Coronarie ostruite e malattia coronarica: cause, sintomi e rimedi

Introduzione

Le arterie coronarie sono i vasi sanguigni arteriosi che nascono dall’aorta e decorrono sulla porzione esterna del cuore, veicolando sangue ricco di ossigeno al tessuto muscolare cardiaco (anche noto come miocardio).

Rappresentano in altre parole la fonte di approvvigionamento del cuore, rivestendo un ruolo di fondamentale importanza perché responsabili di garantire la vitalità e il corretto funzionamento del muscolo e, conseguentemente, dell’intero organismo.

La malattia coronarica, anche nota come coronaropatia, consiste in un’alterazione, di natura anatomica o funzionale, che riguarda le arterie coronarie e che è in grado di determinare un restringimento o un’occlusione di questi vasi, con conseguente riduzione dell’apporto di sangue che raggiunge il cuore.

Malattia coronarica da aterosclerosi

Esempio di malattia coronarica da aterosclerosi (iStock.com/wowwa)

Alla base di questo fenomeno è possibile rintracciare, nella maggior parte dei casi, un deposito di sostanze grasse sulla porzione interna dell’arteria, che causa una riduzione progressiva del calibro delle coronarie, in grado di dar luogo a sintomi e manifestazioni cliniche di differente gravità, come:

La diagnosi è basata, oltre che sulla valutazione dei sintomi riferiti dal paziente e della presenza di alcuni fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, fumo di sigaretta, …), sull’esecuzione di approfondimenti diagnostico-strumentali come

  • elettrocardiogramma,
  • ecocardiogramma,
  • prove da sforzo,
  • coronarografia.

Il trattamento prevede sempre ed invariabilmente una modifica dello stile di vita (intervenendo sul controllo dei fattori di rischio, laddove possibile), nonché la somministrazione di farmaci o l’attuazione di procedure chirurgiche volte a ripristinare il corretto flusso sanguigno nelle arterie coronariche, quando l’approccio conservativo non si riveli sufficiente.

Quante sono le arterie coronarie del cuore?

Anche se l’esatta anatomia della circolazione coronarica può variare da un soggetto all’altro (variabilità individuale), generalmente è possibile identificare 2 arterie principali:

  • Arteria coronaria destra
  • Arteria coronaria sinistra

che si suddividono poi in ulteriori vasi di calibro via via più piccolo.

Anatomia delle arterie coronarie

Di Coronary_arteries.png: *Coronary.pdf: Patrick J.

Lynch, medical illustratorderivative work [1]: Fred the Oyster (talk)adaption and further labeling: Mikael Häggströmderivative work: Adert (talk) – Questo file deriva da:  Coronary arteries.png: , CC BY-SA 3.0, Collegamento

Cause

Si stima che nei Paesi sviluppati la coronaropatia sia la principale causa di morte nella popolazione, senza differenza di sesso (rappresenta, infatti, circa un terzo dei decessi che riguardano sia uomini che donne). L’incidenza delle morti, tuttavia, risulta essere più elevata negli uomini tra i 35 e i 55 anni e più frequente nelle donne dopo i 75 anni di età (il tasso di mortalità femminile, nel periodo post-menopausale, arriva infatti ad eguagliare e in alcuni casi, superare, il numero di decessi che riguardano gli uomini, probabilmente causa della scomparsa dell’effetto protettivo garantito dagli ormoni estrogeni).

Nella maggior parte dei casi la malattia coronarica è riconducibile a processi di aterosclerosi, che consistono nell’indurimento e nella perdita di elasticità delle pareti delle arterie come conseguenza della formazione di placche (conosciute anche come ateromi o placche aterosclerotiche) costituite prevalentemente da

  • lipidi, come il colesterolo,
  • calcio
  • altre sostanze che viaggiano attraverso il torrente ematico.

Queste placche possono causare una progressiva ostruzione delle arterie coronarie, riducendo così l’apporto di ossigeno e nutrienti diretto al muscolo cardiaco e determinando la comparsa delle manifestazioni cliniche correlate alla malattia coronarica.

Il rischio di sviluppo di fenomeni aterosclerotici aumenta in presenza dei seguenti fattori di rischio:

  • Fattori non modificabili
    • età
    • sesso (prima della menopausa gli uomini sono più a rischio)
    • famigliarità per eventi cardiovascolari
  • Fattori modificabili
    • fumo
    • pressione alta
    • colesterolo alto
    • elevati livelli di lipoproteina (a)
    • sedentarietà
    • diabete
    • obesità
    • stress
    • dieta inappropriata (eccesso di grassi saturi e trans, sale e/o zuccheri).

Si noti che spesso i fattori di rischio sono legati tra loro (ad esempio l’obesità e la cattiva alimentazione aumentano il rischio di diabete ed ipertensione) e, quando presenti in gruppo, l’effetto sul rischio cardiovascolare risulta moltiplicato.

Meno spesso la malattia coronarica è dovuta ad uno spasmo coronarico, un’evenienza poco frequente che prevede la contrazione improvvisa e momentanea del tessuto muscolare che costituisce le pareti dell’arteria coronaria, causando una riduzione o un arresto del flusso sanguigno.

Cause piuttosto rare sono infine:

  • Embolia coronarica: in questo caso l’ostruzione delle coronarie è riconducibile alla presenza di un embolo (coagulo di sangue, bolla d’aria, grumo di grasso).
  • Dissezione coronarica: condizione traumatica rara, spesso fatale, dovuta a lacerazione di una delle arterie coronarie, con creazione di un falso lume all’interno del quale si deposita il sangue; una forma di dissezione non aterosclerotica è responsabile della comparsa di infarto del miocardio acuto, spesso in donne giovani, sane e senza fattori di rischio (più frequentemente durante l’ultimo trimestre di gravidanza, nel post-partum e nel periodo peri-menopausale).
  • Aneurismi delle coronarie: possono essere dovuti alla presenza di patologie sottostanti, come nel caso della malattia di Kawasaki (forma di vasculite che interessa le arterie coronariche e che riguarda più spesso neonati e bambini di età compresa tra gli 1 e gli 8 anni).
  • Vasculiti: processi infiammatori a carico dei vasi sanguigni in cui le coronarie possono essere particolarmente interessate nel caso di specifiche forme di malattia (ad esempio Lupus eritematoso sistemico e la sifilide).

Sintomi

In presenza di coronaropatia l’ostruzione del flusso sanguigno può verificarsi in maniera graduale e, almeno inizialmente, senza manifestare sintomi di alcun tipo, rimanendo così misconosciuta al paziente e allo stesso medico.

Con lo sviluppo delle prime complicazioni ed una riduzione significativa del flusso di sangue possono comparire i primi disturbi, tra cui

  • Maggiore senso di affaticamento cardiaco, specialmente in caso di esercizio fisico, ma anche in condizioni di riposo quando l’occlusione diventa importante
  • Fastidio o dolore toracico (angina)
  • Gonfiore degli arti inferiori
  • Dolore in corrispondenza della spalla o del braccio
  • Dolore atipico, specialmente nelle donne, con irradiazione all’addome, alla schiena o al braccio.

In caso di imminente infarto cardiaco i possibili sintomi d’allarme sono rappresentati da:

Si raccomanda di segnalare sempre al medico l’eventuale comparsa di uno qualsiasi di questi sintomi.

Complicazioni

La presenza di arterie coronarie ostruite o chiuse può condurre a complicazioni estremamente gravi, quali ad esempio:

  • aritmia (alterazioni del battito cardiaco)
  • infarto (interruzione del flusso di sangue al cuore e morte del tessuto cardiaco)
  • insufficienza cardiaca (il cuore diventa troppo debole per pompare adeguatamente il sangue)

Diagnosi

La diagnosi è generalmente posto in seguito ad una visita cardiologica specialistica.

L’inquadramento diagnostico prevede la valutazione di sintomi e fattori di rischio, nonché l’eventuale esecuzione di esami più specifici, che consentano una corretta valutazione dello stato di salute delle coronarie, come:

  • Analisi del sangue (con particolare riferimento alla valutazione dei livelli di lipidi ematici, glicemia e di eventuali markers di danno cardiaco)
  • Elettrocardiogramma (ECG)
  • Ecocardiogramma (esame strumentale che fornisce immagini del cuore, mediante l’utilizzo di una sonda ecografica)
  • Test da sforzo (in questo caso viene eseguito un elettrocardiogramma mentre il paziente compie uno sforzo controllato, di intensità graduale, in grado di determinare un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa)
  • Altri esami più specifici (risonanza magnetica cardiaca, coronarografia, tomografia computerizzata a fascio di elettroni, ecografia intravascolare, possono essere condotti, successivamente, sulla base dei risultati ottenuti durante gli esami di primo livello).

Cura e rimedi

In caso di malattia coronarica è possibile agire su tre fronti mediante:

  1. Cambiamenti nello stile di vita: è fondamentale agire sui fattori di rischio, eliminandoli o controllandoli, e adottando uno stile di vita sano; nella maggior parte dei casi i trattamenti medici o chirurgici risultano poco efficaci se non associati ad un cambiamento radicale nelle pregresse abitudini del paziente:
  2. Trattamenti farmacologici: la terapia medica si avvale dell’utilizzo di farmaci antiaggreganti, ipolipemizzanti e beta bloccanti, volti a ridurre l’entità dei disturbi, migliorando la gittata cardiaca e prevenendo l’insorgenza di eventi nefasti, come l’infarto cardiaco. A questo trattamento andrà sempre associato il controllo di eventuali patologie concomitanti che possono rappresentare un fattore di rischio, come ipertensione arteriosa, diabete o iperlipidemia.
  3. Interventi chirurgici: sono indicati nei casi di grave deficit circolatorio; il principale intervento chirurgico consiste nell’angioplastica coronarica, attraverso cui l’arteria stenotica è dilatata mediante l’inserimento di un palloncino tramite un catetere guida (può seguire l’eventuale applicazione di uno stent); possono essere eseguiti anche interventi di by-pass, mediante cui il superamento della stenosi vasale avviene sfruttando il tramite di un altro vaso sanguigno, che funge da “ponte”.

 

A cura della Dott.ssa Chiara Russo, medico chirurgo

Fonti e bibliografia

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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