Piaghetta al collo dell’utero: cause, sintomi e cura

Introduzione

Con il termine “ectropion cervicale” si fa riferimento, in ambito medico, a un’alterazione benigna della morfologia della cervice uterina, la porzione dell’utero localizzata più inferiormente; spesso indicata come piaghetta, si tratta di un’estroflessione di parte delle cellule situate all’interno del canale cervicale (di forma colonnare) al di fuori dell’orifizio uterino esterno (costituito da cellule squamose), che visivamente appare durante la visita ginecologica proprio come una piccola piega nella porzione dell’utero che sporge in vagina. Vale la pena notare che alcuni autori la considerano una variante normale dell’anatomia femminile e non una condizione patologica.

L’ectropion cervicale è un reperto molto frequente e solitamente presente fin dalla nascita, che non assume quasi mai caratteristiche cliniche preoccupanti; nella maggior parte dei casi la sua presenza non determina alcun sintomo e solo occasionalmente può causare disturbi, come il sanguinamento dei genitali esterni dopo un rapporto sessuale (o nei periodi intermestruali) ed una maggior produzione di secrezioni vaginali (leucorrea).

In questi casi, è opportuno consultare il proprio ginecologo e valutare se sia necessario programmare un intervento chirurgico, in regime ambulatoriale, che consenta la risoluzione definitiva di questa anomalia e delle problematiche eventualmente correlate.

Cenni di anatomia

L’utero è l’organo dell’apparato genitale femminile deputato ad accogliere l’embrione durante il suo impianto e nelle fasi successive di sviluppo che si susseguono nel corso della gravidanza; presenta una struttura a forma di imbuto rovesciato in cui è possibile distinguere due porzioni principali:

  • corpo dell’utero, superiormente;
  • collo o cervice, inferiormente;
Ectropion cervicale, anatomia semplificata

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La cervice uterina è la porzione dell’utero che si trova in comunicazione diretta con la vagina e può essere ulteriormente suddivisa in due parti:

  • endocervice, la porzione adiacente al corpo dell’utero, costituita da cellule colonnari;
  • esocervice, la porzione situata più vicino alla vagina, costituita da cellule squamose, molto più resistenti, unite a formare un epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato.

Il punto di passaggio tra questi due tipi cellulari corrisponde alla “zona di transizione” e in corrispondenza di questa regione hanno origine molte neoplasie della cervice uterina (ma si noti la piaghetta NON ha direttamente evoluzione tumorale).

Cause

In molti casi l’ectropion cervicale è un’alterazione congenita, presente cioè fin dalla nascita.

In altre pazienti, invece, questa anomalia può essere conseguente a:

  • Cambiamenti ormonali: le donne in età fertile, in virtù dell’elevata produzione di ormoni estrogeni, tendono a presentare ectropion con più facilità rispetto alle altre donne (la cervice è particolarmente responsiva all’azione di questi ormoni, per questo è così comune in adolescenti, gravidanza, donne che assumano una qualche contraccezione ormonale);
  • Parto vaginale: l’ectropion può essere dovuto al passaggio del feto lungo il canale vaginale al momento del parto, evento in grado di favorire l’estroflessione dell’epitelio dell’endocervice attraverso l’orifizio uterino esterno;
  • Rapporti sessuali: l’ectropion può risultare anche da microtraumi esercitati a livello del collo uterino durante l’atto sessuale.

In virtù dell’abbassamento degli estrogeni è raro il riscontro in menopausa.

Sintomi

Nella maggior parte dei casi l’ectropion cervicale decorre in maniera asintomatica.

In alcune pazienti, invece, può causare sintomi come:

  • Sanguinamenti vaginali, soprattutto in seguito a rapporti sessuali (talvolta dolorosi);
  • Perdite ematiche (spotting) nei periodi intermestruali;
  • Perdite vaginali di colorito biancastro (leucorrea);
  • Dolore pelvico,
  • Arrossamento, dolore e prurito regionale (sintomi non specifici).

Inoltre, per la particolare delicatezza strutturale di questa regione, potrebbero instaurarsi più facilmente processi infiammatori che, se trascurati o frequenti nel corso del tempo, costituirebbero un terreno fertile per lo sviluppo di infezioni da papilloma virus (HPV) e di eventuali lesioni ad esso correlate.

Diagnosi

L’ectropion cervicale si riscontra solitamente durante l’esame ginecologico di routine delle donne nel in età riproduttiva, ma è possibile ipotizzarne la presenza anche sulla base dei sintomi riferiti dalla paziente (sanguinamenti vaginali, secrezioni vaginali, …) e delle sue caratteristiche (solitamente donna giovane, in età fertile e sessualmente attiva).

Una volta elaborato il sospetto diagnostico, il ginecologo eseguirà un’esplorazione della vagina avvalendosi dell’ausilio di uno speculum, per valutare al meglio il tratto terminale del canale cervicale, al cui centro è localizzato l’orifizio uterino esterno e visualizzare la classica “pieghetta” dell’esocervice, presente in caso di ectropion cervicale, di colorito rossastro.

Nei casi più dubbi, specialmente nel sospetto di un tumore del collo dell’utero (difficilmente distinguibile ad occhio nudo dall’ectropion cervicale), è possibile effettuare come ulteriore esame una colposcopia, esame mediante il quale la cervice uterina è visualizzata e analizzata in maniera più dettagliata.

GInecologa esegue una colposcopia

iStock.com/Kateryna Kukota

Rimedi e cura

  • Se l’ectropion cervicale non è sintomatico generalmente non è richiesto alcun tipo di trattamento.
  • L’ectropion cervicale dovuto a parto vaginale tende alla risoluzione spontanea nel corso dei 3\6 mesi successivi al parto.
  • Ovuli vaginali, lavande e disinfettanti possono essere utilizzati, sotto consiglio medico, per ridurre l’insorgenza di infezioni correlate alla presenza di ectropion.
  • In caso di assunzione di terapie ormonali è possibile valutarne la sospensione.

Qualora invece i sintomi (sanguinamenti intermestruali o dopo i rapporti, aumento di secrezioni vaginali) fossero fonte di notevole disagio per la paziente o impattassero notevolmente sullo svolgimento delle attività quotidiane, è possibile valutare di intervenire chirurgicamente, in regime ambulatoriale, mediante numerose tecniche tra cui:

  • Diatermocoagulazione (mediante l’utilizzo di un bisturi elettrico, l’erosione viene bruciata in pochi secondi, con o senza anestesia locale e senza che la paziente avverta dolore);
  • Crioterapia (tecnica che prevede una “bruciatura a freddo” della lesione);

Dopo l’intervento, in entrambi i casi, è necessario osservare un periodo di astinenza dai rapporti sessuali di circa 20\30 giorni, in modo da favorire la corretta cicatrizzazione della lesione.

Prevenzione

Per ridurre l’entità dei sintomi e l’eventuale insorgenza di infezioni, può risultare utile adottare alcuni accorgimenti:

  • Osservare una corretta igiene intima, avvalendosi dell’utilizzo di detergenti delicati;
  • Utilizzare il preservativo in caso di rapporti occasionali o con partner nuovi partner diversi, per evitare di contrarre malattie sessualmente trasmesse;
  • Sottoporsi regolarmente a visite ginecologiche ed esecuzione di pap test\HPV test (dall’inizio dell’attività sessuale e comunque a partire dai 25 anni di età).

 

A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo

 

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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