Giardia e giardiasi nell’uomo: contagio, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

La giardiasi è un’infezione provocata dall’ingestione di cisti di un parassita chiamato Giardia Lamblia (anche noto come G. intestinalis o G. duodenalis).

La via di trasmissione è la classica oro-fecale, ovvero attraverso il consumo di alimenti/liquidi contaminati da feci infette.

Le cisti di Giardia si trovano frequentemente nelle acque superficiali e sono particolarmente resistenti, tanto che i normali livelli di clorazione non sono sufficienti a distruggerle, richiedendo invece che l’acqua venga sottoposta a processi di microfiltrazione.

La patologia resta asintomatica in due pazienti su tre ed ha un decorso grossomodo autolimitante. Nei casi sintomatici i disturbi caratteristici consistono in

La terapia è farmacologica e prevede l’utilizzo di farmaci antiparassitari (ad esempio metronidazolo, tinidazolo o nitazoxanide).

Le misure di profilassi si basano su una corretta igiene personale e degli alimenti.

La giardiasi si trasmette da cane/gatto all’uomo?

“Solo un ceppo di giardia è in comune tra cane e uomo (genotipo A), ma non si hanno studi definitivi che documentino il passaggio di infezione dal cane all’uomo” (fonte ISS).

Più in generale anche i CDC americani ritengono altamente improbabile un contagio tra animali domestici e uomo.

Giardia nel duodeno umano

Getty/KATERYNA KON/SCIENCE PHOTO LIBRARY

Contagio e trasmissione

La giardiasi è provocata dall’ingerimento delle cisti del parassita Giardia Lamblia; secondo fonti OMS bastano appena 10 cisti per incorrere nella possibilità di sviluppare l’infezione.

La via di trasmissione è oro-fecale e nella maggior parte dei casi il contagio si verifica a seguito del consumo di bevande e alimenti contaminati dalle cisti escrete con le feci delle persone affette o di animali affetti (gli animali possono rappresentare un importante serbatoio per il parassita e liberarlo poi nell’ambiente attraverso le feci); l’infezione è per questa ragione quasi endemica in Paesi caratterizzati da scarse condizioni igieniche e socio-sanitarie.

Se la via di trasmissione principale è quella acquatica, segue quella tramite cibo contaminato e, seppur meno frequentemente, è trasmissibile anche attraverso il contatto sessuale.

In acqua le cisti sono resistenti ai normali livelli di clorazione e, sebbene la maggior parte delle epidemie sia da ascriversi a ruscelli di montagna, laghi, pozzi, il rischio è concreto anche per piscine e acquedotti municipali clorati ma non adeguatamente filtrati.

Epidemiologia

Si tratta di una patologia diffusa su tutto il globo; i bambini sono più colpiti rispetto gli adulti per una naturale ridotta accortezza nelle misure igieniche adottate.

Negli USA, dove rappresenta la principale malattia parassitaria intestinale, sono segnalati circa 20.000 casi l’anno con una maggior incidenza nelle aree di scarsa igiene e sovraffollamento, ad esempio istituti, asili nido con bambini non ancora in grado di usare in autonomia i servizi igienici.

Giardia Lamblia

È un protozoo flagellato che si può riscontrare in due forme:

  • Ciste: rappresenta la forma infettante della Giardia; viene espulsa attraverso le feci diventando contaminante per l’ambiente, nel quale è in grado di restare vitale per svariati mesi.
  • Trofozoita: è la forma attiva del parassita che si attacca tenacemente alla parete intestinale e si replica asessualmente per fissione binaria scatenando i sintomi caratteristici della patologia.

Una volta ingerita la ciste resiste all’attacco degli acidi gastrici e, arrivata nell’intestino, si trasforma in trofozoita ed inizia a replicarsi attivamente. Qualche trofozoita viene perso con le feci, ma muore velocemente, mentre la maggior parte si trasforma in cisti via via che percorre il canale del tubo digerente. Le cisti eliminate con le feci sono molto resistenti nell’ambiente esterno e pronte a ricominciare il ciclo all’ingestione in un nuovo ospite.

 

Esistono otto genotipi di Giardia, ma di questi solo due specie sono capaci di infettare anche l’uomo, mentre le altre sei sono esclusivo appannaggio degli animali.

Sintomi

Una buona parte di infezioni, corrispondente a circa il 65%, è asintomatica (priva di distubi).

La restante quota decorre in modo sintomatico con i sintomi si manifestano, con intensità variabile, in media dopo 7 giorni dall’infezione (tempo d’incubazione, che può in alcuni casi variare tra i 9 e 15 giorni circa). Lo sviluppo o meno di sintomi è da attribuirsi a differenti fattori, tra cui:

  • Età del soggetto
  • Efficienza del suo sistema immunitario
  • Stato di forma del soggetto
  • Comorbilità

I sintomi caratteristici della giardiasi comprendono:

  • Flatulenza
  • Diarrea acquosa
  • Crampi addominali
  • Distensione addominale
  • Eruttazione
  • Nausea intermittente
  • Dolore in sede epigastrica
  • Lieve malessere
  • Anoressia (assenza di appetito)

La patologia in genere è autolimitante e perdura per 1-3 settimane; è frequentemente accompagnata da malassorbimento, soprattutto di grassi e zuccheri, e da intolleranza al lattosio acquisita (in alcuni casi destinata a persistere in associazione ad una sindrome dell’intestino irritabile).

In un 30-50% dei casi la patologia diviene cronica, con il parassita che si replica a fasi intermittenti causando periodicamente i sintomi.

Il meccanismo patogenetico responsabile della diarrea e degli altri sintomi gastrointestinali è multifattoriale:

  • Danno diretto alle cellule epiteliali con riduzione dei villi intestinali
  • Inibizione dell’assorbimento dei nutrienti che fermentano nell’intestino (che favorisce un’eccessiva proliferazione batterica nel tratto intestinale)
  • Inibizione dekll’azione degli enzimi digestivi prodotti dalla mucosa intestinale

Diagnosi

La sintomatologia caratteristica e un’anamnesi positiva per viaggi in Paesi in via di sviluppo con assunzione di acqua o cibi contaminati suggeriscono una diagnosi di giardiasi.

Per la diagnosi di certezza si deve ricorrere a test di laboratorio:

  • Esame microscopico delle feci: è diagnostico il rilevamento nelle feci di trofozoiti o cisti, ma va tenuto conto che l’eliminazione del parassita attraverso le feci è intermittente e a bassi livelli in caso di infezione cronica. Per questa ragione un esame microscopico negativo non è diagnostico, ma ne servono almeno tre.
  • Test immunoenzimatico per l’antigene o per il DNA parassitario nelle feci (è un test molto più sensibile rispetto l’esame microscopico).

Cura

Poiché la patologia è spesso autolimitante e asintomatica si potrebbero trattare solo le forme sintomatiche, tuttavia esistono situazioni in cui occorre andare a trattare tutti i contagiati per ridurre la diffusione della parassitosi (ad esempio i bambini che frequentano un asilo o scuole o altre comunità in cui possono fungere da vettori per la diffusione del parassita a terzi).

Il trattamento della giardiasi è basato sull’uso di antibiotici antiparassitari, si possono utilizzare nello specifico:

  • Tinidazolo
  • Metronidazolo
  • Nitazoxanide

L’efficacia dei tre è sovrapponibile, ma in genere si preferisce il tinidazolo in dose singola una tantum (il metronidazolo richiede ad esempio una somministrazione ogni 8 ore per 5-7 giorni).

Questi farmaci sono generalmente controindicati in gravidanza, condizione in cui si opta per un aminoglicoside come la paromomicina nei casi più gravi (mentre se la sintomatologia è blanda si può procrastinare il trattamento).

Prevenzione

Poiché che il parassita si trova soprattutto nelle acque superficiali ed alla luce della sua resistenza ai normali livelli di clorazione dell’acqua, soprattutto nei Paesi con condizioni igieniche precarie si raccomanda di:

  1. Bere esclusivamente acqua imbottigliata.
  2. Evitare l’uso del ghiaccio nelle bevande (che viene quasi sempre prodotto con acqua di rubinetto).
  3. Sbucciare la frutta prima di mangiarla e lavare accuratamente le verdure con acqua sicura.
  4. Non mangiare cibi poco cotti.
  5. Evitare di fare il bagno in acque inquinate.
  6. Lavarsi le mani spesso e bene dopo essere stati in bagno, dopo contatti con altre persone, dopo aver cambiato pannolini.

L’acqua può essere decontaminata attraverso la bollitura per almeno 10 minuti.

Il trattamento delle acque pubbliche, oltre alla clorazione, richiede accurate procedure di microfiltrazione.

 

A cura del dr Mirko Fortuna, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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