Introduzione
Per lordosi si intende propriamente la curvatura fisiologica, ovvero normale, della colonna vertebrale presente a livello cervicale e a livello lombare. Spesso questo termine viene tuttavia anche usato a sostituzione del più corretto termine iperlordosi, che indica una condizione patologica in cui la normale curvatura si accentua così tanto da diventare una patologia vera a propria. Nella maggior parte ci si riferisce alla patologia che interessa il tratto lombare, meno frequentemente questa alterazione interessa la zona cervicale della colonna vertebrale.

iStock.com/Pikovit44
Una colonna vertebrale normale è caratterizzata da più curve, che insieme permettono tra l’altro l’ampia motilità del corpo:
- lordosi cervicale,
- cifosi dorsale,
- lordosi lombare,
- cifosi sacro-coccigea.

By http://training.seer.cancer.gov/module_anatomy/unit3_5_skeleton_divisions.html (the link is broken now). A similar diagram, also from National Cancer Institute can be found in https://www.cancer.gov/images/cdr/live/CDR797134-571.jpg, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1394201
Ognuna di queste curvature può assumere una forma eccessiva e diventare così patologica.
L’iperlordosi, o semplicemente lordosi, è una condizione in cui la schiena risulta eccessivamente concava, con bacino e glutei proiettati sproporzionatamente all’indietro e l’addome in avanti.
Le principali cause di lordosi sono ascrivibili a:
- Alterazioni congenite del bacino, con difetto posturale presente sin dalla nascita; tra le più importanti abbiamo:
- Osteogenesi
- Acondroplasia
- Processi patologici a carico della colonna vertebrale, come:
- Fratture ossee vertebrali
- Rachitismo
- Osteoporosi
- Artrosi
- Ernie del disco
- Difetti di postura prolungati
- Difetti a carico degli arti inferiori, come l’alluce valgo o il piede cavo
- Obesità patologica con BMI oltre i 30
- Accentuazione para-fisiologica della curvatura lombare durante l’ultimo trimestre di gravidanza
Nella maggior parte dei casi la lordosi è una condizione clinicamente silente, che non presenta alcun sintomo degno di nota. I disturbi tipici compaiono solo nei casi più gravi e presenti da molto tempo, in forma di:
- Colonna vertebrale eccessivamente inarcata, “a forma di C”;
- Mal di schiena lombare (lombalgia);
- Cervicalgia (dolore al collo) e di conseguenza anche cefalea (mal di testa);
- Limitazione funzionale del collo, fino ad arrivare ad una condizione di torcicollo;
- Sciatalgia
- Impossibilità a stare seduti o in piedi per troppo tempo
- Alterazioni della sensibilità degli arti inferiori, con comparsa di formicolii, perdita di sensibilità;
- Difficoltà nel mantenimento della stazione eretta per insorgenza di disturbi dell’equilibrio.
La diagnosi di lordosi è piuttosto agevole e basata sull’anamnesi e sul riconoscimento dei sintomi del paziente grazie ad un esame obiettivo dettagliato.
In associazione all’esame clinico del paziente può essere d’ausilio l’esecuzione di alcuni esami ed indagini radiologiche che aiutino nella conferma diagnostica:
- Esami ematochimici, sopratutto volti alla valutazione di eventuali disturbi del metabolismo del calcio;
- Radiografia della colonna vertebrale;
- Risonanza magnetica nucleare della colonna vertebrale;
- Radiografie dei diversi segmenti corporei
- Analisi genetiche
La lordosi è una patologia essenzialmente benigna, che quasi sempre viene trattata in maniera conservativa.
È fortemente raccomandato adottare una forma di prevenzione di attiva, evitando di assumere posture scorrette per tempi prolungati e svolgendo regolare attività fisica.
Nelle forme lievi è sufficiente un trattamento farmacologico basato sull’utilizzo al bisogno di antidolorifici e antinfiammatori da banco.
La fisioterapia trova utilizzo nelle forme lievi – moderate, a scopo antalgico e per evitare ulteriore aggravamento della patologia nel corso del tempo.
In caso di lordosi causata da una condizione di obesità patologica, la cura più efficace è senza dubbio la perdita di peso, associata a una dieta adeguata e all’esercizio fisico.
Nelle forme di lordosi da alterazione del metabolismo del calcio, la terapia si basa sull’assunzione di integratori di calcio e di vitamina D.
Nei casi più gravi come per le cause congenite, potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.
La prognosi della lordosi è tendenzialmente positiva con la qualità della vita che viene a ridursi solo nelle forme congenite presenti sin dalla nascita, o nelle forme più gravi e durature con difficoltà nella gestione del dolore.
Cause
Per descrivere le cause dell’iperlordosi è necessario distinguerla nettamente dal cosiddetto atteggiamento lordotico o postura lordotica, una condizione in cui il soggetto assume volontariamente la postura caratterizzata dalla schiena eccessivamente curva e dai glutei spinti all’indietro. L’iperlordosi vera e propria, invece, è una condizione permanente causata da una deformazione della curva fisiologica normalmente presente a livello del rachide. Le principali cause che possono causare una lordosi sono:
- Alterazioni congenite del bacino, per cui il bambino nasce già con un difetto posturale, come ad esempio:
- Osteogenesi imperfetta (malattia genetica caratterizzata da fragilità ossea e deformazioni di diversa entità, dovuti ad alterazioni nella deposizione di minerali a livello osseo)
- Acondroplasia (malattia genetica caratterizzata da difettoso sviluppo del tessuto osseo scheletrico, che causa deformazioni ed anomalie di crescita di tutti i segmenti ossei).
- Processi patologici a carico della colonna vertebrale, come:
- Fratture ossee vertebrali (sia da trauma che spontanee da anomalie del tessuto osseo);
- Rachitismo (patologia dell’infanzia dovuta alla mancanza di vitamina D, che altera il metabolismo del calcio e quindi la mineralizzazione generalizzata delle ossa);
- Osteoporosi (condizione tipica dei soggetti adulti – anziani, caratterizzata dal difetto di calcio e della metabolizzazione ossea);
- Artrosi (malattia cronica caratterizzata dalla degenerazione cronica del tessuto osseo, con comparsa a lungo termine di deformazioni ossee e limitazione alla mobilità delle articolazioni);
- Ernie del disco (protrusione parziale o totale del disco intervertebrale, struttura a consistenza spongiosa che serve per fare da ammortizzatore ai movimenti della colonna e ad attutire gli urti).
- Difetti di postura prolungati: un soggetto che mantiene volontariamente un atteggiamento iperlordotico per un tempo molto prolungato incorre in tutta una serie di cambiamenti che sfociano nella deformazione delle strutture vertebrali. A lungo andare, infatti, il bacino ruota anteriormente, portando la spina iliaca anteriore superiore in avanti e in basso rispetto all’osso pubico; le ginocchia, inoltre, vengono portate in posizione di iperestensione. Tutto ciò determina nel tempo una trasformazione anche dei muscoli deputati al mantenimento della postura eretta, con accorciamento dei muscoli flessori dell’anca e allungamento dei muscoli ischio-crurali, con conseguente limitazione dei movimenti stessi.
- Difetti a carico degli arti inferiori: un soggetto che soffre di patologie agli arti inferiori o ai piedi, come l’alluce valgo o il piede cavo, assume delle posture anomale che si riflettono sulla posizione della colonna vertebrale e comportano la formazione delle anomalie posturali descritte anche nel paragrafo precedente.
- Obesità patologica: soggetti con BMI molto elevato tendono ad assumere un atteggiamento iperlordotico a causa della pressione che si viene a creare a livello delle superfici articolari delle vertebre lombari, dovuta a sua volta dal peso del tessuto addominale.
- Ultimo trimestre di gravidanza: durante la gestazione, in particolare negli ultimi mesi, nell’ambito dei cambiamenti che subisce l’organismo si ha anche una accentuazione fisiologica della curvatura lombare, che tende comunque a regredire a termine della stessa.
Sintomi
Solitamente l’iperlordosi (o semplicemente lordosi) è una condizione che può rimanere silente e non manifestarsi mai da un punto di vista sintomatologico. Quando, però, la curvatura della schiena diverta particolarmente importante, la condizione si può manifestare con sintomi tipici che sono:
- Schiena eccessivamente inarcata, “a C”, con glutei spinti indietro e addome proiettato in avanti;
- Dolore lombare (lombalgia);
- Cervicalgia (dolore al collo) e di conseguenza anche cefalea (mal di testa);
- Limitazione dei movimenti del collo, fino ad arrivare ad una condizione di torcicollo vero e proprio;
- Sciatalgia (dolore irradiato dalla zona lombare ai glutei e alle cosce, finanche alla gamba e al piede omolaterale, seguendo quella che è la distribuzione delle fibre nervose del nervo sciatico);
- Difficoltà a compiere determinati movimenti che coinvolgono soprattutto la zona lombare della schiena;
- Impossibilità a stare seduti o in piedi per troppo tempo, in quanto si viene a creare una condizione di affaticamento dei muscoli della colonna vertebrale che non riescono a mantenere la stessa in una posizione adeguata;
- Alterazioni della sensibilità degli arti inferiori, come formicolii, perdita di sensibilità o sensazione di fastidio.
Nei casi particolarmente gravi si possono manifestare problemi nel mantenimento della stazione eretta per insorgenza di disturbi dell’equilibrio.
Bisogna comunque tener presente che un’anomala forma della colonna vertebrale può riflettersi in diversi modi su tutto l’organismo e perciò si possono presentare sintomi di vario tipo, che possono coinvolgere la sfera muscolare, quella nervosa e quella scheletrica, determinando un corteo sintomatologico che può compromettere molto la qualità di vita di un paziente affetto da lordosi.
Diagnosi
La diagnosi di lordosi è abbastanza intuitiva e agevole.
Si raccomanda di rivolgersi ad un medico, meglio ancora se uno specialista in ortopedia, nel momento in cui si manifestino sintomi scheletrici e muscolari a livello lombare che non regrediscono con il riposo o con la terapia antinfiammatoria e analgesica. L’ortopedico effettuerà in prima istanza un’attenta anamnesi, attraverso una sorta di intervista al paziente, indagando le caratteristiche dei sintomi riferiti, come:
- Da quanto tempo dura il dolore
- Come si manifesta
- Se sono associati sintomi scheletrici
- L’associazione di sintomi anche muscolari
- L’eventuale insorgenza di anomalie della sfera nervosa e quindi disturbi della sensibilità
- Altre patologie associate
- La presenza di anomalie scheletriche alla nascita
- Disturbi del metabolismo osseo, come osteoporosi, rachitismo, osteomalacia, artrosi, …
- Se si manifesta dopo il mantenimento di una particolare postura per molto tempo.
Una volta creato un quadro anamnestico ben definito, il medico eseguirà un esame obiettivo del paziente, soffermandosi sull’osservazione delle curve della colonna vertebrale e sulla misura dei diversi angoli di curvatura.
In associazione all’esame clinico del paziente, il medico potrà prescrivere poi una serie di esami e di indagini che possono concorrere a confermare l’ipotesi diagnostica, tra cui:
- Esami ematochimici: volti soprattutto a valutare la presenza di disturbi del metabolismo del calcio, come osteoporosi, rachitismo …, si richiederanno esami del sangue con dosaggio di calcio, vitamina D e paratormone.
- Radiografia della colonna vertebrale: una RX del rachide permette di valutare con precisione le diverse curvature dello scheletro assile e distinguere le forme fisiologiche, le posture sbagliate, dalle forme patologiche, comprendendone allo stesso tempo la gravità.
- Radiografie dei diversi segmenti corporei: basandosi sulle informazioni anamnestiche, si possono fare delle radiografie mirate su diverse strutture corporee per capire se la lordosi patologica sia causata o meno da altre anomalie scheletriche come il piede cavo o l’alluce valgo.
- Risonanza magnetica nucleare della colonna vertebrale: la RM aiuta soprattutto l’identificazione di patologie correlate come l’ernia del disco, un coinvolgimento delle radici nervose dei nervi che fuoriescono dai forami intervertebrali e anche l’eventuale presenza di difetti ossei dei corpi vertebrali.
- Analisi genetiche: in particolare per le forme congenite, come l’acondroplasia o l’osteogenesi imperfetta, è importante eseguire una analisi genetica per identificare il tipo di mutazione correlata alla malattia.
Cura e rimedi
La lordosi è una patologia fondamentalmente benigna, che può essere trattata in maniera conservativa; ha una prognosi generalmente abbastanza buona, ma nei casi molto gravi può tuttavia determinare una notevole compromissione della salute con conseguente riduzione della qualità di vita del paziente.
L’ideale sarebbe un atteggiamento preventivo, evitando di assumere posture scorrette per tempi prolungati e svolgendo attività fisica mirata allo sviluppo e all’allenamento dei muscoli della colonna vertebrale, soprattutto quelli lombari.
Nelle forme lievi e non deformanti potrebbe essere sufficiente un trattamento farmacologico con farmaci antidolorifici e antinfiammatori al bisogno, da associare sempre ad esercizi fisici che possano aiutare la muscolatura a diventare più trofica per fornire il sostegno necessario alla colonna vertebrale. Solitamente questi esercizi possono essere svolti in maniera autonoma e autogestita, ma per le forme un po’ più importanti e gravi è consigliabile rivolgersi ad un fisioterapista che possa impostare un programma di riabilitazione personalizzato e duraturo nel tempo.
Un altro tipo di trattamento conservativo può prevedere l’utilizzo di plantari fatti su misura, che permettono di sistemare in maniera graduale il difetto di postura del bacino del paziente e quindi di favorire la riduzione dell’iperlordosi nel tempo, in maniera quasi definitiva se si usano durante l’età giovanile – adolescenziale e quindi di sviluppo; negli adulti quest’approccio non è purtroppo possibile, per cui i plantari possono favorire un miglioramento della curvatura della colonna dorsale e di conseguenza della sintomatologia, ma quasi mai in maniera totale.
Se la lordosi è causata, invece, da una condizione di obesità patologica, la terapia migliore prevede la perdita di peso, associata a una dieta adeguata e all’esercizio fisico regolare per tonificare i muscoli sia dell’addome che della colonna vertebrale, in maniera tale da equivalersi e favorire la correzione della postura del soggetto.
Per le forme dovute ad alterazione del metabolismo del calcio, come per osteoporosi o rachitismo, la cura è caratterizzata da una terapia farmacologica con integratori di calcio e di vitamina D in associazione, così da favorire l’assorbimento del calcio e la sua deposizione a livello osseo.
Nei casi peggiori, come per quelle forme congenite che comportano alterazioni dello scheletro assile già dalla nascita (osteogenesi imperfetta e acondroplasia), si può ricorrere, oltre che a tutte le cure precedentemente descritte, anche ad intervento chirurgico. Questo trattamento prevede delle operazioni particolarmente invasive costituite dal riposizionamento delle vertebre nella posizione corretta così da ricreare la curvatura fisiologica, a volte associate anche all’apposizione di fissatori che mantengano nella nuova sede le vertebre rimaneggiate.
A cura del Dr. Dimonte Ruggiero, medico chirurgo
Fonti e bibliografia
- Manuale di ortopedia e traumatologia di AA.VV. Ed. Elsevier