Epatite E (HEV): cause, sintomi e cura

Introduzione

L’epatite E è un’infezione del fegato causata da un virus a RNA (HEV); si trasmette principalmente per via oro-fecale ed una sorgente di acqua contaminata da feci ne rappresenta il mezzo più comune.

L’infezione è comune nelle Regioni povere, afflitte da condizioni igienico sanitarie precarie ed un accesso nella migliore delle ipotesi limitato ad acqua potabile sicura e servizi igienici adeguati.

È poco noto il fatto che si tratti della causa più comune di epatite virale acuta nel mondo (l’OMS stima 20 milioni di contagi ogni anno) ma che, a causa di sintomi aspecifici e di un decorso della malattia autolimitante, risulta probabilmente sotto-diagnosticata.

I sintomi tipici comprendono

In alcuni casi, ad esempio nell’infanzia, sono possibili infezioni asintomatiche (prive di manifestazioni evidenti).

Ittero da epatite E

Shutterstock/Alona Siniehina

Non esiste un trattamento specifico ed il ricovero ospedaliero è richiesto solo nelle forme più gravi ed aggressive (epatite fulminante) od in soggetti fragili come le donne in gravidanza.

La prevenzione si basa essenzialmente sul miglioramento delle condizioni igienico sanitarie e sul consumo di acqua in bottiglia; la Cina ha prodotto e concesso in licenza il primo vaccino specifico, ma la cui distribuzione è tuttora limitata.

Contagio e trasmissione

L’epatite E è causata dal virus HEV (Hepatitis E Virus, di cui se ne conoscono 4 genotipi con caratteristiche leggermente differenti tra loro); il contagio avviene generalmente per via oro-fecale, ad esempio mediante il consumo di acqua o alimenti contaminati da feci infette.

Nei Paesi in via di sviluppo, dove predominano i genotipi 1 e 2 di HEV, la fonte più comune di infezione è rappresentata da fonti di acqua contaminata, mentre è più raro (ma possibile e documentato) un contagio a seguito di consumo di carne poco cotta; sulla base di queste osservazioni è quindi stato dimostrato di come il virus possa infettare direttamente alcuni mammiferi (ad esempio maiale, cinghiale e cervo) che fungono da vettori per l’uomo.

Relativamente recente è infine un caso di contagio in nave da crociera legato al consumo di molluschi contaminati.

Sebbene la trasmissione da persona a persona sia rara, i pazienti sono di fatto contagiosi a causa dell’evacuazione di feci infette (a partire da pochi giorni prima dei sintomi, fino a 3-4 settimane dopo l’esordio); si segnala infine la possibilità di trasmissione verticale (madre-figlio durante la gravidanza, mentre non è chiaro il rischio legato all’allattamento) od in caso di trasfusioni di sangue.

Incubazione

Il periodo di incubazione dell’infezione da HEV varia da 15 a 60 giorni (mediamente 28-40).

Sintomi

L’epatite E generalmente si manifesta in forma di infezione acuta autolimitante, in cui la stragrande maggioranza dei pazienti rimane asintomatica (senza disturbi) o solo lievemente sintomatica.

La frazione di pazienti che sviluppa un’evidenza clinica del contagio in genere mostra:

  • ittero (colorazione gialla della pelle e delle sclere, la parte bianca degli occhi)
  • anoressia (riduzione dell’appetito),
  • nausea e vomito,
  • febbre
  • ed epatomegalia (ingrandimento del fegato).

Meno comunemente si osservano

Le donne in gravidanza hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi più severi.

Complicazioni

La maggior parte dei pazienti che contrae l’epatite E è in grado di eliminare spontaneamente il virus, ma una minoranza può andare incontro a

L’infezione cronica è definita empiricamente come la persistente presenza del virus nel sangue o nelle feci per più di sei mesi, ma si verifica quasi esclusivamente in pazienti immunocompromessi (AIDS, trapiantati, …).

Nei rari casi in cui l’epatite E provoca un’epatite fulminante (insufficienza epatica acuta) esiste un rischio di esito fatale: in particolare le donne in gravidanza nel terzo trimestre, oltre a rischiare la perdita del feto, mostrano un tasso di mortalità che tocca il 20-25%.

Rare le possibili complicazioni extra-epatiche e limitate ad un unico genotipo del virus.

Diagnosi

La diagnosi di HEV viene presa in considerazione in pazienti che si presentino con chiari segni di epatite acuta o cronica non spiegati da altre cause note; in Italia risulta ovviamente suggestivo un recente soggiorno in zone endemiche. Purtroppo questa necessità si scontra con l’assenza di test di elevata affidabilità (in termini di specificità e sensibilità), che possono riguardare la ricerca di:

  • anticorpi, segno della reazione dell’organismo verso il virus,
  • RNA virale, segno della presenza del virus.

I risultati di laboratorio includono elevate concentrazioni sieriche di numerosi parametri epatici come

  • bilirubina (responsabile dell’ittero),
  • transaminasi (alanina aminotransferasi ed aspartato aminotransferasi).

I sintomi, quando presenti, coincidono in particolare con un marcato aumento dei livelli sierici di ALT, che possono salire significativamente oltre la norma e tornare poi alla normalità durante la convalescenza (entro 1-6 settimane dall’inizio della malattia).

La diagnosi differenziale in pazienti che presentino aumenti di marker aspecifici (come ad esempio le transaminasi) è ovviamente molto ampia e comprende tanto cause infettive (ad esempio altre forme di epatite virale, ma anche Epstein-Barr virus, CMV, …) quando non infettive (epatite alcolica, intossicazione da farmaci, steatoepatite non alcolica, …).

Cura

L’epatite E in forma acuta è una condizione generalmente autolimitante che richiede al più cure di supporto, tuttavia i rari pazienti che sviluppino insufficienza epatica fulminante necessitano di un trapianto di fegato.

Il ruolo della terapia antivirale (ad esempio con ribavirina) nei pazienti immunocompromessi è tuttora oggetto di dibattito e non pu comunque essere somministrata in gravidanza.

L’OMS sottolinea l’importanza di evitare i farmaci non necessari, tra cui il paracetamolo (noto per la sua azione epatolesiva); in genere si consiglia ai pazienti di riposare, adottare un’alimentazione sana, garantirsi un adeguato consumo di liquidi ed evitare l’alcol in ogni sua forma.

Prevenzione

Oltre alle necessarie misure di carattere pubblico allo scopo di fornire accesso a fonti di acqua potabile sicura, si ribadisce l’importanza di una corretta igiene delle mani, soprattutto prima di maneggiare/consumare cibo.

In caso di soggetto infetto in casa è importante ricordare che il rischio di contagio può nascere in relazione all’espulsione di feci infette: la durata esatta di infettività per HEV non è stato determinata, ma è stata dimostrata l’escrezione del virus nelle feci da 1 settimana prima dell’esordio fino a 30 giorni dopo l’esordio dell’ittero.

I viaggiatori nei Paesi in via di sviluppo possono ridurre il rischio di infezione evitando il consumo/uso di acqua non imbottigliata; ebollizione e clorazione sono comunque pratiche efficaci per inattivare il virus; si raccomanda infine di evitare il consumo di carne di maiale/cervo cruda.

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.