Introduzione
La mastite è una malattia infiammatoria che interessa la mammella e che si può classificare in:
- puerperale (quando compare durante l’allattamento materno),
- non puerperale (negli altri casi).
Le cause principali sono:
- infezione (in genere da S. Aureus) per presenza di ragadi o altre lesioni cutanee sulla cute della mammella,
- ingorgo mammario con ristagno di latte, che può verificarsi nelle madri che allattano.
I sintomi più comuni della mastite sono:
- dolore locale,
- arrossamento,
- gonfiore,
- febbre.
Nonostante il rischio di complicanze, come lo sviluppo di un ascesso mammario, la patologia viene facilmente diagnosticata e curata, permettendo una guarigione definitiva e, nel caso, senza la necessità di sospendere l’eventuale allattamento.
Cause
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che l’incidenza della mastite sia compresa tra il 2,6% e il 30%, manifestandosi nell’80% dei casi tra i 20 e i 40 anni e arrivando a colpire fino al 10% delle donne che allattano. La maggior parte delle infezioni si verifica principalmente in due momenti:
- entro i primi due mesi dal parto,
- al momento dello svezzamento.
Le cause della patologia si distinguono in:
- infettive,
- non infettive.
Tra quelle infettive lo Staphylococcus Aureus, lo S. Epidermidis e gli Streptococchi rappresentano i principali responsabili della patologia; questi microrganismi si trovano normalmente sulla cute e possono penetrare attraverso piccole ferite (come escoriazioni ed ulcere) a livello del seno sviluppando il processo infettivo.
Tra le cause non infettive al primo posto troviamo l’ingorgo mammario, con cui si intende l’ostruzione di un dotto galattoforo che ha come conseguenza un ristagno di latte; questo ristagno funge poi da terreno fertile per la crescita di microrganismi.
Cause più rare consistono in un’insufficiente igiene locale o altre patologie che interessano secondariamente la mammella.
Fattori di rischio
I fattori di rischio principali per lo sviluppo di una mastite sono:
- prime settimane di allattamento (il periodo più critico per lo sviluppo di una mastite),
- errato attaccamento al capezzolo da parte del neonato,
- utilizzo ripetuto ed esclusivo dello stesso seno per diverse poppate consecutive,
- lesioni e piccole ferite al capezzolo, inclusi i piercing,
- utilizzo di reggiseno o indumenti troppo restrittivi a livello toracico,
- presenza di protesi mammarie,
- diabete e altre malattie croniche che debilitano il sistema immunitario,
- eczema,
- fumo.
Sintomi
I principali sintomi della mastite sono:
- dolore locale,
- cute del seno calda ed arrossata,
- senso di gonfiore e di tensione a livello della mammella,
- retrazione del capezzolo,
- piccole perdite di sangue dal capezzolo,
- sensazione di noduli alla palpazione.
In alcune pazienti possono manifestarsi anche sintomi generali simili a quelli influenzali come:
- febbre,
- astenia e malessere generalizzato,
- debolezza,
- mal di testa,
- perdita di appetito.
Mastite e tumore al seno
La mastite non aumenta il rischio di sviluppare cancro al seno, nonostante alcuni sintomi siano sovrapponibili ad una rara forma tumorale (cancro al seno infiammatorio) piuttosto aggressiva.
Diagnosi
La diagnosi di mastite viene posta agevolmente sulla base dei sintomi e dell’esame obiettivo, mentre solo raramente si rendono necessari esami di laboratorio e strumentali quali:
- ecografia o mammografia, per diagnosticare un ascesso o escludere un tumore alla mammella,
- esame colturale del latte: in caso di ripetuti episodi di mastite permette di determinare con precisione l’agente infettivo responsabile ed effettuare quindi una terapia antibiotica specifica molto più efficace.
La mastite entra in diagnosi differenziale con:
- carcinoma infiammatorio della mammella (una grave forma di neoplasia che si manifesta con i sintomi tipici di una mastite),
- malattia di Mondor (infiammazione di vene sottocutanee della parete toracica, secondariamente ad un trauma locale),
- mastodinia (dolore mammario ciclico che aumenta nel periodo pre-mestruale).
Cura
La mastite è un disturbo piuttosto comune durante la fase dell’allattamento materno, ma questo non deve indurre a sottovalutarne l’importanza perché, se trascurata, può evolvere verso complicanze più serie come l’ascesso (raccolta di pus a livello della ghiandola mammaria). Se affrontata tempestivamente non causa invece problemi a lungo termine.
Un accorgimento molto importante in caso di mastite puerperale è quello di continuare regolarmente l’allattamento per evitare l’ulteriore ristagno di latte che potrebbe peggiorare i sintomi della malattia. Dietro indicazione del ginecologo o dell’ostetrica potrà essere eventualmente utile rimuovere il latte manualmente o con l’aiuto di presidi specifici come un tiralatte.
È bene ricordare come l’allattamento in caso di mastite non esponga il neonato ad alcun rischio infettivo, venendo i microrganismi facilmente inattivati a livello dell’apparato digerente del bambino.
Il trattamento vero e proprio prevede invece:
- riposo,
- massaggio del seno e applicazione di impacchi caldi (borsa d’acqua calda) prima dell’eventuale poppata ed impacchi freddi subito dopo,
- somministrazione di paracetamolo (Tachipirina) come antidolorifico in caso di necessità,
- antibiotici (sotto prescrizione medica possono essere prescritti principi attivi compatibili con l’allattamento e sicuri per il lattante, come ad esempio l’amoxicillina).
Nel caso la mastite non risponda prontamente alla terapia antibiotica potrebbe formarsi un ascesso mammario, ossia una raccolta di pus all’interno della mammella; in questi casi diventa necessario procedere con un trattamento di tipo chirurgico.
Le opzioni terapeutiche sono essenzialmente due:
- aspirazione con ago sottile ECO-guidata (in caso di ascesso di dimensioni modeste),
- incisione chirurgica con drenaggio (in caso di ascesso di maggiori dimensioni).
Queste procedure vengono sempre effettuate sotto copertura antibiotica.
Prevenzione
Per ridurre il rischio di mastite è consigliabile:
- Praticare una corretta igiene della mammella durante la gravidanza e durante l’allattamento.
- Lavare il seno prima e dopo ogni poppata.
- Attaccare correttamente il bambino al seno, per evitare la formazione di piccole ferite che predispongono all’infezione (seppure piuttosto comuni e per certi versi fisiologiche nei primi giorni di vita).
- Allattare se possibile sino al naturale svezzamento ed oltre.
- Alternanza delle mammelle ad ogni poppata.
- Evitare reggiseni e indumenti troppo costrittivi per il seno.
A cura del Dr. Dimonte Ruggiero, medico chirurgo
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