Insonnia: cause e rimedi per quando non riesci a dormire

Introduzione

L’insonnia è il più comune disturbo del sonno.

Il paziente insonne

  • si addormenta con difficoltà,
  • non riesce a rimanere addormentato,
  • o soffre di ambedue i problemi,

ma sostanzialmente dorme troppo poco e/o male e si sveglia non sentendosi riposato.

L’insonnia può essere

  • acuta (di breve durata)
  • o cronica (continua).

La forma acuta è frequente e spesso scatenata da situazioni quali una condizione di stress lavorativo, pressioni famigliari o eventi traumatici. Può durare giorni o settimane.

Si parla di insonnia cronica quando si protrae per un mese o più. Molti casi di insonnia cronica sono secondari, ossia sono sintomo od effetto collaterale di un altro problema, come ad esempio

  • malattie,
  • farmaci ed altre sostanze,
  • altri disturbi del sonno.

L’insonnia secondaria può risolversi o migliorare con il trattamento della causa sottostante, specialmente se eseguito tempestivamente. Per esempio, se l’insonnia è dovuta alla caffeina, ridurne (o azzerarne) l’assunzione può eliminare completamente il problema.

L’insonnia primaria è invece un disturbo a sé stante, la cui causa non è ancora stata compresa, ma tra le numerose possibili ragioni ricordiamo anche lo stress e alterazioni emotive di lunga durata.

L’insonnia può determinare sonnolenza diurna e la percezione di essere privi dell’energia necessaria; può anche incidere sul tono dell’umore rendendo il soggetto ansioso, depresso o irritabile. Chi ne è affetto può avere problemi di concentrazione, attenzione, apprendimento e memoria, impedendo così al soggetto di esprimersi al meglio al lavoro o a scuola.

L’insonnia può raramente avere complicazioni ancora più gravi, come indurre sonnolenza alla guida causando così incidenti stradali.

Modifiche dello stile di vita, come migliorare le modalità del sonno, spesso aiutano ad alleviare l’insonnia acuta. L’insonnia cronica può invece richiedere farmaci o una terapia cognitivo-comportamentale.

Quante ore di sonno sono necessarie per un adulto?

Secondo la Sleep Foundation americana un adulto (18-64 anni) richiede dalle 7 alle 9 ore di sonno per notte, variabili soggettivamente ed in base al periodo (dopo i 65 anni in genere sono sufficienti 7-8 ore); si noti che si tratta di intervalli ottimali e c’è un leggero margine su entrambi gli estremi in cui il tempo può essere ancora accettabile, seppure non più ottimale.

Quanto si dovrebbe dormire il pomeriggio?

Sono stati scritti fiumi d’inchiostro senza giungere ad un parere unanime; posto che il sonnellino (o pennichella) pomeridiano è un’abitudine più diffusa in alcune culture (Italia, Messico, Spagna, …), in genere molti esperti concordano sul fatto che di per sé non sia controindicato, a patto che:

  • la durata sia limitata a 10-20 minuti, sia per evitare sonnolenza al risveglio che per il rischio di insonnia serale,
  • avvenga nel primissimo pomeriggio.

Anche in questo caso ovviamente possono subentrare abitudini e necessità individuali.

Qual è l’ora migliore per andare a dormire la sera?

Il momento migliore per andare a dormire è indicativamente 10-15 minuti prima del momento in cui ci si vorrebbe addormentare, fatte salve le 7-9 ore di sonno necessarie all’adulto; da un punto di vista biologico la melatonina aumenta sensibilmente la sua presenza nel sangue tra le 22 e le 24.

Quante ore attendere dopo cena prima di andare a dormire?

Posta la necessità di non esagerare con la quantità di cibo consumata, in genere sono sufficienti 2-3 ore; è consigliabile evitare il “sonnellino davanti alla tv” dopo la cena, che potrebbe impattare sensibilmente sulla facilità di addormentamento successiva.

Donna che a causa dell'insonnia non riesce a dormire e quindi consulta il telefono

iStock.com/DedMityay

Cause

Insonnia primaria

È un’insonnia non legata ad una causa specifica, ma si tratta di un disturbo a sé stante.

Può essere scatenata da vari cambiamenti del modo di vivere. Può dipendere da stress maggiori o protratti, oppure da fastidi emozionali. Anche viaggi e altri fattori, come orari di lavoro che interferiscono con le abitudini del sonno, possono attivare un’insonnia primaria.

L’insonnia può persistere anche una volta risolti i problemi. La persistenza dell’insonnia può dipendere da abitudini sviluppate per fronteggiare la mancanza di un adeguato riposo notturno (sonnellini pomeridiani, preoccuparsi della mancanza di sonno e andare a letto troppo presto, …).

Alcuni Autori suggeriscono infine che possa esserci anche una qualche predisposizione genetica, quantomeno in alcuni soggetti.

Insonnia secondaria

È sintomo o effetto collaterale di un altro problema, che potrebbe ad esempio essere

  • emozionale,
  • neurologico,
  • medico
  • o relativo al sonno stesso.

Depressione, ansia e disturbi da stress post-traumatico possono indurre insonnia. Tra i disturbi neurologici causa di insonnia ricordiamo il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

Più in generale i possibili fattori associati sono molteplici, ad esempio:

L’insonnia può anche essere un effetto collaterale di alcuni farmaci, come ad esempio

  • medicinali per la cura dell’asma come la teofillina,
  • i decongestionanti usati per per allergie e raffreddore,
  • betabloccanti (farmaci usati in alcune patologie cardiovascolari).

Anche sostanze comunemente assunte possono alterare il sonno, tra queste ci sono la caffeina e altri stimolanti, come tabacco, in genere i derivati della nicotina, alcool e altri sedativi.

Insonnia in gravidanza

Si stima che più di una donna incinta su due soffra di una qualche forma d’insonnia in gravidanza, anche molto di più se prendiamo in considerazione i disturbi del sonno nel suo complesso; le cause alla base di queste difficoltà sono molteplici e variabili in base al trimestre:

I rimedi e gli approcci utili sono gli stessi della popolazione generale, con l’esclusione di molti principi attivi farmacologici, ma soprattutto è necessario acquisire la consapevolezza che si tratta di disturbi che andranno a risolversi con il parto (anche se in seguito potrebbe subentrare una difficoltà legata alla qualità del sonno, in caso di frequenti risvegli del neonato).

Dormire sul lato sinistro con le gambe leggermente piegate è considerato essere la migliore posizione per dormire in gravidanza, così da favorire il flusso sanguigno al cuore, ai reni e all’utero e migliorare l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al feto. Sebbene non ottimale come il lato sinistro, anche dormire sul lato destro è in genere ritenuto accettabile.

Insonnia e coronavirus

In seguito al comprensibile sviluppo di ansia e stress legati alla pandemia da nuovo coronavirus, è stato registrato un aumento rilevante dei casi di insonnia (il Telegraph la definisce Coronasomnia); i periodi di lock-down, la riduzione del movimento fisico e del tempo passato all’aperto, le incertezze economiche, … sono tutti fattori in grado di peggiorare qualità e quantità del sonno.

Fattori di rischio

L’insonnia è un disturbo del sonno molto comune, che colpisce più frequentemente le donne. Può insorgere a qualsiasi età, anche se tende a colpire maggiormente i soggetti più anziani.

Potrebbero essere a rischio maggiore di insonnia i soggetti che:

  • sono sottoposti a forti stress,
  • sono depressi o sono sottoposti a stress emozionali, come il divorzio o un lutto importante,
  • hanno minori risorse economiche,
  • lavorano di notte o svolgono lavori con frequenti turnazioni,
  • fanno viaggi a lunga percorrenza con variazioni del fuso orario,
  • hanno alcune condizioni mediche o disturbi del sonno che possono alterare i bioritmi,
  • hanno uno stile di vita inoperoso.

Una ricerca statunitense avrebbe anche dimostrato un fattore di rischio etnico: gli Afro-americani (giovani e di mezza età) soffrirebbero maggiormente di insonnia rispetto ai Caucasici, faticando di più per addormentarsi. Hanno anche un sonno più leggero, più disturbato e fanno più frequentemente sonnellini diurni.

Anche i disturbi del sonno dovuti al respiro sono più frequenti in questo gruppo etnico.

Segni e sintomi

Il sintomo principale è la difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati, con conseguente riduzione delle ore di sonno. Chi è affetto da insonnia può:

  • giacere a letto per ore prima di addormentarsi,
  • dormire solo per brevi periodi,
  • rimanere sveglio per gran parte della notte,
  • sentirsi non riposato,
  • svegliarsi troppo presto.

L’assenza di sonno può causare altri sintomi. Il soggetto si può svegliare stanco e sentirsi tale per tutto il giorno. Si possono avere anche difficoltà di concentrazione sulle proprie attività e/o sviluppare

  • ansia,
  • depressione
  • irritabilità.

La carenza di sonno può anche interferire con le attività quotidiane e avere conseguenze gravi. Per esempio può indurre sonnolenza durante la guida di un veicolo. Il colpo di sonno non dovuto ad alcolici è alla base di quasi il 20% degli incidenti automobilistici gravi. La ricerca scientifica ha anche dimostrato che l’insonnia aumenta il rischio di cadute nelle donne anziane.

Nei casi in cui l’insonnia interferisce con le attività quotidiane conviene ricorrere al medico. Il trattamento può aiutare a eliminare sintomi e problemi legati al disturbo. L’insonnia potrebbe inoltre essere segno di altri problemi di salute. Individuarli e trattarli potrà migliorare complessivamente salute e qualità del sonno.

Diagnosi

La diagnosi in genere viene posta sulla base dell’anamnesi e dell’esame obiettivo. Il medico può ritenere utile lo studio del sonno, in particolare se la causa dell’insonnia non risulta chiara.

Anamnesi

Il medico indagherà in modo particolare se:

  • sono insorti o ci sono altri problemi di salute,
  • il soggetto soffre di dolori, da trauma o da condizioni come l’artrite,
  • vengono assunti farmaci, da banco o su prescrizione,
  • c’è una storia di depressione, ansia o psicosi,
  • il soggetto sta attraversando un periodo di forte stress (divorzio, lutto, trasloco, …).

Verranno indagate anche la sfera professionale e le abitudini legate al tempo libero, tra cui le routine lavorativa e non, l’assunzione di caffeina, tabacco e alcolici, l’eventualità di viaggi a lunga percorrenza. L’analisi delle abitudini può servire a svelare la causa dell’insonnia.
Il medico indagherà anche sull’esistenza di problemi attuali, lavorativi o personali, o di situazioni particolari di stress. Sarà utile anche capire se altri in famiglia soffrono di problemi del sonno.

Anamnesi del sonno

Il medico vorrà conoscere i dettagli delle abitudini del sonno. Sarà quindi utile ricapitolarle prima del consulto, concentrandosi soprattutto su:

  • frequenza dei problemi del sonno e loro insorgenza,
  • ora di andare a dormire e di sveglia, nei giorni feriali e festivi,
  • durata della fase di addormentamento, frequenza e durata dei risvegli notturni,
  • se il soggetto russa forte e spesso o se si sveglia con una sensazione di soffocamento,
  • quanto riposati ci si sente al risveglio e durante la giornata,
  • frequenza di colpi di sonno/periodi di sonnolenza durante le attività quotidiane, soprattutto alla guida di un veicolo.

Per capire cosa causa o peggiora l’insonnia, il medico indagherà in modo particolare:

  • se il soggetto si angoscia per il sonno (rischio di colpo di sonno, sonno insufficiente…),
  • quali cibi, bevande o farmaci assume prima di andare a letto,
  • se segue una qualche routine prima di andare a letto,
  • le condizioni ambientali, in particolare, rumorosità, luce e temperatura, in cui dorme,
  • se la camera da letto è fornita di dispositivi di intrattenimento (TV, computer, radio…).

Sarà utile tenere un diario del sonno per una o due settimane, in cui annotare l’ora in cui ci si corica, sveglia o riposa.

Per esempio: “Andato a dormire alle 10 di sera; svegliato alle 3, impossibile riaddormentarsi. Dopo il lavoro, sonnellino di 2 ore”.

Annotare anche le ore dormite ogni notte e come ci si sente durante il giorno.

Esame obiettivo

L’esame obiettivo serve a escludere problemi medici che possono essere alla base dell’insonnia. Possono anche essere necessari esami del sangue, per esempio per controllare il funzionamento della ghiandola tiroide o altre condizioni che potrebbero causare insonnia.

Studio del sonno

Lo studio del sonno, anche noto come polisonnogramma (PSG), è indicato quando l’insonnia potrebbe essere legata a un sottostante disturbo del sonno.

In genere richiede un ricovero notturno presso un apposito centro del sonno. L’esame registra l’attività cerebrale, i movimenti degli occhi, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa.

Monitora anche la quantità di ossigeno nel sangue, il flusso di aria dal naso durante il respiro, eventuali russamenti e i movimenti del torace. Questi ultimi consentono di capire se l’attività respiratoria richiede sforzi particolari.

Rimedi e cura

Spesso l’insonnia acuta viene migliorata cambiando stili di vita. Stili di vita diversi possono aiutare ad addormentarsi più facilmente o a mantenere il sonno.

Un’assistenza psicologica come la terapia cognitivo-comportamentale può alleviare l’ansia legata all’insonnia cronica. L’ansia di fatto tende a peggiorare l’insonnia.

Esistono diversi farmaci in grado di ridurre l’insonnia e ripristinare un ciclo del sonno regolare. Se però l’insonnia è un sintomo o un effetto collaterale di un altro problema, è importante che quest’ultimo venga identificato e, se possibile, trattato.

Cambiamenti nello stile di vita

Il soggetto con insonnia dovrà evitare sostanze che la peggiorano, come:

  • Caffeina, tabacco e altri stimolanti. Gli effetti di queste sostanze possono durare anche 8 ore.
  • Alcuni farmaci da banco o su prescrizione (per esempio, alcune medicine per raffreddore e allergie) possono alterare il sonno. Farsi consigliare dal medico alternative che non agiscano sul sonno.
  • Alcool. Una bevanda alcolica al momento di andare a letto può facilitare il sonno. L’alcool, però, attiva un sonno più leggero del normale. Svegliarsi di notte diventa quindi più probabile.

Cercare di adottare abitudini che facilitino l’addormentamento e il mantenimento del sonno. Seguire una routine che aiuti a ripulire la mente e a rilassarsi prima di andare a letto. Per esempio, leggere, ascoltare musica o fare un bagno caldo.

Eventuali attività fisiche vanno eseguite almeno 5 o 6 ore prima di andare a dormire. Non fare pasti copiosi o bere molto prima di andare a letto.

Rendere la camera da letto un ambiente adatto al riposo. Evitare luci forti al momento di addormentarsi. Limitare le possibili distrazioni, come TV, computer o animali da compagnia. Assicurarsi che la temperatura ambiente sia fresca e confortevole. La camera dovrebbe anche essere oscurata e tranquilla.

Cercare di andare a letto e svegliarsi sempre alle stesse ore, anche nei fine settimana. Se possibile, evitare turni di lavoro notturni, o in generale turnazioni e altri fattori che possano alterare gli orari.

Terapia cognitivo-comportamentale (TCC)

La TCC per l’insonnia si focalizza su pensieri e azioni che possono disturbare il sonno. Questa terapia cerca di promuovere buone abitudini del sonno e adotta diversi metodi per alleviare l’ansia da sonno.

Per esempio, a tal scopo possono essere impiegati appositi biofeedback e tecniche di rilassamento. Queste strategie aiutano a controllare meglio il respiro, la frequenza cardiaca, i muscoli e l’umore.

La TCC cerca anche di sostituire l’ansia da sonno con pensieri positivi che mettano in collegamento l’essere a letto con il dormire. Questo metodo insegna anche cosa fare quando non si riesce ad addormentarsi in un tempo ragionevole.

La TCC può richiedere un terapista individuale o sessioni di gruppo per l’analisi di pensieri e sentimenti legati al sonno. Questo metodo può aiutare a descrivere e bloccare i pensieri che guizzano nel cervello. Lo scopo è che il cervello si rilassi e smetta di inseguire pensieri.

La TCC cerca anche di ridurre il tempo passato a letto da svegli. Il sistema richiede l’adozione di un orario del sonno. Inizialmente, si limiterà l’allettamento al tempo minimo tipico passato a dormire.

L’orario può in realtà rendere il soggetto ancora più stanco, perché comunque parte del tempo verrà sprecato nel cercare di addormentarsi. Tuttavia, lo scopo di questa stanchezza è di aiutare il soggetto ad addormentarsi più velocemente. La durata dell’allettamento viene poi progressivamente aumentata fino ad arrivare a una notte di sonno piena.

Una TCC efficace può richiedere l’intervento settimanale di un terapista esperto per 2 o 3 mesi. In molti soggetti con insonnia cronica, funziona bene come i farmaci su prescrizione. A lungo termine, può dare addirittura risultati migliori rispetto ai soli farmaci.

Nei soggetti con insonnia e disturbi depressivi maggiori, la combinazione di farmaci antidepressivi e TCC ha dato risultati incoraggianti per ambedue gli aspetti.

Farmaci

Farmaci su prescrizione

Ne esistono vari, alcuni per un impiego di breve durata, altri per un uso più cronico.

Benefici ed effetti collaterali delle medicine per l’insonnia vanno analizzati con medico.

Per esempio, un farmaco può aiutare ad addormentarsi, ma dare sonnolenza residua il giorno dopo.

Effetti collaterali rari sono episodi di bulimia, sonnambulismo e guida durante il sonno. In questi casi o se il farmaco non sembra avere effetti positivi, è necessario consultare il medico, che potrebbe proporre un’alternativa.

Alcune medicine inducono assuefazione, quindi benefici e rischi delle medicine per l’insonnia vanno analizzati con medico.

Farmaci da banco

Alcuni prodotti da banco vengono commercializzati per l’insonnia, tra questi ricordiamo la melatonina, supplementi del L-triptofano, estratti di valeriana.

Questi composti non sono sempre sottoposti al controllo delle agenzie dei farmaci. Quindi, dose e purezza delle sostanze possono variare. Non sono inoltre chiare l’efficacia e la sicurezza con cui agiscono.

Fonte principale

Adattamento dall’inglese a cura della Dr.ssa Barbara Greppi, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

Le informazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto medico-paziente; si raccomanda di chiedere il parere del proprio dottore prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.