Introduzione
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo intestinale caratterizzato da dolore addominale ed alterazioni della funzionalità (presenza di stipsi e/o diarrea), in assenza di lesioni organiche rilevabili.
Spesso indicato anche come IBS, dall’inglese Irritable Bowel Sydnrome, la condizione colpisce il 10-20% dei soggetti adolescenti ed adulti e, al di là del disagio causato dai sintomi con cui si manifesta, non è associato a particolari complicazioni.
Non si conoscono le cause esatte del disturbo e non esistono purtroppo esami specifici per la diagnosi, che avviene invece essenzialmente in base ai sintomi e solo in parte per esclusione di malattie simili.
Nella maggior parte dei casi la terapia ha come unico obiettivo la gestione dei sintomi, principalmente attraverso:
- dieta,
- riduzione dello stress,
e più raramente mediante
- assunzione di probiotici,
- farmaci.
Cause
Non si conosce l’esatta genesi del disturbo, che da un punto di vista pratico si manifesta quando l’attività muscolare di contrazione e rilassamento delle pareti intestinali perde la normale capacità di coordinazione:
- un aumento delle contrazioni spinge il cibo troppo velocemente causando gonfiore e diarrea,
- mentre un rallentamento del transito causa formazione di feci dure e secche (stitichezza).
L”ipotesi attualmente più accreditata prevede che l’insieme dei sintomi possa essere causato da una combinazione variabile di fattori, più che un’unica causa scatenante, tra cui:
- predisposizione genetica (familiarità),
- aumentata sensibilità viscerale,
- profilo psicologico del paziente,
- stimoli ambientali (infezioni, farmaci, alimenti, …).
In alcuni casi è possibile per esempio osservare la comparsa della sindrome del colon irritabile sia conseguente ad una severa infezione intestinale.
Fattori di rischio
- Uomini/Donne: Predominanza nel sesso femminile (2:1), che manifesta mediamente anche sintomi più gravi.
- Età: I primi sintomi si manifestano prima dei 45 anni (in genere dall’adolescenza a prima dei 30 anni).
- Precedenti di:
- abusi sessuali o maltrattamenti,
- giardiasi,
- infezioni gastrointestinali,
- malattie psichiatriche,
- stress.
Sintomi
Il vero sintomo chiave della sindrome è il dolore o fastidio addominale, che tuttavia può manifestarsi in moltissimi modi:
- può cambiare per intensità e localizzazione,
- può essere occasionale o costante,
- può essere abbastanza lieve da essere ignorato,
- oppure così forte da risultare invalidante.
In genere il dolore:
- è diffuso,
- può concentrarsi nel basso ventre, a sinistra,
- può aumentare dopo i pasti,
- ridursi dopo la defecazione;
- in alcuni casi può comparire dolore a livello toracico per la presenza di sacche di gas nella fessura splenica (ossia dove il colon trasverso si curva e diventa colon discendente).
Molto rari sono la malnutrizione o la carenza di sonno dovuti alla sindrome, poiché il dolore caratterizza prevalentemente le ore diurne (anche se i risvegli notturni possono essere frequenti).
- può essere aumentato dai pasti o dallo stress
- e diminuito dall’evacuazione o dall’emissione di gas.
Nelle donne i sintomi possono peggiorare durante il flusso mestruale e nei giorni che lo precedono (durante la sindrome premestruale).
Altro sintomo caratteristico è la presenza di alterazioni dell’alvo, ossia disturbi della defecazione; la più comune è l’alternanza tra stipsi e diarrea, ma si verifica anche la sensazione di evacuazione incompleta (tenesmo) e presenza di muco nelle feci.
Non sono invece caratteristiche della sindrome del colon irritabile la presenza di sangue (a meno di contemporanea infiammazione delle emorroidi) e la perdita di peso dovute al malassorbimento.
I disturbi intestinali possono variare nel tempo, oltre ad essere soggettivi e diversi da un paziente all’altro; alcuni lamentano anche gonfiore e aumento della flatulenza (o quantomeno sensazione che avvenga un aumento).
I sintomi dell’apparato digerente superiore (senso di cattiva digestione, bruciore, nausea e vomito) sono presenti in circa il 25-50% dei pazienti.
Riassumendo, i sintomi che potrebbero comparire in caso di colon irritabile sono:
- dolore addominale (che migliora con l’evacuazione),
- stipsi (sforzo nell’evacuazione),
- diarrea (con urgenza di evacuare),
- alterazione dell’aspetto delle feci,
- tenesmo (senso di evacuazione incompleta),
- mucorrea (muco nelle feci),
- flatulenza (gas intestinali),
- gonfiore addominale,
- dispepsia (dolore all’altezza dello stomaco e senso di pienezza),
- bruciore retrosternale,
- nausea,
- vomito,
- borborigmi (rumori proveniente dalla pancia),
- aumento frequenza ed urgenza minzione,
- dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali),
- calo del desiderio.
Diagnosi
Mentre fino a pochi anni fa la diagnosi di colon irritabile avveniva per esclusione, ad oggi si perviene alla diagnosi per inclusione in base a criteri definiti, comunque dopo aver escluso la presenza di cause organiche di malattia.
Il dolore o fastidio addominale è un sintomo chiave della sindrome; la diagnosi può essere posta (in accordo ai criteri di Roma III) quando questo sintomo è presente per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi, associato a due o più delle seguenti condizioni:
- miglioramento con la defecazione,
- esordio associato ad un cambiamento della frequenza di evacuazione,
- esordio associato ad un cambiamento dell’aspetto delle feci,
Sono inoltre di norma presenti anche alcuni o tutti i seguenti sintomi.
- alterata frequenza di evacuazione (indicativamente si intende per “alterata” più di tre evacuazioni al giorno o meno di tre evacuazioni a settimana).
- alterata forma delle feci (feci grumose, a pezzi o acquose).
- passaggio delle feci alterato (sforzo, urgenza, o sensazione di evacuazione incompleta).
- gonfiore o sensazione di distensione addominale.
- presenza di muco.
La diarrea o la stipsi senza dolore non permettono quindi da sole una diagnosi di colon irritabile.
La quantità di esami ed indagini necessarie ad escludere altre patologie è correlata a diversi fattori:
- durata dei sintomi,
- cambiamento dei sintomi nel tempo,
- età,
- sesso,
- stato di salute generale,
- famigliarità di patologie intestinali,
- grado di condizionamento della vita sociale.
In genere si cerca di non sottoporre il paziente ad un eccessivo numero di indagini, quando non strettamente necessarie.
A seconda della gravità dei sintomi, il paziente deve essere gestito da personale diverso:
Gravità sintomi | Diffusione | Frequenza sintomi | Assistenza | |
---|---|---|---|---|
Sintomi lievi | 70% pazienti | occasionali | No difficoltà sociale | Medico di base |
Sintomi medi | 25% pazienti | frequenti | Poche difficoltà sociali | Specialista |
Sintomi gravi | 5% pazienti | costanti | Invalidanti | Centro Specialistico |
Il primo approccio è sempre psicologico, per tranquillizzare il paziente ed insegnarli uno stile di vita compatibile, mentre i farmaci si usano solo per dar sollievo a specifici sintomi.
Complicazioni
La malattia non progredisce verso tumori del colon o malattie infiammatorie (come Crohn o rettocolite ulcerosa).
Quando chiamare il medico
Rivolgersi al medico se:
- i sintomi peggiorano,
- aumenta in modo anomalo la stanchezza,
- i sintomi sono causa di risveglio notturno,
- si perde peso,
- diminuisce l’appetito,
- il dolore non cessa con l’evacuazione,
- il dolore si concentra in una zona molto specifica,
- è presente sangue nelle feci.
Dieta e altri rimedi
Purtroppo ad oggi non esiste una cura risolutiva per guarire dall’intestino irritabile, ma è senza dubbio possibile puntare a gestire adeguatamente i sintomi per recuperare un’eccellente qualità di vita.
La terapia prevede in genere una combinazione tra:
- stile di vita,
- dieta,
- integratori,
- farmaci,
- altri rimedi (come la psicoterapia).
Potrebbe essere necessario fare più di un tentativo per trovare un equilibrio soddisfacente, così come adattarsi nel tempo a fasi più o meno acute, ma il medico collaborando con il paziente è in grado di trovare velocemente l’approccio adeguato.
Stile di vita
Uno stile di vita sano, che preveda la pratica regolare di attività fisica, è utile non solo a livello cardiovascolare, ma anche per la gestione della sindrome del colon irritabile.
Assolutamente indispensabile in caso di forme a prevalenza di stitichezza, qualsiasi paziente ne trae grande beneficio grazie ai dimostrati effetti di scarico di tensioni, stress e contrasto del cattivo umore.
Cosa mangiare e cosa evitare?
Un approccio corretto alla dieta è un punto fondamentale nella gestione del paziente con problemi di intestino.
È innanzi tutto necessario consumare numerosi piccoli spuntini, piuttosto che due grandi soli pasti al giorno; porzioni troppo abbondanti possono infatti diventare causa di crampi dolorosi e diarrea.
Molti pazienti avvertono grande beneficio dal consumo di alimenti poveri di grassi e ricchi di carboidrati, possibilmente integrali, se tollerati; la fibra è infatti di grande aiuto nel prevenire la costipazione, ammorbidendo le feci e favorendo il transito gastrointestinale. Risulta assolutamente indispensabile introdurre gli alimenti ricchi di fibra poco alla volta, molto gradualmente, per evitare di favorire la comparsa di problemi di gas e diarrea.
Tra i cibi da evitare ricordiamo:
- alimenti ricchi di grassi,
- per alcuni pazienti è bene limitare le dosi di lattosio assunte,
- alcool e caffeina,
- eccessi di dolcificanti.
I legumi sono alimenti nutrizionalmente preziosi, ma purtroppo non tutti i pazienti riescono a tollerarli.
Può essere utile tenere un dettagliato diario alimentare, per individuare più facilmente gli alimenti in grado di causare problemi (che tuttavia possono variare, a seconda del periodo).
Particolarmente interessante è stato negli ultimi anni l’approccio incentrato sui FODMAP, alimenti contenenti specifici carboidrati in grado di scatenare la comparsa di sintomi più o meno severi (per approfondire).
Integratori e farmaci
I prodotti più spesso prescritti dagli specialisti rientrano in due categorie:
- probiotici,
- fibre.
I probiotici (fermenti lattici) sono microrganismi in grado di colonizzare l’intestino e favorire la digestione degli alimenti assunti con la dieta, supportando la fisiologica flora batterica intestinale. L’efficacia è tuttora al vaglio dei ricercatori, ma i risultati a oggi disponibili sembrano ragionevolmente promettenti.
La fibra, oltre a poter essere assunta con la dieta, si trova in specifici integratori disponibili in numerose forme farmaceutiche (bustine, polvere, …); è utile soprattutto in caso di stitichezza.
I farmaci specifici per il trattamento del colon irritabile si contano sulla punta delle dita (ad esempio Constella®), ma molto più numerosi sono le opzioni utili a trattare specifici aspetti del disturbo:
- lassativi,
- antidiarroici,
- antispastici,
- antidepressivi,
- antibiotici.
Altri rimedi
Alla luce dello stretto legame tra sindrome del colon irritabile e salute emotiva, molti pazienti traggono grande beneficio da approcci mirati alla gestione dello stress e dell’ansia, come ad esempio supporto psicologico e ipnoterapia.
La letteratura scientifica disponibile è ad oggi relativamente limitata, ma esiste un crescente numero di lavori che dimostrano l’efficacia, per esempio, della terapia cognitivo comportamentale.
Fonti e bibliografia
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