Extrasistole ventricolare, sono pericolose? Sintomi e cura

Introduzione

Il cuore è formato da 4 diverse camere, due superiori (atri) e due inferiori (ventricoli); le extrasistoli ventricolari sono battiti del cuore prematuri, ovvero in anticipo rispetto alla contrazione corretta, che originano come singoli impulsi ventricolari o per fenomeni elettrici di “rientro” a livello degli stessi ventricoli.

Più nello specifico le extrasistoli sono complessi cosiddetti “prematuri” che provengono da un focus ectopico, ovvero una sede di insorgenza dello stimolo elettrico che dà origine a un battito cardiaco anomalo, che inizia a produrre impulsi al di fuori del ritmo corretto (l’aggettivo ectopico indica una sede differente da quella normale).

Le extrasistoli ventricolari si distinguono da quelle atriali, in cui la sede d’insorgenza del battito anomalo risiede negli atri.

Soffrire di extrasistoli ventricolari è una condizione estremamente frequente sia nei soggetti in buono stato di salute che nei pazienti con una qualche cardiopatia sottostante, tanto che molto spesso le extrasistoli vengono scoperte in seguito ad accertamenti richiesti per altri motivi di salute o durante visite di screening.

Nei soggetti normali le extrasistoli ventricolari possono essere riscontrate nell’1% della popolazione, ma arrivano ad un’incidenza del 60% nei soggetti con una qualche patologia cardiaca, che ne rappresenta quindi il principale fattore di rischio; tra gli altri si annoverano principalmente sostanze cardio-attive come caffeina, alcol, sostanze stupefacenti ed alcune categorie di farmaci.

Qualora si tratti di forme sintomatiche, le extrasistoli ventricolari possono associarsi a:

In generale le forme fisiologiche di extrasistoli non determinano alcuna modifica alla qualità di vita dei pazienti, per cui la prognosi è buona anche senza alcun trattamento. Sarà comunque necessario indicare a tali soggetti la necessità di eseguire dei controlli cardiologici periodici nel corso della loro vita, per essere pronti ad intervenire in caso di cambiamento della condizione presente.

Nelle forme che richiedono un trattamento la prognosi può variare ed è migliore nelle forme reversibili, che rispondono alla terapia farmacologica, mentre può peggiorare nelle forme refrattarie alla terapia medica o all’ablazione, soprattutto quando correlate ad un infarto del miocardio.

La diagnosi è clinica, ma viene confermata da indagini diagnostiche quali:

  • ECG ed ECG Holter
  • Ecocardiogramma
  • Studio elettrofisiologico con eventuale radioablazione

Il trattamento delle extrasistoli è da riservarsi solo per le forme sintomatiche con compromissione della funzionalità meccanica del cuore, o nei soggetti cardiopatici con forte rischio di aritmie maligne.

La terapia medica si avvale di farmaci antiaritmici e betabloccanti dall’effetto bradicardizzante (in grado cioè di rallentare il battito). In caso di resistenza alla terapia farmacologica diventa necessario e opportuno ricorrere alla radioablazione, dopo studio elettrofisiologico, una trattamento che risulta essere quasi sempre curativo e definitivo.

Richiami di anatomia

Da un punto di vista elettrofisiologico il ritmo cardiaco si innesca a livello di una struttura anatomica chiamata “nodo del seno” e localizzata sulla parete dell’atrio destro del cuore. In questo punto è possibile individuare cellule specializzate, dette cellule “pacemaker”, in grado di generare degli impulsi elettrici in maniera autonoma. Questi impulsi attraversano poi le vie di conduzione specifiche, di cui fanno parte il nodo atrio-ventricolare, il fascio di His e le branche destra e sinistra, e infine raggiungono tutte le cellule cardiache, permettendo la contrazione sincronizzata.

Cause

Le extrasistoli ventricolari sono battiti prematuri o ectopici (che originano cioè in sedi anomale) che si possono verificare sporadicamente in maniera del tutto casuale oppure a intervalli regolari (si parla in tal caso di bigeminismo, trigeminismo, …).

Nella maggior parte dei casi le cause di insorgenza di extrasistoli sono:

  • Anomalo automatismo delle cellule dei ventricoli
  • Presenza di circuiti di rientro a livello dei ventricoli per via di un focus ectopico

Esistono diversi fattori di rischio che in talune condizioni si trasformano in fattori scatenanti o vere e proprie cause di insorgenza delle extrasistoli ventricolari, tra cui ad esempio

  • Condizione di stato d’ansia
  • Quadro di anemia, ovvero riduzione nel sangue dei livelli di globuli rossi e di emoglobina
  • Stress psicofisico
  • Bevande contenenti caffeina o altre sostanze eccitanti
  • Sostanze stupefacenti
  • Farmaci simpatico-mimetici
  • Alcol

Classificazioni

A seconda della loro origine le extrasistoli si possono classificare in:

  • Extrasistoli atriali (se originano a livello degli atri)
  • Extrasistoli giunzionali (se originano a livello del fascio His)
  • Extrasistoli ventricolari (se originano a livello dei ventricoli)

Le extrasistoli vengono inoltre classificate in:

  • Extrasistoli isolate
  • Bigeminismo, quando ogni battito sinusale (ovvero normale) è seguito da una extrasistole
  • Trigeminismo, quando due battiti sinusali sono seguiti da una extrasistole
  • Coppie, quando si verificano due extrasistoli in sequenza
  • Tachicardia, quando si verificano tre o più extrasistoli in successione; in tali casi a seconda dell’origine dei battiti prematuri si parlerà di:
    • Tachicardia atriale
    • Tachicardia dell’unione
    • Tachicardia ventricolare

Extrasistoli atriali

Sono facilmente riconoscibili all’elettrocardiogramma (ECG) come battiti prematuri con un’onda “p” precoce che possiede anche una morfologia diversa dalla “p” sinusale. Essa comunque è seguita da un QRS simile al complesso QRS del ritmo di base normale.

Nella maggioranza dei casi un’extrasistole atriale è seguita da una pausa non compensatoria, essendo la somma dell’intervallo pre- e post-extrasistolico generalmente minore alla somma di due cicli sinusali. Tale fenomeno avviene poiché l’extrasistole penetra nel nodo seno-atriale e lo resetta.

Sono la forma più frequente di extrasistoli, potendoli osservare nel 60% degli adulti in buona salute, e non hanno quasi mai una rilevanza clinica né una reale sintomatologia.

Solo in alcuni soggetti, come quelli con un tessuto di condizione predisposto, possono scatenare tachicardie parossistiche sopra-ventricolari.

Qualora siano causa di sintomi specifici può diventare necessario ricorrere a trattamenti specifici, iniziando dalla rimozione di eventuali fattori di rischio scatenanti (alcol e la caffeina). Se i sintomi dovessero persistere, in genere si ricorre a trattamenti farmacologici (beta-bloccanti o di calcio-antagonisti) o, come ultima alternativa, al trattamento di ablazione.

Per approfondire le extrasistoli atriali tocca qui.

Extrasistoli giunzionali

Sono battiti che originano a livello del fascio di His e generalmente si associano alla presenza di una qualche cardiopatia o nei casi di intossicazione digitalica (farmaci usati per il trattamento di insufficienza cardiaca ed altre condizioni).

Il quadro all’ECG si presenta con una serie di complessi QRS di morfologia normale non preceduti da un’onda p.

Nella maggior parte dei casi le extrasistoli giunzionali sono asintomatiche, ma occasionalmente possono portare alla manifestazione di sintomi come le palpitazioni e il senso di “cuore in gola”.

Solo nel caso siano sintomatiche, le extrasistoli giunzionali possono essere trattate come quelle atriali quindi con terapia medica e in caso di persistenza del quadro clinico con l’ablazione.

Extrasistoli ventricolari

Le extrasistoli ventricolari, oggetto del presente articolo, sono la forma di extrasistole più comune arrivando ad interessare fino al 60% dei soggetti adulti in buona salute; sono facilmente riconoscibili all’ECG per la presenza di un complesso QRS prematuro con durata maggiore di 120 millisecondi e con un aspetto bizzarro, non preceduto da un’onda p. Quasi sempre sono seguite da una pausa compensatoria, per cui la somma dell’intervallo pre- e post-extrasistolico è uguale al doppio di un ciclo sinusale.

Nei soggetti non cardiopatici la presenza di extrasistoli ventricolari non peggiora la prognosi clinica. Nei soggetti con una qualche cardiopatia invece si associano ad un aumento della mortalità in caso di:

  • Elevata frequenza con cui si presentano
  • Possiedono una morfologia complessa
  • Sono associate al fenomeno della “R su T”

Nei soggetti senza cardiopatia vengono trattate solo se si associano alla presenza di sintomi. Mentre nei cardiopatici richiedono un trattamento che prevede come prima linea l’utilizzo di farmaci beta-bloccanti.

Sintomi

I battiti prematuri come le extrasistoli ventricolari si manifestano attraverso sintomi che sono molto spesso sensazioni soggettive, descritte ad esempio come una sensazione di

  • battiti mancati
  • palpitazioni
  • “cuore in gola”
  • di un battito del cuore molto intenso, che rappresenta il battito successivo a quello prematuro extrasistolico.

Nelle forme più gravi, come in caso di bigeminismo, trigeminismo o vera e propria tachicardia, si possono presentare anche sintomi associati legati all’eventuale compromissione dinamica del sistema cardiovascolare, soprattutto nei soggetti che presentino già una qualche cardiopatia; in questi pazienti si possono generare quadri clinici potenzialmente pericolosi, per i quali è richiesta grande attenzione alla comparsa di sintomi correlati.

Complicazioni

Un grave quadro di extrasistoli ventricolari può determinare una compromissione più o meno importante della normale distribuzione di sangue nei vari distretti dell’organismo, per cui si può manifestare, raramente, anche con sintomi quali:

In alcuni particolari quadri clinici le extrasistoli ventricolari sono la conseguenza di altre patologie, non necessariamente cardiache, ed accompagnano quindi i disturbi specifici della condizione scatenante, come nel caso di:

  • Infarto del miocardio: la morte delle cellule cardiache a causa del blocco dell’apporto di sangue dalle coronarie può portare all’insorgenza di extrasistoli sia ventricolari che atriali e provocare anche altri sintomi, quali:
    • Dolore toracico retrosternale
    • Dolore al braccio sinistro e alla mandibola
    • Respirazione difficoltosa e sensazione di fame d’aria (dispnea)
  • Ipertiroidismo: gli alti livelli di ormoni tiroidei in circolo determinano aumento della frequenza cardiaca e, in soggetti predisposti il rischio che si verifichino delle extrasistoli
  • Malattie infettive: le infezioni da parte di alcuni batteri creano condizioni infiammatorie sistemiche (brucellosi, malattia di Lyme, febbre tifoide, sifilide, …) che possono compromettere anche la normale funzionalità del cuore, con aumentato rischio quindi di provocare delle anomalie nella frequenza cardiaca e relative extrasistoli.

Diagnosi

Lo sviluppo di di extrasistoli ventricolari può essere correlato sia ad una condizione assolutamente normale e fisiologica che ad un quadro patologico rischioso per la salute, è quindi di fondamentale importanza riconoscere e valutare in maniera precoce la comparsa di questi battiti prematuri e chiarirne le eventuali cause scatenanti alla base della sua insorgenza.

In caso di extrasistoli (ventricolari o meno), o di anomalie della frequenza cardiaca in genere, è opportuno rivolgersi prontamente ad un medico specialista in cardiologia, il quale come prima cosa lo sottoporrà ad una indagine anamnestica. Questa sorta di intervista medico – paziente permette di raccogliere informazioni sulla salute del soggetto, come:

  • La descrizione dei sintomi riferiti e se vi sia associazione con altri sintomi particolari
  • L’epoca di insorgenza dei battiti prematuri (se è un qualcosa di recente o se sono presenti da molti anni)
  • La presenza di altri sintomi non prettamente cardiologici
  • Se si soffra già di una qualche cardiopatia
  • L’assunzione di farmaci come quelli simpatico-mimetici
  • La presenza di extrasistoli o di altre aritmie cardiache in altri membri della famiglia

Appurata l’ipotesi diagnostica che il soggetto soffra di extrasistoli, il cardiologo esegue un esame obiettivo specialistico: la palpazione del polso e l’auscultazione cardiaca possono permettere di definire la frequenza cardiaca e di valutarne la regolarità o irregolarità dei battiti. Già in questa fase è possibile delineare il quadro di extrasistoli e classificarle clinicamente.

Per arrivare alla conferma diagnostica di extrasistoli ventricolari potrà essere necessario richiedere altre indagini, quali:

  • Esami del sangue: le analisi del sangue di routine possono aiutare ad indagare la presenza di patologie sottostanti, come per esempio l’ipertiroidismo, gli squilibri elettrolitici o gli stati infettivi.
    • Troponina cardiaca: la troponina è una proteina del muscolo cardiaco che viene rilasciata nel circolo ematico in caso di morte delle cellule cardiache, per cui è la prima analisi da effettuare per escludere una condizione di infarto del miocardio.
  • Elettrocardiogramma (ECG): esame che utilizza 12 elettrodi, collegati al petto e alle braccia, per registrare gli impulsi elettrici del cuore e la loro conduzione. Può essere condotto a riposo, sotto sforzo e in altre condizioni di stress. È utile per valutare in maniera immediata la presenza di un ritmo sinusale (perché sono presenti le onde P, che indicano attivazione del nodo seno – atriale) e di distinguerlo da una aritmia o da un blocco atrio-ventricolare. Essendo però una registrazione molto limitata nel tempo, non sempre può fornire delle informazioni adeguate sulla causa di base.
    Nel caso delle extrasistoli ventricolari il quadro ECG prevede la presenza di un complesso QRS prematuro con durata maggiore di 120 millisecondi e con un aspetto bizzarro, non preceduto da un’onda p, ma seguito da una pausa compensatoria.

    • L’ECG può essere eseguito anche associato al test da sforzo: la comparsa di extrasistoli ventricolari durante o subito dopo l’esercizio fisico identifica un gruppo di soggetti a più alto rischio di sviluppare aritmie maligne ventricolari.
    • Holter: registrazione di un ECG che dura per 24 ore. Questa è una metodica più affidabile perché permette di valutare nel lungo periodo le anomalie di conduzione e quindi avere un’idea più specifica di cosa le abbia causate.
  • Ecocardiografia: metodica che sfrutta gli ultrasuoni per studiare la struttura anatomica del cuore e la sua funzionalità, così da poter fare diagnosi differenziale ed escludere anomalie meccaniche del cuore o la presenza di zone infartuate.
  • Risonanza magnetica cardiaca (RMC): risonanza magnetica del cuore che aiuta nel fare diagnosi differenziale tra le diverse patologie cardiache; è un’indagine di II livello che viene richiesta solo in casi particolari.
  • Studio elettrofisiologico: consiste nell’introdurre un catetere vascolare particolare che viene fatto scivolare sino alle cavità cardiache e che a tale livello produce impulsi che permettono un mappaggio completo dell’attività cardiaca e individua eventuali focus ectopici o circuiti anomali da trattare nel corso della stessa procedura con la radioablazione.

Cura

Il trattamento di una condizione di extrasistoli ventricolari è ponderato e calibrato sulla presenza di sintomi associati e alla loro gravità, soprattutto in caso di pazienti che presentino già una cardiopatia di base.

Il primo approccio del medico non può prescindere dal riconoscimento di condizioni fisiologiche e innocue che non necessitano di alcun trattamento, per distinguerle da quelle che richiedono invece un approfondimento dal punto di vista diagnostico in quanto potenzialmente in grado di risultare pericolose per la salute dell’individuo.

Il medico deve rassicurare il paziente sulla benignità della condizione di extrasistoli ventricolari nei casi asintomatici e informarlo sulla possibilità che tali aritmie benigne possono anche ridursi o scomparire nel corso del tempo.

Quando presenti è necessario portare alla riduzione o alla completa eliminazione dei fattori di rischio come alcol, caffeina, sostanze stupefacenti, …

Dal punto di vista medico il trattamento si fonda su farmaci antiaritmici e bradicardizzanti, come i beta-bloccanti e i calcio-antagonisti, farmaci che risultano particolarmente utili nei casi in cui sia presente una cardiopatia come insufficienza cardiaca o dopo infarto del miocardio.

Qualora questo approccio non sortisca un effetto terapeutico efficace è possibile intraprendere il trattamento più invasivo di ablazione dopo studio elettrofisiologico, indicata esclusivamente quando i sintomi siano intollerabili per il paziente e le extrasistoli siano tanto frequenti da provocare una discinesia cardiaca che può esitare in insufficienza cardiaca.

L’ablazione transcatetere ha l’obiettivo di rendere inattive quelle cellule cardiache che sono responsabili delle extrasistoli. Nel corso di un breve ricovero ospedaliero che può durare 1 o 2 giorni, in anestesia locale viene introdotto uno specifico catetere che, tramite un ingresso arterioso o venoso, viene guidato fino a raggiungere le camere cardiache. A questo livello vengono indotti impulsi elettrici che permettono uno studio elettrofisiologico che consente di identificare con precisione l’area responsabile dell’aritmia. A questo punto si procede con la radioablazione di quell’area attraverso l’emissione di calore che provoca una piccola cicatrice a livello del focus aritmico, bloccando così la genesi di impulsi anomali e quindi delle extrasistoli.

 

A cura del Dr. Dimonte Ruggiero, medico chirurgo

 

Fonti e bibliografia

  • Harrison – Principi Di Medicina Interna Vol. 1 (17 Ed. McGraw Hill)
  • Manuale di Malattie Cardiovascolari – Società Italiana di Cardiologia (e-book)

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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