Enterocolite necrotizzante: cause, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

L’enterocolite necrotizzante è una malattia potenzialmente pericolosa per la vita che colpisce quasi esclusivamente i neonati; è sostenuta da una grave infiammazione dell’intestino che apre le porte a un’invasione batterica che, a sua volta, causa un esteso danno cellulare e successiva necrosi (morte dei tessuti).

La condizione colpisce in genere i neonati nati prematuri (o, meno comunemente, a termine ma già malati) e di solito si verifica prima che il neonato lasci l’ospedale; si manifesta entro le prime 2 o 3 settimane dopo il parto, spesso in modo inaspettato e imprevedibile (in neonati apparentemente sani e in buona salute).

L’evoluzione della malattia può portare alla perforazione intestinale causando peritonite, sepsi e infine morte (25-50% dei bambini colpiti, a seconda delle fonti consultate).

I segni e sintomi sono aspecifici e comprendono inizialmente scarso appetito, vomito, letargia (sonnolenza severa) e dolorabilità addominale.

Il trattamento prevede:

  • Interruzione dell’alimentazione (che diventa endovenosa)
  • Eliminazione dei gas intestinali prodotti dall’infezione mediante inserimento di un tubicino nello stomaco
  • Somministrazione di antibiotici per via endovenosa
  • Eventuale chirurgia.

Cause

Infografica semplificata dell'enterocolite necrotizzante

Shutterstock/Pepermpron

L’enterocolite necrotizzante (NEC) è una delle emergenze più gravi che possono colpire i neonati, in particolare quelli prematuri o di basso peso alla nascita (inferiore a 1500 grammi). Si tratta di una malattia intestinale potenzialmente letale, caratterizzata da infiammazione e necrosi (morte) della mucosa intestinale, che può portare a perforazione intestinale e sepsi (infezione diffusa in tutto l’organismo).

L’incidenza a livello mondiale è stata stimata tra 0,3 e 2,4 neonati ogni 1.000 nati vivi.

La causa esatta della NEC non è ancora nota, tuttavia la condizione sembra nascere a livello del tessuto che riveste l’intestino dei neonati, probabilmente a causa della sua immaturità. In queste circostanze i batteri possono penetrare nel tessuto intestinale danneggiato, infettando la parete dell’intestino e successivamente raggiungendo il flusso sanguigno, causando un’infezione sistemica (sepsi).

Il tessuto intestinale colpito dalla NEC si infiamma gravemente, causando gonfiore e rendendo difficile la corretta alimentazione del neonato.

Tra le possibili cause della NEC troviamo:

  • Intestino immaturo: Nei neonati prematuri, l’intestino non è completamente sviluppato e quindi più vulnerabile.
  • Incapacità di digerire il cibo: Il neonato può avere difficoltà a digerire ed espellere il cibo, permettendo l’accumulo di sostanze tossiche.
  • Circolazione sanguigna inadeguata: Un afflusso di sangue insufficiente all’intestino può danneggiare la mucosa intestinale.
  • Sistema digestivo immaturo: Il sistema digestivo del neonato può non essere in grado di prevenire l’invasione di batteri nocivi.
  • Barriera intestinale debole: Le pareti intestinali possono non fornire una barriera efficace contro i batteri.
  • Sistema immunitario immaturo: Un sistema immunitario non completamente sviluppato rende i neonati più suscettibili alle infezioni.

Si noti che un fattore predisponente non esclude gli altri.

Nei neonati a termine che sviluppano la NEC in genere è possibile individuare una precedente condizione di malattia (ad esempio una condizione cardiaca congenita) o un basso peso alla nascita.

La condizione è ugualmente pericolosa per la vita nei neonati prematuri e a termine.

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio principali è possibile annoverare:

  • Prematurità: I neonati prematuri hanno un intestino immaturo, per questo più soggetto allo sviluppo di infezioni.
  • Alimentazione enterale: L’introduzione precoce di alimentazione enterale (per bocca), specialmente con formula artificiale (latte artificiale), è stata associata a un aumento del rischio di NEC.
  • Ipossia e ischemia intestinale: Tutte le condizioni che riducono l’afflusso di sangue all’intestino possono danneggiare la mucosa intestinale e favorire l’insorgenza di fenomeni infiammatori.
  • Infezioni: L’invasione batterica dell’intestino può contribuire allo sviluppo di NEC.
  • Fattori immunologici: Un sistema immunitario non completamente sviluppato può favorire l’insorgenza della malattia.

Fattori preventivi

Tra le strategie in grado di ridurre il rischio di NEC nei neonati prematuri si annoverano:

  • Allattamento al seno: Il latte materno ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di NEC grazie alle sue proprietà immunologiche e alla facilità di digestione.
  • Probiotici: L’uso di probiotici può aiutare a stabilire una flora intestinale sana e prevenire l’infezione.
  • Graduale introduzione dell’alimentazione enterale: Iniziare lentamente e aumentare gradualmente le quantità di alimentazione enterale può ridurre il rischio.

Sintomi

L’enterocolite necrotizzante si manifesta tipicamente in neonati prematuri nella seconda-terza settimana di vita, con sintomi che possono svilupparsi nell’arco di alcuni giorni o comparire all’improvviso. Tra i più comuni figurano:

Evoluzione

  • Stadio 1 (NEC sospetta): 
    • sangue nelle feci,
    • letargia,
    • bradicardia (battito cardiaco rallentato),
    • temperatura corporea instabile,
    • lieve distensione addominale
    • e vomito.
  • Stadio 2 (NEC confermata): oltre a quelli dello stadio 1, si presenta con
    • livelli piastrinici ridotti,
    • lieve acidosi lattica,
    • assenza di rumori intestinali,
    • dolore addominale alla palpazione,
    • riduzione o assenza del movimento intestinale,
    • presenza di pneumatosi intestinale (accumulo di gas nelle pareti intestinali).
  • Stadio 3 (NEC avanzata): oltre a quelli degli stadi 1 e 2, si manifestano
    • episodi di apnea,
    • ipotensione (bassa pressione sanguigna),
    • diminuzione dei globuli bianchi,
    • formazione di coaguli di sangue,
    • anuria (assenza di produzione di urina),
    • infiammazione dei tessuti addominali,
    • dolore addominale accentuato alla palpazione,
    • arrossamento dell’addome,
    • accumulo di liquidi e gas nella cavità addominale
    • e acidosi severa.

Complicazioni

Nei casi più severi la pressione sanguigna può abbassarsi e il battito cardiaco diventare debole; i neonati possono presentare abbondante liquido nella cavità addominale e segni di infezione del tessuto che riveste gli organi presenti (peritonite), fino all’eventuale stato di shock.

Il tessuto intestinale colpito potrebbe andare incontro a perforazione, che richiede un intervento chirurgico d’urgenza.

Diagnosi

Lo sviluppo di sintomi come l’incapacità di tollerare l’alimentazione, la presenza di sangue nelle feci o l’evidente distensione dell’addome (gonfiore) suggeriscono lo sviluppo di enterocolite necrotizzante; il sospetto trova poi conferma mediante radiografia addominale, il cui esito evidenzia la presenza di estese sacche d’aria nella cavità addominale (e/o nella vena porta).

A conferma della diagnosi possono poi essere richiesti altri test, come la ricerca di sangue nelle feci e gli esami del sangue per valutare elementi suggestivi di infezione o infiammazione, come alterazioni nei livelli di globuli bianchi e piastrine.

Cura

L’approccio terapeutico segue da vicino l’evoluzione della condizione:

  • Stadio 1: include il riposo intestinale con alimentazione parenterale (via endovenosa) e monitoraggio continuo (mediante esami di laboratorio e strumentali) per assicurarsi che la malattia non progredisca. Molti neonati rispondono al trattamento entro 72 ore, permettendo ai medici di considerare la reintroduzione dell’alimentazione regolare.
  • Stadio 2: vengono proseguite le terapie precedenti, con l’aggiunta di antibiotici per combattere eventuali infezioni batteriche.
  • Stadio 3: spesso si rende necessario un intervento chirurgico d’urgenza per affrontare complicazioni gravi come la perforazione intestinale.

Tra i trattamenti utili a prescindere dallo stadio:

  • Inserimento di un sondino nasogastrico: per rimuovere aria e liquidi dallo stomaco.
  • Analisi del sangue: per identificare la presenza di batteri e somministrare antibiotici tramite un accesso endovenoso.
  • Monitoraggio della distensione addominale: se diventa tale da interferire con la respirazione, può essere necessario somministrare ossigeno o collegare il neonato a un ventilatore.

Nei casi di NEC confermata, l’alimentazione orale viene solitamente ritardata di almeno due settimane.

Fonti e bibliografia

Articoli ed approfondimenti

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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