Ipotermia: significato, sintomi, pericoli e cura

Introduzione

L’uomo appartiene agli organismi “omeotermi”, ovvero in grado di mantenere più o meno costante la loro temperatura corporea, indipendentemente dalle variazioni della temperatura ambientale circostante. Differente è invece il comportamento degli organismi eterotermi, come gli anfibi (anche detti organismi a sangue freddo), che sono in grado di variare la loro temperatura corporea al variare della temperatura climatica circostante.

Il meccanismo alla base di questo equilibrio viene definito termoregolazione ed è basato a sua volta su differenti processi con cui l’organismo umano cede o acquista calore dall’esterno, per rimanere costante.

Risulta pertanto intuitivo come il fallimento, sia in un senso che nell’altro, di questa fine regolazione possa indurre una sofferenza del corpo umano.

Nel momento in cui la temperatura corporea scende al di sotto del normale “set point” corporeo, indicativamente pari a 37°C, si parla di “ipotermia”; tale condizione può essere più o meno grave, più o meno transitoria e le cause sottostanti possono essere varie. La terapia principale consiste ovviamente nel ripristino, quanto più rapidamente possibile, della normale temperatura corporea.

Esistono tuttavia delle regole da rispettare anche nel ripristino della temperatura corporea ottimale, perché come vedremo un recupero troppo rapido potrebbe comunque comportare gravi alterazioni dell’organismo (talvolta anche irreversibili).

Uomo in stato di probabile ipotermia sotto la neve

iStock.com/Simotion

Ipotermia terapeutica

Una menzione a parte merita una forma di ipotermia, più lieve solitamente di quella accidentale, che può essere perseguita ed ottenuta a livello ospedaliero per favorire alcune condizioni cliniche.

Mantenere una temperatura corporea tra i 32°C ed i 33°C (parliamo quindi di forme di ipotermia che vedremo essere definite “lievi”) può ridurre il consumo metabolico medio dell’organismo; questo espediente viene utilizzato soprattutto in caso di patologie del sistema nervoso centrale, per limitare il danno neurologico quando non arriva più energia a sufficienza a garantire la prosecuzione delle attività vitali.

Un’altra condizione in cui talvolta sembrerebbe applicabile l’ipotermia terapeutica sono le condizioni post-arresto cardiaco, recuperato.

Anche in caso di interventi di cardiochirurgia eseguiti in circolazione extracorporea è possibile abbassare la temperatura corporea per ridurre il metabolismo dell’organismo (che in questi caso verrebbe alimentato da un sangue ossigenato artificialmente dalla macchina cuore-polmone).

Cause

La temperatura corporea ottimale viene convenzionalmente definita come 37°C, anche se in realtà più che un valore numericamente preciso sarebbe più corretto parlare di un range che va dai 36.4°C ai 37.5°C. Il mantenimento di questi valori è garantito attraverso una costante regolazione tra la produzione e la dispersione del calore corporeo (l’insieme di percorsi che nel complesso abbiamo chiamato “termoregolazione”).

L’ipotermia, definita come una temperatura corporea al di sotto dei 35°C, può essere dovuta a:

  • Aumento della dispersione di calore, per esempio in seguito a:
    • Disturbi cutanei, come ad esempio le ustioni, che alterano la capacità di conservazione termica della cute e provocano grandi dispersioni di calore
    • Problemi vascolari. La temperatura cutanea viene in gran parte mantenuta attraverso fenomeni di  vasodilatazione e vasocostrizione (rispettivamente dilatazione e restringimento dei vasi sanguigni), che modulano la quota di sangue che può raggiungere lo strato superficiale del rivestimento corporeo e cedere o meno calore all’ambiente. Un aumento della vasodilatazione provoca un aumento della dispersione corporea e quindi una riduzione della temperatura. Questi problemi vascolari possono a loro volta derivare da alterazioni a carico del sistema nervoso autonomo.
    • Patologie del sistema nervoso centrale, laddove è localizzato il centro di regolazione della temperatura, ossia nell’ipotalamo.
    • Condizioni sistemiche:
  • Riduzione della produzione di calore. Questa causa è solitamente correlata a condizioni più comuni come l’età avanzata, uno stato di malnutrizione, diabete ed ipoglicemia e così via.

Altre cause di ipotermia possono essere:

  • incapacità di rispondere in maniera adeguata alle variazioni dell’ambiente circostante, come ad esempio in caso di intossicazione, eccesso di alcol, farmaci o droghe;
  • mancata copertura adeguata con indumenti adatti al clima circostante;
  •  patologie croniche, primo tra tutti il diabete, le cui conseguenze possono poi portare ad alterazioni vascolari, neurologiche, … che non permettono una buona regolazione della temperatura corporea.
  • condizioni transitorie come immobilità e fratture possono alterare la termoregolazione corporea di tutto l’organismo o di singole parti di esso.

Ricordiamo che in linea generale la causa più comune di ipotermia accidentale tra i giovani è rappresentata dall’intossicazione da alcol.

Classificazione

L’ipotermia accidentale può essere classificata in base alla temperatura corporea:

  • Lieve ipotermia, tra i 35°C ed i 32°C.
  • Moderata ipotermia, tra i 32°C ed i 28°C
  • Severa ipotermia, quando la temperatura cala al di sotto dei 28°C. Questa soglia risulta di fondamentale importanza poiché una volta superata è altamente probabile il rischio di insorgenza di fibrillazione ventricolare o di altre aritmie refrattarie al trattamento.

Sintomi

I segni e i sintomi tipici con cui il corpo umano manifesta uno stato di ipotermia sono:

  • vasocostrizione cutanea (se i meccanismi sono intatti) che determina quindi raffreddamento della cute al tatto; si tratta di un meccanismo posto in essere dall’organismo per preservare il calore a livello degli organi vitali;
  • difficoltà respiratorie,
  • alterazioni renali, fino a provocare alterazione della concentrazione degli elettroliti nel sangue,
  • difficoltà cardiache e circolatorie,
  • brividi (i brividi con annesso tremore hanno l’obiettivo di produrre calore attraverso il movimento).

Diagnosi

La diagnosi di ipotermia è essenzialmente clinica, basata su

  • misurazione della temperatura corporea, che risulta inferiore ai 35°C,
  • osservazione del paziente che appare freddo e bluastro (cianotico) a causa delle difficoltà respiratorie.

Approccio terapeutico

L’obiettivo principale del medico che interviene sul paziente in condizioni di ipotermia dev’essere quello di aumentarne la temperatura corporea; per perseguire questo obiettivo è possibile percorrere essenzialmente due strade:

  • Riscaldamento passivo: coprire il paziente, riscaldare l’ambiente circostante, asciugarlo se bagnato, …
  • Riscaldamento attivo: iniettare liquidi caldi in vena, bypass cardiopolmonare, immergere il paziente in acqua calda, …

Un riscaldamento eccessivamente rapido, soprattutto nel caso di ipotermie particolarmente gravi, può comportare una serie di temibili complicanze, tra cui ricordiamo:

  • ipotensione (abbassamento della pressione),
  • ipoglicemia (abbassamento della glicemia, ossia della quantità di zucchero del sangue),
  • alterazioni della funzionalità della vescica,
  • ileo paralitico (ovvero una paralisi transitoria intestinale),
  • sanguinamento ed alterazione dei meccanismi della coagulazione,
  • rabdomiolisi (rottura delle cellule del muscolo scheletrico),
  • alterazioni elettrolitiche gravi la cui manifestazione finale (la più critica) può essere la comparsa di fibrillazione ventricolare per squilibrio di potassio.

Un’ipotermia severa, caratterizzata da temperatura corporea al di sotto dei 28°C, può associarsi anche ad arresto cardiopolmonare, in tal caso (ma solo dopo aver accuratamente accertato che non vi sia battito cardiaco) è necessario procedere con le manovre di rianimazione cardio-polmonare come da linee guida.

 

A cura della dott.ssa Raffaella Ergasti, medico chirurgo

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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