Citomegalovirus (CMV): sintomi, gravidanza, pericoli e cura

Introduzione

Il Citomegalovirus (CMV) è un virus appartenente alla famiglia degli Herpes-Virus, di cui fanno parte anche i virus responsabili della comparsa di

In genere sia negli adulti che nei bambini l’infezione è caratterizzata da sintomi generici e molto lievi (malessere, febbricola, dolori articolari e muscolari), tanto che l’infezione molto spesso passa del tutto inosservata; qualora invece il virus venga contratto nel corso di una gravidanza esistono rischi per la salute del neonato, che potrà andare incontro a:

  • ritardo di crescita,
  • sordità,
  • alterazioni neurologiche,
  • ittero,
  • alterazioni epatiche e renali.

La diagnosi è basata su un esame del sangue che ricerca anticorpi IgM e IgG specifici contro il virus, oppure su tecniche di biologia molecolare.

Il trattamento si effettua essenzialmente sui soli neonati che abbiano contratto l’infezione in gravidanza e si basa sulla terapia farmacologica con antivirali come il Ganciclovir o il Valganciclovir.

Una volta contratto il virus, questo rimarrà nell’organismo per il resto della vita del paziente, ma in condizioni normali il sistema immunitario è in grado di controllarlo efficacemente senza dargli modo di causare ulteriori conseguenze.

In caso di infezione in soggetti in buona salute la prognosi è positiva, con nessuna conseguenza a distanza di tempo.

La prognosi diventa negativa e francamente infausta nei soggetti immunodepressi e in caso di neonati infettati durante la gravidanza visto la possibilità di avere gravi complicanze permanenti finanche la morte.

Ricostruzione grafica del citomegalovirus (iStock.com/Dr_Microbe)

Cause

L’infezione da CMV è molto frequente e praticamente ubiquitaria in tutto il mondo. In Italia si stima che il 70% – 80% della popolazione adulta sia immune al CMV, nella maggior parte dei casi per acquisizione dell’infezione già nei primi anni di vita o in età scolare. L’infezione congenita con passaggio del virus durante la gravidanza si attesta intorno al 1% dei casi.

Contagio e trasmissione

Il citomegalovirus può essere trasmesso solo quando “attivo”, ovvero:

  • durante lo sviluppo dell’infezione a seguito del primo contagio,
  • a seguito di riattivazione dovuta ad un sistema immunitario indebolito.

Dopo il primo contagio si acquisisce immunità, ma si può in teoria venire contagiati da ceppi differenti.

La trasmissione può avvenire in svariati modi:

  • contatto diretto attraverso saliva, urine, feci di un soggetto infetto,
  • trasfusione di sangue,
  • contatto sessuale attraverso le secrezioni vaginali e spermatiche,
  • trapianto di organo o di midollo osseo,
  • attraverso la placenta durante una gravidanza,
  • durante il parto per contatto del neonato con secrezioni vaginali materne,
  • attraverso il latte materno infetto durante l’allattamento.

Sintomi

I sintomi dell’infezione da Citomegalovirus sono diversi a seconda che colpisca soggetti:

  • in buona salute,
  • immunodepressi,
  • neonati infettati in gravidanza.

Nei soggetti in buona salute l’infezione da citomegalovirus decorre generalmente in modo asintomatico, o può essere caratterizzata da un quadro clinico simile a quello dell’influenza con:

In questa classe di pazienti l’infezione si risolve in breve tempo senza l’ausilio di farmaci.

Complicazioni

I soggetti affetti da HIV, tumori o altre gravi malattie croniche, accomunati dal fatto di avere un sistema immunitario compromesso e poco efficiente, possono andare invece incontro a riattivazioni del virus in sedi come il midollo osseo, nel quale il CMV rimane latente per moltissimi anni, ed innescare un’infezione particolarmente grave e disseminata in diversi organi, con:

  • encefalite (infiammazione a livello cerebrale),
  • retinite (infiammazione della retina con disturbi della vista fino alla cecità),
  • epatite (infiammazione del fegato),
  • gravi infiammazioni gastro-intestinali,
  • insufficienza renale,
  • polmonite.

Tutte queste complicanze, insieme ai sintomi della patologia di base, possono in alcuni casi avere conseguenze fatali.

Gravidanza

Di tutti i neonati infettati durante la gravidanza, il 90% sarà asintomatico, ma con un piccolo rischio di sviluppare a distanza di tempo delle complicanze come

  • difetti dell’udito,
  • difetti della vista,
  • difetti di crescita,
  • ritardo mentale.

Il 10% dei neonati infettati in gravidanza mostrerà sintomi particolarmente gravi come:

  • ritardo di crescita,
  • sordità,
  • alterazioni neurologiche,
  • ittero,
  • alterazioni epatiche e renali,
  • epato – splenomegalia (ingrandimento di fegato e milza),
  • microcefalia (scarso sviluppo dell’encefalo e quindi del cranio),
  • trombocitopenia (diminuzione delle piastrine con rischio di gravi emorragie),
  • ritardo mentale grave.

Diagnosi

La diagnosi di infezione da CMV non è richiesta qualora interessi un soggetto in buona salute, perché quasi sempre il soggetto sarà asintomatico e non necessiterà di alcuna terapia.

È invece molto importante la diagnosi in soggetti immunodepressi e per le donne che stiano affrontando una gravidanza

Attraverso un semplice esame del sangue si possono ricercare gli anticorpi specifici del CMV, che possono essere di tipo:

  • IgM, la cui presenza indica un’infezione acuta, in corso in quel momento,
  • IgG, la cui presenza indica che il soggetto è stato infettato in passato e ha già sviluppato gli anticorpi.

Sulla base di questi esami è possibile individuare quattro diversi scenari:

  • IgM e IgG negative: l’assenza di entrambi gli anticorpi indica che il soggetto non è mai entrato in contatto con il virus;
  • IgM negative e IgG positive: in passato c’è stato il contatto con il virus, ma al momento non c’è nessuna infezione in atto;
  • IgM positive e IgG negative: l’infezione è attiva in questo momento senza che si fosse mai presentata in passato, indica quindi un infezione acuta in atto. Esiste la possibilità di falsi positivi (cioè IgM positive ma senza nessuna infezione), per questo motivo spesso viene richiesta la ripetizione dell’esame;
  • IgM positive e IgG positive: c’è già stato un contatto con il virus in passato e ora l’infezione si è ripresentata ed è attiva, oppure siamo di fronte alla prima infezione, con le IgG che sono positive e le IgM che non sono ancora negative (necessitano di circa 3-4 mesi per diventarlo).

Soprattutto in quest’ultimo caso, se si tratta di un’infezione in gravidanza, è opportuno approfondire con un altro esame chiamato test di Avidità delle IgG, importante per stabilire se si è avuta l’infezione subito prima del concepimento, e quindi con minori rischi per il neonato, o proprio durante la gravidanza. Una bassa avidità indicherà un’infezione piuttosto recente, mentre un’alta avidità esclude un’infezione in atto o recente.

Il periodo più indicato per sottoporsi all’esame è quindi subito prima di una gravidanza; in caso di esito negativo vengono in genere consigliate periodiche ripetizioni dell’esame, al fine di intraprendere precocemente eventuali terapie in caso di contagio.

È recente l’introduzione di metodiche d’analisi di biologia molecolare per la ricerca del CMV direttamente su:

  • sangue o urine del neonato,
  • liquido amniotico, che prelevato tramite amniocentesi permette di avere una diagnosi prenatale (prima della nascita).

In caso di positività è necessario ricorrere a esami di secondo livello, quali:

  • risonanza magnetica per la valutazione del sistema nervoso centrale,
  • test dell’udito,
  • valutazione del normale ritmo di crescita,
  • esami del sangue.

Cura

Il trattamento si effettua nei soggetti immunodepressi e nei neonati infettati in gravidanza e si basa su farmaci antivirali in grado di debellare l’infezione prima che porti a gravi alterazioni patologiche; si basa essenzialmente su:

  • Ganciclovir: formulazione endovena 2 volte al giorno per 6 settimane,
  • Valganciclovir: stesso farmaco ma con una formulazione orale che evita l’ospedalizzazione del neonato.

Nel caso di diagnosi in gravidanza, al fine di ridurre il rischio di trasmissione al feto è possibile procedere alla somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa alla futura mamma, per garantire la presenza di anticorpi efficaci e in grado di contrastare la diffusione del virus al feto.

Nel caso in cui questo fosse già avvenuto, è possibile fornire gli anticorpi al feto stesso attraverso la somministrazione di dosaggi più elevati.

Per approfondire questi aspetti si può fare riferimento al sito della ANTICITO.

Prevenzione

La prevenzione, utile a donne incinte e soggetti immunodepressi, si basa su accorgimenti e precauzioni di tipo igienico:

  1. Evitare contatti ravvicinati con persona infette.
  2. Evitare di frequentare ambienti molto affollati.
  3. Lavarsi spesso le mani, specie dopo essere entrata in contatto con il naso o la bocca di bambini piccoli, dopo avergli dato da mangiare, dopo averli lavati o cambiato il pannolino.
  4. Non condividere posate, bicchieri, asciugamani.
  5. Non mettere in bocca il ciuccio dei bambini per pulirlo.

Fonti e bibliografia

  • Manuale di Ginecologia ed Ostetricia, Boli set al. 2011, Edises srl. Napoli

A cura del Dr. Dimonte Ruggiero, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.