Megacolon tossico: sintomi, pericoli e cure

Introduzione

Il megacolon tossico rappresenta una temuta complicanza di condizioni principalmente infiammatorie o infettive del colon: è la complicanza più grave delle malattie intestinali croniche (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn).

Si manifesta come un’iperdistensione gassosa del colon (la parete dell’organo si estende eccessivamente a causa della formazione di gas, che non può essere espulso, come in una sorta di palloncino di gomma) con conseguenti danni ai plessi nervosi che controllano il metabolismo del colon e la motilità intestinale, comportando l’accumulo pericoloso di feci e il ristagno di metaboliti tossici.

Megacolon tossico (intestino gravemente dilatato)

getty/SCIEPRO

Questa patologia comporta un notevole rischio per la vita del soggetto che ne è affetto, potendo causare dilatazioni che raggiungono anche i 10-12 centimetri di diametro nei casi più gravi; si presenta in oltre con sintomi quali

il pericolo di vita sopraggiunge a causa della possibilità di perforazione intestinale, condizione di emergenza che richiede un intervento tempestivo.

La condizione di megacolon, più in generale, può essere classificato come segue:

  • Congenito (ad esempio nel morbo di Hirschsprung), ossia presente dalla nascita;
  • Secondario ad altre patologie che, a loro volta, portano ad una successiva classificazione in megacolon tossico e megacolon non tossico, in base alle cause scatenanti.

Nel caso del megacolon tossico la causa è attribuibile a infezioni o infiammazioni mal controllate, ma in virtù delle più recenti metodologie mediche rappresenta fortunatamente una condizione la cui incidenza sta notevolmente diminuendo con il passare degli anni.

Il trattamento consiste nella riduzione del volume del colon tramite il drenaggio o, nei casi più gravi, mediante chirurgia (colectomia od ileostomia).

Causa

Il megacolon tossico rappresenta una complicanza di alcune malattie infiammatorie gastrointestinali:

  • rettocolite ulcerosa nella maggioranza dei casi (incidenza nel 2-13 % dei pazienti),
  • più raramente del morbo di Crohn (2-6% dei pazienti).

La causa sembra essere una diffusione dell’infiammazione all’interezza della parete intestinale, ossia ai quattro strati che la compongono (mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa).

Oltre alle malattie già citate, il megacolon tossico può presentarsi anche come conseguenza di altre condizioni infettive proprie di soggetti immunodepressi o diffuse nei Paesi in via di sviluppo:

In una minoranza di casi può essere conseguenza di:

  • Ischemia intestinale
  • Colite collagena (malattia infiammatoria intestinale)
  • Linfoma del colon
  • Sarcoma di Kaposi (un tumore raro)
  • Chemioterapia

Sintomi

I sintomi del megacolon tossico possono essere molteplici, insorgendo in modo acuto oppure più gradualmente ma peggiorando in poco tempo. È necessario ricorrere ad un intervento immediato per evitare complicazioni pericolose per la vita come l’occlusione dei vasi sanguigni a livello addominale e la conseguente necrosi tissutale, nonché eventuali perforazioni intestinali.

I sintomi a cui prestare attenzione e che pongono in allarme il paziente, oltre a un malessere generalizzato, sono:

Complicazioni

Si osserva generalmente un grave ristagno di metaboliti tossici e di feci che non possono più essere correttamente espulse a causa della ridotta o interrotta motilità intestinale; nel peggiore dei casi il megacolon tossico, con l’eccessiva dilatazione delle pareti dell’intestino, può condurre ad una perforazione intestinale (maggiormente probabile in caso di distensione superiore ai 10 centimetri) e con la conseguenza che l’intero contenuto dell’organo (residui alimentari, feci in formazione, flora batterica, liquidi) si riverserebbe nell’addome (mortalità nel 30% dei casi).

Diagnosi

La diagnosi di megacolon tossico non può prescindere da una corretta anamnesi, che è fortemente suggestiva della condizione; il paziente lamenta tipicamente una forte diarrea accompagnata dall’impossibilità conseguente di defecare, spesso in pazienti affetta da morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa.

L’esame obiettivo prevede:

  • La palpazione della zona per verificare il dolore e il gonfiore dell’addome
  • L’auscultazione dell’addome per verificare l’assenza dei rumori della peristalsi intestinale (i normali movimenti di contrazione del tubo digerente)

Sintomi a cui il medico presta attenzione, in quanto indici di particolare gravità, sono:

A supporto dell’ipotesi diagnostica possono essere richiesti esami del sangue, da cui ci si aspetta di osservare

  • Aumento del pH (alcalosi metabolica)
  • Aumento della VES e degli indici di flogosi (oltre ai leucociti già citati anche la PCR)
  • Emoconcentrazione (aumento della concentrazione di globuli rossi nel sangue in seguito a disidratazione)

Ai fini di una diagnosi di certezza si ricorre ad una radiografia addominale, volta a monitorare l’aumento del diametro del colon (superiore ai 6 centimetri) ed eventuali segni di enfisema (abnorme presenza di gas), eventualmente seguita da una tomografia computerizzata; sono invece da evitare indagini quali colonscopia e clisma opaco in quanto accompagnati dal rischio di diventare fattori precipitanti della patologia stessa, peggiorando il quadro clinico a causa del rischio di perforazione del colon.

La diagnosi differenziale viene condotta con

  • Malattia di Hirschsprung (malattia congenita della motilità intestinale)
  • Megacolon acquisito
  • Pseudo-ostruzione del colon (malattia rara in assenza di disturbi organici, sistemici o metabolici)
  • Dismotilità gastrointestinale diffusa (alterazioni della peristalsi gastrointestinale)

Cura

La terapia ha come primo scopo quello di ridurre le dimensioni del colon tramite l’aspirazione e il drenaggio dello stesso con l’utilizzo di:

  • Sondino naso-gastrico
  • Sonda rettale morbida

Allo stesso tempo è necessario evitare le condizioni in grado di peggiorare l’ostruzione del tratto intestinale, dovendo quindi forzatamente optare per una nutrizione enterale (il posizionamento di una sonda nell’apparato digerente per la somministrazione degli alimenti) e un’idratazione per via endovenosa, oltre al posizionamento di un catetere vescicale.

A livello farmacologico è possibile ricorrere a:

  • Antibiotici
  • Corticosteroidi
  • Farmaci che stimolino la peristalsi

Nei casi limite, ossia quando il paziente non migliori nonostante le cure o, addirittura la patologia risulta aggravata con un ingrossamento superiore ai 10 centimetri, si ricorre all’intervento chirurgico:

  • Ileostomia, che consiste nel praticare un foro sulla cute (abboccamento) al quale collegare il viscere e una sacca esterna per permettere l’evacuazione tramite questa via.
  • Colectomia, ovvero l’asportazione della parte del colon occlusa, spesso accompagnata da ileostomia.

Fonti e bibliografia

 

A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo

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Importante

Revisione a cura del Dott. Roberto Gindro (fonti principali utilizzate per le analisi http://labtestsonline.org/ e Manual Of Laboratory And Diagnostic Tests, Ed. McGraw-Hill).

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