Cirrosi epatica: sintomi, cause e prospettive

Introduzione

Il fegato è un organo indispensabile alla vita, perché si occupa tra l’altro di

  • produrre proteine,
  • contribuire a combattere le infezioni,
  • depurare il sangue,
  • coadiuvare la digestione del cibo,
  • fungere da magazzino per il glicogeno, uno zucchero che serve all’organismo come forma di energia.

La cirrosi epatica è un processo cicatriziale del fegato, causato da lesioni o malattie di lunga durata. Le cicatrici sostituiscono progressivamente il tessuto epatico sano e ostacolano così il normale flusso di sangue attraverso l’organo.

Un fegato con quantità significative di tessuto cicatriziale non è più in grado di lavorare correttamente e, un fegato non funzionante, non è compatibile con la vita.

La cirrosi epatica è un processo irreversibile, da cui cioè non è possibile guarire, ma il trattamento precoce è in grado di tenere i sintomi sotto controllo e prevenire il peggioramento  della condizione.

Rappresentazione grafica realistica delle differenze tra un fegato sano e uno in cirrosi

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Cause

Le cause più comuni di cirrosi epatica sono:

L’epatite C è un’infiammazione del fegato causata e sostenuta da un virus; l’infezione si trasmette attraverso il sangue, per esempio in seguito alla condivisione di aghi (consapevole o accidentale) o, meno comunemente, attraverso i rapporti sessuali. È infine possibile la trasmissione verticale da madre a figlio durante il parto.

L’infezione da epatite C spesso cronicizza, ossia diventa persistente e nell’arco di tempi anche lunghi (anni o decenni) causa progressivamente danni al fegato che hanno come conseguenza la comparsa di cirrosi. Negli ultimi anni sono state scoperte terapie in grado di eradicare il virus e guarire il paziente dall’infezione, ma purtroppo spesso la diagnosi avviene solo in fase molto avanzata.

L’eccessivo consumo di alcolici è causa certa di danni al fegato (e non solo!); la cirrosi alcool-correlata può comparire 10 o più anni dopo l’abuso e purtroppo i sintomi fanno spesso il loro esordio solo quando i danni sono già significativi. Le donne, a causa della costituzione fisica, sono a maggior rischio degli uomini.

Nel caso della steatoepatite non alcolica si osserva un accumulo di grasso all’interno del fegato e, parallelamente, un aumento dei fenomeni infiammatori in grado di causare danni alle cellule epatiche; questa condizione infiammatoria cronica è causa di fibrosi prima e di cirrosi in seguito. Tra i fattori di rischio e le cause in grado di innescare il processo ricordiamo:

Tra le cause meno comuni di cirrosi ricordiamo:

  • alcune droghe, farmaci e sostanze chimiche pericolose,
  • infezioni,
  • epatite cronica B/D, ossia altre infezioni virali del fegato,
  • epatite auto-immunitaria, nella quale è il sistema immunitario stesso a distruggere le cellule epatiche per errore,
  • malattie che danneggiano o distruggono i dotti biliari, cioè i tubicini che convogliano la bile epatica,
  • alcune malattie ereditarie, ossia malattie che si trasmettono dai genitori al figlio, come
    • emocromatosi, una malattia in cui il ferro si deposita nel fegato;
    • morbo di Wilson, una condizione che causa accumuli di rame nel fegato;
    • porfiria, una malattia che colpisce la pelle, il midollo osseo e il fegato.

Sintomi

I primi stadi della cirrosi possono essere asintomatici, mentre in fasi più avanzate possono comparire:

In caso di ulteriore peggioramento possono comparire:

  • facilità agli ematomi o al sanguinamento, come ad esempio l’epistassi (sangue dal naso);
  • distensione addominale o gonfiore per l’accumulo di liquidi nelle gambe. L’accumulo di liquido nelle gambe viene detto edema, mentre nell’addome si chiama ascite. Edema e ascite possono anche dipendere dal fatto che il fegato non riesce a produrre abbastanza proteine ematiche, come l’albumina;
  • aumentato effetto dei farmaci, inclusi quelli di auto-medicazione come le vitamine e gli integratori. Il fegato non metabolizza le medicine con la velocità di un fegato normale;
  • ipertensione portale, ovvero un incremento della pressione delle vene che afferiscono al fegato; la cirrosi rallenta il normale passaggio del sangue attraverso il fegato, aumentando così la pressione nella vena che convoglia il sangue al fegato dall’intestino e dalla milza;
  • ingrossamento della milza (splenomegalia): l’ipertensione portale può anche causare alterazioni della milza. Il primo segno di cirrosi può essere la riduzione dei globuli bianchi e delle piastrine nel sangue. I sanguinamenti possono essere ulteriormente peggiorati se il fegato non riesce a produrre abbastanza fattori della coagulazione;
  • sviluppo di varici (vene dilatate) nello stomaco e nell’esofago. Le varici possono dare emorragie improvvise, causando l’emissione di sangue con il vomito o con la defecazione (melena);
  • alterazioni della funzionalità o insufficienza renale;
  • ittero, condizione in cui la pelle e il bianco degli occhi assumono un colorito giallo;
  • intenso prurito.

Nei primi stadi la cirrosi può causare l’ingrossamento del fegato (epatomegalia), mentre nelle fasi successive (via via che il tessuto cicatriziale sostituisce quello normale) l’organo tende a rimpicciolirsi.

Complicazioni

La cirrosi è un processo cicatriziale del fegato, che quindi perde la capacità di guarire o ripristinare la propria funzionalità normale se gravemente danneggiato; per queste ragioni si tratta di una condizione in grado causare complicazioni gravi.

Può inoltre essere causa di:

  • Infezioni: la cirrosi può ridurre la capacità dell’organismo di combattere le infezioni. L’ascite può causare una peritonite batterica, una grave infezione che si sviluppa a livello addominale.
  • Malnutrizione: la cirrosi può rendere più difficile l’assimilazione di nutrienti, portando a debolezza e perdita di peso.
  • Accumulo di tossine nel cervello (encefalopatia epatica): un fegato danneggiato dalla cirrosi non riesce a eliminare tossine dal sangue con la stessa efficacia di un fegato sano. Queste tossine si possono così accumulare nel cervello e causare confusione e difficoltà di concentrazione. Nel tempo, l’encefalopatia epatica può evolvere fino ad uno stato di incoscienza o coma.
  • Malattia ossea: in alcuni individui con cirrosi, le ossa perdono la propria resistenza e sono a maggior rischio di fratture.
  • Calcoli della cistifellea e dei dotti biliari: il blocco del flusso della bile può causare irritazione, infezione e formazione di calcoli.
  • Rischio aumentato di sviluppo di tumore del fegato.

In alcuni soggetti la cirrosi evolve infine in insufficienze multi-organo.

Diagnosi

La diagnosi di cirrosi viene formulata a seguito della visita e di diversi esami di approfondimento, quali:

Quando chiamare il medico

I sintomi di una potenziale cirrosi epatica vanno immediatamente segnalati al proprio curante, mentre è necessario rivolgersi al Pronto Soccorso in caso di:

Terapia

Alla luce di quanto visto finora è chiaro che una diagnosi precoce può fare la differenza in termini di complicazioni e prognosi, ma purtroppo ad oggi non esiste cura per la cirrosi epatica; obiettivo della terapia è invece gestire efficacemente sintomi e complicazioni e, soprattutto, rallentarne la progressione.

Trattare la causa scatenante è spesso il primo passo, quindi il ricorso per esempio agli antivirali in caso di epatite C.

Il passo successivo è la gestione dei sintomi e delle complicazioni attraverso specifici farmaci, ma un’attenta modifica dello stile di vita è un requisito fondamentale per aumentare l’efficacia della terapia:

  • interrompere il consumo di alcolici,
  • perdere peso se necessario,
  • praticare regolare attività fisica,
  • prestare attenzione all’igiene per ridurre il rischio di infezioni,
  • migliorare la propria alimentazione ed evitare il rischio di malnutrizione a causa della diminuzione di appetito.

Nel caso di pazienti in cui i danni siano così avanzati da predisporre allo sviluppo di insufficienza epatica l’unica strada percorribile è quella del trapianto di fegato.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.