- Microbioma o microbiota?
- Disbiosi intestinale, il significato
- Cause della disbiosi intestinale
- Classificazione
- Sintomi
- Diagnosi e test
- Cura e rimedi
- Prevenzione
Microbioma o microbiota?
Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che colonizzano un determinato distretto con il quale convivono in simbiosi, senza cioè danneggiarlo ed anzi il più delle volte con un reciproco vantaggio.
È invece definito microbioma il genoma del microbiota, ovvero l’enorme patrimonio genetico che tutti questi microrganismi sono in grado di esprimere; il microbioma va ad integrare il genoma umano, rappresentando in questo senso il 99% dei geni di un essere umano.
Il microbiota, secondo recenti studi, è composto da oltre 38 mila miliardi di microrganismi e la sua composizione viene influenzata e modulata fin dalla nascita da fattori esterni come: tipo di parto, dieta, abitudini di vita, e microrganismi con sui si interagisce nell’ambito dell’ambiente quotidiano e di relazione con altre persone.
Disbiosi intestinale, il significato
Disbiosi è un termine che deriva dal greco ed il cui significato può essere esplicitato come “alterazione del microbiota”.
Uno stato di disbiosi può emergere virtualmente in tutto l’organismo, perché i distretti sterili (ovvero privi di microrganismi) sono estremamente limitati, tuttavia il vero cuore pulsante della flora batterica ospitata dai mammiferi è individuabile a livello intestinale e proprio per questa ragione:
- parlando genericamente di disbiosi si fa in genere riferimento a quella intestinale,
- una disbiosi intestinale si evidenzia spesso con effetti molto più significativi rispetto ad una disbiosi di un altro distretto corporeo.
È quindi definita disbiosi intestinale un’alterazione delle popolazioni microbiche che compongono il microbiota intestinale, tale da causare disfunzioni e disturbi espresse attraverso modifiche della normale funzione gastrointestinale e, di riflesso, a disturbi a carico dell’intero organismo. Studi su modelli animali e umani hanno dimostrato che uno squilibrio persistente della comunità microbica intestinale è correlato a malattie infiammatorie intestinali (IBD), sindrome dell’intestino irritabile (IBS), diabete, obesità, tumori, disturbi cardiovascolari e del sistema nervoso centrale.
Un’altra forma di disbiosi relativamente comune è quella relativa all’apparato urogenitale femminile, in cui si osserva un delicato equilibrio in cui di norma i batteri buoni, anche qui in gran parte rappresentati dai lattobacilli, sono in grado di opporsi efficacemente a specie potenzialmente patogene come Candida albicans, Mobiluncus spp e Prevotella spp, che in caso di sopravvento possono causare fastidiose infezioni vaginali.
Cause della disbiosi intestinale
Fisiologicamente nel microbiota intestinale si riconosce uno stato di eubiosi, ovvero un equilibrio dinamico tra tutti i microrganismi presenti e l’organismo umano in un proficuo stato di simbiosi, ovvero una relazione vantaggiosa per entrambe le parti. Il microbioma è ad esempio in grado produrre metaboliti necessari all’organismo ospite, in grado di offrire effetti positivi sulla salute umana, ed in cambio di ciò ricevere dall’organismo stesso il nutrimento e la protezione necessari alla sua sussistenza e proliferazione.
Sono evidenziabili principalmente tre meccanismi eziopatogenetici alla base dello sviluppo di disbiosi:
- Eccesso di patobionti: i patobionti sono batteri potenzialmente patogeni che fisiologicamente colonizzano il nostro organismo; se tenuti sotto controllo dagli altri batteri buoni, non causano alcun disturbo, ma se lasciati proliferare possono originare disturbi o finanche patologie vere e proprie.
- Perdita di batteri commensali: i batteri commensali sono i batteri buoni, che tengono sotto controllo i patobionti evitandone l’eccesso di proliferazione.
- Riduzione della diversità batterica: se milioni di differenti batteri convivono senza dare alcun disturbo, la riduzione della loro diversità ed il predominio di pochi ceppi batterici può essere alla base dello sviluppo di disturbi più o meno gravi.
Va da sé che nella maggior parte dei casi è il contemporaneo sviluppo di tutti e tre i meccanismi a verificarsi in condizioni di malattia.
La disbiosi intestinale può ad esempio caratterizzarsi per un aumento della popolazione batterica patogena come Escherichia coli, Clostridium difficile, Enterobatteriacee, … a danno dei batteri buoni, rappresentati soprattutto da lattobacilli.
Tra i principali fattori responsabili di disbiosi intestinale si annoverano:
- Utilizzo di farmaci antibiotici, soprattutto se assunti per bocca
- Utilizzo di farmaci che modificano le caratteristiche dell’ambiente intestinale come antiacidi e lassativi
- Trattamenti ormonali
- Abitudini alimentari scorrette, con dieta sbilanciata, un eccesso di cibo di origine animale o stati carenziali
- Sovrappeso ed obesità
- Scarsa attività fisica e stile di vita sedentario
- Stress, depressione, nervosismo o alterazioni significative dell’umore
- Sonno insufficiente
- Stile di vita sregolato
- Patologie intestinali come le IBD (morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa), la sindrome del colon irritabile
- Diabete
- Immunodepressione ed altri disturbi del sistema immunitario
- Fumo
- Consumo di alcolici e superalcolici
- Utilizzo di droghe
Classificazione
La disbiosi intestinale può essere sostanzialmente classificata in due categorie:
- Disbiosi putrefattiva: interessa soprattutto il colon ed è originata in genere dall’eccessiva assunzione di cibi ricchi di grassi e proteine animali, con contemporanea carenza di fibre (cereali integrali, legumi, frutta e verdure). La sintomatologia è caratterizzata da stitichezza, feci untuose con abbondante componente grasso (steatorrea), flatulenze di odore particolarmente sgradevole e putrefattivo.
- Disbiosi fermentativa: interessa l’intestino tenue ed è originata in genere dall’assunzione cronica di cibi ricchi di carboidrati, soprattutto raffinati, o a causa di sindromi da malassorbimento di ogni origine. La sintomatologia è caratterizzata da gonfiore, senso di tensione addominale, meteorismo ed alitosi, nausea e vomito.
Sintomi
La disbiosi intestinale di lieve entità non causa grossi disagi e decorre generalmente in modo asintomatico, sebbene possa comunque essere compromesso lo stato di salute di generale, venendo a mancare l’interazione vantaggiosa con la flora batterica e manifestandosi ad esempio in forma di predisposizione allo sviluppo di numerosi disturbi non necessariamente intestino-correlati.
Al contrario una disbiosi di grande intensità porta ad una disfunzione della funzione gastrointestinale più evidente che si può apprezzare per lo sviluppo di
- Diarrea, stitichezza o alterazioni dell’alvo (alternanza tra le due condizioni)
- Dolore addominale
- Gonfiore addominale
- Meteorismo e flatulenza
- Maldigestione
- Malassorbimento (soprattutto di vitamine del gruppo B e K, prodotti metabolici dei batteri buoni che vengono a mancare)
- Malessere generalizzato
- Stanchezza e debolezza
- Inappetenza ed anoressia
- Nausea
- Mal di testa o capogiri
- Dermatite atopica
Diagnosi e test
Lo specialista per la disbiosi è il medico gastroenterologo o il medico dietologo, che baseranno la diagnosi sul riscontro anamnestico di errate abitudini alimentari, recente utilizzo di antibiotici o altri fattori di rischio e sull’esame clinico con il rilievo dei sintomi appena descritti.
Esistono poi numerosi esami di laboratorio che si possono richiedere per confermare il sospetto diagnostico, come:
- Titolazione nelle urine di Scatolo e Indicano (Disbiosi test): in un soggetto eubiotico queste due molecole sono rilevabili solo in tracce, (1-20 mg/dL). Se l’esame riferisce un aumento dello Scatolo questo è indicativo di un’alterazione del microbiota del colon, se invece risulta aumentato l’Indicano è presente un’alterazione del microbiota dell’intestino tenue. Se sono aumentati entrambi i parametri l’alterazione del microbiota è presente in tutto il tratto intestinale. Trattandosi di esami di recente introduzione si raccomanda di fare riferimento allo specialista per la valutazione (non esiste un definitivo consenso nella comunità scientifica né una sufficiente letteratura medica a supporto).
- Esame delle feci (per un’analisi delle sostanze presenti) e coprocoltura (per un’analisi delle specie batteriche presenti)
- Breath test: consiste nella somministrazione di vari substrati al paziente ed una successiva rilevazione, a distanza di qualche ora, dei gas emessi con la respirazione (la composizione è variabile in relazione al metabolismo intestinale)
- Studio del microbiota intestinale e del suo genoma (esame effettuabile solo in laboratori altamente specializzati e con costi elevati, per questo usato essenzialmente solo per attività di ricerca).
Cura e rimedi
Il trattamento della disbiosi è mirato al ristabilimento di una condizione di eubiosi e alla correzione della causa alla base della rottura del naturale equilibrio, mediante:
- Adozione di comportamenti virtuosi, come un modello alimentare plant-based (ovvero ricco di derivati vegetali), consumo regolare di alimenti fermentati, pratica quotidiana di attività fisica, perdita di peso se necessario, …
- Assunzione di integratori alimentari a base di probiotici: fermenti lattici vivi come lattobacilli e bifidobatteri. Questi microrganismi riescono a sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco ed arrivare direttamente nell’intestino al fine di riequilibrare la flora locale.
- Assunzione di integratori alimentari a base di prebiotici, come FOS (fruttooligosaccaridi) e fibra. Queste sostanze supportano l’azione dei probiotici a livello intestinale, in quanto nutrienti per i batteri buoni e per questo in grado di favorirne la proliferazione. Occorre tuttavia sempre fare riferimento al proprio medico, in quanto esistono circostanze in cui la disbiosi (come la SIBO) può venire aggravata dall’uso di questi prodotti.
Prevenzione
Per prevenire la disbiosi occorre adottare uno stile di vita virtuoso, volto a preservare l’integrità del microbiota. Tra le misure più utili si annovera:
- Bere almeno due litri di acqua al giorno.
- Preferire pasti piccoli e frequenti a pochi ed abbondanti.
- Masticare adeguatamente il boccone prima di ingoiarlo.
- Privilegiare una dieta ricca di frutta e verdure, legumi e cereali integrali e limitando la componente di origine animale.
- Non fumare, limitare l’uso di alcolici, abolire l’assunzione di superalcolici.
- Ridurre il consumo di bevande gassate e zuccherate.
- Limitare lo stress.
- Effettuare una regolare attività fisica.
A cura del Dr. Mirko Fortuna, medico chirurgo
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