Disturbi di personalità

Premessa

Nel corso della vita ti sarà sicuramente capitato di utilizzare o di ascoltare espressioni come: “Quell’uomo o quella donna ha una forte personalità!”, oppure “Quella persona non ha proprio un briciolo di personalità!” ed ancora “Per affrontare questa situazione dovresti mostrare un po’ di personalità in più!”.

Prima di affrontare la vasta tematica che riguarda i disturbi di personalità è necessario comprendere il reale significato del termine personalità, in modo da poterci approcciare con maggiore preparazione a tutti quei disturbi che la riguardano direttamente.

Spesso utilizziamo le parole “temperamento”, “carattere” e “personalità” in modo intercambiabile, come se fossero sinonimi, ma nello studio accademico questo approccio non è del tutto corretto; sicuramente questi tre termini hanno qualcosa in comune, ma è bene chiarire quali siano le sfumature che li rendono diversi:

  1. Il temperamento riguarda la sfera degli impulsi, delle tendenze istintive, delle necessità e dei bisogni che esprime il neonato. Si tratta, dunque, di un aspetto molto primordiale e per nulla strutturato.
  2. Il carattere può essere considerato in modo semplicistico come il passo successivo al temperamento. Il bambino non risponde più in modo immediato ma, a poco a poco, comincia ad interagire con l’ambiente circostante e ne subisce le influenze, facendo così emergere il proprio carattere.
  3. La personalità, infine, concerne invece la sfera più evoluta e matura dell’individuo. Si forma a partire dalla combinazione del temperamento, dagli aspetti ereditari, dal carattere, dall’influenza reciproca con l’ambiente esterno (relazioni interpersonali comprese), dai modelli educativi e culturali.

Ciascuno di noi presenta personalità diverse o, per meglio dire, tratti di personalità che messi insieme danno luogo ad un preciso modo di comportarsi, di percepire, di pensare e di rapportarsi agli altri ed al mondo.

L’ insieme di tutte queste caratteristiche ci rende unici e riconoscibili ed ha la peculiarità di mantenersi stabile nel suo assetto generale, ma i tratti singoli solitamente sono flessibili, per consentirci di essere più facilmente adattabili a circostanze diverse e senza troppi sforzi.

“Hanno pianto un poco, poi si sono abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo!”
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

Qualcuno potrà fare più fatica rispetto ad un altro nella gestione delle situazioni della vita e sarà proprio in quelle occasioni che emergeranno con più insistenza ed in modo più evidente i tratti di personalità ma, generalmente, tutti poi supereranno gli eventi facendo ricorso a strategie, piani mentali, soluzioni, atteggiamenti e risorse diverse.

Ci sono soggetti, invece, che affrontano la vita con estrema rigidità, incapaci di maturare risposte opportune ed appropriate ai diversi stimoli provenienti dal contesto o dalle persone con le quali si interfacciano, perché non riescono ad adattarsi e ripetono all’infinito lo stesso comportamento: sono questi gli aspetti salienti che contraddistinguono le persone con un disturbo di personalità.

Definizione

Il disturbo di personalità può essere definito come un quadro clinico in cui sono presenti tratti di personalità rigidi e non adattivi che causano una significativa compromissione del livello di funzionamento socio relazionale e lavorativo causando una forte sofferenza soggettiva.

Generalmente è possibile individuare la comparsa del disturbo in età adolescenziale, oppure all’inizio dell’età adulta, ma talvolta è possibile che siano già presenti i primi segnali sin dall’infanzia (a tal proposito è tuttavia opportuno ricordare che i professionisti e gli esperti della psichiatria non possono diagnosticare prima dei 18 anni di vita del soggetto il disturbo di personalità, proprio perché i minorenni devono ancora plasmare e consolidare le strutture principali che riguardano la loro personalità).

All’interno dei disturbi psichiatrici, i disturbi di personalità riguardano circa il 40- 60 % delle diagnosi effettuate e sono dunque i più numerosi; nella popolazione totale si stima che riguardino una percentuale pari al 4- 10% dei soggetti.

Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) nella sua ultima versione, ovvero la quinta, rispetto alle edizioni precedenti mostra notevoli differenze in quanto tiene in considerazione alcuni aspetti che prima venivano tralasciati, ha infatti introdotto un modello di classificazione che analizza i disturbi sulla base della loro gravità, ossia considerando quanto la loro presenza incida sulla normale conduzione della vita rispetto all’ambito delle relazioni, cognitivo, lavorativo, culturale ed affettivo- emotivo. Tanto più i livelli saranno alti tanto più il soggetto mostrerà sofferenza soggettiva.

Caratteristiche generali dei disturbi di personalità

Per procedere allo studio dei disturbi di personalità e capire quanti e quali siano è opportuno ed utile seguire il raggruppamento in 3 cluster (gruppi) che è invece presente nei principali testi di riferimento da molto più tempo:

  • Cluster A: include i disturbi dei soggetti che sono accomunati da tratti esasperati di eccentricità e stranezza ossia
  • Cluster B: raggruppa i disturbi che sono connotati da condotte estremamente drammatiche, stravaganti e con forte componente emotiva ovvero
    • Disturbo borderline
    • Disturbo istrionico
    • Disturbo narcisistico
    • Disturbo antisociale
  • Cluster C: riguarda infine i disturbi che hanno come tratto distintivo l’eccessiva ansia e inibizione del comportamento, ossia

Cause

Le cause dei disturbi di personalità sono da ricercare in una combinazione variabile tra fattori genetici ed ambientali; è possibile affermare che un soggetto nasca con una predisposizione genetica che lo espone allo sviluppo di questi disturbi con una probabilità maggiore rispetto al resto della popolazione.

Affinché il disturbo si manifesti devono però essere presenti particolari condizioni socioculturali, familiari ed ambientali in senso ampio, che fungono da terreno fertile affinché il seme della malattia possa attecchire.

Gli esperti della psichiatria stimano che i fattori ambientali e quelli di origine genetica abbiano un peso uguale nel causare i disturbi.

Complicazioni

I soggetti affetti da disturbi di personalità, a causa delle loro difficoltà nelle relazioni con gli altri, talvolta possono essere emarginati dalla società e addirittura allontanati dai luoghi di lavoro, perché il loro modo di porsi nei confronti dei colleghi o dei superiori potrebbe causare notevoli criticità, finanche liti o aggressioni.

Sono molto frequenti disturbi associati quali l’abuso di sostanze, alcuni sintomi depressivi o di ansia e i disturbi dell’alimentazione.

Terapia e possibili interventi

Non sempre i soggetti con disturbi di personalità chiedono aiuto o si rivolgono ad uno specialista perché potrebbero essere ignari rispetto al fatto di essere colpiti da un disturbo.

Nei rari casi in cui non sia la famiglia a segnalare la situazione e chiedere supporto, ma il soggetto stesso, in un primo momento questi mette in atto in modo del tutto spontaneo, atteggiamenti vittimistici o riferisce che la causa del malessere siano terze persone o eventi esterni incontrollabili.

Tra tutti gli interventi che hanno dimostrato di garantire un maggior successo nel trattamento dei disturbi di personalità possiamo senz’altro citare le psicoterapie ed in particolare quella di indirizzo cognitivo- comportamentale, che agisce sulla ristrutturazione dei pensieri e sul conseguente comportamento agito dal soggetto.

Proprio perché le persone con questi tipi di disturbi non sempre ritengono di dover essere aiutati da un esperto, devono essere responsabilizzati, resi consapevoli nel tempo del loro particolare stato di salute mentale e soprattutto devono, spesso, essere messe al corrente delle conseguenze del loro comportamento nei confronti degli altri e di loro stessi.

Terapie psicologiche utili sono anche quelle che sfruttano il mutuo aiuto, ossia le terapie di gruppo e quelle di tipo residenziale.

Spesso i tempi del trattamento sono molto lunghi e richiedono grande impegno da parte dei pazienti.

A supporto dei soggetti con disturbi di personalità interviene anche la terapia farmacologica che può diminuire i fenomeni di depressione o di impulsività dei soggetti, ma che ha purtroppo scarso impatto sui tratti di personalità.

 

A cura della Dr.ssa Valentina Bruno, Psicologa

 

Fonti e bibliografia

  • American Psychiatric Association (2013), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
  • Beck, A., Freeman, A., et al.. Terapia cognitiva dei disturbi di personalità, Mediserve, Milano 1993
  • Grilo C. Decorso e Outcome dei Disturbi di Personalità. In Oldham JM, Skodol AE, Bender DS (eds). Trattato dei Disturbi di Personalità. Milano 2008
  • Kernberg O. Disturbi gravi della personalità. Bollati Boringhieri, Torino, 2006.
  • Lenzenweger MF, Clarkin JF. I disturbi di personalità: storia classificazione, ricerca. In: I disturbi di personalità, le Cinque Principali Teorie. Milano: Raffaello Cortina, 1997.
  • Sophia F. Dziegielewski, DSM-5 in Action, edizione italiana a cura di Massimo Simone e Raffaella Voi, Giunti Psychometrics, 2017
  • Young J.E., Klosklo J.S. Weishaar M.E. Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi di personalità. Milano: Eclipsi Editore, 2003.

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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