- Introduzione
- Virus, contagio e trasmissione
- Sintomi
- Gravidanza
- Prognosi e complicazioni
- Quando chiamare il medico
- Cura e rimedi
Cos’è l’influenza
L’influenza è una malattia causata da virus. I sintomi sono in parte variabili, ma i più caratteristi e comuni comprendono:
- dolori muscolari e articolari,
- febbre e brividi,
- tosse, mal di gola o altri sintomi respiratori,
- stanchezza,
- mal di testa.
In genere si verifica un’epidemia annuale periodica che nei pazienti a rischio può essere causa di gravi complicazioni; durante i periodi di epidemia per quasi tutti i pazienti la semplice anamnesi (raccolta di informazioni sui sintomi ed eventuali contatti con altri pazienti) è più che sufficiente per giungere alla diagnosi, sebbene non sia spesso possibile una distinzione certa con altre patologie respiratorie (COVID compreso).
Per prevenire le strategie più efficaci comprendono:
- lavaggio frequente delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici),
- scrupolosa igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, eliminare i fazzoletti di carta usati e lavarsi le mani),
- isolamento volontario ed uso di mascherine per soggetti con malattie respiratorie.
Per mantenere in salute il sistema immunitario si raccomanda inoltre di
- non toccarsi gli occhi, il naso o la bocca prima di essersi lavati le mani per evitare di portare il virus a contatto con le mucose,
- dormire a sufficienza,
- praticare regolare esercizio fisico,
- gestire adeguatamente lo stress,
- consumare una quantità adeguata di liquidi,
- seguire una dieta sana, ricca di alimenti di origine vegetale.
Lo strumento d’elezione per la prevenzione rimane in ogni caso il vaccino antinfluenzale.
Quanto dura l’influenza?
La maggior parte dei pazienti che contrae l’influenza si riprende in pochi giorni, generalmente in un intervallo di tempo variabile da 3-4 giorni a una settimana; alcuni sintomi come la tosse possono tuttavia persiste più a lungo.
Virus
L’influenza è causata da virus, che tuttavia sono in costante evoluzione con nuovi ceppi che appaiono con regolarità; i ceppi previsti per la stagione 2022-2023 sono quelli indicati dal’OMS, leggermente variabili in considerazione del fatto che si parli di vaccini tri/quadrivalenti e prodotti su colture cellulari piuttosto che coltivati su uova.
Fattori di rischio
Chiunque può essere contagiato dall’influenza, ma i soggetti più esposti allo sviluppo di complicazioni sono:
- donne incinte in qualsiasi fase della gravidanza,
- bambini di età inferiore ai 5 anni,
- persone di età superiore a 65 anni,
- pazienti affetti da patologie croniche e sistema immunitario indebolito (HIV / AIDS, asma, malattie cardiache e polmonari, diabete, …).
Trasmissione
La trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto con persone malate, che diffondono il virus nell’aria attraverso la saliva e le secrezioni respiratorie (tosse, starnuti od anche solo il parlare, ridere, …); inalando queste minuscole goccioline il virus arriva rapidamente nell’apparato respiratorio dove si preparerà a scatenare i sintomi tipici dell’influenza.
È inoltre possibile che il contagio avvenga anche indirettamente, portando il virus a contatto delle mucose (principalmente in bocca e naso) mediante le mani od altri oggetti (maniglie, giochi, …) venuti a contatto con superfici contaminate.
La veloce replicazione del virus ed il ridotto tempo di incubazione spiegano la rapida diffusione che l’influenza dimostra durante le epidemie.
Quando si è contagiosi?
La maggior parte degli adulti è contagiosa dal giorno prima della comparsa dei sintomi, talvolta anche prima, fino a 5-7 giorni dopo la loro scomparsa; alcuni pazienti, in particolare i bambini e chi ha problemi al sistema immunitario, potrebbero rimanere contagiosi per più tempo ancora.
Sintomi
Il periodo d’incubazione dell’influenza può variare da 18 ore a 3 giorni, ma mediamente è di due giorni; la malattia viene superata in genere in 5-7 giorni, ma alcuni sintomi possono persistere più a lungo e richiedere fino a diverse settimane di convalescenza (tosse, per esempio, ma anche stanchezza e malessere nei soggetti anziani).
L’influenza è caratterizzata da un esordio brusco e improvviso di sintomi che coinvolgono tutto il corpo, come
- mal di testa,
- febbre,
- brividi di freddo,
- perdita d’appetito,
- sensazione di malessere e stanchezza,
- dolore muscolare e articolare diffuso (soprattutto su gambe e braccia),
- dolore agli occhi e fotofobia (fastidio alla luce).
Quasi sempre presenti sono poi i sintomi respiratori, che comprendono uno o più fra
L’esordio è così caratteristico che spesso il paziente riesce ad individuare l’esatto orario di comparsa, anche se è bene ricordare che in alcuni casi potrebbe anche non comparire la febbre.
Al di là di questo quadro, che è quello descritto nella maggior parte dei testi, di fatto la malattia può presentarsi in forme molto diverse tra loro per sintomi e gravità:
- La febbre in genere sale rapidamente entro le prime 24 ore della malattia, raggiungendo valori oltre i 38 °C, e persiste per almeno 2-3 giorni prima di iniziare a diminuire; non è raro tuttavia che duri per una settimana o più.
- Molto comune e particolarmente fastidioso per il paziente il mal di testa, percepito soprattutto a livello della fronte.
- In alcuni casi i sintomi che coinvolgono l’apparato respiratorio compaiono (o peggiorano) in un secondo momento, quando i sintomi descritti fino ad ora iniziano a regredire; possono infine essere riscontrati dolore e bruciore agli occhi, oltre che fastidio alla luce (fotofobia).
Il paziente inizia a sentirsi meglio dopo 5-7 giorni, ma alcuni sintomi come la tosse possono persistere per qualche settimana; non è raro, soprattutto per i pazienti più anziani, avvertire una spiccata stanchezza (astenia) per diverse settimane.
Per le differenze con l’infezione da nuovo coronavirus si rimanda all’articolo dedicato.

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Bambini
I sintomi dell’influenza sono simili anche nei bambini, che tuttavia più spesso degli adulti possono presentare anche uno o più dei seguenti disturbi:
- dolore all’orecchio,
- diarrea e altri sintomi gastrointestinali come il vomito o la riduzione dell’appetito e del livello di attività (giocano di meno).
Influenza intestinale
Molte persone usano l’espressione “influenza intestinale” per descrivere un malessere caratterizzato da
Questi sintomi sono tuttavia provocati da molti virus diversi, con un quadro clinico descritto come gastroenterite virale. Solo raramente l’influenza stagionale ne è responsabile (si tratta di sintomi che si manifestano soprattutto tra i bambini), in quanto infezione che interessa prevalentemente le vie respiratorie e non l’apparato digerente.
Gravidanza
L’influenza può causare complicazioni nelle donne incinte con maggior probabilità rispetto a donne di pari età non in gravidanza; i cambiamenti che avvengono a livello del sistema immunitario, del cuore e dei polmoni durante i 9 mesi rendono le gestanti più inclini a sviluppare malattie respiratorie che possono portare a ricoveri ospedalieri.
Contrarre l’influenza in gravidanza espone inoltre al rischio di parto prematuro, il vaccino è quindi spesso consigliato come efficace forma di prevenzione.
Si consiglia di contattare immediatamente il ginecologo in caso di sintomi influenzali, o rivolgersi al Pronto Soccorso se compare:
- difficoltà di respirazione o mancanza di respiro,
- dolore o pressione al torace o all’addome,
- vertigini,
- confusione,
- vomito grave o persistente,
- febbre alta che non risponde ai farmaci,
- diminuzione o nessun movimento del bambino.
Perché la gravidanza è un fattore di rischio per l’influenza?
Durante la gravidanza le alterazioni del sistema immunitario possono aumentare la sensibilità alla malattia e quindi causare problemi gravi al feto, come il parto prematuro; inoltre la febbre alta nelle prime fasi della gravidanza può aumentare il rischio di malformazioni nel bambino.
Come posso proteggere me stessa e mio figlio dall’influenza?
Fatevi vaccinare appena il vaccino è disponibile. Le ricerche indicano che il vaccino durante la gravidanza è efficace sia per la mamma sia per il bambino, anche dopo il parto.
Come proteggo mio figlio dall’influenza dopo il parto?
L’allattamento al seno protegge i bambini, perché il latte materno contiene gli anticorpi che aiutano a combattere le infezioni. Le ricerche dimostrano che i bambini allattati al seno si ammalano meno e con sintomi più lievi. Se avete l’influenza, non smettete di allattare. Se il medico non ve lo sconsiglia, continuate ad allattare al seno anche mentre seguite la terapia per l’influenza.
Che cosa devo fare se ho l’influenza?
Se avvertite i sintomi dell’influenza, andate immediatamente dal medico che, se necessario, vi prescriverà un farmaco antivirale. Se avete la febbre viene in genere invece prescritto del semplice paracetamolo (Tachipirina® o equivalenti).
Quando devo andare al pronto soccorso?
Andate immediatamente al pronto soccorso se:
- avete il fiato corto o problemi a respirare,
- avvertite un senso di costrizione o dolore al petto o all’addome,
- avete vertigini improvvise,
- siete in stato confusionale,
- continuate a vomitare molto,
- avete la febbre alta,
- il bambino si muove meno del solito o non si muove.
Complicazioni e decorso
In genere l’influenza guarisce spontaneamente senza sequele, ma nei soggetti a rischio possono verificarsi complicazioni gravi, talvolta fatali; l’infezione è responsabile annualmente a livello mondiale di circa 650000 morti l’anno per conseguenze respiratorie, probabilmente molto di più se consideriamo anche altre forme di complicanze.
Le principali condizioni che determinano un aumento del rischio di esiti gravi o fatali sono:
- malattie croniche
- cardiache,
- polmonari,
- diabete mellito,
- metaboliche,
- renali,
- soggetti con sistema immunitario indebolito,
- età avanzata,
- bambini di età inferiore ai 4 anni,
- donne in gravidanza.
La complicazione più frequente è la polmonite, che può essere
- causata direttamente dall’influenza,
- favorita da essa (polmonite batterica)
- o mista.
Nel primo caso (meno frequente) si osservano i sintomi descritti che non si risolvono come normalmente succede, ma al contrario peggiorano soprattutto dal punto di vista respiratorio e della febbre.
Nel caso di polmonite batterica si assiste ad un leggero miglioramento, che tuttavia evolve dopo pochi giorni in una ricaduta dei sintomi con la comparsa di quelli tipici batterici (per esempio grave tosse con catarro).
Le polmoniti miste, le più comuni, presentano i tratti di entrambe le forme descritte.
Al di là di queste possibili complicazioni polmonari, l’influenza potrebbe essere causa di sindrome di Reye, soprattutto nei bambini, e negli anziani potrebbe esserci un peggioramento delle funzioni cardiache e renali che possono spiegare alcuni casi fatali.
Altre complicazioni possibili sono:
Quando chiamare il medico
Un adulto deve chiamare il medico se:
- compaiono difficoltà respiratorie,
- labbra violacee o bluastre (cianosi),
- compare espettorato giallo, verde o marrone,
- compare un forte dolore al petto ad ogni respiro,
- si manifesta dolore all’orecchio,
- la febbre è particolarmente alta (oltre i 39.5 °C),
- si verificano stordimento, capogiri o svenimento.
Nei bambini e nei neonati i sintomi cui prestare particolare attenzione sono:
- respirazione affannosa o problemi respiratori,
- pelle bluastra,
- assunzione insufficiente di liquidi,
- difficoltà a svegliarsi o mancata interazione,
- irritabilità tale da non poter essere tenuti in braccio,
- sintomi di tipo influenzale che guariscono ma poi si ripresentano con la febbre e con il peggioramento della tosse,
- febbre con eruzione cutanea.
Oltre al caso dei sintomi sopraelencati, andate immediatamente al pronto soccorso se il neonato presenta uno qualsiasi dei sintomi seguenti (segnali di severa disidratazione):
- non è in grado di mangiare,
- non escono lacrime quando piange,
- bagna molti meno pannolini del solito.
Devo andare al pronto soccorso se non sono grave?
No, il pronto soccorso va usato solo in caso di situazioni o malattie gravi. Se avvertite sintomi lievi non è consigliabile andarci, se invece avvertite i sintomi premonitori dell’influenza, e sono gravi, andate al pronto soccorso. Se avete l’influenza, siete a rischio di complicazioni o temete di avere l’influenza, chiedete consiglio al medico, possibilmente in modo telefonico o informatico. Se non siete influenzati e andate al pronto soccorso, rischiate di farvi contagiare.
Cura e rimedi
Il recupero da una malattia influenza è nella maggior parte dei casi spontaneo, senza la necessità di intervento medico soprattutto nei pazienti altrimenti sani; si raccomanda tuttavia un volontario isolamento (da lavoro, scuola, luoghi pubblici come gli ambulatori, …) per evitare il rischio di diffusione dell’infezione.
Il rimedio più efficace è per la maggior parte dei pazienti consiste semplicemente in norme di buon senso come
- riposo al caldo (è opportuno rimanere a riposo finché non sia passata l’infezione, per la maggior parte delle persone circa una settimana).
- assunzione di molta acqua per evitare il rischio di disidratazione.
Pur essendo disponibili farmaci antivirali, in genere non è necessario assumerli (e comunque sarebbe inutile se iniziati in ritardo), mentre più frequente è la necessità di ricorrere a medicinali sintomatici per dare sollievo ai sintomi, come ad esempio paracetamolo o ibuprofene per la febbre e i dolori.
Molto raramente vengono prescritti antibiotici, utili solo nel caso di sovra-infezioni batteriche o necessità di offrire una copertura ai pazienti più fragili.
Vaccino
Il modo migliore per prevenire l’influenza stagionale è quello di sottoporsi ogni anno alla vaccinazione; la somministrazione del vaccino antinfluenzale, la cui composizione cambia da una stagione all’altra, stimola la produzione dei necessari anticorpi nell’arco di due settimane circa. È bene notare che l’organismo sarà così protetto dai soli ceppi virali contenuti nel vaccino, che sono tuttavia quelli per cui si prevede la maggior diffusione stagionale.
I vaccini antinfluenzali tradizionali (chiamati vaccini “trivalenti”) sono progettati per proteggere contro tre virus influenzali, ma negli ultimi anni è possibile optare per la somministrazione di un vaccino quadrivalente, in grado di offrire protezione verso un ceppo virale aggiuntivo.
In Italia i vaccini sono disponibili in genere in forma di iniezione intramuscolare (è autorizzata anche una formulazione intranasale, Fluenz®, ma di difficile reperibilità) e sono offerti gratuitamente alle categorie di pazienti a rischio:
- Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano in gravidanza o nel post-partum.
- Soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza.
- Soggetti di età pari o superiore a 65 anni.
- Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
- Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti.
- Medici e personale sanitario di assistenza in strutture che, attraverso le loro attività, sono in grado di trasmettere l’influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali.
- Familiari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (a prescindere dal fatto che questi siano o meno vaccinati/vaccinabili).
- Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori (Forze di polizia, Vigili del fuoco, …).
- Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani.
- Donatori di sangue.
Il vaccino antinfluenzale è comunque raccomandato per tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età, a patto che non presentino controindicazioni al vaccino (il limite dei 6 mesi è legato al fatto che la risposta immunitaria non sarebbe sufficiente).
È bene sottolineare che il vaccino NON può causare la comparsa dell’infezione, mentre potrebbe essere responsabile dei seguenti effetti indesiderati:
- dolore, arrossamento o gonfiore nel sito d’iniezione,
- febbre lieve per qualche giorno,
- mal di testa,
- senso di spossatezza.
È possibile ammalarsi d’influenza nonostante il vaccino?
Purtroppo sì, è possibile che nonostante la stimolazione del sistema immunitario ad opera del vaccino si possa ugualmente contrarre l’infezione e questo è possibile per le seguenti ragioni:
- Esposizione al virus prima che l’organismo abbia prodotto la necessaria quantità di anticorpi (sono necessarie due settimane circa).
- Esposizione ad un virus influenzale non contenuto nel vaccino.
- Risposta anticorpale insufficiente, situazione comune per esempio negli anziani e in pazienti con malattie croniche (per ridurre questo rischio si preferisce in questi casi ricorrere a una formulazione adiuvata, in grado di stimolare maggiormente il sistema immunitario).
Si noti tuttavia che molto spesso, in caso di malattia nonostante la vaccinazione, i sintomi risultano più attenuati e il rischio di complicazioni abbattuto.
Per approfondire il tema vaccino si rimanda all’articolo dedicato su Farmaco e Cura.
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