Gardnerella vaginalis in uomo e donna: sintomi, cause e cura

Introduzione

La Gardnerella vaginalis è un comune batterio in grado di colonizzare il microambiente vaginale e causare così un’alterazione della normale flora batterica presente, costituita soprattutto da lattobacilli anaerobi (che vivono cioè in assenza di ossigeno).

Le manifestazioni associate alla sua presenza sono facilmente riconoscibili, anche se purtroppo comuni anche ad infezioni batteriche:

Nell’uomo il coinvolgimento è sicuramente meno comune, ma il batterio può diventare responsabile di fastidiose uretriti (infezioni del canale da cui esce l’urina) o balanopostiti (infiammazioni della mucosa del pene).

La diagnosi nella donna, oltre che fondata sull’esame obiettivo ginecologico, si basa sulla conferma di laboratorio.

La terapia è farmacologica, attraverso il ricorso a vari principi attivi ad ampio spettro che possano eventualmente far fronte anche ad altre specie batteriche.

L’insieme di queste patologie, nel complesso lievi, deve essere tenuta particolarmente sotto osservazione in caso di gravidanza, periodo durante la quale potrebbe diventare causa dell’insorgenza di complicanze maggiori se trascurata.

RIcostruzione grafica di un batterio gardnerella vaginalis

iStock.com/Dr_Microbe

Cause

L’infezione da Gardnerella vaginalis appartiene ad un più ampio gruppo di condizioni cliniche definite complessivamente vaginosi batteriche.

Le vaginosi sono una condizione tanto comune nelle donne in epoca fertile, quanto sottostimata, poiché l’unica vera manifestazione clinica è rappresentata da perdite a livello vaginale. Nonostante il fatto che la sintomatologia sia pressoché simile, la causa alla base può essere correlata a differenti specie batteriche, tra cui:

  • gardnerella vaginalis (rappresenta la forma più frequente),
  • mycoplasma hominis,
  • bacteroides,
  • mobiluncus.

La presenza di una qualunque di queste specie potrebbe non essere di per sé causa d’infezione, ma quando si verifica un’eccessiva proliferazione si assiste ad una riduzione della normale presenza di lattobacilli (la cui popolazione costante è invece necessaria per l’equilibrio dell’ambiente vaginale), poiché a parità di risorse ambientali disponibili le varie specie batteriche entrano in competizione tra loro. Il risultato finale è quindi un aumento del pH vaginale che da acido (con un valore di 4.5) tende a diventare neutro, attorno a 7.

La loro presenza non si associa però alle caratteristiche di una tipica infiammazione genitale.

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio tipici di quest’infezione ricordiamo:

  • storia di partner sessuali multipli,
  • relazione sessuale con un nuovo partner,
  • fumo di sigaretta,
  • utilizzo di lavande vaginali,
  • utilizzo della spirale.

Sebbene la maggior parte di questi fattori di rischio sia correlata all’attività sessuale, anche le donne che non hanno mai avuto rapporti vaginali possono sviluppare vaginosi batterica, motivo per il quale non è considerata una malattia sessualmente trasmessa.

Trasmissione

Sebbene la gardnerella non sia considerata contagiosa, il ruolo della trasmissibilità deve ancora essere completamente compreso e chiarito; la diffusione di questi batteri attraverso i rapporti sessuali può rappresentare il fattore d’innesco della vaginite.

Sintomi

La maggior parte delle donne colpite da un’infezione da gardnerella è essenzialmente asintomatica e la percentuale è ancora maggiore negli uomini (portatori sani).

Nel complesso delle vaginosi batteriche la manifestazione clinica distintiva è rappresentata dalla comparsa di perdite vaginali, caratterizzate solitamente da un colorito biancastro tendente al grigio ed una consistenza particolarmente densa.

Nel caso della Gardnerella inoltre tali perdite sono associate ad un caratteristico e sgradevole odore, spesso descritto in modo colorito come “pesce marcio”.

La loro quantità e frequenza tende ad aumentare a cavallo della mestruazione.

Tra gli altri sintomi che possono comparire ricordiamo:

  • sensazione persistente di prurito, soprattutto in associazione a biancheria eccessivamente stretta o dopo un rapporto sessuale,
  • bruciore associato alla minzione, che potrebbe indurre ad ipotizzare ad una cistite.

Gravidanza ed altre complicazioni

Particolare attenzione deve essere posta alla presenza di vaginosi batterica soprattutto durante il primo trimestre di gravidanza perché, se trascurata, può causare nel secondo trimestre un aborto o un parto pre-termine. Una condizione di vaginosi in gravidanza viene solitamente trattata con metronidazolo, anche se un uso prolungato deve essere evitato.

Un’infezione da gardnerella non trattata può infine favorire il contagio da parte di malattie sessualmente trasmesse, HIV compreso.

Diagnosi

Il primo sospetto è ovviamente clinico, è la stessa paziente nella maggior parte dei casi a riconoscere le perdite e soprattutto il loro tipico odore.

Il ginecologo è poi solitamente in grado di indirizzare la paziente verso alcune indagini più specifiche, importanti soprattutto nell’ottica di evitare ulteriori terapie inutili il cui unico risultato sarebbe un ulteriore indebolimento della normale flora vaginale.

Prelevando uno striscio vaginale è possibile poi effettuare:

  • analisi microscopica, in grado di identificare le “clue cells” (cellule coperte di batteri che assumono pertanto caratteristiche che le differenziano dalle altre),
  • misurazione del pH vaginale, che si discosta dal normale valore di 4.5,
  • specifici test con somministrazione di molecole alcalinizzanti che fanno rilasciare al campione il suo caratteristico odore,
  • colorazione di Gram al microscopio.

Diagnosi differenziale

Le principale patologie genitali con cui una vaginosi può facilmente essere confusa sono:

  • Candidiosi vulvo-vaginale: infezione genitale di origine micotica. Anch’essa è caratterizzata dalla presenza di perdite che però sono di colorito bianco, a consistenza simile a “ricotta” e prive dell’odore caratteristico della Gardnerella. Il principale fattore di rischio correlato allo sviluppo di una colonia fungina è rappresentato dall’utilizzo, soprattutto cronico, di antibiotici che alterano la normale flora batterica presenta nella vagina.
  • Trichomonas vaginalis: vulvovaginite, spesso severa, causata da questo batterio che normalmente viene trasmesso per via sessuale. Lo stesso agente è in grado di affliggere anche le vie urinarie inferiori. La sintomatologia è molto spesso invalidante, associata a rossore e bruciore costante.
  • Gonorroea: patologia batterica sessualmente trasmessa che, al contrario di quelle descritte finora, colpisce prevalentemente il sesso maschile in epoca fertile.
  • Chlamydia: è forse l’infezione più pericolosa tra quelle in elenco, poiché decorre per lungo tempo asintomatica fino a determinare l’insorgenza di diverse complicanze. Nella donna la più temuta è rappresentata dalla PID, ovvero l’insorgenza di un’infezione pelvica diffusa le cui sequele possono comportare un’alterazione della stessa fertilità femminile.
  • Cistite: talvolta una patologia che colpisce le vie genitali (come è appunto la vagina e la vulva) può essere confusa nella donna con una patologia riguardante l’ultimo tratto urinario (cioè l’uretra). Analizzando però le differenti condizioni le patologie urinarie hanno una serie di segni e sintomi solitamente associabili all’atto della minzione.

Cura

La terapia è prevalentemente antibiotica, basata sull’utilizzo di molecole ad ampio spettro (capaci di colpire efficacemente diverse specie batteriche), tra cui per esempio:

  • Metronidazolo sia in forma di compresse che di crema da applicare direttamente nella zona interessata. La loro somministrazione di solito dura per qualche giorno, tra i 5 ed i 7 giorni nella maggior parte dei casi.
  • Clindamicina, sempre in forma di compresse o crema, ma viene considerata di seconda scelta per la possibile insorgenza di effetti collaterali maggiori (soprattutto sulla flora batterica intestinale).

Prevenzione

Nella donna in epoca fertile (ma ovviamente non solo) risulta di fondamentale importanza una corretta igiene genitale ed urinaria, così da evitare un insieme di condizioni predisponenti l’instaurarsi di infezioni persistenti.

A questo vanno associati altri piccoli accorgimenti:

  • Limitare l’uso di antibiotici a quando strettamente necessario, perché uno dei possibili effetti collaterali è spesso un’alterazione della normale flora batterica intestinale e vaginale.
  • Se la terapia antibiotica è necessaria può essere d’aiuto utilizzare contestualmente dei preparati con fermenti lattici in grado di sopperire alla carenza dei batteri normalmente residenti nell’organismo.
  • Alimentazione ricca in frutta e verdura con ruolo antiossidante, così da rafforzare le difese dell’organismo.
  • Evitare il ricorso a lavande vaginali, se non prescritte.
  • Utilizzare detergenti intimi delicati e con pH adatto all’età della donna.

 

A cura della Dr.ssa Raffaella Ergasti, medico chirurgo

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Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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