Introduzione
La fibrillazione ventricolare è un’aritmia caratterizzata da un’attività elettrica caotica del cuore a partire dall’attivazione rapida ed irregolare delle camere inferiori del cuore (ventricoli) che, perdendo la capacità di originare un’efficiente contrazione, causano un inevitabile arresto cardiaco; si stima che oltre l’80% delle morti dovute ad arresto cardiaco sia provocato proprio dalla fibrillazione ventricolare, che colpisce circa 1 persona ogni mille ogni anno, con un’incidenza maggiore nel sesso maschile (rapporto M:F 3:1).
La fibrillazione ventricolare ha purtroppo un elevatissimo tasso di mortalità, tanto da essere annoverata tra le più frequenti cause di morte improvvisa nella popolazione generale: in assenza di un tempestivo trattamento mediante defibrillazione la morte sopraggiunge in pochi minuti.
Richiami di anatomia
Il cuore è un organo delle dimensioni pari a circa un pugno la cui funzione è pompare il sangue attraverso l’intero organismo; per assolvere a questo vitale compito si trova letteralmente al centro del sistema circolatorio, una complessa e fitta rete di vasi sanguigni (arterie, vene e capillari) che trasporta il sangue da e verso tutte le aree del corpo. Il sangue trasporta l’ossigeno e le sostanze nutritive di cui organi e tessuti necessitano non solo per funzionare correttamente, ma anche solo per sopravvivere.
È costituito da quattro camere cave circondate da tessuto muscolare: le due camere superiori sono chiamate atri, mentre atri e rispettivi ventricoli sono separati da valvole cardiache, che assicurano che il sangue continui a fluire nella giusta direzione.
Cause
La fibrillazione ventricolare s’instaura nella maggior parte dei casi su un cuore già malato, affetto da gravi cardiopatie strutturali che predispongono allo sviluppo di aritmie ventricolari. Originano così all’interno dei ventricoli molteplici vie di trasmissione anomale del segnale elettrico (circuiti di macro rientro) che conducono impulsi rapidi e disorganizzati, fino a rendere il cuore incapace di espellere il sangue nel circolo sistemico con conseguente arresto cardiocircolatorio.
Si assiste cioè ad un’inefficacia meccanica della muscolatura ventricolare che, a causa dell’accavallarsi di tutti questi numerosi stimoli elettrici, non riesce più a contrarsi, in quanto viene a mancare il tempo di refrattarietà, ovvero quel lasso di tempo necessario per far tornare nuovamente recettive le cellule miocardiche dopo una precedente contrazione.
Le più comuni cardiopatie responsabili di fibrillazione ventricolare sono:
- Infarto miocardio acuto
- Pregresso danno ischemico del cuore che causa una riparazione del danno mediante deposizione di tessuto fibroso con alterazioni strutturali nei meccanismi di trasmissione degli stimoli elettrici
- Cardiomiopatia dilatativa
- Cardiomiopatia ipertrofica
- Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (CAVD): patologia di origine genetica caratterizzata dalla progressiva sostituzione del tessuto muscolare cardiaco con tessuto adiposo
- Miocarditi, di tipo acuto o cronico
- Malformazioni congenite del cuore, come la tetralogia di Fallot
- Disturbi congeniti del ritmo cardiaco, come sindrome del QT lungo, sindrome del QT corto, sindrome di Brugada
- Squilibri elettrolitici come acidosi metabolica, ipokaliemia/iperkaliemia, ipocalcemia, ipomagnesemia
- Abuso di droghe e sostanze d’abuso, come cocaina, anfetamine, …
Nei casi in cui la fibrillazione ventricolare si origini in assenza di specifiche cause si parla di fibrillazione ventricolare di origine idiopatica.
Sintomi
La fibrillazione ventricolare causa il blocco delle funzioni cardiache con immediata perdita di coscienza e collasso del paziente, che può avvenire improvvisamente od essere preceduto da un corteo di sintomi caratteristici della patologia alla base dello sviluppo della fibrillazione ventricolare, come:
- Dolore toracico, tipicamente irradiato in profondità e a braccia, collo e mandibola di sinistra
- Cardiopalmo (percezione cosciente del proprio battito cardiaco accelerato)
- Dispnea (sensazione di fame d’aria)
- Vertigini e capogiri
Diagnosi
La diagnosi di fibrillazione ventricolare passa tipicamente in secondo piano, perché di fronte ad un paziente in arresto cardiaco occorre immediatamente intraprendere le necessarie manovre salvavita.
Mediante la valutazione del polso carotideo, del respiro e dello stato di coscienza si pone subito diagnosi di arresto cardiaco (ma non di fibrillazione ventricolare, che è solo una delle quattro cause di arresto cardiaco!) e per questo di norma non c’è tempo per effettuare alcun esame strumentale o di laboratorio.
La diagnosi di certezza è possibile solo in quei pochi pazienti che presentino l’evento in ospedale e per questo già monitorizzati, oppure nel momento in cui si colleghi il monitor del defibrillatore.
ECG
L’esame ECG mostra un tipico pattern elettrocardiografico caratterizzato dall’assenza di onde chiaramente identificabili (assenza del complesso QRS, segmento ST ed onda T) che vengono sostituite da ondulazioni composte da oscillazioni della linea di base molto rapide ed irregolari per tempi e morfologia.
Cura
La fibrillazione ventricolare è un’emergenza medica che necessita della defibrillazione cardiaca immediata, ovvero dell’infusione di una scarica elettrica per resettare e ripristinare il corretto ritmo cardiaco sinusale. Occorre allertare immediatamente il 112 e praticare nell’attesa le manovre di rianimazione cardiopolmonare per garantire quel minimo afflusso di sangue agli organi nobili, cervello in primis, necessario alla sopravvivenza.
Qualora nei dintorni sia presente un defibrillatore semiautomatico si può defibrillare seguendo le istruzioni dell’apparecchiatura anche prima dell’arrivo dei soccorsi; la tempestività della defibrillazione è di fondamentale importanza, con una percentuale di successo vicina al 95 % se questa viene effettuata entro 3 minuti dall’evento e calando poi drammaticamente ogni minuto che passa.
La prognosi è tuttavia anche funzione della patologia cardiaca responsabile ed il paziente, una volta stabilizzato, dovrà essere successivamente trattato anche nei confronti di quest’ultima; se ad esempio la fibrillazione ventricolare fosse secondaria ad infarto cardiaco occorrerà effettuare anche un intervento di angioplastica coronarica o di bypass coronarico al fine di correggere anche la condizione alla base.
In caso di preesistente insufficienza ventricolare sinistra la prognosi è invece purtroppo assolutamente infausta, con una probabilità di successo della defibrillazione inferiore al 30% ed anche nei pazienti sopravvissuti la mortalità durante il ricovero ospedaliero è elevatissima a causa dell’insufficienza di pompa.
In tutti i casi in cui non si riesca a correggere la causa alla base dello sviluppo della fibrillazione ventricolare, o qualora il rischio di un nuovo episodio rimanga elevato, è consigliato impiantare un cardiovertitore-defibrillatore (ICD implantable cardioverter defibrillator) nel cuore ed impostare una terapia farmacologica a base di farmaci antiaritmici.
Prevenzione
In tutti i soggetti affetti da cardiopatie o comunque sopravvissuti ad arresto cardiaco è consigliabile eseguire una serie di esami per valutare il rischio di morte improvvisa da fibrillazione ventricolare, optando eventualmente per impiantare anche in questi soggetti un ICD a scopo preventivo.
Tra gli esami utili a valutare tale rischio si annoverano:
- Ecocardiogramma
- Elettrocardiogramma (ECG)
- Elettrocardiogramma dinamico secondo Holter
- Test di provocazione da sforzo
- Coronarografia
- Esame dell’alternanza dell’onda T
- Studio elettrofisiologico endocavitario
A cura del Dr. Mirko Fortuna, medico chirurgo