Emicrania e aura: sintomi, cause e rimedi

Introduzione

L’emicrania colpisce una percentuale considerevole di popolazione, fino al 20% secondo alcuni studi, ed è tre volte più comune nelle donne rispetto agli uomini.

Si presenta sotto forma di  attacchi ricorrenti, caratterizzati da un dolore che può essere da moderato a grave.

Il dolore è avvertito come pulsante, interessando in genere solo un lato della testa. 

Durante gli attacchi di emicrania il paziente è infastidito dalla luce e dai rumori forti ed è comune la comparsa di nausea e vomito.

Chi soffre di emicrania con aura è in grado di percepire l’arrivo del mal di testa per la comparsa di sintomi visivi come la comparsa di luci lampeggianti o scie a zig-zag.

Sono numerosi i fattori in grado di innescare un episodio di emicrania, tra cui:

  • ansia,
  • stress,
  • pasti saltati,
  • carenza di sonno,
  • esposizione alla luce,
  • cambiamenti ormonali (nelle donne).

In passato si pensava che l’emicrania fosse legata ad un’alterazione dei vasi sanguigni cerebrali, mentre ora le ipotesi più condivise sono relative a possibili anomalie genetiche legate al controllo dell’attività di alcune cellule cerebrali.

I farmaci possono aiutare a prevenire gli attacchi di emicrania e/o ad alleviarne i sintomi, ma altrettanto importanti sono le tecniche in grado di favorire una miglior gestione dello stress.

Immagine di donna che si tocca la fronte sul lato destro a causa dell'emicrania.

Cause

Se fino alla pubertà la prevalenza risulta uguale nei due sessi, in età successive la malattia mostra una marcata preferenza per il sesso femminile, probabilmente per ragioni ormonali; si stima che ne siano affetti il 5-6% degli uomini e il 18-20% delle donne (quindi circa quattro volte di più).

Il picco di incidenza è raggiunto prima dei 40 anni, mentre in seguito gli attacchi si diradano in quanto frequenza, pur essendo possibile esserne colpiti anche in età senile.

L’emicrania senza aura è molto più comune di quella con aura, presentandosi con una proporzione di 7 a 1.

Le cause dell’emicrania non sono state ancora chiarite, tuttavia sembrano essere coinvolte alcune alterazioni dell’asse trigemino-vascolare su base genetica.

Il rischio di essere affetti da emicrania è doppio nei familiari di primo grado di un soggetto con emicrania senza aura, ma si suppone che l’ereditarietà sia di tipo multifattoriale, ovvero che ne siano responsabili una serie di fattori sia genetici che ambientali, in combinazione tra loro.

Recenti studi supportano l’ipotesi che alla base vi sia una dilatazione dei vasi sanguigni a livello delle meningi, mediata da sostanze vasoattive. A tale dilatazione seguirebbe la liberazione di sostanze in grado di stimolare le fibre nervose, in particolare quelle del complesso trigemino-cervicale. Ciò spiegherebbe, inoltre, la distribuzione del dolore:

  • regione frontale e temporale (innervata dalla branca oftalmica del trigemino)
  • e regione occipitale e cervicale (innervata da C2, il secondo nervo cervicale).

L’aura viene interpretata come una diminuzione del flusso sanguigno diretto verso la corteccia cerebrale, spesso preceduta da congestione ematica. La riduzione dell’apporto di sangue parrebbe essere la causa dell’eccitazione dei neuroni della corteccia, spontanea o provocata da stimoli visivi, seguita da una fase di depressione della medesima attività.

Diversi sono i fattori sono in grado di innescare gli attacchi nei soggetti predisposti:

  • stress di qualunque provenienza (lavorativo, familiare, sociale),
  • ansia,
  • deprivazione di sonno, ma anche alterazioni del ciclo sonno-veglia (dormire troppo o troppo poco); anche il jet lag può innescare un episodio di emicrania,
  • luci lampeggianti (sole, discoteca, …), ma anche l’uso prolungato del PC,
  • mutamenti ormonali, come il ciclo mestruale. Molte donne dichiarano di soffrire di emicrania due giorni prima dall’inizio del mestruo fino a tre giorni dopo. Altre tendono subire attacchi più frequentemente durante la gravidanza o la menopausa. Anche la pillola contraccettiva e la terapia ormonale sostitutiva possono aggravare l’emicrania;
  • odori (come ad esempio l’odore di fumo),
  • rumori forti,
  • attività fisica intensa o, al contrario, la mancanza di esercizio fisico,
  • cambiamenti climatici e di pressione atmosferica, così pure l’andare il montagna a causa dell’altitudine,
  • consumo di sostanze d’abuso come la cannabis e la cocaina,
  • alimentazione irregolare (come ad esempio saltare un pasto),
  • alcuni alimenti potrebbero favorire la comparsa di un attacco, tra cui ad esempio
    • alcol,
    • caffeina,
    • formaggi stagionati,
    • aspartame,
    • cioccolato,
    • alimenti salati e trattati industrialmente.

Sintomi

Gli attacchi possono presentarsi con cadenza sporadica (una volta al mese) o con frequenza più elevata (1-2 volte a settimana).

L’intensità del dolore è per i due terzi dei pazienti così elevata da essere disabilitante.

I criteri diagnostici distinguono due tipi di emicrania:

  • emicrania con aura,
  • emicrania senza aura.

L’emicrania senza aura viene definita in base ai sintomi presenti come:

  • attacchi ricorrenti di cefalea della durata da 4 a 72 ore (in assenza di trattamento specifico),

con almeno due dei seguenti sintomi associati:

  • localizzazione unilaterale,
  • dolore di tipo pulsante,
  • intensità del dolore da moderata a grave,
  • peggioramento del dolore con l’attività fisica (anche solo camminare o salire le scale)

e almeno uno dei seguenti:

L’emicrania con aura si manifesta con caratteristiche simili a quelle appena descritte, in aggiunta è preceduta da disturbi neurologici focali (originano, cioè, da un’area circoscritta della corteccia cerebrale: area visiva, sensitiva, motoria, linguistica…) e reversibili, che si sviluppano con gradualità nell’arco di 5-20 minuti e si esauriscono in meno di 60 minuti.

Tali sintomi, che costituiscono l’aura emicranica, comprendono:

  • disturbi visivi (nella maggioranza dei casi): scotomi scintillanti, luci lampeggianti o una macchia scura,
  • disturbi sensitivi: parestesie (sensazione di formicolio o di intorpidimento) che partano dalla mano e che arrivano fino al braccio e al volto,
  • disturbi del linguaggio.

Questi sintomi possono comparire

  • singolarmente (vale a dire, un paziente durante un’aura può presentare solo scotomi scintillanti)
  • o presentarsi in successione (aura complessa).

A volte l’aura può durare per più di un’ora (aura prolungata) e, peraltro, alcuni soggetti possono soffrire di aura non seguita da cefalea (aura isolata).

Certi pazienti avvertono qualche ora prima dell’attacco alcuni sintomi premonitori, quali:

  • desiderio di cibi dolci,
  • euforia o aumento dell’energia,
  • stitichezza o diarrea,
  • aumento del senso di sete,
  • rigidità muscolare, soprattutto al collo,
  • ipersensibilità ai rumori e alle luci (fonofobia e fotofobia),
  • sonnolenza,
  • irritabilità.

Prognosi e complicazioni

Non si tratta di una malattia pericolosa per la vita di per sé, tuttavia può diventare debilitante, in quanto di ostacolo alle attività quotidiane.

All’emicrania sembra essere associato un maggiore rischio di sviluppare le seguenti patologie:

Quando contattare il medico

Si raccomanda di contattare il medico in caso di attacchi frequenti e/o severi (debilitanti), eventualmente rivolgendosi ad uno specialista (neurologo) su indicazione del curante.

Si raccomanda di allertare immediatamente il numero unico delle emergenze in caso di un dolore improvviso e descritto come “mai provato prima”, oppure se:

  • si sta sperimentando un dolore descritto come “mai provato prima” (possibile rottura di aneurisma cerebrale),
  • presente paralisi o debolezza a un lato del corpo o del viso (possibile ictus),
  • oltre a un forte mal di testa, sono anche presenti sintomi comuni alla meningite:
  • sono presenti disturbi della parola (afasia),
  • la cefalea compare per la prima volta dopo i 50 anni di età.

Diagnosi

La diagnosi viene posta in base ai sintomi.

In genere il primo medico a cui si fa ricorso è il medico di famiglia, che potrà eventualmente indirizzare il paziente dal neurologo.

Durante l’iter diagnostico è molto importante che il paziente descriva dettagliatamente i sintomi, a questo scopo viene spesso consigliato di redigere un diario dove appuntarsi

  • quando compare il dolore,
  • i possibili fattori scatenanti e allevianti,
  • i sintomi concomitanti.

Se il medico ritiene che la cefalea presenti dei caratteri anomali o allarmanti, valuterà la prescrizione di una tomografia computerizzata (TC) o di una risonanza magnetica, esami che permettono la visualizzazione di eventuali lesioni all’encefalo.

Farmaci e rimedi

La terapia dovrà essere personalizzata in base alle situazioni in grado di indurre gli attacchi  e alla frequenza e all’intensità degli stessi.

L’approccio farmacologico è sintomatico, ovvero mira a:

  • alleviare il dolore,
  • agire sui sintomi associati (nausea e vomito, foto- e fonofobia),
  • ristabilire in tempi rapidi la ripresa psicofisica.

Da un punto di vista generale durante gli attacchi vengono possono essere utilizzati:

  • FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) per il dolore di lieve entità,
  • triptani per il dolore di intensità moderata o grave,
  • oppiacei,
  • ergotamina,
  • farmaci antiemetici.

I FANS agiscono bloccando l’aumento della permeabilità e la dilatazione dei vasi. Tra questi l’indometacina ha inoltre un effetto analgesico centrale, in quanto coinvolge anche il sistema della serotonina e degli oppioidi endogeni; purtroppo un utilizzo frequente porta spesso all’instaurarsi di un meccanismo di tolleranza, che richiede al paziente un progressivo aumento del dosaggio fino a raggiungere la dose massima giornaliera pur senza esplicare più un’efficace risposta al dolore.

I triptani sono farmaci che sono stati appositamente studiati per combattere l’emicrania. Come effetti collaterali sono di frequente osservazione:

  • oppressione toracica,
  • arrossamento del volto,
  • dolore al collo
  • e sensazione di caldo e di freddo.

Tali effetti regrediscono nel giro di pochi minuti, ma è importante che il paziente ne sia consapevole per evitare inutili ansie; sono medicinali controindicati nei soggetti che soffrono di cardiopatia ischemica, ipertensione o che hanno una storia di ictus o infarto.

Gli oppiacei sono sostanze narcotiche, possono indurre dipendenza, pertanto vengono utilizzati solo quando gli altri farmaci si siano rivelati inefficaci.

L’ergotamina è meno efficace dei triptani.

I farmaci antiemetici agiscono contro la nausea, ma si sono rivelati utili anche per le emicranie di intensità da lieve a moderata.

I farmaci vanno assunti in tempi precoci, non all’acme del dolore; fanno eccezione i triptani che non vanno somministrati durante l’aura: in tal caso si utilizza l’aspirina e, al momento dell’insorgenza dell’emicrania, un triptano.

Durante l’attacco si raccomanda in special modo di seguire le intuitive norme igieniche, come il riposo a letto, in una stanza buia e lontana da fonti di rumore

A scopo profilattico può essere intrapresa una terapia farmacologica continuativa, i cui effetti cominciano a manifestarsi a circa un mese dall’inizio della stessa. A tal fine, le classi di farmaci di prima scelta sono:

  • beta-bloccanti,
  • calcio-antagonisti,
  • serotoninergici,
  • antidepressivi,
  • antiepilettici.

Prevenzione

Per cercare di prevenire lo sviluppo di emicrania è utile provare ad eliminare e/o correggere i fattori in grado di innescare un episodio, come ad esempio:

  • stress,
  • mancanza di rilassamento dopo uno stress (ad esempio lavorare anche nel fine-settimana),
  • cambiamento di abitudini di vita (come un lavoro con turni sia diurni che notturni),
  • alterazioni del ciclo sonno-veglia (risveglio precoce o andare a dormire troppo tardi),
  • digiuno,
  • cibi contenenti tiramina e feniletilamina (cioccolato, formaggi, alcol, insaccati),
  • diete inappropriate o modifiche delle abitudini alimentari,
  • ciclo mestruale,
  • alcuni farmaci (nitroderivati, antipertensivi),
  • pillola contraccettiva e la terapia ormonale sostitutiva: possono provocare episodi di emicrania,

Si consiglia infine di praticare attività fisica regolarmente, perché sia la sedentarietà che l’esercizio fisico troppo intenso potrebbero rappresentare un fattore di rischio per gli attacchi.

Fonti e bibliografia

A cura della Dottoressa Giovanna Celia, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.