Disturbo schizoaffettivo (psicosi affettiva): significato, sintomi e cura

Definizione

Il disturbo schizoaffettivo è uno di quei disturbi di cui non si parla spesso nei mass media e che non viene quasi mai menzionato durante le normali conversazioni con amici o conoscenti, a differenza ad esempio di altre categorie di disagi, peraltro spesso citati impropriamente o senza conoscerne il significato profondo, quali la depressione o i più famosi disturbi di personalità come il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo narcisistico.

Dalla radice del termine è possibile individuare facilmente una certa attinenza tra il disturbo schizoaffettivo e una patologia ben più nota, ossia la schizofrenia, con cui condivide alcune peculiarità, tanto che gli studiosi della psichiatria hanno ritenuto opportuno inserire nei principali manuali diagnostici e di classificazione internazionali il disturbo schizoaffettivo all’interno del grande gruppo di “Disturbi correlati alla schizofrenia” di cui fanno parte anche il disturbo psicotico breve, il disturbo delirante, il disturbo schizofreniforme e il disturbo schizotipico di personalità.

Il tratto che la distingue dalla schizofrenia è la presenza di almeno un episodio di depressione o bipolarismo (ovvero un’alternanza tra fasi depressive e di eccitamento) nella vita del paziente.

Sintomi

I sintomi tipici che presentano le persone con disturbo schizoaffettivo sono:

  • alternanza di periodi di depressione (connotati da demoralizzazione, apatia, autosvalutazione, tristezza e perdita di fiducia nelle proprie capacità) e di periodi di eccitamento (iperattività, euforia, estrema irritabilità) interrotti da momenti, di durata variabile, in cui il soggetto manifesta stati di maggiore benessere ed equilibrio;
  • presenza di deliri (idee che non corrispondono alla verità o alla realtà) o allucinazioni (il soggetto vede o sente cose inesistenti oppure percepisce strani odori) che compaiono quando il soggetto non si trova né nello stato di depressione né in quello di eccitamento;
  • difficoltà nell’organizzazione del proprio comportamento o nella completa e corretta gestione dei propri pensieri;
  • difficoltà nelle relazioni con gli altri e nel manifestare i propri sentimenti in modo adeguato alle circostanze.

Cause

In merito alle cause, purtroppo, dalle ricerche scientifiche condotte nel corso degli anni non emergono dati interessanti.

Non vi è modo di stabilire con chiarezza le cause del disturbo schizoaffettivo, ma la diagnosi richiede l’esclusione del fatto che i sintomi possano essere causati dall’assunzione di sostanze stupefacenti o da altre condizioni che abbiano la capacità di alterare l’umore; di contro è ritenuta plausibile che la condizione sia il risultato di una combinazione di fattori biologici e genetici.

È stata inoltre dimostrata la familiarità come fattore di rischio: una persona che abbia parenti affetti da disturbo schizoaffettivo può cioè con maggiore probabilità sviluppare lo stesso disturbo in età adulta o in adolescenza rispetto ad un altro soggetto che non presenti familiarità.

Per quanto concerne l’epidemiologia non disponiamo di dati puntuali, ma possiamo affermare che si tratta di una condizione meno diffusa rispetto alla più nota schizofrenia.

Complicazioni

Cosa succede se il disturbo non viene riconosciuto in tempo o se non viene trattato con apposite terapie?

I soggetti affetti da un disturbo schizoaffettivo non ben individuato, ossia che non abbiano ricevuto una diagnosi certa da parte di uno psichiatra, incorrono con buona probabilità in un progressivo peggioramento dei sintomi.

Cerchiamo di immaginare una situazione nella quale, ad esempio, una persona viva momenti di depressione e in seguito subisca un acceleramento dell’energia che lo porta ad essere estremamente irritabile, incontrollabile e confuso, e nonostante tutto non ricevere alcuna cura perché nessuno gli ha comunicato o ha informato i suoi parenti, a seguito di attente ed opportune visite da parte di uno specialista, circa la natura del disturbo che causa questi “strani” comportamenti.

Chiaramente non è complicato comprendere che lo stile di vita del soggetto sarà continuamente caratterizzato da notevoli problemi di attenzione e memoria che lo costringeranno a non poter svolgere serenamente alcun tipo di attività, potrebbe andare incontro a diverbi o liti accese con i familiari o anche con estranei, potrebbe sviluppare notevoli difficoltà o veri e propri disturbi nella regolazione del normale ciclo sonno- veglia ed ancora mostrarsi trascurato sotto il punto di vista igienico.

Tanto più la diagnosi e la conseguente terapia tarderanno ad arrivare, tanto più i sintomi avranno la tendenza a cronicizzarsi o aggravarsi.

Bisogna sottolineare che, inoltre, molti soggetti che soffrono di disturbi di tipo schizoaffettivo che non sono sottoposti ad alcun tipo di terapia, spesso vengono abbandonati e sono destinati a vivere un’esistenza solitaria proprio a causa delle notevoli difficoltà nelle relazioni sociali ed affettive che vivono, oppure sono relegati in case famiglia psichiatriche finanche per l’intero arco della loro vita.

È essenziale, dunque, individuare con opportuni strumenti diagnostici il disturbo, curarlo con costanza e con interventi terapeutici mirati e mai improvvisati.

Terapia e possibili interventi

La ricerca ha individuato tre possibili approcci terapeutici

  • Psicoterapia
  • Farmaci
  • Trattamento con psicoterapia e farmaci in combinazione (più efficace rispetto alle terapie singole)

La psicoterapia viene indicata come possibile trattamento perché nel disturbo schizoaffettivo vi è la necessità di agire sui sintomi che riguardano le disfunzioni del pensiero, la disorganizzazione nell’espressione delle proprie emozioni e sensazioni, le abilità sociali e le difficoltà che riguardano il rapporto con gli altri, siano essi parenti e conoscenti oppure estranei.

Il soggetto, grazie ad opportune sedute di terapie concordate con lo psicoterapeuta, dovrebbe riuscire a raggiungere il traguardo di acquisire maggiore controllo delle proprie emozioni, dei propri pensieri e, di conseguenza, ottenere un miglioramento nelle relazioni sociali.

La terapia di tipo psicologico ha fatto registrare dei miglioramenti anche nei soggetti che mostravano bassi livelli di autoefficacia ed autostima, consentendo loro di riacquisire fiducia in sé stessi tanto da sentirsi all’altezza di affrontare il proprio disturbo.

Evidenze scientifiche hanno inoltre dimostrato che i pazienti che avevano a loro volta partecipato ad un trattamento di psicoterapia familiare (misura di supporto che prevede il coinvolgimento dei familiari) rispondevano in modo migliore alle cure, rispetto a coloro i quali che non avevano preso parte ad alcun tipo di intervento di tipo familiare o sistemico.

Per quanto concerne il trattamento farmacologico possiamo riportare di seguito alcune categorie di farmaci che servono ad alleviare i sintomi psicotici e quelli che invece hanno il compito di stabilizzare l’umore (depressione):

  • Antipsicotici o neurolettici (clozapina, risperidone)
  • Stabilizzatori dell’umore (litio)

Si sottolinea che qualsiasi tipo di trattamento, sia esso farmacologico o di carattere psicoterapeutico, dev’essere somministrato da esperti con comprovata esperienza nel settore.

 

A cura della Dr.ssa Valentina Bruno, Psicologa

 

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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