo di cibo da esse derivato, la brucellosi può essere contratta anche dall’uomo e non dovrebbe quindi stupire che i soggetti più a rischio siano proprio coloro che entrano frequentemente in contatto per ragioni professionali con gli animali a rischio, come ad esempio allevatori, macellai e veterinari.
La malattia si manifesta negli animali provocando aborti negli ultimissimi periodi della gestazione, infiammazioni ai testicoli e disturbi della fertilità; nell’uomo, invece, può provocare in una prima fase episodi febbrili, sudorazione notturna, inappetenza e disturbi gastrointestinali, cronicizzandosi successivamente e manifestandosi in forma di gravi complicazioni tra cui artriti (dolore ed infiammazioni delle articolazioni), ascessi epatici e renali, osteomielite (infiammazione delle ossa). Nei casi più gravi è potenzialmente letale.
La diagnosi viene effettuata attraverso un primo esame clinico, volto ad individuare i possibili fattori di rischio del soggetto, seguito dall’esame colturale ed alcuni test sierologici.
Il trattamento prevede l’utilizzo di farmaci antibiotici per la durata di 4-8 settimane, per evitare la possibilità che possa recidivare; fortunatamente negli ultimi anni la diffusione del batterio è stata drasticamente limitata dall’aumentata attenzione delle aziende sanitarie nei confronti degli allevamenti del bestiame e dei prodotti che in essi vengono prodotti, quali carni e latticini, nonché in virtù dell’opera di sensibilizzazione a favore dei soggetti che svolgono lavori a stretto contatto con gli animali a rischio e la vaccinazione di quest’ultimi.
Dal punto di vista del consumatore la prevenzione si limita prevalentemente ad accertarsi di consumare sempre carne ben cotta e latte/latticini pastorizzati.
Cause
La brucellosi è causata dal contatto con animali che presentano un batterio appartenente al genere Brucella, tra cui ricordiamo quelli maggiormente responsabili del contagio umano:
- B. abortus dai bovini,
- B. melitensis da ovini e caprini, la più diffusa in Italia
- B. suis dai suini,
- B. canis dai cani (molto più raramente)
La brucellosi è diffusa in tutto il mondo, ma la regione mediterranea è stata particolarmente colpita, soprattutto in passato.
Fattori di rischio
La brucellosi viene definita una malattia da lavoro poiché colpisce prevalentemente le categorie di lavoratori che entrano quotidianamente in contatto con gli animali, tra cui:
- Allevatori
- Macellai
- Cacciatori
- Veterinari
- Dipendenti dei mattatoi
I soggetti sono ritenuti a rischio, sebbene più raramente, anche in quanto acquirenti dei prodotti infetti, specialmente in caso di consumo di carne non sufficientemente cotta o latte crudo non pastorizzato.
Trasmissione e contagiosità
La trasmissione all’essere umano può avvenire tramite:
- Consumando la carne dell’animale infetto, specialmente se cruda o non adeguatamente cotta
- Per via aerea, ad esempio trovandosi nelle stalle durante i parti o nei laboratori di trattamento dei derivati alimentari
- Contatto con feci, urine o sperma infetto
- Attraverso lesioni cutanee e mucose
- Bevendo il latte prodotto dall’animale prima della pastorizzazione.
Più raramente il batterio può essere trasmesso tra persone tramite rapporti sessuali o attraverso il latte materno.
Incubazione
L’incubazione della brucellosi è compresa tra i 5 ed i 60 giorni.
Sintomi
I sintomi della brucellosi estremamente variabili e spesso non compaiono prima di diversi mesi dal momento del contagio, per poi aggravarsi progressivamente. Le manifestazioni tipiche comprendono:
- Stati febbrili (temperatura che può raggiungere i 40°)
- Sudorazione notturna
- Inappetenza
- Disturbi gastrointestinali (come vomito, stipsi, diarrea)
- Malessere generalizzato ed affaticamento
- Dolore addominale
- Lombalgia
- Insonnia
- Dolore alle articolazioni
- Diminuzione di peso
- Ingrossamento del fegato e della milza
- Ingrossamento dei linfonodi
I sintomi della brucellosi possono scomparire per settimane o mesi e poi tornare, mentre altri pazienti sviluppano la forma cronica lamentando disturbi per anni, anche dopo il trattamento.
Complicazioni
In genere i pazienti trattati in fase acuta guariscono senza particolari complicazioni nel giro di poche settimane, ma quando la malattia diviene cronica può causare:
- Ricorrenti stati febbrili
- Dolori alle articolazioni
- Sensazione di affaticamento
- Artriti (infiammazione delle articolazioni)
- Sintomi neurologici
- Stati di depressione
- Meningiti (infiammazione delle meningi, le membrane che circondano il cervello)
- Encefaliti (infiammazione del cervello)
- Endocarditi (infiammazione del cuore)
- Orchiti (infiammazione del testicolo)
- Colecistiti (infiammazione della cistifellea)
- Ascessi epatici o renali (un ascesso consiste in un accumulo di pus)
- Osteomielite (infiammazione delle ossa)
Quando diagnosi e trattamento non dovessero essere tempestivi la brucellosi potrebbe diventare anche fatale.
Diagnosi
La diagnosi di brucellosi viene effettuata successivamente all’indagine anamnestica del paziente che manifesta la sintomatologia e l’accurata analisi clinica della stessa. Durante una prima fase, il medico individuerà la possibilità che il soggetto abbia contratto brucellosi sulla base dei fattori di rischio, specialmente per quanto riguarda l’ambiente lavorativo, in rapporto ai sintomi lamentati.
Dopo il primo esame obiettivo l’emocromo ed altre analisi del sangue potrebbero suggerire un’infezione in corso, ma senza fornire indicazioni sulla natura, che verrebbe invece confermata da
- Esami colturali di campioni ematici o di liquido cerebrospinale e midollo osseo effettuati in fase acuta e dopo un tempo di latenza di tre settimane per osservarne le variazioni,
- Analisi della PCR (Polymerase Chain Reaction) effettuata su sangue o su tessuto corporeo.
Cura
Il trattamento preferenziale della brucellosi avviene tramite l’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro (ad esempio doxiciclina) utilizzati per un periodo di tempo piuttosto lungo (4-8 settimane) al fine di evitare la possibilità di recidive e garantire la diminuzione della temperatura corporea, spesso in associazione ad altri antibiotici come:
- rifampicina,
- un aminoglicoside (streptomicina o gentamicina),
- ciprofloxacina
I frequenti ed intensi dolori muscolo-scheletrici causati dalla patologia possono essere trattati con l’utilizzo di analgesici, mentre l’eventuale presenza di gravi complicazioni causate da forme croniche, ad esempio l’endocardite, potrebbero necessitare di un intervento chirurgico.
Prevenzione
La brucellosi è una patologia la cui diffusione è andata progressivamente diminuendo in tutto il mondo grazie ai maggiori controlli sanitari effettuati nei confronti degli allevamenti e dei prodotti derivanti dagli animali; esiste inoltre vaccino destinato al bestiame che ha ovviamente rappresentato un punto di svolta, dimostrandosi una grande risorsa per il contenimento della diffusione del batterio negli esseri umani.
Si raccomanda in ogni caso di
- Evitare il consumo di carne e di prodotti lattieri crudi o non adeguatamente cotti (la pastorizzazione del latte aiuta a prevenire la brucellosi, così come la cottura della carne).
- Per quanto riguarda gli allevamenti, l’abbattimento dei capi infetti ed un’adeguata disinfezione delle stalle.
- Per quanto riguarda i lavoratori a rischio, indossare dispositivi di protezione delle vie aeree e che preservino dal contatto diretto con il materiale possibilmente infetto dell’animale (ferite, escrementi, escrezioni, urina, …), quali occhiali protettivi e guanti di gomma.
- Rispettare le norme sanitarie negli ambienti a rischio ed effettuare controlli periodici dell’ambiente.
Ad oggi non esiste un vaccino che possa essere somministrato nell’uomo.
Fonti e bibliografia
Galinska, E. M., & Zagórski, J. (2013). Brucellosis in humans-etiology, diagnostics, clinical forms. Annals of agricultural and environmental medicine, 20(2).
A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo