Introduzione
Dolore e indolenzimento ai muscoli, sensazione di rigidità, disturbi del sonno e tendenza a stancarsi facilmente: sono alcuni dei sintomi della fibromialgia, una malattia molto controversa la cui stessa esistenza è stata (ed è ancora) messa in dubbio da una parte della comunità scientifica.
Questo scetticismo può essere comprensibile: la fibromialgia si presenta infatti con sintomi molto sfumati, in cui anche persone sane potrebbero facilmente riconoscersi, e ad oggi non abbiamo alcuna certezza su quali siano le sue cause.
Anche se la nostra conoscenza a riguardo è ancora incompleta, comunque, questa malattia sembra essere un’entità ben definita ed è possibile che in futuro la ricerca ci offrirà la chiave per comprenderla in tutta la sua complessità.
La fibromialgia è una sindrome molto comune, soprattutto nel sesso femminile, e la sua frequenza nella popolazione adulta viene stimata in un intervallo compreso tra il 2 e l’8%. Si tratta di una condizione con un impatto fortemente negativo sulla qualità della vita dei pazienti, che è stata descritta come “fisicamente e mentalmente estenuante”. Purtroppo, non essendo nota la causa della patologia, le possibilità di trattamento sono ancora limitate e si basano semplicemente sul controllo dei sintomi.
Di seguito cercheremo di descrivere la fibromialgia in modo quanto più possibile chiaro e dettagliato. Questo articolo non rappresenta comunque un’alternativa all’assistenza del proprio medico curante.

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Causa
Non si conoscono ancora con precisione quali siano le cause della fibromialgia, una patologia che per certi versi sembra essere unica nel suo genere: mentre nella maggior parte delle malattie reumatiche (cioè che coinvolgono l’apparato osseo e muscolare) i sintomi sono dovuti ad un sottostante stato infiammatorio, la fibromialgia decorre in assenza di infiammazione. Non è nemmeno rilevabile un danno a livello muscolare, il che ha portato all’ipotesi che la malattia possa essere in qualche modo causata e/o legata ad una riduzione della soglia del dolore.
Il mistero rimane tuttora irrisolto, sebbene di anno in anno nuovi studi aggiungano ulteriori tasselli alla nostra conoscenza della patologia.
Ad oggi l’ipotesi più condivisa è che possa essere il risultato di una combinazione variabile di diversi fattori:
- genetica
- riduzione della soglia del dolore
- disturbi del sonno
- alterazioni della circolazione capillare
- fattori psicologici.
In alcuni pazienti è innescata da un preciso evento stressante fisicamente e/o emotivamente, come ad esempio
- un trauma fisico importante,
- la rottura di una relazione
- un lutto
- un intervento chirurgico maggiore
- una gravidanza complicata.
Sintomi
La sindrome fibromialgica si può presentare con una vasta gamma di sintomi, tanto da rendere particolarmente ostico, fuorviante (e purtroppo troppo spesso lungo) l’iter diagnostico.
Mentre alcune manifestazioni sono relativamente tipiche (ad esempio il dolore o la stanchezza), altre possono facilmente indurre in errore tanto il curante quanto lo specialista; un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla soggettività dei sintomi, che quindi vengono descritti in maniera anche molto diversa da un paziente all’altro.
La presentazione della fibromialgia può quindi comprendere:
- Dolore: È il sintomo che domina il quadro clinico. Si tratta di un dolore muscolare profondo e continuo, normalmente localizzato in zone specifiche come il collo, la schiena e le spalle (sebbene talvolta possa essere diffuso in tutto il corpo). L’intensità è solitamente molto elevata e può variare nel tempo.
- Stanchezza: Presente nella quasi totalità dei pazienti, anche la stanchezza è considerata un sintomo cardine della patologia. È una condizione cronica, presente già dal primo mattino nonostante un adeguato numero di ore di sonno (anche se, come vedremo, spesso i pazienti affetti da fibromialgia hanno difficoltà nel dormire). La stanchezza è uno dei sintomi più debilitanti in quanto riduce significativamente la capacità di dedicarsi alle proprie attività quotidiane.
- Disturbi del sonno: Come già anticipato, la sindrome fibromialgica comporta spesso disturbi del sonno. Questo comprendono
- difficoltà nell’addormentamento,
- frequenti risvegli notturni
- e la sensazione di non aver riposato anche dopo un adeguato numero di ore di sonno.
- Disfunzioni cognitive: In corso di fibromialgia possono presentarsi disturbi della cognizione di vario genere (difficoltà di concentrazione, confusione mentale e altro ancora). L’insieme di queste disfunzioni è stato anche chiamato con il nome “fibro-fog” (o “nebbia fibromialgica”).
- Rigidità: I pazienti possono lamentare un senso di rigidità o tensione generalizzata, soprattutto nelle ore mattutine. Questo sintomo potrebbe essere causato da un aumento del tono muscolare (cioè uno stato di maggior contrazione rispetto al normale).
- Ipersensibilità: I pazienti affetti da fibromialgia sono spesso ipersensibili. Questo include gli stimoli dolorifici (come già spiegato sopra, la soglia del dolore è generalmente più bassa del normale), ma anche di altro tipo (luci, suoni, odori e via dicendo).
- Irritabilità intestinale: L’irritabilità intestinale è un sintomo che, comprensibilmente, può condurre fuori strada il medico che si trova di fronte al paziente fibromialgico; si presenta in genere in forma di diarrea ricorrente.
- Debolezza: Alla stanchezza si può associare anche uno stato di mioastenia (mancanza di forza muscolare).
Sono spesso rilevati anche numerosi altri sintomi (depressione, debolezza muscolare, emicrania ed altre forme di mal di testa, cistite interstiziale, …), che spesso è difficile inquadrare correttamente distinguendo tra manifestazioni cliniche della malattia e sue conseguenze.
Complicazioni
La fibromialgia non è mai fatale, tuttavia è una malattia cronica che difficilmente migliora con il tempo e che, al contrario, tende purtroppo ha spesso un impatto molto profondo sula qualità della vita dei pazienti affetti (anche in fase iniziale quando, non venendo riconosciuta, può indurre allo sviluppo di un senso di frustrazione).
Può essere considerata una complicanza a lungo termine di questa patologia lo sviluppo di una sindrome ansiosa o depressiva (causate dal dolore cronico e dalla debilitazione persistente).
Diagnosi
La fibromialgia è una sindrome complessa, con manifestazioni molto sfumate e soggettive le cui cause non sono ancora state comprese fino in fondo: tutti questi motivi rendono la diagnosi estremamente difficoltosa.
Poiché non esistono alterazioni organiche conosciute alla base di questa patologia, non esistono neanche esami diagnostici in grado di verificarne la presenza. Questo vuol dire che il processo diagnostico è di esclusione, vale a dire che ha lo scopo di verificare l’assenza di altre patologie. Esso comprende:
- Anamnesi ed esame obiettivo: Con questi termini intendiamo l’insieme delle informazioni che il medico riesce a ricavare dal colloquio con il paziente e dalla successiva visita. Il sospetto di fibromialgia sussiste qualora i sintomi siano congruenti con quelli sopra descritti, persistano da almeno tre mesi e non siano altrimenti spiegati da un diverso processo morboso.
- Analisi ematochimiche: Il passo successivo dell’iter diagnostico consiste nell’effettuare delle semplici analisi del sangue. Ribadiamo ancora una volta che non esistono alterazioni tipiche della fibromialgia; l’esame viene quindi effettuato per escludere la presenza di altre malattie reumatiche. Possono ad esempio venire richiesti:
- Questionari: Dal momento che non esistono strumenti di valutazione obiettivi per quanto riguarda l’entità del dolore percepito, si ricorre solitamente a dei questionari. Seguendo le istruzioni di questi ultimi, il paziente va a compiere un’auto-valutazione che prende in considerazione diversi parametri a seconda del tipo di questionario utilizzato.
- Palpazione dei tender-points: I tender-points sono delle zone specifiche della cute che risultano particolarmente sensibili alla pressione, anche di lieve entità. Durante l’esame clinico ne possono essere valutati 18 e, se il paziente avverte dolore durante la palpazione di almeno 11 di questi punti, è probabile che sia affetto da fibromialgia. Si tratta in realtà di un approccio in parte superato, perché
- i sintomi della fibromialgia hanno spesso andamento intermittente, quindi il paziente potrebbe ad esempio manifestare fastidio su 11 punto e solo su 8 un altro giorni,
- inoltre nel caso di medici non specialisti è difficile acquisire una corretta esperienza relativa a quanto premere, sono quindi stati sviluppati nuovi criteri che prevedono la verifica di:
- dolore diffuso che dura almeno tre mesi
- presenza di altri sintomi come affaticamento, stanchezza già al risveglio e difficoltà di pensiero,
- esclusione di altre condizioni in grado di spiegare i sintomi.
Tra le patologie che entrano in diagnosi differenziale con la fibromialgia ricordiamo ad esempio
- malattie reumatiche (artrite reumatoide, sindrome di Sjogren, Lupus, …)
- disturbi relativi alla salute mentale (depressione, ansia, …)
- patologie neurologiche (sclerosi multipla, miastenia gravis)
Cura
Purtroppo non esiste alcuna terapia risolutiva per la fibromialgia, ma questo non deve indurre medici e pazienti ad un atteggiamento di rassegnazione, anzi: proprio in virtù del forte impatto sulla vita di chi ne è affetto, tale condizione deve sempre essere trattata e gestita nel miglior modo possibile.
L’approccio di elezione è di tipo multidisciplinare e si basa sulla combinazione di terapie farmacologiche e non.
Terapie farmacologiche
Esistono diverse categorie di principi attivi che vengono utilizzati allo scopo di controllare i sintomi della patologia. La scelta dei farmaci, ovviamente, andrà ponderata sulla base della modalità di presentazione della malattia. Di seguito elenchiamo alcuni dei più utilizzati:
- Antidepressivi: fra questi si preferisce solitamente ricorrere agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (noti anche come SSRI) perché sono quelli che presentano il minor numero di effetti collaterali;
- Antidolorifici: i più usati sono i Farmaci Antinfiammatori Non-Steroidei (o FANS), come ad esempio l’aspirina o l’ibuprofene. Per dolori particolarmente intensi è possibile anche prescrivere farmaci oppioidi, il cui utilizzo andrebbe comunque limitato a casi gravi e per brevi periodi (per evitare lo sviluppo di tolleranza);
- Ipnotici: sono farmaci sedativi che migliorano la qualità del sonno. A seconda della gravità dei sintomi può essere somministrata della semplice melatonina o dei principi attivi più efficaci.
Terapia non farmacologica
Sono altresì utili trattamenti non farmacologici, che comprendono:
- Psicoterapia: alcuni protocolli di psicoterapia, in particolare quelli cognitivo-comportamentali, si sono dimostrati efficaci nel ridurre la sintomatologia percepita dal paziente e pertanto sono sempre più utilizzati per la gestione della fibromialgia;
- Esercizio fisico: un buon allenamento è in grado di ridurre non solo i sintomi fisici della malattia, ma anche i disturbi cognitivi associati ad essa;
- Stile di vita: un’alimentazione corretta, un’attenta igiene del sonno ed eventualmente la pratica di tecniche di rilassamento possono contribuire ad alleviare il disagio provocato dalla malattia.
Sebbene inoltre esistano altri tipi di trattamento complementare o alternativo, nessuno di essi ha un’efficacia scientificamente documentata.
Bibliografia
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A cura del Dottor Daniele Busatta, medico chirurgo
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