Introduzione
In medicina quando quando incontriamo il suffisso “-ite” dobbiamo supporre che si stia parlando di una patologia di natura infiammatoria (come spiegano simpaticamente alcuni pediatri ai loro piccoli pazienti, il suffisso -ite indica che c’è una parte del corpo arrabbiata); nel caso specifico dell’epididimite ci stiamo riferendo all’infiammazione dell’epididimo, il piccolo canale che mette in comunicazione ciascun testicolo con il relativo dotto deferente.
I sintomi dell’epididimite sono quelli tipici di un processo infiammatorio localizzato a livello genitale:
- arrossamento,
- gonfiore,
- senso di pesantezza,
- bruciore o vero e proprio dolore urente,
- calore.
In alcuni casi può associarsi un corteo di sintomi di natura sistemica, come ad esempio
La diagnosi è essenzialmente clinica, basata sull’esame obiettivo dei genitali. Alcuni esami strumentali possono contribuire soprattutto nel differenziare tale patologia da altre condizioni.
La terapia è mirata a risolvere la causa identificata, nonché ad alleviare la sintomatologia in quel momento riferita dal paziente.
Richiami di anatomia
L’epididimo è un lungo tubo, avvolto su sé stesso, che mette in comunicazione i tubuli seminiferi con il dotto deferente. La sua funzione è quella di accumulare e successivamente condurre gli spermatozoi all’interno del dotto deferente per l’eiaculazione all’esterno. In realtà la funzione non è solo ed esclusivamente di conduzione, riveste infatti anche il ruolo di ambiente di maturazione.

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Le modifiche che lo spermatozoo subisce durante la permanenza nel condotto epididimale sono essenzialmente quattro:
- Condensazione e compattamento del materiale genetico (DNA), poiché diminuiscono le stesse dimensioni dello spermatozoo e quindi lo spazio all’interno del quale il materiale può essere accumulato.
- Riduzione del citoplasma, per i motivi appena citati.
- Acquisizione della motilità, che comunque è al momento inibita transitoriamente.
- Modifiche della membrana plasmatica dello spermatozoo.
La sua esistenza risulta quindi di fondamentale importanza nel contesto della fertilità, poiché soltanto gli spermatozoi che hanno stazionato e successivamente oltrepassato l’epididimo sono effettivamente in grado di fecondare un ovocita maturo.
Causa
Tra i più comuni processi infiammatori alla base della comparsa di epididimite ricordiamo:
- Infezioni: sono sicuramente la causa più frequente, soprattutto perché in questa definizione rientrano numerosi agenti patogeni in grado di manifestare infiammazione dell’epididimo. Le più comuni sono ovviamente le infezioni sessualmente trasmesse, come gonorrea e la chlamydia. Epidemiologicamente parlando queste specie sono causa di epididimite soprattutto in giovani maschi, sessualmente attivi ed in età riproduttiva. Questo non esclude che anche altri batteri che normalmente colonizzano le vie urinarie possano rendersi responsabili di un’infezione genitale. Anche virus e funghi possono, più raramente, infettare questa regione anatomica. Capire la specifica popolazione responsabile della patologia risulta essenziale per la scelte del farmaco più adatto.
- Traumi: impatti meccanici che lesionano o alterano la normale anatomia del territorio genitale sono in grado di provocare nell’epididimo una reazione infiammatoria. Questa eziologia è spesso identificabile nel bambino, che giocando può facilmente andare incontro a piccoli infortuni (come una semplice pallonata).
- Patologie sistemiche di varia natura che possono scatenare reazioni infiammatorie più o meno localizzate, come una reazione autoimmunitaria in soggetti geneticamente predisposti.
- Risalita di urina nell’epididimo, che altera i normali tessuti con cui viene a contatto.
Sintomi
Le principali manifestazioni con cui si palesa l’epididimite sono:
- arrossamento cutaneo a livello della regione genitale,
- dolore spontaneo o evocato alla palpazione dei testicoli. È un dolore sordo, di origine viscerale, che spesso tende a localizzarsi nella regione posteriore del testicolo, dove appunto è raccolta la maggior parte della massa del tubo epididimale;
- gonfiore,
- calore,
- senso di pesantezza,
- dolore variabile durante la minzione,
- presenza di perdite più o meno purulente, tipiche di eziologia batterica piuttosto che virale,
- presenza di sangue durante l’eiaculazione,
- espansione della sintomatologia a livello sistemico, con
- malessere generalizzato,
- stanchezza,
- febbre.
La durata può variare da qualche giorno fino ad una vera e propria epididimite cronica, soprattutto nel momento in cui si ritardi la diagnosi e di conseguenza la terapia. Il limite oltre il quale considerare cronica un’epididimite è definito attorno alle 6 settimane di sintomatologia manifesta (per lo meno tale riferita dal paziente quando si reca a visita dal proprio medico).
Diagnosi
La prima diagnosi è sicuramente di tipo clinico, osservando la regione scrotale è possibile evidenziare i segni e sintomi tipici di un processo infiammatorio e da lì andare a ricercare la causa sospetta o andare ad effettuare accertamenti per escludere eventuali diagnosi differenziali.
È possibile effettuare prelievo e successiva analisi e/o coltura di strisci a livello genitale, così da evidenziare o meno la presenza di un’infezione sottostante ed il tipo di agente patogeno di volta in volta coinvolto.
Può essere richiesta un’analisi delle urine per ricercare contestuali cistiti o altre colonizzazioni batteriche e/o fungine; gli esami del sangue permettono di valutare i parametri canonici di infezione in corso (andamento e conta dei globuli bianchi, VES, PCR, …). La risposta anticorpale e le sue modifiche possono oltremodo aiutarci nell’identificare uno specifico patogeno.
Esami strumentali dirimenti possono essere rappresentati dall’ecografia e ancor di più dagli ultrasuoni coadiuvati dal color-doppler. Questa metodica consente di valutare con precisione quanto un testicolo sia o meno perfuso, escludendo patologie più gravi (come ad esempio la torsione testicolare, la cui sintomatologia dovrebbe essere ben più evidente, ma talvolta può rimanere misconosciuta) e confermando la diagnosi di epididimite.
Nel caso di infiammazione l’apporto di sangue al testicolo è aumentato, esattamente in senso opposto rispetto a ciò che accade in caso di torsione testicolare e rischio di ischemia e necrosi tissutale.
Cura
Il trattamento viene in genere personalizzato in base a sintomi e causa scatenante.
- Terapia antibiotica mirata, associata o meno ad antibiogramma, nel caso di un batterio.
- Analgesici per alleviare la sintomatologia dolorosa.
- Antipiretici per ridurre la febbre, se presente.
- Approccio chirurgico nel caso di patologia avanzata e di gravità aumentata nel corso del tempo.
In caso di sintomatologia manifesta si consiglia di
- Riposare ed applicare impacchi con ghiaccio, che possono aiutare nel ridurre la sintomatologia, riducendo inoltre la necessità di terapia farmacologica
- Elevare i testicoli, permettendo un più semplice drenaggio dei liquidi, soprattutto quando il testicolo tende a diventare edematoso per ristagno (che potrebbe alterare anche la normale spermiogenesi e la qualità degli spermatozoi prodotti).
- Evitare rapporti sessuali e soprattutto trattare con antibiotici anche il partner nel caso di patogeno infettivo.
- Contattare il medico al minimo segnale di alterazione anatomo-fisiologica o anche solo sospettato.
- Avere rapporti protetti permette spesso di evitare la trasmissione di patogeni che potrebbero essere misconosciuti.
A cura della Dott.ssa Raffaella Ergasti, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
Articoli ed approfondimenti
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