Favismo e carenza di G6PD: sintomi e cura

Introduzione

Il favismo è un’alterazione genetica legata alla carenza di un enzima, ovvero il glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), indispensabile allo svolgimento di uno specifico processo metabolico conosciuto come via dei pentoso fosfati; la condizione si manifesta con gravi conseguenze in termini di funzionamento dei globuli rossi (eritrociti) i quali vengono danneggiati causando anemia emolitica acuta, condizione potenzialmente pericolosa.

Lo scompenso viene scatenato nel paziente dall’assunzione di fave, da cui il nome della patologia (anche detta malattia delle fave), sebbene ad oggi sia stato osservato che non tutti i soggetti risentono di questo determinato legume; è quindi importante notare che se in passato il termine favismo è stato talvolta impiegato come sinonimo di carenza di G6PD, è oggi chiaro di come si tratti invece di un utilizzo improprio, perché non tutti i soggetti affetti da carenza enzimatica manifestano una reazione clinicamente rilevante al consumo di fave. Tutti gli individui favici mostrano G6PD-carenza, ma non tutti i G6PD-carenti mostrano favismo.

Fave

Shutterstock/Alessandro Pintus

La condizione dev’essere inoltre distinta anche dall’allergia alle fave, le cui cause e manifestazioni sono del tutto diverse; i sintomi possono infine essere anche legati anche all’assunzione di piselli e di determinati medicinali o sostanze, o anche presentarsi in seguito a specifiche tipologie di infezioni (epatite A ed epatite B).

La trasmissione della malattia avviene tramite l’ereditarietà del cromosoma X, a carattere sessuale, dunque colpisce prevalentemente il genere maschile (con le donne che risultano portatrici sane). La patologia è comunque piuttosto comune, si stima che ne soffra circa il 7,5% della popolazione mondiale, sebbene la maggior parte di essa non abbia manifestazioni sintomatologiche.
È una malattia conosciuta fin dall’antichità, tanto che il filosofo Pitagora introdusse, tra le regole rivolte ai suoi discepoli, il divieto di cibarsi di fave o addirittura toccarle.

Esistono diversi livelli di gravità del favismo, individuate sulla base della carenza dell’enzima G6PD e delle conseguenze cliniche di tale mancanza:

  • Deficit severo (classe I): dall’1 al 4 % di attività enzimatica residua
  • Deficit intermedio (classe II): dal 3 al 10 % di attività enzimatica residua
  • Deficit moderato (classe III): dal 10 al 40% di attività enzimatica residua
  • Variante non deficitaria (classe IV)
  • Attività enzimatica incrementata (classe V)

Solitamente, la patologia è latente fino al momento dell’eventuale assunzione delle sostanze scatenanti successivamente alla quale, nel giro di 24-48 ore, possono presentarsi sintomi quali dolori addominali, tachicardia, febbre, nausea e vomito. Nei bambini molto piccoli le manifestazioni cliniche del favismo possono comportare complicazioni gravi e permanenti, tra cui paralisi, disabilità intellettiva e sordità.

La diagnosi di favismo è prima di tutto clinica, posta successivamente ad un’accurata indagine anamnestica e alla valutazione della sintomatologia manifestatasi in seguito ai possibili fattori scatenanti. Attraverso gli esami del sangue, in un secondo momento, possono essere stabilite eventuali carenze dell’enzima G6PD nei globuli rossi.

Ad oggi è possibile rilevare la carenza anche tramite l’effettuazione di test neonatali.

Non esiste una cura per il favismo, è comunque possibile prevenirne i sintomi e le complicazioni evitando l’assunzione di sostanze alimentari e medicinali note per essere in grado di scatenare la sintomatologia.

Nelle reazioni sintomatologiche più gravi è necessario ricorrere a trasfusioni di sangue o alla dialisi nel caso di insufficienza renale.

Causa

La causa del favismo è da ricercare nella carenza dell’enzima glucosio 6-fosfato deidrogenasi (G6PD) e della sostanza glutatione che ne deriva e che è responsabile della protezione dei globuli rossi dalle sostanze ossidanti.

In sua assenza si osserva quindi lo sviluppo di un danno ai globuli rossi ed una conseguente condizione di anemia emolitica acuta:

  • anemia: riduzione della quantità di globuli rossi circolanti
  • emolitica: l’emolisi è il processo di distruzione dei globuli rossi
  • acuta: aggettivo che indica un esordio improvviso e severo.

Il danneggiamento dei globuli rossi (eritrociti) è innescato dall’assunzione di determinate sostanze con caratteristiche ossidanti, tra cui:

  • Piselli e fave, anche se assunti in maniera indiretta tramite l’allattamento
  • Pollini di piante
  • Alcune sostanze quali naftalina, mentolo
  • Alcuni specifici farmaci:
    • Antipiretici
    • Analgesici
    • Antimalarici
    • Salicilati
    • Chinidina
    • Metiltioninio cloruro (blu di metilene)

Può anche essere conseguenza di processi infettivi, come ad esempio:

Trasmissione

Il favismo è una malattia ereditaria, a carattere recessivo, sono quindi necessarie due copie del gene mutato per manifestare i sintomi: poiché il gene G6PD è situato sul cromosoma sessuale (eterosoma) X, le donne (XX) sono tipicamente portatrici sane (salvo rari casi di omozigosi), mentre gli uomini (XY) sono maggiormente soggetti alle manifestazioni cliniche della condizione.

Carenza come vantaggio biologico?

La carenza di G6PDH è la più comune carenza enzimatica umana, diffusa in particolar modo nelle popolazioni di etnia africana, mediorientale e asiatica meridionale, probabilmente perché in questi soggetti la condizione si traduce in una certa forma di resistenza alla malaria, al costo del rischio di manifestare sintomi.

Sintomi

Nella maggior parte dei pazienti il favismo risulta asintomatico, dunque privo di sintomi evidenti, che si verificano invece esclusivamente all’assunzione delle sostanze a rischio nell’arco delle 24-48 ore successive; la conseguente crisi favica  si presenta con

Complicazioni

La sintomatologia riportata dai soggetti con favismo, dopo l’assunzione delle sostanze implicate, è particolarmente varia e legata ad alterazioni dell’organismo potenzialmente anche gravi, fino al decesso del paziente; tra le complicazioni più comuni e rilevanti si annoverano:

  • Anemia emolitica: ridotta capacità di far affluire ossigeno all’interno dei tessuti
  • Sovraccarico dei reni con possibile conseguente insufficienza renale, causata dall’eccessiva quantità di emoglobina presente nel flusso ematico (derivante dalla rottura dei globuli rossi)
  • Ittero da emolisi
  • Collasso cardiocircolatorio

Le conseguenze del favismo nel neonato, che potrebbe indirettamente assumere le sostante implicate attraverso l’allattamento materno, possono comportare conseguenze gravi e permanenti quali:

  • Disabilità intellettiva
  • Convulsioni
  • Paralisi
  • Sordità.

Diagnosi

La diagnosi del favismo non può prescindere da un’attenta valutazione clinica, che si basa su esame obiettivo del paziente e raccolta delle informazioni potenzialmente utili (come i fattori che potrebbero aver scatenato la stessa, mediante l’anamnesi).

Per trovare conferma all’ipotesi diagnostica si ricorre al dosaggio nel sangue della quantità dell’enzima G6PD nei globuli rossi; a questo è possibile affiancare un ulteriore esame, test di Beutler , attraverso cui è possibile identificare specifiche molecole prodotte dall’enzima in questione, mettendole in evidenza attraverso l’esposizione a raggi UV.

È infine possibile formulare la diagnosi prenatale, ovvero prima del parto, condotta mediante l’esecuzione degli screening neonatali nelle zone dove la popolazione ne è maggiormente colpita.

Cura e prevenzione

Date le caratteristiche dalla patologia non è ad oggi disponibile un’effettiva cura al favismo, è però possibile cercare di porre rimedio alle condizioni di emolisi acuta attraverso:

  • Trasfusioni di sangue
  • Dialisi in caso d’insufficienza renale
  • Trapianto di milza, data l’implicazione nella stessa nella distruzione degli eritrociti.

Appare quindi evidente la necessità di fare il possibile per prevenire le manifestazioni cliniche, piuttosto che intervenire successivamente ad una condizione già grave. L’effettuazione di screening neonatali nei soggetti maggiormente a rischio e con familiarità con il favismo può essere molto utile per evitarne le conseguenze, perché la consapevolezza della condizione consente di evitare l’assunzione di sostanze ed alimenti che possono causare le manifestazioni sintomatologiche. Nei soggetti affetti è quindi raccomandato

 

A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo

 

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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