Epatite D (delta virus): trasmissione, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

L’epatite D è una patologia infettiva che provoca un’infiammazione acuta del fegato ad opera del virus HDV.

Si tratta di un virus a RNA a singolo filamento definito “difettivo”, perché per replicarsi necessita imprescindibilmente della contemporanea presenza del virus dell’epatite B (HBV); per questa ragione tutti i pazienti affetti da epatite D presenteranno una concomitante infezione da epatite B (ma non è necessariamente vero l’opposto, è infatti stimato che il 5-10% dei pazienti con infezione HBV abbia avuto anche un’infezione HDV).

La patologia si trasmette mediante il contatto con sangue, sperma e secrezioni vaginali di persone infette.

La sintomatologia dell’epatite D consiste in un acuirsi della sintomatologia tipica dell’epatite B, che appare quindi insolitamente grave, od in forma di recrudescenza (ovvero un peggioramento improvviso dei sintomi a distanza di tempo) dell’epatite virale in un paziente con epatite B cronica.

L’epatite D è di solito autolimitante, per cui è sufficiente assicurare il supporto delle funzioni vitali e mettere a riposo il fegato, evitando cibi particolarmente ricchi di grassi o l’assunzione di farmaci epatotossici o a metabolismo epatico, dando così tempo al sistema immunitario di eradicare l’infezione.

Cause

L’epatite D è causata dal virus HDV (hepatitis D virus), anche detto delta virus. Si tratta di un virus difettivo, perché per esplicare la propria azione patologica, essendo privo di importanti elementi genetici, necessita di un Helper che ne permetta la replicazione. L’helper dell’HDV è rappresentato dall’HBV (virus responsabile dell’epatite B).

Esistono tre genotipi (che è possibile immaginare come una sorta di variante) del virus HDV:

  • Genotipo I: è il genotipo maggiormente diffuso, pressoché ubiquitario
  • Genotipo II: è un genotipo presente soprattutto in Giappone ed a Taiwan
  • Genotipo III: è un genotipo più raro, presente esclusivamente in Amazzonia

L’infezione può avvenire secondo due modalità:

  • Coinfezione: consiste nella simultanea infezione dell’organismo da parte di entrambi i virus
  • Superinfezione: consiste nell’infezione da parte di HDV in un soggetto già affetto da epatite B (epatite B cronica).

Il principale meccanismo di trasmissione del virus dell’epatite D è quello parenterale, ossia mediante il contatto con sangue, sperma e secrezioni vaginali di persone infette.

Per questo motivo i principali soggetti a rischio di contrarre l’epatite D sono:

  • Tossicodipendenti che facciano uso di droghe per via iniettiva (e spesso affetti da 3 virus, ovvero HIV, HBV e HDV)
  • Soggetti emofili
  • Dializzati
  • Operatori sanitari (medici, infermieri, personale di laboratorio)
  • Persone che si fanno tatuaggi o piercing
  • Trasfusi con sangue o emoderivati prima del 1987, da tale data è stato infatti introdotto lo screening di tutti i donatori di sangue per l’epatite B e C
  • Soggetti che abbiano rapporti sessuali non protetti con partner occasionali
  • Persone conviventi di portatori cronici di infezione HBV, per utilizzo promiscuo di oggetti per l’igiene personale
  • Viaggiatori in paesi in via di sviluppo, dove il virus dell’epatite B e D è endemico (Sud America, Africa centrale, Iran, Pakistan, Turchia orientale e Mongolia)

Sintomi

L’infezione da epatite D può avere decorso:

  • Acuto: rappresenta la stragrande maggioranza dei casi (oltre il 95%) e guarisce spontaneamente senza necessità di impostare una specifica terapia
  • Cronico: in una minoranza di casi (meno del 5%) l’infezione da epatite D si sviluppa gradualmente nel tempo e tende a persistere.

La sintomatologia è funzione dello stato del paziente nel momento dell’infezione da parte del virus HDV. In una certa percentuale di soggetti sia l’epatite B che l’epatite D decorrono in modo totalmente asintomatico o con manifestazioni molto blande, tuttavia anche in questi casi il paziente è contagioso e, proprio trascurando la sua condizione, potrebbe anche inconsapevolmente infettare altre persone.

Nei casi sintomatici occorre distinguere due possibili scenari:

  • Coinfezione: la sintomatologia è quella tipica dell’epatite B che risulta tuttavia più severa rispetto al normale. Si evidenzierà pertanto:
  • Superinfezione da HDV su paziente portatore cronico di epatite B: si manifesta una nuova forma di epatite acuta, che può risultare anche fatale per il paziente in quanto attiva su un fegato già indebolito (epatite fulminante). Recenti studi hanno dimostrato come in Occidente una percentuale compresa tra il 25% ed il 50% dei casi di epatite fulminante in pazienti affetti da epatite B in realtà siano da attribuirsi ad una superinfezione da HDV.

Complicanze

La combinazione di infezione da HDV e HBV è considerata dall’OMS la forma più grave di epatite virale cronica, a causa della più rapida progressione verso un esito fatale; le complicanze che si possono sviluppare in un paziente con epatite D sono sovrapponibili a quelle legate al’epatite B, ma che appaiono più precocemente e con una gravità maggiore:

Si tratta di tre condizioni in cui può rendersi necessario un trapianto di fegato per salvare la vita del paziente.

Diagnosi

Lo specialista di riferimento per l’epatite D è il medico gastroenterologo con esperienza in ambito epatologico (epatologo), che raccoglierà la storia anamnestica del paziente, informandosi sulle sue abitudini di vita, sull’eventuale uso di droghe iniettive e tutti i fattori di rischio connessi all’epatite D e B, segni e sintomi accusati dal paziente.

Per diagnosticare un’epatite D deve essere prima diagnosticata un’epatite B, per cui in caso il medico sospettasse un’epatite virale acuta provvederà a far eseguire tutti gli esami di screening per l’epatite A, B e C, che rappresentano le forme infettive più comuni. Verranno perciò dosati nel sangue:

Se tali test confermassero l’infezione da epatite B e le manifestazioni cliniche apparissero insolitamente gravi oppure si riscontrasse un acuirsi dell’infezione nell’ambito di un’epatite B di tipo cronico, verrà misurato il titolo degli anticorpi anti-epatite D. La positività a questo test si ha solo in corso di infezione attiva, per cui se venisse eseguito a distanza di tempo dalla malattia acuta restituirà invariabilmente esito negativo (a meno che non si sia sviluppata una forma di epatite D cronica in cui tali anticorpi permangono nell’organismo e sono un segno che il soggetto è ancora infettante).

In Italia vige l’obbligo di segnalare tutti i casi di epatite virale, per cui anche l’epatite D, al Servizio di igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’Asl territorialmente competente.

Cura

Non esiste nessun tipo di trattamento specifico in grado di curare l’epatite D, ma la maggior parte dei soggetti guarisce spontaneamente. L’unico approccio al paziente consiste nel fornire misure di supporto all’organismo ed al sistema immunitario, per favorire l’eliminazione immunomediata del virus. Risulta pertanto utile:

  • Abolire il consumo di alcolici e superalcolici
  • Garantire la possibilità di riposo fisico
  • Adottare una dieta povera di grassi e ricca di fibre e verdure
  • Evitare l’assunzione di farmaci a metabolismo epatico, per non affaticare l’organo

In caso di infezione cronica è approvato il trattamento con interferone alfa per almeno un anno.

Prevenzione

Ad oggi non esiste un vaccino specifico per l’epatite D e tuttavia, considerando che l’infezione da HDV è possibile solo in concomitanza di infezione da epatite B, applicando le misure di profilassi verso l’infezione dall’epatite B ci si protegge anche dal virus delta. Per cui risulta utile:

  • Sottoporsi alla vaccinazione contro l’epatite B: il vaccino dell’epatite B, proteggendo dall’infezione da HBV, protegge di riflesso anche dall’infezione da virus delta. (In Italia dal 1991 vige l’obbligo della vaccinazione antiepatite B a tutti i nuovi nati).
  • Non utilizzare promiscuamente aghi e siringe.
  • Evitare rapporti sessuali non protetti con partner occasionali.

 

A cura del Dr Mirko Fortuna, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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