Introduzione
Il dito a scatto è una patologia cronica che colpisce le dita della mano e in particolare i tendini dei muscoli flessori delle dita e le guaine sinoviali che li rivestono. In termini tecnici è anche detta, per questo motivo, tenosinovite stenosante dei flessori delle dita:
- tenosinovite: infiammazione che interessa la guaina sinoviale, la struttura anatomica che riveste i tendini (un tendine è una fibra che lega il muscolo all’osso),
- stenosante: legata ad un fenomeno di stenosi, ovvero di restringimento del canale,
- dei flessori delle dita: muscoli a cui sono legati i tendini interessati.
È in parole più semplici causata da un processo infiammatorio che colpisce le guaine sinoviali all’interno delle quali scorre il tendine. L’infiammazione determina un restringimento della zona di passaggio del tendine che può rimanere bloccato durante il suo movimento. Questo disturbo si manifesta con difficoltà nel movimento del dito interessato che può arrivare a rimanere bloccato in flessione per poi liberarsi improvvisamente con uno scatto.
Tra gli altri possibili sintomi ricordiamo:
- dolore,
- caratteristico suono (click) quando il dito si sblocca,
- limitazione del movimento.
Le dita maggiormente colpite sono
- pollice,
- medio,
- anulare
della mano dominante, anche se entrambe le mani possono essere interessate. Può venire coinvolto un solo dito o più di uno e la sintomatologia consiste inizialmente in una maggiore rigidità nei movimenti, capaci peraltro di innescare l’insorgenza di dolore.
Le persone che più frequentemente soffrono di questa patologia sono coloro che, per motivi lavorativi, sportivi o dilettantistici, effettuano spesso movimenti di prensione con la mano o di flessione delle dita, come ad esempio quelli che si eseguono durante l’utilizzo di cesoie o di altri strumenti manuali. Sembra infatti che l’esecuzione delle medesime azioni nel tempo e i micro-traumatismi ripetuti contribuiscano a determinare lo sviluppo dell’infiammazione delle guaine sinoviali, responsabile dell’insorgenza del dito a scatto.
Questa condizione può verificarsi in entrambi i sessi e a qualsiasi età ma è più frequente nelle donne tra la quinta e la sesta decade di vita.
Breve richiamo anatomico e origine dell’infiammazione
I tendini sono strutture fibrose che originano dai muscoli e ne permettono l’ancoraggio alle superfici ossee. I tendini colpiti nella patologia del dito a scatto sono quelli dei muscoli flessori delle dita: questi muscoli originano dall’avambraccio ed arrivano con i loro tendini ad inserirsi nelle ossa delle falangi della dita della mano per permetterne la flessione.
In alcuni punti i tendini sono rivestiti da una guaina sinoviale, detta anche tenosinovia. Questa è una membrana contenente un liquido lubrificante che ha lo scopo di ridurre lo sfregamento del tendine sulle superfici che incontra lungo il suo decorso. La guaina sinoviale quindi ricopre e circonda il tendine come un manicotto e, nel momento in cui si infiamma, si viene a determinare un restringimento al passaggio del tendine che di conseguenza si muoverà con più difficoltà.
Questo è esattamente ciò che accade durante la tenosinovite: clinicamente è apprezzabile una maggiore rigidità nei movimenti del dito colpito e l’insorgenza di una sintomatologia dolorifica, fino ad arrivare al sintomo tipico del dito a scatto e cioè al blocco del dito in posizione flessa che poi si risolve con un movimento improvviso e al ritorno alla posizione estesa.
Cause
La patologia del dito a scatto può presentarsi in forma
- primaria, ovvero in maniera isolata in una persona altrimenti sana,
- secondaria, associata ad altre patologie già presenti.
In questo secondo caso si manifesta più frequentemente in persone che soffrono di:
- diabete,
- sindrome del tunnel carpale,
- artrite reumatoide,
- ipotiroidismo,
- amiloidosi,
- patologie renali,
- tenosinovite di De Quervain.
Tra i fattori di rischio più comuni ricordiamo l’esecuzione frequente e ripetuta di movimenti di flessione delle dita, di prensione e l’utilizzo di strumenti manuali. Le categorie professionali più a rischio sono quindi rappresentate, ad esempio, da
- musicisti,
- falegnami
- e giardinieri.
Sintomi
Inizialmente questa condizione si può manifestare con la sola presenza di un caratteristico “click” durante i movimenti delle dita e la manipolazione di oggetti; successivamente, con il progredire dell’infiammazione, compaiono dolore e rigidità nei movimenti, più frequenti nelle prime ore del mattino.
Talvolta è anche possibile apprezzare un nodulo doloroso alla base del dito colpito che è il risultato dell’infiammazione e del gonfiore delle strutture coinvolte.
Con il progredire della patologia il dito, in seguito alla sua flessione, può rimanere bloccato in posizione piegata per raddrizzarsi poi improvvisamente nel momento in cui la forza sviluppata dai muscoli estensori superi l’ostacolo dato dal blocco del tendine. Nei casi più gravi può risultare difficile raddrizzare il dito al punto da dover ricorrere all’utilizzo dell’altra mano per aiutarsi a riportarlo in posizione estesa.
Ricapitolando, i sintomi principali del dito a scatto sono:
- emissione di un rumore simile ad un click durante i movimenti delle dita,
- rigidità nei movimenti delle dita,
- dolore a livello delle dita e della mano,
- nodulo doloroso alla base del dito colpito,
- blocco del dito in posizione piegata con successivo scatto o permanenza del blocco nei casi più gravi.
Diagnosi
Solitamente la diagnosi è facile e viene formulata sulla base della classica presentazione del dito bloccato in flessione o, nelle fasi più precoci, dalla presenza di rigidità e schiocchi durante l’esecuzione dei movimenti.
Devono però essere escluse altre patologie che interessano questo distretto e che possono presentarsi con sintomi e segni simili come ad esempio
- sindrome di Dupuytren,
- dislocazioni,
- anomalie ossee,
- esiti post-traumatici,
- tesoninovite di de Quervain
- e osteoartrite.
L’esame fisico della mano permette di evidenziare la rigidità dei movimenti, la presenza di blocchi ed eventualmente di noduli.
Cure e rimedi
Il trattamento del dito a scatto si differenzia a seconda della gravità della condizione e varia da un iniziale approccio conservativo fino all’intervento chirurgico nei casi più gravi.
Nelle fasi iniziali il dolore può essere tenuto sotto controllo grazie all’utilizzo di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS).
Tra i rimedi più efficaci per la gestione del dito a scatto troviamo inoltre:
- Evitare eccessivi movimenti di flessione delle dita e prensione manuale.
- Steccatura del dito in posizione estesa.
- Infiltrazione locale di corticosteroidi.
L’iniezione locale di corticosteroidi (infiltrazione) si è rivelata efficace in molti casi, soprattutto quando c’è soltanto un dito coinvolto. Risulta essere invece poco efficace quando sono coinvolte più dita della mano e nelle forme secondarie; è infine controindicata in caso di diabete.
Tutore
È consigliato evitare di svolgere i movimenti che favoriscono l’insorgenza del dolore, per questo motivo il paziente può trarre giovamento dall’utilizzo di uno splint, che consiste in un apposito tutore in grado di mantenere il dito in posizione estesa. Lo scopo di questa procedura è quello di evitare che la frizione determinata dal continuo movimento del tendine all’interno della sua guaina sinoviale contribuisca ad alimentare l’infiammazione e quindi il dolore.
Intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è il più invasivo approccio disponibile nella terapia del dito a scatto, ma garantisce un’elevata probabilità di successo nella risoluzione del disturbo; viene preso in considerazione se e quando l’approccio conservativo non abbia avuto successo e persista un’oggettiva impossibilità di tenere sotto controllo il dolore o nei casi in cui il blocco risulti essere irreversibile.
È possibile operare sia attraverso un approccio percutaneo che a cielo aperto ed entrambi hanno lo scopo di andare a liberare il tendine colpito dalle strutture che ne limitano il movimento al fine di riportarlo ad una sua normale funzione.
In genere il suono emesso dal movimento scompare immediatamente, ma in alcuni pazienti il recupero del movimento può richiedere più tempo.
Fonti principali
- Unireuma. Reumatologia per studenti e medici di medicina generale. Valesini, Valentini, Montecucco, Cerinic, Ferraccioli, Cutolo, Bombardieri, Idelson – Gnocchi editore, 2008.
- Trigger finger: etiology, evaluation, and treatment. Al Hasan Makkouk, Matthew E. Oetgen, Carrie R. Swigart, Seth D. Dodds. Curr Rev Musculoskelet Med.
A cura della Dr.ssa Giulia Grotto, medico chirurgo
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